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È Alaphilippe, è Flash Wallonne!

21.04.2021 17:10

Terza Freccia Vallone in quattro anni per Julian, ripreso e superato Primoz Roglic all'ultimo respiro. Gran terzo posto dell'immarcescibile Alejandro Valverde, UAE (Hirschi, Pogacar, Ulissi) fuori per due false positività al covid


Un due tre canta insieme a me, un due tre fante cavallo e re. Fante alla prima vittoria nel 2018, in un momento in cui non si sapeva ancora bene (pur intuendosi) che carriera avrebbe fatto Julian Alaphilippe, insomma potevamo considerarlo comunque uno dei tanti possibili, anche se in quell'occasione si tolse lo sfizio di spodestare Valverde; cavallo (di razza!) riconosciuto nel 2019, al tempo della seconda affermazione, nell'anno in cui avrebbe fatto mirabilie al Tour de France settando la propria immagine di corridore su un livello già da pochi raggiunto/raggiungibile. E infine re oggi, perché quello è: è uno dei re del ciclismo attuale, fortissimo e capace di vincere la terza Freccia Vallone in quattro anni, tre su quattro solo perché l'anno scorso la saltò, venendo essa troppo a ridosso del Mondiale vinto, nel lisergico calendario 2020 post covid.

È un re e lo sa bene, sa di dover lavorare triplo per respingere gli intrighi di corte dei tantissimi delfini cresciuti a dismisura in quest'ultimo biennio, in uno scenario in cui lui, Juju, sembra quasi della vecchia schiera, pur avendo solo 28 anni (29 ne compirà a giugno). È un re e ci tiene a ricordarlo, per esempio quando al traguardo, dopo aver rimontato ai limiti dell'impossibile un superbo Primoz Roglic, superato solo a 50 dall'arrivo (metri, non chilometri), illustra l'iride sul proprio petto, come a dire: "Vedete bene con chi avete a che fare?". Una grande vittoria che rilancia forte il paladino di Francia, reduce da una fase in tono minore successiva alla bella affermazione di tappa alla Tirreno: dopo quella prima vittoria stagionale, e prima di questa seconda, alcune classiche in cui il ragazzo non è sembrato al meglio, con piazzamenti lontani dal top tra Sanremo e Fiandre. Poi domenica ha chiuso l'Amstel al sesto posto, era il prodromo della riscossa odierna.

E fra quattro giorni Julian ha un appuntamento con la vendetta, quella che non ha finito di consumare oggi: perché sì, pensava di aver vinto la Liegi 2020 (gliel'avrebbero comunque tolta per volata scorretta), e - lo ricordate tutti - Primoz Roglic lo beffò all'ultimo secondo approfittando dell'esultanza anticipata del francese. Oggi forse Primoz pensava di aver vinto la Freccia ed è stato bruciato all'ultimo respiro da Alaphilippe. Ma per completare il riscatto ci vuole il trionfo monumentale, il quale sarebbe un perfetto suggello, tra l'altro, per il rinnovo contrattuale firmato di fresco con la Deceuninck-Quick Step, passaggio che certo ha contribuito a rasserenare - se ce ne fosse stato bisogno - il clima biologico di Julian.

Applausi comunque, e a scena aperta, a Primoz Roglic, che conferma di non essere corridore monodimensionale, tutt'altro, va a caccia di classiche e lascia l'impressione di non aver ancora esaurito il contenuto di un repertorio che anno dopo anno si rivela sempre più ricco di numeri d'alta scuola. Il secondo posto di oggi viene dopo l'ottima Amstel corsa a supporto di Wout Van Aert e seguita da un increscioso atto di sciacallaggio nei suoi confronti, quello perpetrato a mezzo video rimodellato e rimasticato per pretendere di dimostrare il motorino nella bici dell'ex saltatore. Più succedono fatti del genere, più uno prende le distanze da un certo modo di fare giornalismo, più si avvicina alla fatica e all'impegno dei corridori, del corridore in questo caso.

