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E ora abbiamo anche Tom DuMuurin

13.08.2017 16:29

Jasper Stuyven vince a Geraardsbergen la tappa finale del BinckBank Tour. Dumoulin controlla bene e conquista la classifica. Altra foratura per Sagan


Vi stupireste se vi dicessimo che Tom Dumoulin è il primo vincitore di un GT e del BinckBank Tour (cioè il vecchio Eneco) nella stessa stagione? Probabilmente no, la cosa vi sembrerebbe un po' irrilevante, ma sareste in errore, perché invece ci dice tanto dell'olandese che tre mesi fa si consacrava in rosa al Giro d'Italia, e che oggi festeggia la vittoria in questo superBignami delle classiche del nord, questo Giro del Benelux (questo era l'intento alle sue origini) che ben presto ha lasciato per strada il Lux(emburgo), e che ha in compenso trovato una formula quasi geniale: proporre nella sua settimana un paio di tappe da velocisti, una breve crono, e poi quattro fotocopie (in piccolo, ovviamente), di Amstel Gold Race, Gand-Wevelgem, Liegi-Bastogne-Liegi e Giro delle Fiandre.

Il risultato che ha visto l'ex Farfalla (soprannome ripudiato) di Maastricht vestire l'orrido verdolino della maglia di leader del BBT è l'ennesima conferma del fatto che ci troviamo di fronte a un ciclista che fa della sua completezza e della sua versatilità il punto di forza su cui costruire una carriera ricca e - soprattutto - variegata.

Non sarà all'altezza dei migliori specialisti da muri e pavé, l'olandese, ma quantomeno quella è una lingua che non gli è per nulla estranea; anzi, quasi quasi la parla correntemente. Potrà migliorare certe pronunce, certe costruzioni sintattiche, certe raffinatezze lessicali, ma 1) non è detto che non lo faccia, nei prossimi anni, e 2) ottenere qualche risultato di rilievo nelle Monumento può riuscirgli anche nelle condizioni in cui è ora ("ora" non nel senso di metà agosto 2017, ma di fase della carriera).

 

Sagan, non è proprio l'annata giusta
Si è chiusa oggi a Geraardsbergen (occorre spiegare la località?) una settimana che ha un vincitore (anzi, più di uno), e ovviamente qualche sconfitto, e in questa seconda categoria ci mettiamo Peter Sagan, non perché abbia vinto "solo" due tappe (figurarsi!), ma perché è stato davvero troppo sfortunato (a tratti anche un po' sventato) e rimpiange il fatto che una foratura, ieri, l'abbia bloccato proprio nel momento in cui si stava avviando (occasionalmente in compagnia di Tim Wellens) a mettere in cassaforte la vittoria nella generale.

Oggi Peter avrebbe voluto e forse potuto provare a ribaltare ancora la situazione in proprio favore, ma il suo forcing sul Muur non ha sortito gli effetti sperati, e anche nel finale, sul penultimo muro, è partito da troppo dietro nel momento in cui Greg Van Avermaet a sua volta scattava. Fosse stato più avanti, forse Sagan avrebbe potuto fare la differenza, visto che sul muro ne aveva evidentemente più degli altri.

Però bisogna pure ricordare che anche oggi, e proprio nel finale di tappa (a 14 km dalla conclusione) l'iridato ha forato un'altra volta. Sarà che non è stagione? La Sanremo persa per un centimetro con Kwiatkowski, il Fiandre con caduta sull'Oude Kwaremont incocciando in un giaccone appoggiato sulla transenna, la Roubaix con due forature quando era al comando della corsa, il Tour finito anzitempo con espulsione (eccessiva), e insomma, stringi stringi, le vittorie non mancano ma non pesano poi tantissimo. Comunque Sagan c'è, e ha ancora terreno per rifarsi, già pure in questa stessa stagione.

