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Jakobsen in Bavaria tutte le stelle si porta via

14.08.2022 17:54

Fabio vince l'Europeo di Monaco battendo in volata Arnaud Démare e Tim Merlier. Corsa moscia, pasticcio azzurro nel finale: il treno si disunisce sul più bello, poi Elia Viviani coglie il settimo posto prima di correre a gareggiare in pista


Fabio Jakobsen è il nuovo Campione Europeo su strada, e non vedere un italiano in maglia stellata dopo quattro anni di dominio azzurro nella competizione ci sembrerà un po' strano, ma non sempre si può vincere. E bisogna saper perdere, come cantavano i Rokes, a patto di capire come s'è perso, cosa non del tutto scontata oggi. Fino a mezzo chilometro dal traguardo di Monaco di Baviera, avremmo detto che almeno un podio fosse alla portata degli uomini di Daniele Bennati, ct all'esordio in una competizione per nazionali: Filippo Ganna aveva fatto una trenata importante portando il treno italiano al comando prima dell'ultima rotonda, poi Matteo Trentin (già attivo in precedenza sul muro di Eurasburg) ha condotto sulla rotonda e successivamente avrebbe dovuto ridare il cambio a Pippo, che alle spalle aveva nell'ordine Jacopo Guarnieri, Elia Viviani e Alberto Dainese. Una situazione di lusso, insomma.

Dopodiché, appena Trentin s'è fatto da parte, pure Ganna s'è fatto da parte: evidentemente non ne aveva più, avremmo saputo poi che il turno di prima avrebbe dovuto farlo Jonathan Milan, il quale aveva invece manifestato problemi fisici e non aveva potuto dare il contributo atteso. In definitiva Pippo si è spostato e Guarnieri a quel punto è andato un po' nel pallone. Normalmente, avremmo pensato potesse tirare comunque fino ai 300 metri per dare il cambio a Elia che avrebbe potuto lanciare Dainese, insomma pur con l'intoppo c'era spazio per recuperare abbondantemente la situazione, ma qualcosa evidentemente non ha funzionato, dev'esserci stato un difetto di comunicazione, i nostri non si son capiti o si sono scoraggiati troppo presto. Vai a sapere. Poi Viviani ha fatto settimo, Dainese undicesimo e pazienza, andiamo avanti e di questa corsa peraltro moscissima dimenticheremo presto molti dettagli, anche se sospettiamo che il pasticcio azzurro del rettilineo d'arrivo resterà piuttosto in mente negli anni a venire.

Resterà in mente soprattutto a Daniele Bennati, su cui non possiamo certo gettare la croce, e non lo faremo anche in caso di disfatta ai Mondiali: il primo anno di un ct è destinato ad apprendere molto, e abbiamo fiducia che il tecnico aretino saprà fare tesoro di queste prime esperienze internazionali. Non dimentichiamo che l'esordio di un certo Franco Ballerini fu la Lisbona 2001 di Simoni&Lanfranchi, e pure Paolo Bettini (Copenhagen 2011) e Davide Cassani (Ponferrada 2014) ebbero esiti tutt'altro che esaltanti alla prima prova in ammiraglia. Limitatamente all'Europeo di oggi, l'Italia si è mossa pure bene, è stata coperta fin quando è stato necessario, poi è emersa nel finale e di fatto a 500 metri dalla conclusione avevamo un signor treno in rampa di lancio alla testa della corsa. Poi s'è spenta la luce. Il ct nelle dichiarazioni ufficiali ha preferito guardare il bicchiere mezzo pieno ovvero la prestazione fino al breakdown del rettilineo d'arrivo; di sicuro nelle analisi che già sta facendo nella sua testa sa bene come inquadrare le vicende di fine gara.

Due parole sul vincitore, prima della cronaca: Fabio Jakobsen è assurto quest'anno, all'età di 25 anni (26 a fine mese), al grado di velocista numero uno del gruppo. In questa stagione non c'è stata gara a tappe, tra quelle a cui ha partecipato, in cui non abbia lasciato il segno: Valenciana, Algarve, Parigi-Nizza, Ungheria, Belgio, Tour de France; in febbraio ha vinto pure la Kuurne-Bruxelles-Kuurne, successo in linea replicato alla Elfstedenronde in giugno e poi oggi con questo titolo che premia per la prima volta l'Olanda (ma l'albo d'oro è corto e come sappiamo l'azzurro domina: Sagan-Kristoff-Trentin-Viviani-Nizzolo-Colbrelli prima di Fabio oggi). È la dodicesima vittoria stagionale per Jakobsen, che esattamente due anni fa in Polonia... ma questo lo sapete tutti; certo ogni volta che alza le braccia al cielo, il giovane olandese urla al mondo un messaggio di speranza e fiducia. Bene così.

