Lo sprint di Jasper Philipsen (a destra) in Via Roma © RCS Sport
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Jasper Philipsen, una laurea chiamata Milano-Sanremo

Il belga vince lo sprint ristretto dei migliori e conquista la prima Monumento in carriera, aiutato anche da Van der Poel. Matthews battuto e affranto, Pogacar infiamma la corsa e chiude sul podio. Media più veloce di sempre

16.03.2024 20:54

Jasper Philipsen ha vinto la Milano-Sanremo. A 26 anni conquista la prima Classica Monumento in carriera, probabilmente non sarà l'ultima ma alle prossime avrà tempo per pensarci. Stasera si gode il successo che certifica il suo status di velocista numero uno al mondo, in realtà già apparso piuttosto chiaro attraverso 37 vittorie nel triennio 2021-2023 con tanto di maglia verde all'ultimo Tour; certo una Sanremo è un'altra cosa, vincerla significa entrare in un albo d'oro da polsi tremanti, farlo in un'epoca in cui le ruote veloci soccombono ai deliri ciclistici della Compagnia dei Fenomeni vuol dire avere davvero qualcosa in più.

Che il ragazzo fa sul serio l'abbiamo capito alla scorsa Roubaix, chiusa al secondo posto, migliore del gruppetto da cui era sfuggito un incontenibile Van der Poel; che lo stesso Mathieu non si tiri indietro quando si tratta di lavorare per Jasper è un ulteriore elemento a conferma del valore riconosciuto di Philipsen. E il risultato alla fine non cambia, a livello di squadra: la Sanremo resta affare privato della Alpecin-Deceuninck.

Pogacar, un altro passettino verso il successo

Tadej Pogacar fa i selfie sul podio della Sanremo © RCS Sport
Tadej Pogacar fa i selfie sul podio della Sanremo © RCS Sport

Cambia, di poco ma in linea con la progressione negli anni, il risultato per Tadej Pogacar, che da oggi potrà fregiarsi di un podio anche nella Classicissima; tre Monumento le ha già vinte, la Roubaix deve ancora disputarla, quanto alla Sanremo lo score dice 12-5-4-3, i piazzamenti delle ultime quattro edizioni della corsa.

A forza di provare e riprovare gravitando dalle parti del podio, lo sloveno la vincerà, prima o dopo. Deve capire bene come fare perché - al netto di situazioni impreviste - questa gara offre una finestra d'azione piuttosto ridotta: il punto focale è il Poggio coi suoi dintorni, se si sbaglia ad approcciarlo (magari anche non avendo preparato il terreno al meglio) e ad affrontarlo, e non si riesce quindi a fare la differenza, praticamente non ci sono altri appelli; il contropiede ai due chilometri anche sì, ma a patto di non aver esaurito tutto sulla salitella.

Anche provare a sparigliare con un attacco da lontano, o con un tentativo all'arma bianca sulla Cipressa, espone al rischio di subire il ritorno degli avversari e non avere più argomenti validi da contrapporre, ma non è detto che, nella lunga ricerca di Tadej, anche questa opzione non trovi prima o poi cittadinanza.

Oggi Pogacar ha fatto sostanzialmente il massimo: per poco non ha staccato Van der Poel sul Poggio, per poco non si è involato con lui in discesa. Gli è mancato poco. Un gradino in meno da fare, rispetto all'anno scorso, nella rincorsa alla vetta del podio. E forse qualcosa in squadra non ha girato al meglio, tanto la Cipressa quanto il Poggio si sarebbero potuti affrontare in maniera più ficcante, se fossero stati presi a tutta dalla base della salita. Non dimentichiamo che siamo in epoca di marginal gains, in cui spostare un uno per cento di qua o di là può fare la differenza in una corsa equilibratissima.

Pedersen lo sconfitto, Matthews lo sconforto

Grazie alla sua stella, la UAE Emirates salva comunque il bilancio della spedizione sanremese; cosa che non può probabilmente dire la Lidl-Trek, che partiva con un Mads Pedersen in vena di proclami, con un Jonathan Milan come velocista di scorta, con un Toms Skujins e uno Jasper Stuyven capaci di colpire a propria volta. Un lavoro durato sin dalla mattina per tenere a tiro la fuga delle Professional (grandi complimenti in particolare alla Polti Kometa, per densità e rilevanza della presenza nell'attacco, ma brave e ben rappresentate anche Corratec e VF Group) e culminato con la trenata che ha riportato il gruppetto dei big su Pidcock sul rettilineo finale, opera di Stuyven.

