Professionisti

Delfinato e Svizzera, due corse sempre in lotta

02.06.2018 14:57

Inizia l'avvicinamento verso il Tour de France: dopo alcune stagioni opache la prova elvetica torna a prevalere su quella francese come qualità dei partenti


Quella creatura bifronte che porta il nome di World Tour, idea buona sulla carta, ma sin da subito gestita in modo scriteriato, nel tempo è stata per alcune corse croce e per altre delizia. Sicuramente ha sfavorito tutte quelle gare che sono rimaste fuori dal circuito oligarchico partorito dall'allora presidente dell'UCI Hein Verbruggen, ma non solo. Anche talune competizioni che sono entrate a farne parte non hanno raccolto i frutti sperati. È il caso, in particolar modo, del Tour de Suisse, la corsa elvetica che negli anni '50 aveva pari dignità di Giro e Tour e che per decenni è stata la quarta, se non addirittura la terza, gara a tappe per importanza.

Il Tour de Suisse nel 1955 ha cambiato posizione in calendario, passando da metà agosto a metà giugno, finendo, così, nello stesso periodo del Giro del Delfinato con cui è entrato, da subito, in competizione. Il Delfinato dal canto suo attraeva corridori di spicco perché rappresentava (e rappresenta) la miglior corsa di preparazione in ottica Tour de France, ma grazie al prestigio del suo nome la gara elvetica è riuscita a non soccombere al competitor. Le due si sono spartite in modo equo, per decenni, i grossi calibri del ciclismo mondiale, con periodi talvolta più favorevoli all'una piuttosto che all'altra.

Lo spostamento del Tour causa Russia 2018 penalizza il Delfinato. Ma al via ci sono Nibali, Bardet e tanti altri
Questo equilibrio si è infranto nel momento in cui il Pro Tour (oggi, appunto, World Tour) ha classificato allo stesso modo Tour de Suisse e Delfinato prosciugando, di fatto, la prima del suo valore intrinseco. La corsa svizzera è, così, caduta rapidamente nell'oblio, finendo col ritrovarsi pressoché sempre con startlist di livello nettamente inferiore rispetto alla rivale francese. Lo slittamento di una settimana del Tour de France 2018, a causa dei Mondiali di calcio, ha, però, provocato un effetto a catena da cui a beneficiarne è proprio il Giro di Svizzera. Con il Delfinato che, in questo modo, si ritrova troppo lontano dalla Grande Boucle, il Tour de Suisse, per merito anche del suo fascino assopito di colpo risvegliatosi, per quest'anno, dopo oltre un decennio, tornerà a recitare la parte del leone, grazie a una startlist di livello assoluto come, da quelle parti, non se ne vedevano da un bel po'.

Certamente quella del Delfinato resta, comunque, eccellente: a spiccare sono, soprattutto, Vincenzo Nibali e Romain Bardet, due dei grandi favoriti della prossima Grande Boucle. E sa da un lato abbiamo l'italiano che, nelle corse d'avvicinamento ai grandi eventi, è sempre un rebus, dall'altro c'è un corridore che indubbiamente farà di tutto per provare a vincere l'antipasto del Tour. Ma oltre ai due c'è, ovviamente, di più. A cominciare da Geraint Thomas, capitano designato della Sky che qui cercherà di giocarsi al meglio le sue chance per potersi proporre come eventuale piano B, nel caso Froome abbia un qualsivoglia inconveniente, della formazione britannica alla Boucle. Altri grossi nomi al via sono Marc Soler, già vincitore della Parigi-Nizza, Adam Yates, Michal Kwiatkowski, Emanuel Buchmann, Ilnur Zakarin, il tuttofare Tiesj Benoot, Julian Alaphilippe, Bob Jungels, Daniel Martin, Warren Barguil e la grande speranza del ciclismo francese David Gaudu.

Lo Svizzera ringrazia e cattura il trio Movistar, Porte, Sagan e molti altri
Il Tour de Suisse risponde, innanzitutto, con il cerbero ciclistico a marca Movistar: Nairo Quintana, Mikel Landa e Alejandro Valverde. Questi tre moschettieri che il moschetto l'hanno sostituito con una fiammante bicicletta si presenteranno in terra elvetica, innanzitutto, per testare e accrescere la loro alchimia in ottica Grande Boucle. Tre così, insieme, fanno più paura del sopraccitato cane guardiano degli inferi, ma, si sa, se manca un minimo di affiatamento rischia di andare tutto a rotoli. Conoscendo lo stile del sodalizio diretto da Eusebio Unzué, una squadra di cui tutto si può dire tranne che non provi a vincere qualsiasi gara a cui prende parte, non vi è dubbio che questo bizzarro terzetto farà fuoco e fiamme.

Vi sono, poi, Richie Porte, uno che nelle corse di una settimana non teme nessuno, il campione uscente Simon Spilak il quale, si sa, in Svizzera è solito ad exploit di notevole caratura, Wilco Kelderman, rappresentazione vivente dell'eleganza di bicicletta di ritorno dall'infortunio patito in primavera, Steven Kruijswijk, già sul podio nella passata edizione. E ancora Bauke Mollema, Ion Izagirre, Patrick Konrad, Jakob Fuglsang, Enric Mas. Per le volate Fernando Gaviria, Arnaud Démare e l'immancabile Peter Sagan, mentre Philippe Gilbert, Tim Wellens e Lilian Calmejane cercheranno di mettere un po' di pepe nelle numerose frazioni mosse previste. Sarà, inoltre, l'ultima corsa World Tour di Damiano Cunego che qua, nel 2011, sfiorò la vittoria nella classifica generale, beffato da Levi Leipheimer per soli 4".

Al via anche Bernal, in un percorso elvetico meno duro di quello francese
Infine, a coronare il tutto, ci sarà quell'enfant prodige che al momento brilla come Orione in una notte di metà agosto: Egan Bernal. Il giovane colombiano, recente vincitore dell'Amgen Tour of California, inizialmente doveva partecipare alla Route d'Occitanie, poi la Sky ha cambiato programma indirizzandolo verso il Delfinato, ma, all'ultimo, è arrivato l'ennesimo contrordine: "Egan deve andare in Svizzera!". E, probabilmente, è la scelta più saggia. Il colombiano, nella terra che ha dato i natali a campionissimi come Hugo Koblet e Ferdi Kubler, non dovrà spartirsi i gradi di capitano con una figura ingombrante come Geraint Thomas (anche se, probabilmente, a tirare un sospiro di sollievo è, soprattutto, il gallese) e si ritroverà contro uno spettro di rivali di livello ancor più alto, ottimo per mettersi ulteriormente alla prova.

Per una volta, dunque, avremo modo di vedere due corse di simile livello. A rendere il tutto più interessante, inoltre, le differenze sostanziali che le due gare presentano per quanto concerne i percorsi. Da un lato vi è un Delfinato durissimo con oltre 40 km di cronometro, suddivisi in un prologo di 6 e una cronosquadre di 35, e 4 arrivi in salita in fila. Dall'altro un Tour de Suisse dove la montagna è meno vorace, sia rispetto al competitor d'oltralpe che agli standard della gara elvetica, ma le insidie, su un tracciato che non presenta nemmeno una frazione banale, saranno all'ordine del giorno e per vincere non basterà andare forte in salita e nelle prove contro il tempo.
Notizia di esempio
Luca Pacioni è secondo nella 4a tappa del Tour de Korea, vince il fuggitivo Joseph Cooper