E a proposito di fatica e impegno, vogliamo regalare due righe a Valverde? Don Alejandro sente profumo di casa, in fondo lui la Freccia l'ha vinta solo cinque volte, e per di più mancava dal podio da tre anni... e invece rieccolo, il murciano, rieccolo con le sue 41 primavere da festeggiare il 25 aprile, ovvero domenica, ovvero... oddio, invece quante Liegi ha vinto Valverde?... Un grande, un campione infinito, un vecchio arnese che non ci stancheremmo mai di veder sgambettare da par suo in gruppo.

La corsa. La Freccia Vallone 2021 è partita già prima del via con la notizia del forfait della UAE-Emirates: positivi al covid Diego Ulissi e un membro dello staff, per cui tutti fermi a partire dal campione uscente Marc Hirschi e da Tadej Pogacar, che certo era tra i più attesi oggi. Il problema è che le positività risalivano a ieri, mentre oggi tutti i tamponi del team, fatti e rifatti (tre volte) hanno dato esito negativo: niente da fare per i protocolli vigenti, son bastate le false positività per fermare la squadra.

193.6 km da Charleroi a Huy, gara iniziata a spron battuto con vari tentativi di evasione, e solo al km 19 ha preso forma la fuga buona con Alex Howes (EF Education-Nippo), Sylvain Moniquet (Lotto Soudal), Sander Armée (Qhubeka Assos), Maurits Lammertink (Intermarché-Wanty) e Julian Mertens (Sport Vlaanderen-Baloise). Su di loro sono rientrati in breve Diego Rosa (Arkéa-Samsic), Louis Vervaeke (Alpecin-Fenix) e Simone Velasco (Gazprom-Rusvelo), mentre Niklas Eg (Trek-Segafredo) è restato per un po' a metà strada e poi è stato ripreso dal gruppo. Vantaggio massimo 5'15" al km 85 in cima alla Côte de Thom, dietro tiravano in diversi, tra cui la Movistar e segnatamente la Ineos Grenadiers.

Lunga fase interlocutoria in cui si segnalavano una serie indefinita di problemi meccanici per Howes là davanti, e qualche caduta dietro (ad esempio Sergio Higuita della EF ai -50), dopodiché possiamo volare verso la seconda delle tre ascese al Mur d'Huy, ai -32, laddove il drappello dei fuggitivi si è selezionato e hanno perso contatto Rosa, Velasco e Mertens. Il gruppo era già lì a poco più di un minuto, e iniziavano le schermaglie, con un mezzo allungo di Simon Geschke (Cofidis, Solutions Crédits) che però non ha prodotto sconquassi.

Non quanti ne avrebbe potuti produrre la caduta di Tom Pidcock (Ineos) poco dopo, ai -28: con il runner-up della Amstel sono andati giù Philippe Gilbert (Lotto), oggi al rientro, e Valentin Madouas (Groupama-FDJ). Gilbert è subito rientrato in gruppo, Pidcock ha avuto bisogno dell'aiuto di Tao Geoghegan Hart per rifarsi sotto ai -24.

Al secondo passaggio per la Côte d'Ereffe, ai -19, anche Howes si è staccato dal drappello di testa, il gruppo tirato dai Groupama era a 30". Fatti di maggior rilievo attendevano il plotone sulla Côte du Chemin des Gueuses, penultima scalata ai - 11.5: è stato Tim Wellens (Lotto) a partire, con Richard Carapaz (Ineos) impegnato a tamponare la falla e Omar Fraile (Astana-Premier Tech) a portarsi sul belga imitato dal giovanissimo Ilan Van Wilder (DSM). Intanto Lammertink aveva staccato Vervaeke, Moniquet e infine Armée, i quali venivano subito ripresi dai contrattaccanti, ma il gruppo era ancora a un passo, e la situazione si è presto ricomposta (con Carapaz ancora in vista) alle spalle del battistrada solitario.

