Ciclocross

Alice trova in Belgio le sue meraviglie

07.01.2018 11:39

Intervista all'Arzuffi: «Ho realizzato un sogno, per me è cambiato tutto»


A momenti le riusciva lo scherzetto. Riuscire ad interrompere proprio nel giorno dell’Epifania il monologo di Eva Lechner che ormai si trascina da ben sette anni. Ci ha creduto eccome Alice Maria Arzuffi alla possibilità di conquistare il suo primo titolo italiano di ciclocross nella massima categoria dopo averne fatto una vera incetta nelle categorie giovanili.

A pensarci bene però la vittoria dell’atleta brianzola sarebbe stata ben più significativa del riuscire semplicemente a spodestare la forte altoatesina, per la quale il tempo dell’abdicazione non è ancora giunto. Sarebbe stata sicuramente la vittoria di chi ha avuto il coraggio di cambiare e di buttarsi a capofitto in un’avventura che finalmente le sta permettendo di vivere il ciclocross a 360°. Già, perché dallo scorso autunno Alice ha lasciato l’Italia per trasferirsi in Belgio, dove vi è un vero e proprio culto della disciplina, per indossare la casacca della Steylaerts-Betfirst e vivere così la sua prima stagione a tempo pieno da “professionista del fango e degli sterrati”. Non vi basta tutto questo? Beh, pensate allora che a dirigerla è un certo Bart Wellens, uno che di titoli mondiali ne ha messi in bacheca ben due nella massima categoria e che di stanza la ventitreenne di Seregno è in quel di Herentals, ovvero la città natale di Rik Van Looy, uno dei più grandi in assoluto della storia del ciclismo (anche se - ci ha poi confidato - non c’è stata ancora occasione per incontrare il “Sire”).

Sono stati mesi indubbiamente molto utili quelli spesi nelle Fiandre e ciò è stato testimoniato da varie buone prestazioni, non ultima quella che lo scorso 29 dicembre l’ha portata a chiudere l’anno in bellezza, aggiudicandosi a Bredene una prova valida per il Bricocross, in una giornata segnata da un vero e proprio “clima belga”, caratterizzato da pioggia e tantissimo fango. Di cose da migliorare ce ne sono ancora ma Alice, già riuscita a salire due volte sul podio dei campionati europei e con la speranza di ottenere prestazioni sempre più convincenti in Coppa del Mondo e, magari, anche al mondiale, si mostra indubbiamente volenterosa e ambiziosa, oltre che entusiasta.

Così l’abbiamo trovata alla conclusione della prova tricolore svoltasi all’Ippodromo delle Capannelle, con l’amaro dato dalla piazza d’onore che non le ha, di certo, cancellato il sorriso dal volto. Ne abbiamo dunque approfittato per chiacchierare alcuni minuti e farci raccontare qualcosa della sua nuova esperienza.

Partiamo dalla conclusione: hai conquistato il secondo posto al campionato italiano. Hai battagliato fino all’ultimo metro ma l’esperienza di Eva Lechner ha avuto la meglio
«Ho lottato fino alla fine ma oltre alla sua esperienza sono state decisive anche le caratteristiche fisiche di Eva, dato che io non sono un’atleta veloce. Siamo arrivate pressoché in volata, io ho cercato di anticiparla nel punto in cui sapevo che avrei dovuto agire, ovvero prima del tratto tecnico che anticipava l’ultimo rettilineo. Effettivamente sono riuscita a portarmi in prima posizione ma non sono riuscita a prendere quei metri di vantaggio necessari per giungere da sola al traguardo»

Quest’anno ti si è prospettata la nuova esperienza con la Steylaerts. Innanzitutto raccontaci come si è concretizzato questo contatto
«Dopo alcuni buoni risultati ottenuti lo scorso anno, specialmente nelle gare di Coppa del Mondo, ho avuto l’occasione di essere contattata da questa squadra e così mi sono ritrovata a farne parte. Sono davvero felice di correre in questo team!»

