Donne Élite

E con Chiara Consonni il Giro si chiude in allegria!

10.07.2022 22:47

La bergamasca batte in volata Rachele Barbieri nell'ultima tappa della corsa rosa. Generale ad Annemiek Van Vleuten su una splendida Marta Cavalli. Ora arriva il Tour: un'opportunità per il movimento, non un rivale per il Giro


Si è chiuso con il sorriso incontenibile di Chiara Consonni il 33esimo Giro d'Italia Femminile: la volata che ha chiuso le ostilità è stata vinta dalla 23enne di Ponte San Pietro che quest'anno sta vivendo la stagione della consacrazione: quarto successo stagionale, quasi sempre presente negli ordini d'arrivo delle classiche del nord (nove top ten in 14 corse tra Belgio, Olanda e Roubaix in questa primavera), a segno alla Dwars door Vlaanderen e poi di nuovo vincente, prima del Giro, in un altro paio di semiclassiche fiamminghe. Ora la perla di questa prima affermazione nella corsa rosa che conferma quanto Chiara sia nel novero delle migliori velociste al mondo.

Terza tappa vinta dall'Italia dopo la doppietta di Elisa Balsamo nei primi giorni, in questo Giro il nostro movimento ha capito di avere una ciclista in grado di lottare per i GT, Marta Cavalli, la quale è in pieno salto di qualità e nei 10 giorni della corsa rosa ha provato - almeno teoricamente - a contendere a una maestà come Annemiek Van Vleuten il successo finale, ma nel frattempo s'è assicurata un secondo posto che vale tantissimo soprattutto in prospettiva: a 24 anni e dopo la primavera che ha fatto, con le vittorie di Amstel e Freccia, possiamo ben dire che la cremonese sia la vera "big thing" esplosa quest'anno nel ciclismo femminile. E avendo seguito la traiettoria di Marta in questi anni, possiamo osare nel dire che il meglio deve ancora venire. La seguiremo e la aspetteremo.

Quanto a Van Vleuten, che dire: ha in mente di vincere Giro, Tour e Vuelta in questa stessa stagione. Siamo curiosi di vedere come proverà a completare questo magico tris, se ci riuscisse sarebbe qualcosa di francamente epocale, certo per lei chiudere la carriera con simili risultati sarebbe il non plus ultra: cosa vorresti chiedere di più al ciclismo dopo un grande slam del genere? A quasi 40 anni Annemiek ha centrato la terza affermazione rosa, come Marianne Vos negli anni '10 e come Nicole Brändli nel decennio precedente. A questa ragazza abbiamo visto compiere imprese clamorose, addirittura incontenibili nei pur lusinghieri numeri che riassumono la sua straordinaria carriera. Poco da dire, tanto da applaudire.

Allargando il campo dalla corsa in sé, dall'edizione 2022, alla sua collocazione nel tempo e nello spazio ciclistico, ci concediamo un paio di riflessioni. La prima è che il Giro, da anni faro incontrastato del ciclismo a tappe femminile, sta per andare a sbattere contro la rinascita del Tour de France, che appena è stato evocato ha direttamente declassato al rango di sottoclou la corsa rosa; vedremo come si svolgerà tra due settimane (dal 24 al 31 luglio) la nuova Boucle, ma l'invito che ci sentiamo di fare ad appassionati e addetti ai lavori italiani è di non vedere con astio e rivalità questo ritorno.

Diciamo con franchezza che il Giro, pur essendo stato ininterrottamente disputato dal 1993 a oggi, non si è costruito nel tempo una grossa rendita di posizione: basti pensare che nel 2021 dovette subire lo smacco di un decurtamento di categoria (estromesso dal World Tour perché non garantiva le dirette tv delle tappe). Quest'anno si è adeguato, con un prodotto televisivo di qualità, c'è stato il ritorno nel WWT e questa è una piccola lezione sulla possibilità di adattarsi a standard migliori: lo si può fare, lo si deve fare.

Ora, il ritorno del Tour non va interpretato come una limitazione del Giro nell'ambito di in un orticello piccolo, ma come la possibilità che il movimento nel suo complesso si ingrandisca, attiri nuove risorse e nuovo pubblico, e - dato il trend consolidato in questi ultimi anni - la tendenza sarà proprio questa. Il ritorno del Tour garantirà al ciclismo femminile un aumento di coperture media, di flusso di contenuti, di presenza sui più vari canali web e social; le protagoniste del ciclismo avranno l'opportunità di raggiungere più persone, in definitiva di essere maggiormente conosciute. Insomma non vediamo nell'operazione di ASO alcunché di negativo. La spirale virtuosa in atto da anni e determinata dalle politiche UCI di Brian Cookson prima e David Lappartient poi (le cose che vanno dette vanno dette) va ad accentuarsi, e il Giro ha l'obbligo di salire sul treno e starci comodo.