 

Viviani in fuga da lontano
Ultima tappa del BinckBank Tour 2017, da Essen a Geraardsbergen per 191 km con un circuito finale intorno alla cittadina d'arrivo, passaggio sul Muur, poi altri strappetti meno rilevanti (il Bosberg, il Dendeeroorberg...) e conclusione su uno di questi strappetti (quello di Vesten, all'interno di Geerardsbergen).

La fuga del giorno è partita dopo una ventina di chilometri, e constava di 7 uomini: Elia Viviani (Team Sky), Tony Martin (Team Katusha-Alpecin), Jay Robert Thomson (Team Dimension Data), Grega Bole (Bahrain Merida), Kenny Dehaes (Wanty-Groupe Gobert), Elmar Reinders (Roompot-Nederlandse Loterij) e Tim Merlier (Veranda's Willems-Crelan); su di loro sono poi rientrati Jonas Rickaert e Preben Van Hecke, coppia della Sport Vlaanderen-Baloise, ma il gruppo non ha dato eccessivo spazio, un paio di minuti e stop.

Sul Muur (ai -50) il drappello è esploso, Viviani è rimasto davanti con Martin, intanto dal gruppo partivano Danny van Poppel (Team Sky) e Wout Van Aert (Veranda's), che si portavano a rimorchio Bole dopo che gli altri fuggitivi della prima ora si erano dispersi. Davanti c'erano sempre Viviani e Martin, e il duo è stato raggiunto dal trio a 28 km dalla fine; il gruppo era però vicino, 20" più indietro.

Il secondo passaggio sul Muur ha visto Martin tentare un bel contropiede dopo che la Lotto Soudal aveva annullato la precedente fuga (ai -25), quindi Peter Sagan è uscito con Jasper Stuyven (Trek-Segafredo) e Tim Wellens (Lotto Soudal), e i tre sono andati a riprendere il PanzerWagen; ma nel giro di un paio di chilometri il secondo gruppetto, quello della maglia verde Tom Dumoulin tirato dalla Sunweb, ha ripreso Sagan e gli altri.

 

Tanti attacchi, Sagan fora
Qui son partiti contropiede in serie, prima Jasha Sütterlin (Movistar Team), poi un coriaceo Viviani (di nuovo!), quindi con maggiore convinzione Lukas Pöstlberger (Bora Hansgrohe): l'austriaco già maglia rosa al Giro è transitato per primo ai tre sprint intermedi in serie del Chilometro d'Oro; alle sue spalle son passati Viviani e Dumoulin (al primo sprint), Lars Boom (Team LottoNL-Jumbo) e Dylan van Baarle (Cannondale-Drapac) al secondo, e Philippe Gilbert (Quick-Step Floors) e di nuovo Dumoulin al terzo: in pratica Tom ha guadagnato 2" di abbuono, aggiungendoli ai 4" che aveva in classifica sul secondo, Tim Wellens.

Dopo il terzo sprint Gilbert ha insistito da solo, poi su di lui si è riportato Sütterlin, quindi ai -16 la situazione si è ricomposta, e pure Pöstlberger è stato raggiunto. A questo punto tutto era pronto per... una nuova foratura per Peter Sagan!

Lo slovacco è stato costretto a chiedere l'intervento dell'ammiraglia, e ha poi dovuto (o voluto) far da solo per rientrare nel gruppetto buono, contando solo su Marcus Burghardt che gli ha chiuso l'ultimo buco, quando ormai la coda del plotoncino era stata messa nel mirino da Peter. Non che si sia ammazzato nell'occasione (tra foratura e rientro son passati 2 km appena), ma si tratta sempre di energie spese agratis.

 

Lotta maschia tra GVA e Peter, poi l'assolo di Stuyven
La corsa era comunque pienamente nel vivo: ai -12.5, sulla rampa dell'Onkerzelestraat, l'infinito Tony Martin ha piazzato un altro allungo, sollecitando il successivo contropiede di Pieter Weening (Roompot-Nederlandse Loterij), a cui si è poi aggiunto (insieme allo stesso Martin) pure Dries Devenyns (Quick-Step). Tanti nomi, a sottolineare il momento più che fluido della situazione di gara: altri ancora, dopo che il precedente terzetto era stato ripreso ai -9, Jos Van Emden (Team LottoNL-Jumbo) in compagnia di Nils Politt (Team Katusha-Alpecin) tra i -9 e i -7.

