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Non è Bucaramanga ma c'è un clima fantastico

16.03.2019 16:53

Martínez semina Lopez per la tappa, Bernal diventa leader con l'aiuto di Sosa e lo tiene solo Quintana: alla Parigi-Nizza sul Col de Turini c'è solo Colombia


Che il ciclismo colombiano stia vivendo il suo momento storico più brillante di sempre, è un dato consolidato e ormai universalmente accettato. Ma la capacità di boyacensi e cundimarcensi di stupirci di volta in vota è fenomenale: se le doti dei vari “Superman” Lopez, Ivan Sosa, Egan Bernal, Nairo Quintana , oggi espresse in un modo o nell’altro, ci erano abbastanza note, di Daniel Felipe Martïnez finora potevamo dire che era un bel corridore, che aveva mosso i suoi primi passi in Italia tra Claudio Corti e Citracca, per poi crescere al meglio da Vaughters rivelandosi come potenziale corridore da corse a tappe. Ecco, appunto, “potenziale”: è quello che dicono quando cogli piazzamenti qua e là, ma non ti distingui per particolari azioni sorprendenti che fanno dire “ooohh!”. E quello "ooohh!” l’abbiamo proferito sul Col de Turini, quando Martínez, al termine di una lunga bagarre, ha staccato di ruota in progressione “Superman”, chiudendo una lunga lotta contro Lopez ed un altro illustre sconosciuto come Simon Yates che non lo vedeva favorito. È anche la sua prima vittoria da professionista in linea, a neanche 23 anni.
Questo al termine di una giornata che ha visto tanta (pure troppa!) Colombia, anche di riflesso all'ottimo stato di forma ottenuto per primeggiare alla Oro y Paz, nella penultima tappa di una Parigi-Nizza cominciata in modo anomalo e inevitabilmente proseguita su questa tendenza: una maxi-fuga di 40 atleti manco fossimo al Tour de France, e crisi a grappolo degli uomini di classifica in una tappa condotta tutto sommato in maniera abbastanza lineare dalla squadra al comando, la Sky, che si è permessa di mandare al tappeto la sua maglia gialla, Kwiatkowski, per metterne al posto una più giovane, un Bernal che non fa che confermare ogni giorno che passa la straordinarietà del suo talento. L’ultima tappa di domani, di suo sempre scoppiettante, si preannuncia gustosa, con Quintana che dovrà inventarsi qualcosa per colmare quei 46” dal giovane rivale che sta oscurando la sua stella.

 

Thomas De Gendt assicura la maglia a pois
La settima tappa parte da Nizza con qualche corridore in meno, specialmente tra le ruote veloci (non partono Ewan, Groenewegen ed Edvald Boasson Hagen, lascia in corso d’opera anche la maglia verde Sam Bennett abdicando a favore di Kwiatkowski) e prevede un totale di 6 GPM compreso il Col de Turini, un numero importante per chi vuole portare a casa la maglia a pois. Questa è l’intenzione di Thomas De Gendt, già leader della classifica, che con la Lotto Soudal controlla i tentativi di fuga nella prima parte di gara onde evitare che scappi qualcuno d’importante. Il gioco riesce sulla Côte de Gattières, ma sono troppi i corridori fuori classifica che vogliono portare a casa la tappa e alla fine deve cedere all’idea di inserirsi in prima persona nella fuga stessa: ed è così che sulla Côte de Gourdon, dopo 40 km, vanno via addirittura in 39. Sono Carretero (Movistar), Simon Yates, Nieve (Mitchelton-Scott), Miguel Angel Lopez, Cort Nielsen (Astana), Thomas De Gendt, Monfort,  (Lotto Soudal),  Garcia Cortina, Koren (Bahrain - Merida), Poljanski (Bora Hansgrohe), Cherel, Frank (Ag2r la Mondiale), Sergio Henao, Sutherland (Uae Team Emirates) Giulio Ciccone, Pantano, Bernard, (Trek Segafredo), Arnaud Démare (Groupama-FDJ), Gesbert, Moinard, Pichon (Arkea-Samsic), Eenkhorn, Teunissen (Jumbo-Visma), Daniel Martinez (EF Education First) , Edet, Le Turnier (Cofidis), De la Parte, Alessandro De Marchi (CCC), Hivert (Direct Energie), Gautier, Pacher, Combaud (Vital Concept), El Fares, Siskevicius (Delko Marseille).  Declercq, Philippe Gilbert (Quick Step), Politt, Simon Spilak (Katusha) and Davies (Dimension Data). Nonostante la numerosità del tentativo, De Gendt riesce a controllare la situazione e a passare in testa su ogni GPM, escluso l’arrivo.

Vantaggio fino ai 6’30”, Gilbert sogna la magata
Un bel gruppone insomma, con più di un possibile candidato alla vittoria di tappa anche senza l’ausilio della fuga, che vede come meglio messo in classifica uno che uomo da classifica non è, ma grande corridore sì, l’ex-campione del mondo Philippe Gilbert distanziato di 2’01” da Kwiatkowski. Ed i 39, anzi 38 dopo una caduta di Laurent Pichon e Mathias Fränk che costringe il povero Fränk addirittura al ritiro, guadagnano lentamente ma progressivamente, fino a giungere ad un vantaggio di 6’30” ai piedi della penultima salita, la Côte de Pelasque, senza che il gruppo, comandato dagli Sky (unica squadra assieme alla Sunweb ad essere fuori dal tentativo) paventi una minima reazione. Poco altro da segnalare sulla corsa fino ai piedi del Col de Turini, se non una prima scrematura del gruppone in fuga sul Pelasque, e qualche oscuro movimento della Movistar (Anacona in avanscoperta, Carretero che si stacca volutamente dalla fuga) che però non si trasforma in nulla di concreto.