L'amara scoperta di Jasper è stata che Pedersen non aveva più le gambe per giocarsela, e nemmeno per agguantare un consolatorio podio. Quarto e scornato, un rovescio che fa male. Quanto a sconfitte dolorose, Michael Matthews è un esperto del settore, avendo collezionato in carriera molti piazzamenti eccellenti e poche vittorie di gran peso. Nella Sanremo fino a oggi vantava due terzi posti, il secondo di oggi l'ha lasciato quasi costernato, a non voler accettare di aver perso per così poco una corsa così importante. Un po' l'avrebbe meritata, come premio alla carriera.

Milano-Sanremo 2024, la cronaca della corsa

Fuga di 10 verso Sanremo © RCS Sport
Fuga di 10 verso Sanremo © RCS Sport

288 km e inedita partenza da Pavia per la Milano-Sanremo 2024, 115esima della storia. Vento a favore e ritmo alto dall'inizio alla fine, per concludere con quella che sarebbe stata la media oraria più alta di sempre: 46,112 km/h, surclassati i 45,806 di Gianni Bugno 1990.

Dopo 18 km sono riusciti a evadere in 11: Davide Baldaccini, Valerio Conti e Kyrylo Tsarenko (Corratec-Vini Fantini), Lorenzo Germani (Groupama-FDJ), Sergio Samitier (Movistar), Romain Combaud (DSM-Firmenich PostNL), Davide Bais, Mirco Maestri e Andrea Pietrobon (Polti Kometa), Alessandro Tonelli e Samuele Zoccarato (VF Group-Bardiani CSF-Faizanè). Il gruppo ha concesso due minuti prima di mettersi a inseguire con piglio esagerato vista l'ora (non erano neanche le 11…), ma la Lidl-Trek (e poi anche la Alpecin-Deceuninck) non volevano una fuga troppo pretenziosa, e allora l'hanno tenuta lì, e quando Germani ha capito l'antifona si è rialzato, lasciando i battistrada in 10.

Per una vita il margine ha oscillato tra i 2' e i 2'30", poi è arrivato a 2'50" ai -75, ma la tendenza era chiara (cioè favorevole al gruppo) e lo è stata ancor più quando, sui Capi, a partire dal Mele ai -52, la UAE Emirates ha preso il comando delle operazioni, tirandoli forte tutti e tre e portando alle sorprendenti defaillance - tra gli altri - di Alexander Kristoff (Uno-X Mobility) e Christophe Laporte (Visma-Lease a Bike) già sul Berta, ai -40.

A questo punto il drappello di testa, che proprio sul Berta aveva appena perso l'apporto di Baldaccini, conservava 1'30", ma aveva in particolare nei Polti ancora una riserva di energia che ha fruttato un'altra ventina di chilometri d'avanscoperta. Dopo i Capi la UAE si è stranamente fatta da parte, il ritmo era comunque alto ma la Cipressa non è stata impostata per tempo dai compagni di Tadej Pogacar, tornati in testa dopo che la penultima salita di giornata era già cominciata da mezzo chilometro.

È stato Isaac Del Toro a incaricarsi di tirare il collo a tutti sulla scalata verso Costarainera, e in effetti il gruppo si è selezionato, tra gli staccati anche Jonathan Milan (Lidl); ma poi agli UAE è mancata la seconda sparata, quando il giovane messicano ha esaurito la propria spinta, a un chilometro e mezzo dalla fine della salita: a Pogacar rimaneva lì davanti Tim Wellens, il quale era però deputato a lavorare sul Poggio, per cui lì per lì ha tirato con un po' di freno a mano innestato. Sicché ai -22 la Cipressa l'hanno scollinata in 50. Visti bene in salita Filippo Ganna (INEOS Grenadiers), Mads Pedersen (Lidl), Alberto Bettiol (EF Education-EasyPost), ovviamente Mathieu van der Poel (Alpecin) e pure Tom Pidcock (INEOS) e Julian Alaphilippe (Soudal Quick-Step).

Dopo la Cipressa tutto ancora da determinare

Davanti rimanevano - con pochi secondi - Samitier, Tonelli e tutti e tre i Polti, Bais, Maestri e Pietrobon; proprio lo spagnolo si è incaricato di tirare in discesa ma ai -19 ha sbagliato una curva a destra finendo malamente per terra, lui e Pietrobon che gli era subito dietro. L'avanguardia del gruppo era comunque già in scia, tanto che i primi hanno pure rischiato di essere coinvolti nel capitombolo, dribblando al volo le bici rimaste in mezzo alla strada e i corridori stessi.