Sicuramente questa è stata una scelta molto importante per la tua crescita e anche i risultati stanno a dimostrarlo. Come sono andate finora le cose a livello generale e in cosa pensi di essere migliorata maggiormente finora?
«Penso che sia stata indubbiamente la scelta migliore per la mia attività ciclistica perché ora posso concentrarmi al 100% sul ciclocross e l’attività su strada sarà improntata in funzione di esso. Tutto questo è sempre stato ciò che ho voluto fare e finalmente sono riuscita, tra virgolette, a realizzare questo sogno. Diciamo che per me è cambiato un po’ tutto: innanzitutto trascorro la maggior parte dei mesi in Belgio poiché spesso mi capita di gareggiare due volte a settimana e quindi per me è assolutamente conveniente rimanere lì. In questo modo ho la possibilità di allenarmi con la squadra e di essere seguita da Bart Wellens, che mi sta dando veramente un supporto straordinario per gli allenamenti e per tutto il necessario. Penso che sia stato tutto un insieme di cose a farmi crescere, non ce n’è stata una in particolare ma è stato un po’ il vivere il ciclocross “alla belga” a rivelarsi importante. Credo che al giorno d’oggi possiamo solamente imparare da loro»

Sappiamo però che uno dei tuoi talloni d’Achille è rappresentato dalle partenze nelle gare. Sei riuscita a migliorare anche in questo fondamentale oppure hai ancora qualche problemino?
«Penso che sia ovvio che ho ancora qualche problemino (sorride)… A volte riesco a centrarla, a volte no. Mi sto allenando molto per questo, ci sto lavorando intensamente da settembre e sono consapevole di poter migliorare, anche se al contempo sono conscia che non sarò mai una ragazza in grado di potersi esprimere al 100% nelle partenze. Del resto le mie fibre muscolari sono queste e di conseguenza riesco a dare il meglio in altre caratteristiche. Sicuramente col passare del tempo, acquisendo ancora un po’ più tecnica ed esperienza potrò migliorare ulteriormente. A me basterebbe potermi trovare nelle prime dieci posizioni nelle prove di Coppa del Mondo, in modo che il risultato finale possa essere diverso poi, altrimenti sarei costretta a fare sempre gare ad inseguimento!»

Tornando in Italia, dopo aver disputato numerose gare in Belgio in cui hai affrontato anche percorsi molto fangosi, come quello che ti ha portato alla vittoria nella prova di Bredene al Bricocross, hai trovato una sostanziale differenza nel ritmo? Nel senso: adesso riesci ad affrontare le gare con un ritmo molto più elevato rispetto a quello che avevi in precedenza?
«Sicuramente si, basti vedere come si è svolta la gara di questo campionato italiano: è stata un po’ particolare perché non è mai stato un “andare a tutta” ma piuttosto un controllarsi e fare attenzione a chi avrebbe messo la ruota davanti ma non si è mai andate veramente a tutta. Senza dubbio però l’esperienza accumulata finora in Belgio penso che mi abbia dato un qualcosa in più»

In prospettiva mondiale si stanno riaffacciando sulla scena anche atlete molto forti come Marianne Vos, come Pauline Ferrand-Prévot, senza dimenticare la forza della campionessa in carica Sanne Cant e un’atleta esperta come Katherine Compton che è sempre lì a giocarsela. Tu come vedi questo mondiale e dove ti collochi in questo momento?
«Credo che questo sia un mondiale col punto di domanda perché, a differenza degli Élite uomini in cui ci saranno due grandissimi favoriti, tra noi credo che possano giocarsi il titolo almeno in sei o sette ragazze. A mio parere non c’è una favorita assoluta: la Cant sia ora che per tutto il resto della stagione ha dimostrato di andare veramente forte ma su un percorso come quello di Valkenburg non c’è da sottovalutare nessuna. Io mi colloco sicuramente tra le prime dieci, anche se sostanzialmente occorrerà vedere come andrà la giornata e in che condizioni sarà il percorso, ovvero se sarà fangoso o meno o se invece ci troveremo a gareggiare su un fondo ghiacciato»

In conclusione, spendiamo qualche parola anche sulla tua attività su strada. Per te è arrivato il fulmine a ciel sereno dato dalla chiusura della Lensworld ma fortunatamente sei riuscita ad accasarti alla Bizkaia-Durango. Hai già detto che affronterai la stagione su strada in preparazione del ciclocross ma immaginiamo che non disdegnerai qualche appuntamento importante come il Giro Rosa, che quest’anno prevederà anche la scalata di una salita durissima come lo Zoncolan
«Sicuramente correrò su strada anche con l’obiettivo di ottenere qualche buon risultato. D’altronde io sono la prima a dire che mi piace prendere parte ad una gara non solo esclusivamente per allenarmi ma anche perché mi piace molto la competizione ed ottenere buoni risultati. Al momento non sono ancora sicura al 100% di prendere parte al Giro Rosa ma incrocio le dita e spero vivamente di esserci perché è la mia corsa preferita. Se poi c’è da fare lo Zoncolan, beh facciamolo! (sorride)»

Soprattutto per una come te che ha già scalato il Mortirolo, lo Zoncolan magari fa un po’ meno paura
«Senz’altro, penso proprio di si. Il Mortirolo era davvero duro!»
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