Simon Yates fa scoppiare la fuga, vanno via in 4
A questo punto al Deceuninck capisce che è il caso di amministrare con giudizio l’occasione, e nei primi chilometri del Turini spreme per quanto possibile Tim Declercq per fare un passo regolare, andando a riprendere un tentativo di Pavel Poljanski che sa di canto del cigno. Si sposta Declercq ed è Gilbert in prima persona ad andar su in testa regolare, in attesa dell’attacco al quale non risponderà: quell’azione arriva ai -9 da parte di uno dei favoriti, Simon Yates, il quale trova subito alla sua ruota “Superman” Lopez; pian piano, si rifanno sotto anche Daniel Martinez ed un inatteso, sebbene tutt’altro che piantato in salita, Nicolas Edet, l’anno scorso vincitore del Tour du Limousin Non ha il cambio di passo Ciccone, che deve accontentarsi di guidare l’inseguimento, mentre Gilbert, non nella sua giornata migliore, comincia a perdere terreno.

Stilettate a destra e a manca, di Martínez quella decisiva
Da qui alla vetta, i 4 al comando procedono stuzzicandosi a vicenda, in un gioco che sa più di scacchi che di forza bruta: ad esempio, in un momento di calma, Edet allunga, Lopez lo segue a ruota e Yates, che come si vedrà non risulta al top della forma, aspetta a ruota di Martínez costringendolo a una reazione che avverrà ai -4, riportando i quattro tutti assieme nelle posizioni di partenza. Yates dà tutto quello che gli resta con uno scatto secco ai -2, dal quale capisce che non sarà lui a vincere la tappa; Martinez e Lopez lo passano e si portano in testa da soli nel tratto più duro, al 10%. Ed è negli ultimi 500 metri che Martínez stupisce Lopez, staccandolo di ruota con una progressione sul duro rifilandogli 6”; Edet riesce intanto a prendersi un lusinghiero terzo posto davanti a Yates, a 20”. Johnathan Hivert arriva quinto a 55”; sesto invece Giulio Ciccone, in testa al suo gruppetto a 2’03” , con  Julien El Fares subito dietro, uno spento Sergio Henao a 2’08”,  Victor De La Parte a 2’13”, Alessandro De Marchi a 2’15”, ed infine Gilbert undicesimo a 2’50”.

Dal gruppo: Sosa fa il ritmo, regge solo Quintana
Il Col de Turini miete molte più vittime di quante il ritmo Sky, effettuato da Tao Geogheghan Hart prima e da Ivan Sosa poi, sembra poter produrre. Va fuori giri sin dai primi chilometri Tony Gallopin (Ag2r La Mondiale), alla Nizza autore nel 2015 di uno dei più bei successi nella sua carriera, a metà salita molla Wilco Kelderman (Sunweb), che era quarto in classifica alla vigilia. Il gruppo si sgretola progressivamente, e non restano più di una quindicina di unità quando mollano anche Luis León Sanchez (Astana), Felix Grossschartner (Bora-Hansgrohe) e Bob Jungels (Deceuninck-Quick Step), tutti in odore di podio. È un Ivan Sosa esagerato in formato da gregario a completare un eccellente lavoro di selezione, che ai -4 dall’arrivo cannbalizza anche la maglia gialla Michal Kwiatkowski: quando Sosa si sposta, ai -2, a ruota ci sono solo il suo nuovo capitano Bernal, Nairo Quintana ed un sorprendente Jack Haig; ultimo a staccarsi, Domenico Pozzovivo, precedentemente prodigatosi anche in un tentativo con Zakarin. Bernal accelera e fa fuori anche Haig, restando con Quintana che lo accompagna fino all’arrivo, al quale giunge a 3’43”, preservando la leadership da Gilbert. Alla spicciolata gli altri: Haig arriva a a 4’05”, Pozzovivo a 4’16”, Bardet a 4’22”, Sosa accompagna Kwiatkowski a 5’09”.

Vantaggio solido per Bernal all’ultima tappa
Con 45” di vantaggio su Philippe Gilbert e 46” su Nairo Quintana, Egan Bernal può amministrare un solido vantaggio, che però non lo porterà ad essere il più giovane vincitore della Parigi-Nizza (René Vietto e Stephen Roche lo precederebbero in questa classifica). Tuttavia l’ultima tappa di 110 km con i suoi 6 GPM sarà tirata e dovrà amministrarsi, molti punteranno a mandare in crisi Gilbert per scalzarlo dal podio. Potrebbe farlo la Sky in primis, visto che Kwiatkowski ora è quarto ad 1’03”, e dovrà vedersela a sua volta con Haig (1’21”) e Romain Bardet (1’45”). Appaiono più lontani, ma magari cercheranno la tappa, i vari George Bennett (2’20”), Ilnur Zakarin (2’52”), Rudy Molard (3’02”), Bob Jungels (3’06”) e Sanchez Gil (3’20”).
Notizia di esempio
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