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EBH è di nuovo l'acronimo del giorno

09.06.2019 14:38

Criterium del Delfinato, prima tappa a Boasson Hagen davanti a Gilbert. Colbrelli parte bene ma sbatte su Alaphilippe


Il Criterium del Delfinato è una specie di aggeggio che volta pagina automaticamente e apre il racconto della stagione ciclistica a un nuovo capitolo. Siamo ancora tutti con la testa rivolta al Giro d'Italia, che in fondo è finito da appena sette giorni, eppure nuove avventure si profilano all'orizzonte, nuovi personaggi spingono per prendersi i ruoli da protagonisti, e in definitiva tutto si apparecchia affinché per qualche settimana noi appassionati ci poniamo il solito rovello di ogni anno: il Tour de France farà piangere come al solito, o stavolta ci regalerà qualche emozione forte?

Perdonate la domanda forse un po' tranchant nei giudizi sottintesi sulla Grande Boucle, e che forse a qualcuno parrà prematura e fuori tema: ma in fondo il Dauphiné altro non è se non un "pilot" della serie transalpina, e il bello è che molto spesso risulta molto più divertente e incerto di tutte le puntate che lo seguono. Il percorso è anche quest'anno misto tendente al duro/molto duro, le prime due tappe sono disegnate da un amante dei mangia&bevi, poi ci sarà un'importante crono mercoledì (circondata da due frazioni grossomodo per velocisti), quindi il trittico montuoso da venerdì a domenica. Ottimo e abbondante.

 

La "fuga dei danesi" nel giorno di Boasson Hagen
Il primo a festeggiare, oggi a Jussac, è stato Edvald Boasson Hagen: un habituée della corsa francesina, essendo quella odierna la sua quinta vittoria di tappa; non la prima stagionale per lui (che aveva già mostrato una bella gamba qualche giorno fa al casalingo Giro di Norvegia, e che il 2019 l'aveva cominciato con un successo contro il tempo alla Valenciana, proprio alla sua prima uscita), ma la prima nel World Tour. Prima anche per la Dimension Data, squadra che di sicuro non vincerà le classifiche delle multivittorie, e per la quale ogni affermazione di questo genere è acqua nel deserto.

La frazione, Aurillac-Jussac di 142 km, è partita coi consueti attacchi al fischio d'inizio, e poi al km 10 si è formata la fuga che l'avrebbe caratterizzata fino alla fine: un tris di danesi, ovvero Magnus Cort Nielsen (Astana), Casper Pedersen (Sunweb) e Niklas Eg (Trek-Segafredo), e con loro Oliver Naesen (AG2R La Mondiale), Julien Vermote (Dimension Data) e, in quota Professional, Fabien Doubey (Wanty-Gobert). Al km 58 il vantaggio massimo (3'25"), ma la Bora-Hansgrohe ha lavorato per tenere a tiro gli attaccanti, interessata a un eventuale sprint di Sam Bennett.

Vermote è stato il primo a cedere tra i battistrada, lungo il primo dei due passaggi sulla Côte de Roquenatou, ancor prima del km 100; in cima (km 97) Pedersen è transitato per primo come già nei tre precedenti Gpm, e si è così assicurato la prima maglia a pois della corsa. Ma intanto il gruppo era in rimonta, e l'intervento dei Deceuninck-QuickStep (che avevano da giocarsi la carta Alaphilippe) ha accelerato le dinamiche dell'inseguimento.

 

Lambrecht contrattacca, Colbrelli s'intruppa, EBH vince
Al successivo passaggio sulla Roquenatou il gruppetto dei cinque si è ulteriormente selezionato. Ai piedi della salita (-22) restava ai battistrada poco più di un minuto, e in cima la situazione sarebbe risultata del tutto rimescolata. Eg e Pedersen si sono infatti staccati, imitati più su da Doubey, mentre in gruppo c'erano delle accelerazioni (firmate Zdenek Stybar e poi Julian Alaphilippe); un vero e proprio scatto di quelli belli, operato da Bjorg Lambrecht (Lotto Soudal), ha permesso a quest'ultimo di avvantaggiarsi sul plotone (di molto ridotto) e di andare a chiudere in tempi relativamente brevi il gap rispetto a Cort e Naesen, superstiti della fuga.

Lambrecht è scollinato con i due e con un margine tra i 20 e i 30" sul gruppo. Gregor Mühlberger (Bora) ha provato a imitare il giovane belga, ma è rimasto per un po' a metà strada, finché il plotone, trainato potentemente dalla Mitchelton-Scott (che lavorava per Daryl Impey), non l'ha reinglobato. Restava da chiudere sui tre, i quali però si guardavano bene dal mollare la presa. Anzi, più chilometri passavano, di strada dolce e declinante, più Cort, Naesen e Lambrecht ci credevano.

Ci si è dovuto mettere un vento contrario e sostenuto, nei chilometri conclusivi, per respingere in malo modo i sogni di gloria degli attaccanti: ripresi a 500 metri dall'arrivo, e non si dica che il gruppo non abbia fatto bene i conti oggi.

Non restava a quel punto che vedere chi si sarebbe aggiudicata la volata. Avremmo scommesso su Alaphilippe, ma il francese della Deceuninck ha invece lavorato per lanciare lo sprint del più blasonato compagno Philippe Gilbert. Ce n'erano anche altri di velocini, lì in mezzo, e tra questi Sonny Colbrelli (Bahrain-Merida) coltivava qualche legittima ambizione, senonché nel momento di lanciarsi è andato a intrupparsi tra il rallentante Alaphilippe e Impey, salvandosi in qualche modo dal ruzzolone (il rischio c'è stato nel feroce spalla a spalla fra i tre), ma abdicando alle speranze di far risultato.

Dall'altro lato, a destra, provava invece a uscire in anticipo Nils Politt (Katusha-Alpecin), ma il tedesco non ha avuto sufficiente resistenza veloce pur ipotizzando un bel numerino; meglio ha fatto Edvald Boasson Hagen, sbucato al centro e rinvenuto troppo forte perché Gilbert riuscisse a reagire. E quindi EBH primo su Gilbert e su Wout Van Aert (Jumbo-Visma) che aveva ben preso la ruota del norvegese; quarto Politt, in un ordine d'arrivo che sapeva tanto di Parigi-Roubaix... Quinto posto per Mühlberger davanti a Colbrelli, che per stavolta si deve accontentare del sesto. Top ten completata da Jonas Koch (CCC), Alexey Lutsenko (Astana), Benoît Cosnefroy (AG2R) e Michal Kwiatkowski (Ineos).

Nei 20 anche Alberto Bettiol (EF), 14esimo, e Gianni Moscon (Ineos), 20esimo, e nel gruppetto di una sessantina sono arrivati tutti gli uomini di classifica, da Nairo Quintana (Movistar) a Romain Bardet (AG2R), da Chris Froome (Ineos) a Jakob Fuglsang (Astana), da Tom Dumoulin (Sunweb) a Richie Porte (Trek), da Adam Yates (Mitchelton) a Thibaut Pinot (Groupama-FDJ).

La classifica rispecchia fedelmente l'ordine d'arrivo, Boasson Hagen guida con 4" su Gilbert, 6" su Van Aert, 10" su Politt e tutti gli altri del primo gruppo. Domani altra tappa mossa, strada che sarà tutta un saliscendi tra Mauriac e Craponne-sur-Arzon, 180 km con ben 8 Gpm, l'ultimo dei quali svetta a 18 km dal traguardo.
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Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!