un esempio di bike to work
Cicloturismo

Ciclabilità urbana in Veneto ed Emilia-Romagna: a che punto siamo?

Cambiamenti culturali ed economici spingono verso un aumento della mobilità sostenibile. Gli esempi di Veneto ed Emilia Romagna.

18.09.2024 14:25

Veneto ed Emilia Romagna sono due regioni che hanno adottato misure per incentivare la mobilità dei cittadini con modalità sostenibili, e la bicicletta ne è il mezzo principe. Al di là delle situazioni locali, ovviamente disomogenee, elemento comune è l’impiego di misure differenziate per cercare di affrontare il problema a 360°.

Ciclabilità urbana: la situazione del Veneto

Il Veneto, forte anche dell’essere Regione Europea dello Sport 2024, ha da tempo cercato di incentivare l’uso della bicicletta come mezzo di trasporto sostenibile, sia per l’utilizzo quotidiano sia a scopo turistico. La spinta arriva sia dai cambiamenti climatici e dalle loro drammatiche conseguenze, sia dalla necessità di incentivare stili di vita più salutari (il movimento è una delle migliori forme di prevenzione contro obesità e malattie cardiovascolari). La Regione accorpa nel concetto di ciclabilità urbana sia la rete cittadina sia la rete di ciclovie. Dati regionali evidenziano che il 10% di cittadini utilizza la bicicletta tutti i giorni, il 23% alcune volte a settimana ed il 26% alcune volte al mese. Il Piano Regionale della Mobilità Ciclistica delinea una rete di 12 ciclovie che toccano le zone montuose, collinari e costiere per circa 1850 km, concepite per un turismo lento e adatto a tutti. Tra l'altro, in Veneto opera circa la metà delle aziende che creano biciclette in Italia, in particolare tra Vicenza, Treviso, Padova e Venezia.

 

La situazione della ciclabilità urbana in due città venete

Venezia, quale capoluogo di regione, e Padova in quanto grande città ed importante sede universitaria, presentano dati interessanti relativi alla ciclabilità urbana. I dati di Venezia, ovviamente, si riferiscono alla città metropolitana. L’intento del Comune è migliorare le interconnessioni tra le piste ciclabili, ed implementare la rete di percorsi ciclabili che collega tutte le arteria di accesso alla città. La rete attualmente si sviluppa su un totale di circa 170 km di percorsi. Analogo impegno si registra nel Comune di Padova, per incentivare la mobilità in biciletta nell’uso quotidiano dei cittadini.  La rete si sviluppa attualmente su circa 200 km di piste ciclabili.

Un esempio di ciclovie slow adatte a tutti @pixabay
Un esempio di ciclovie slow adatte a tutti @pixabay

La situazione in Emilia Romagna

La rete regionale di ciclovie si compone di circa 1000 km di infrastrutture e la regione finanzia anche iniziative mirate ad incentivare la cultura ciclistica. Per gli anni 2024/2027 la regione ha promulgato alcuni bandi per incentivare la mobilità sostenibile ed il progetto “bike to work”. I comuni con più di 30.000 abitanti ricompresi in specifiche zone possono usufruire di fondi che coprono sino all’80% dei progetti. In particolare, la ciclabilità urbana di Bologna connette il capoluogo con il territorio metropolitano con 12 direttrici estese su circa 240 km. A Ferrara la rete è composta da una serie di percorsi che garantiscono sia le connessioni tra città e zona periferiche, sia una rete di percorsi cicloturistici verso i comuni limitrofi o zone verdi.

Cosa incide sulla ciclabilità urbana?

Il miglioramento della ciclabilità urbana è in linea con diversi obiettivi di Agenda 2030, ma sulla sua reale funzionalità incidono molti fattori. Innanzitutto, fattori stagionali e meteorologici. Incide anche la presenza o meno di stalli per biciclette, la presenza di scambi bici/bus, eventuali servizi di bike-sharing. Ma anche l’esistenza di un biciplan complessivo, così come eventuali lavori stradali che deviano i flussi di traffico. Le scelte politiche talora cambiano in rapporto alle diverse amministrazioni. Inoltre, è fondamentale la sicurezza degli spazi ciclabili, sicurezza che deve essere anche ben percepita dai cittadini.

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