La corsa, 207.9 km da Murnau am Staffelsee a Monaco con finale in circuito (5 giri da 13 km l'uno), è stata animata da una lunga fuga a due partita al km 0 con lo svizzero Silvan Dillier e l'austriaco Lukas Pöstlberger. La coppia ha raggiunto già al km 10 il vantaggio massimo di 3'20", per il resto è successo poco almeno fino al muro di Eurasburg, che ai -115 ha visto Matteo Trentin ispirare un tentativo a cui hanno risposto il belga Bert Van Lerberghe, i tedeschi John Degenkolb e Nils Politt, il francese Bryan Coquard e il danese Michael Mørkøv. L'azione di fatto non è mai decollata perché il gruppo si è ricomposto appena superata la salitella, ne è seguito un tratto di effervescenza con altri accenni (di nuovo Trentin si è mosso tra gli altri poco più avanti), ma nulla di realmente rilevante.

Il plotone ha ripreso a pedalare tranquillo (si fa per dire), del resto i due al comando, per quanto forti stessero andando, erano tenuti ampiamente sotto controllo. Ai -45 - si era già sul circuito di Monaco, attraversante anche il Theresenwiese (la location dell'Oktoberfest) - una caduta ha fatto fuori Pascal Ackermann, che era di fatto il capitano della Germania: il 28enne della UAE Emirates ha avuto un diverbio con una transenna (ha fatto tutto solo) e ha avuto la peggio, ritirandosi con la mano sinistra molto ammaccata.

Dillier e Pöstlberger, che nel corso della loro azione non hanno lesinato momenti di show, risate e interazione col pubblico, sono stati raggiunti a 27 km dal traguardo. Intorno ai -20 l'Italia, fin lì piuttosto in disparte a parte la citata azione di Trentin, ha fatto capolino davanti, laddove le posizioni erano presidiate da tempo dai belgi. Con l'andare dei chilometri tutti i treni sono emersi chiaramente, del resto le larghe strade del circuito permettevano la coesistenza di molti di essi in prima fila.

A 3.5 km dalla fine Stefan Bissegger si è prodotto in una sparata che gli ha permesso di stare per un chilometro abbondante solo al comando, ma la velocità del gruppo era troppo elevata per permettere evasioni, sicché ai -2.3 l'elvetico è stato ripreso. Ai 1600 metri il treno azzurro ha preso il comando delle operazioni con Filippo Baroncini che ha riportato tutti avanti, poi ha tirato per un attimo Filippo Ganna che ha lasciato strada a Trentin, sul rettilineo finale sarebbe toccato di nuovo a Pippo allungare il gruppo ai 500 metri ma il verbanese si è spostato lasciando al vento troppo presto Jacopo Guarnieri, alla cui ruota c'erano Elia Viviani e poi Alberto Dainese.

Guarnieri si è rialzato a propria volta e nel frattempo i belgi riprendevano il comando per lanciare Tim Merlier, il quale non ha però potuto nulla rispetto al ritorno olandese, con Danny Van Poppel che è stato un pesce pilota eccezionale per Fabio Jakobsen. Il favorito della vigilia non ha perdonato e ha vinto nettamente davanti al francese Arnaud Démare, agli stessi Merlier e Van Poppel e poi Sam Bennett (Irlanda), Luka Mezgec (Slovenia), Elia Viviani (settimo), Alexander Kristoff (Norvegia), Mads Pedersen (Danimarca) e Alberto Dainese a chiudere la top ten. Per Viviani, dopo la gara, l'occasione di una riscossa probabilmente senza precedenti: sarà infatti in pista nella stessa serata di oggi, sempre a Monaco, a giocarsi il titolo europeo dell'Eliminazione, specialità di cui è iridato in carica. In bocca al lupo!
Notizia di esempio
Bisognerà ribattezzarla ELIAminazione
Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!