Sulla penultima salitella di giornata, il Denderoordberg ai -6, la Trek-Segafredo si è incaricata di fare il ritmo; chi si è invece incaricato del cambio del medesimo è stato Greg Van Avermaet, scattato a 5.5 km dal traguardo, ma subito rintuzzato - nella sua azione - da Sagan. Il Campione del Mondo era un toro che aveva visto rosso, visto che, superato Gregga, si è messo a tirargli il collo in una maniera che il fiammingo forse non si aspettava.

Tanto forte è andato Peter in quel tratto che Tom Dumoulin (non un passerotto qualsiasi), che pure era riuscito sulle prime - con Sütterlin e Jens Keukeleire (Orica-Scott) - a tenere la ruota della coppia, ne è stato letteralmente staccato dall'accelerazione di Sagan.

Purtroppo per il campione di Zilina, la collaborazione di Van Avermaet - pur non mancata - non è stata assolutamente alla sua altezza, sicché ai -5 Dumoulin e gli altri due sono riusciti a rientrare. Mezzo chilometro dopo si son rifatti sotto pure altri 11 uomini, Wellens in testa, e da lì in avanti ogni tentativo d'anticipo avrebbe potuto essere quello buono, visto che il gruppo era troppo impegnato a marcare qualsiasi sospiro di Sagan.

Ai -4 di ha provato Petr Vakoc (Quick-Step Floors), ha fatto una bella sparata, ma prima Michael Valgren (Astana Pro Team) e poi il resto del drappello hanno annullato il tentativo. Alla chetichella o quasi ci ha provato allora ai 3500 metri Jasper Stuyven.

E stavolta gli altri si sono guardati un po' troppo, nell'attesa che qualcuno (Peter) andasse a chiudere il nuovo buco. Stuyven non ci credeva neanche, che potessero accordargli una simile ipotesi di libertà, e invece è andata proprio così, e il ragazzo - che come passista è fortissimo - ha potuto così mettersi d'impegno per resistere fino alla linea d'arrivo.

Il corridore della Trek-Segafredo ha chiuso in maniera brillante il suo sforzo, è andato a vincere al traguardo di Geraardsbergen, e nessuno gli ha fatto effettiva paura sulla rampa di Vesten, dove Stuyven ha sì perso molto terreno dagli inseguitori, ma restando in ogni momento in pieno controllo della situazione: in pratica, Jasper si è gestito ottimamente, e questo non fa che aumentare l'idea della sua caratura presso appassionati e addetti ai lavori.

 

Ordine d'arrivo e classifica finale
Alle spalle di Stuyven nessuno è riuscito a prendere il muro finale così forte da fare quantomeno la differenza sugli altri. Sicché nella volata per il secondo posto (cronometrata ad appena 1" dal vincitore) si è imposto Philippe Gilbert (Quick-Step) su Tom Dumoulin, Sagan, Tiesj Benoot (Lotto Soudal), Oliver Naesen (AG2R La Mondiale), Van Avermaet, Matthieu Ladagnous (FDJ), Dion Smith (Wanty-Groupe Gobert) e Van Baarle. Wellens ha preso un buco di 9" (8" da Dumoulin), e il primo italiano al traguardo è stato Oliviero Troia (UAE Emirates), a 12" da Stuyven.

La classifica finale vede quindi al primo posto Tom Dumoulin, con 17" su Wellens, 46" su Stuyven, 51" su Van Avermaet, 1'14" su Naesen, 1'15" su Valgren, 1'53" su Sagan, 1'59" su Boom, 2'12" su Gilbert e 2'23" su Vakoc. Il primo azzurro è Enrico Gasparotto (Wanty), 29esimo a 11'33".
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Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!