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Gira una volta - Ozegna

30.05.2020 10:15

Posto nel Canavese, in una zona collinare a 300 metri d’altezza, Ozegna è un paese di circa 1200 abitanti distante 40 chilometri da Torino. Sorto presumibilmente nel IV secolo d.C., la sua fondazione si dovrebbe ad un rettore gallico di nome Eugenio, in virtù del quale il paese prese il nome di Eugenia, modificando nel tempo la toponomastica fino alla denominazione attuale. Nel corso dei secoli è stato possedimento di vari casati nobiliari: i Sanmartino di Aglié, i conti di Biandrate, quindi i Savoia. Inoltre nel suo territorio nella seconda metà dell’Ottocento sorsero varie attività, tra le quali una segheria, una fabbrica di colla e concimi e un'azienda addetta alla filatura della canapa e della seta.

Tra i luoghi d’interesse menzione primaria merita sicuramente il castello medievale, costruito nel XIII secolo per volere della famiglia Sanmartino a scopo difensivo. La pianta quadrangolare non fu completata, anche se restano ben visibili le tre torri quadrangolari nella parte settentrionale e la torre rotonda posta in quella meridionale. Rilevanti sono anche la loggia rinascimentale, i camini e gli affreschi presenti all'interno. Nelle immediate vicinanze è possibile notare il tipico ricetto (consistente in un insieme di case circondate da mura e torri a scopo difensivo). Tra le chiese invece vi sono quella di Santa Maria Nascente e soprattutto quella dedicata al culto di San Besso, in onore del martire cristiano il cui corpo, dopo la morte, si disse trasferito proprio ad Ozegna.

Il castello di Ozegna © Quotidiano Canavese Il castello di Ozegna © Quotidiano Canavese[/caption]

Il 6 giugno 1976 il Giro d’Italia propose la Varazze-Ozegna di 216 chilometri, quindicesima frazione della corsa rosa giunto alla sua cinquantanovesima edizione. Collocata esattamente all'indomani della giornata di riposo, la tappa costituiva una nuova occasione per i velocisti, con gli atleti belgi in grandissimo spolvero fin dalle prime battute: sia Patrick Sercu che Roger De Vlaeminck si erano infatti aggiudicati 3 tappe a testa mentre a Palermo si era imposto Rik Van Linden. Il Giro, tra l’altro, si era aperto con la tragica scomparsa dello spagnolo Juan Manuel Santisteban, deceduto in seguito ai postumi di una caduta nel corso della semitappa inaugurale di Catania. Per quanto concerne la classifica generale invece, a guidare i giochi c’era Felice Gimondi, che aveva vestito la maglia rosa al termine dell’arrivo in quota di Lago Laceno e l’aveva difesa anche nelle successive frazioni di montagna sugli Appennini.

La tappa che conduceva il gruppo in Piemonte fu una sorta di lunga frazione di trasferimento, con un solo GPM collocato sul Colle di Cadibona (vinto da Wilmo Francioni) e pochi tentativi di avanscoperta (tra i più attivi c’era lo spagnolo Antonio Prieto) che però non avevano goduto del benestare del gruppo. Si giunse così al traguardo con il prevedibile epilogo allo sprint e a dominare la scena, prevedibilmente, furono proprio i belgi: con un testa a testa serratissimo, a disputarsi il successo vi erano Van Linden e Sercu e a prevalere in quell'occasione era stato il forte atleta della Bianchi davanti a Patrick Sercu, con Marino Basso, Pierino Gavazzi, Roger De Vlaeminck e Francesco Moser a seguire alle spalle.

Ebbe però del clamoroso quanto accadde una volta superata la linea d’arrivo: un fotoreporter della televisione tedesca aveva infatti incautamente lasciato il proprio treppiedi poche decine di metri oltre il traguardo e nell'impeto dello sprint Sercu andò ad impattare violentemente contro di esso, finendo col travolgere anche il reporter. Per il fortissimo pistard belga furono momenti drammatici: trasportato in ospedale con una vistosa ferita al volto, se la cavò con un trauma cranico e varie contusioni ma fu chiaramente costretto ad abbandonare la corsa. L'incidente suscitò aspre polemiche in gruppo, pronto a minacciare scioperi qualora le condizioni di sicurezza all'arrivo non fossero state rispettate. Il Giro vide poi salire in cattedra un altro belga, Johan De Muynck, capace di spodestare Gimondi nel duro e allora inedito arrivo in salita alle Torri del Vajolet. Il campione bergamasco però non si perse d’animo e dapprima con il successo nella frazione di casa a Bergamo, poi grazie ad un'ottima prova nella cronometro di Arcore (vinta da un altro belga, Bruyère), riconquistò la maglia rosa, andando a vincere per la terza ed ultima volta in carriera il Giro d’Italia, a quasi 34 anni.

Notizia di esempio
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