L'avventura di Lammertink è durata fino ai piedi dell'ultima scalata a Huy, allorquando il corridore della Intermarché è stato ripreso dai resti del gruppo (non più di 30-40 unità) tirato dagli AG2R Citroën. Mancavano 1400 metri al traguardo, e il primo tentativo è stato proposto da Mikkel Honoré (Deceuninck), con l'intento di allungare le fila. Sul danese si è portato Jan Tratnik (Bahrain-Victorious) che si è isolato al comando appena superata la flamme rouge dell'ultimo chilometro, ma non sarebbe stato lui a dividere i buoni dai cattivi. Lo sloveno è stato presto reinglobato, un attimo di eterno per la fase di studio tra i favoritissimi, tutti allineati davanti con Pidcock che in qualche modo risaliva la schiera e il suo compagno Michal Kwiatkowski a tenergli temporaneamente in caldo la prima posizione.

Ma non sarebbe stato il piccolo britannico a spezzare l'equilibrio: quello era il ruolo che si era riservato Primoz Roglic: il capitano della Jumbo-Visma è partito fortissimo ai 350 metri, una botta secca che ha rotto il fiato a tutti, ma si sa che il Mur d'Huy non finisce mai. Alle spalle di Primoz c'erano Carapaz, Julian Alaphilippe (Deceuninck), nascosto per tutta la corsa fin lì, e - guarda un po' - la giovane promessa Alejandro Valverde (Movistar). Carapaz non ne aveva per ridurre il gap da Roglic, allora si è mosso direttamente Alaphilippe, uscito ai 250 metri col solo Valverde a ruota. Sulla prima rasoiata il margine da Primoz si è dimezzato, allora l'iridato ai 200 metri ne ha data una seconda con la quale si è sbarazzato di Alejandro e ha rimesso nel mirino lo sloveno al comando.

La terza botta Julian se l'è riservata per lo sprint: raggiunto Roglic ai 100 metri, affiancato ai 75, superato ai 50, staccato ai 25: giusto in tempo per l'esultanza agli 0 metri... ovvero sulla linea d'arrivo, su cui Alaphilippe ha sottolineato con le mani l'arcobaleno sulla sua maglia, prima di dichiarare questa sua terza Freccia la più bella, proprio in quanto conquistata da Campione del Mondo. Roglic ha accolto comunque di buon grado il secondo posto, che fa comunque volume nel palmarès, appuntando per la Liegi di domenica eventuali rivincite, e a 6" ha chiuso Valverde, il quale ha avuto buon gioco nel contenere il tardivo ritorno di Michael Woods (Israel Start-Up Nation), quarto a 8". A 11" un drappello con Warren Barguil (Arkéa Samsic), Pidcock, David Gaudu (Groupama), Esteban Chaves (BikeExchange) e Carapaz; lo step successivo i cronometristi l'hanno fissato ai 16" da Alaphilippe, distacco pagato da un altro drappello nel quale Maximilian Schachmann (Bora-Hansgrohe) ha preceduto per il decimo posto Bauke Mollema (Trek-Segafredo), Ben Tulett (Alpecin), Alex Aranburu (Astana), Quinten Hermans (Intermarché), Patrick Konrad (Bora) e Guillaume Martin (Cofidis); solo 17esimo a 19" Jakob Fuglsang (Astana), e spazio nei 20 anche per Benoît Cosnefroy (AG2R), Jack Haig (Bahrain) e Adam Yates (Ineos).

Il primo degli italiani, esattamente come domenica all'Amstel, è stato Kristian Sbaragli (Alpecin), 25esimo a 36" in un gruppetto in cui c'era anche Mauro Finetto (Delko), 26esimo; 30esimo a 40" Nicola Conci (Trek), il quale fino alla sgasata di Roglic aveva ben tenuto le prime posizioni del gruppo. Anche in queste classiche valloni torneranno giorni migliori per i colori italiani. Prima o poi.
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Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!