Poi - e questa è la seconda riflessione - c'è la precipua situazione del nostro Paese, con l'assurdo di certa stampa sportiva che quest'anno ha ignorato bellamente l'evento. Vorremmo ad esempio capire le ragioni della scarsa-a-tratti-nulla copertura che la Gazzetta dello Sport ha concesso al Giro, non vorremmo scoprire che c'è dietro qualche ragione aziendale: un paio di mesi fa l'amministratore delegato di RCS Sport Paolo Bellino aveva profilato la possibilità che la società organizzatrice del Giro maschile si avocasse anche l'organizzazione di quello femminile, in sinergia con la Federazione e con i soggetti attualmente coinvolti nella realizzazione della corsa rosa. Ecco, sarebbe antipatico pensare a un collegamento (non sappiamo di quale natura o con quali finalità) tra i due fatti. Il problema è che l'alternativa che riusciamo a immaginare, e cioè che molto semplicemente alla Gazzetta ci sia scarsa sensibilità nei confronti del GiroDonne, delle sue protagoniste, dell'intero movimento femminile, ci pare quasi peggiore...

E vediamo ora la cronaca dell'ultima frazione. La decima tappa del Giro d'Italia Femminile 2022, Abano Terme-Padova di 90.5 km, aveva nel destino la volata. Un tentativo di Eva Maria Gatscher (Mendelspeck) dal km 6 al 16 ha dato il via alle ostilità, poi sull'unico Gpm di giornata, la salita di Rovolon intorno al km 20, il gruppo si è addirittura frazionato, davanti son rimaste in 45 ma sulla successiva discesa c'è stato il ricompattamento, dopodiché è partita la vera fuga di giornata: ai -60 sono partite Krista Doebel-Hickok (EF Education-TIBCO) e Alessia Vigilia (Top Girls Fassa Bortolo), le quali hanno raggiunto un vantaggio massimo di 1'44" ai -33; alle loro spalle hanno tentato una controevasione dal gruppo anche Francesca Baroni (Aromitalia-Basso Bikes) e Anastasia Carbonari (Valcar-Travel & Service) ai -45, ma non hanno fatto molta strada.

Nei 30 km finali la Trek-Segafredo ha alzato sensibilmente il ritmo, poi pure la Canyon//SRAM Racing è andata a dare una mano e per le due battistrada il cielo s'è fatto grigio. Krista e Alessia hanno fatto il possibile, ai 10 km conservavano ancora mezzo minuto e ai -4 sono state riprese e la scena è stata interamente occupata dalla lotta tra treni per le strade di Padova. Prima dell'ultima curva un anticipo di Silvia Persico (Valcar) ha indirizzato la volata stiracchiando il gruppo e chiamando la reazione di Rachele Barbieri (Liv Racing Xstra), la quale ha preso la curva in testa e avrebbe pure completato col successo il suo piccolo capolavoro tattico, se non fosse che una e una sola avversaria, capita l'antifona, si è fiondata sulla ruota dell'emiliana: Chiara Consonni.

La bergamasca della Valcar ha affiancato l'avversaria sul breve rettilineo finale e l'ha superata a sinistra solo negli ultimi metri, quasi sorprendendo Barbieri che forse non pensava più di poter essere sopravanzata. Terzo posto per Emma Norsgaard (Movistar), solo quarta Elisa Balsamo (Trek) davanti a Sofia Bertizzolo (UAE ADQ), Karlijn Swinkels (Jumbo-Visma), Clara Copponi (FDJ Nouvelle-Aquitaine), Lotte Kopecky (SD Worx), Martina Fidanza (Ceratizit-WNT) e Teniel Campbell (BikeExchange-Jayco).

La classifica va in archivio con il primo posto di Annemiek Van Vleuten (Movistar) con 1'52" su Marta Cavalli (FDJ), 5'56" su Mavi García (UAE), 6'45" su Elisa Longo Borghini (Trek), 11'12" su Niamh Fisher-Black (SD Worx), 12'14" su Cecilie Uttrup Ludwig (FDJ), 13'08" su Silvia Persico, 15'13" su Erica Magnaldi (UAE), 15'49" su Juliette Labous (DSM) e 17'29" su Neve Bradbury (Canyon). Kristen Faulkner (BikeExchange) ha vinto la classifica dei Gpm, Fisher-Black è la migliore giovane, Van Vleuten ha portato a casa anche la classifica a punti e la FDJ è il miglior team della corsa.
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Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!