“I primi” erano in quel caso i Lidl Jasper Stuyven e Mads Pedersen, ai quali erano agganciati Van der Poel in terza ruota e Pogacar in quarta. Una picchiata resa quantomai selettiva dalla spinta di Stuyven, in effetti un buchetto alle spalle di Tadej s'è formato, anche se poi presto chiuso da Pidcock e gli altri. A fine discesa, ai -18, avevamo al comando un gruppetto di 25 uomini, e lì è ripartito Davide Bais, appena ripreso ma ancora desideroso di meritarsi la palma di combattivo di giornata.

Il gruppo che ai -11 si riportava sul vincitore del Gran Sasso al Giro 2023 era più folto di quando costui era partito: diversi rientri avevano portato a una cinquantina il conto dei presenti, e così si è affrontato il Poggio ai -9, con i Tudor a prenderlo sorprendentemente in testa con Marius Mayrhofer a fare il ritmo per Matteo Trentin. Mezzo chilometro per loro, poi altri 500 metri per la INEOS con Jhonatan Narváez a tirare e Filippo Ganna in seconda ruota, quindi riecco Tim Wellens, stavolta ben convinto di spingere per spianare il terreno all'assalto di Pogacar.

Gli attacchi sloveni: Pogacar, riPogacar, Mohoric

Il tentativo di Matej Mohoric nel finale della Sanremo 2024 © RCS Sport
Il tentativo di Matej Mohoric nel finale della Sanremo 2024 © RCS Sport

Quando Tadej è scattato a 6.5 km dalla fine (e 1 dallo scollinamento) ha trovato risposte: MVDP non gli ha mollato un metro, Bettiol e Ganna subito a ruota dell'iridato, un po' più indietro Pedersen e gli altri. Non era comunque l'attacco buono, e infatti tutti si son rialzati per un secondo e sono rientrati una decina di corridori.

Il fragore risuonato sul secondo affondo di Pogacar è stato parecchio più altisonante: 5.8 km alla fine, 300 metri dalla cima del Poggio. Stavolta c'è voluto il miglior Van der Poel per riuscire a non perdere definitivamente contatto con lo sloveno, il quale ha scollinato con 10 metri (forse meno) su Mathieu, che a propria volta aveva margine sul solito drappello di 10 aperto da Ganna a cui però la sorte stava per riservare una rottura del cambio che l'avrebbe messo fuori causa.

Il capitano UAE ha continuato a forzare anche in discesa ma Van der Poel, una volta riaccodatosi, non ha più mollato la presa; Pidcock ha riportato dentro diversi colleghi, tutto da rifare.

Tutto da rifare, e niente da perdere per alcuni dei presenti nel gruppetto: Matej Mohoric, per esempio. Il corridore della Bahrain-Victorious ha pensato di avere una chance per bissare il successo del 2022, quindi all'atterraggio sull'Aurelia, a 2.5 km dal traguardo, ha proposto il proprio contropiede, che solitamente è piuttosto velenoso.

Ma una giornata passata in bici a ritmo alto può fiaccare anche le migliori intenzioni, e Matej è letteralmente scoppiato nel giro di un chilometro, mentre nel gruppetto era Van der Poel a lavorare senza tregua. Ovvio che lavorava: tra i salvati sul Poggio, e quindi presenti nel drappello, c'era pure il suo compagno Jasper Philipsen: già il velocista numero uno al mondo, figurarsi in un gruppetto.

Gli ultimi tentativi di Sobrero e Pidcock, lo sprint vincente di Philipsen

Matej è stato ripreso ma non era l'unico underdog presente sulla scena: ai 1200 è stato infatti Matteo Sobrero (BORA-Hansgrohe) a scattare, ma pure lui ha subito dato l'idea di avere più idee che gambe, infatti ha cominciato a voltarsi e agli 800 metri si è visto piombare addosso Tom Pidcock. Il britannico è partito in contropiede ai 500 metri, dietro era sempre Van der Poel a lavorare ma c'era l'impressione che ciò potesse non bastare.

È stato allora Stuyven a mettersi tutti sulle spalle, a partire ovviamente da Pedersen, e ad andare a chiudere su Pidcock, ripreso ai 250 metri. Mentre si completava il ricongiungimento con Tom, Michael Matthews (Jayco AlUla) ha messo in campo la propria consapevolezza di avere un'altra occasione per vincere finalmente una Monumento, e si è lanciato ai 200 metri verso le transenne, a sinistra. Alla sua ruota, Philipsen, Pogacar e Bettiol.

Al contempo, Pedersen partiva tutto solo sul lato destro di Via Roma. Matthews ha ulteriormente stretto verso le transenne perché sentiva il respiro di Philipsen sempre più vicino, ma il belga è passato lo stesso nel pertugio correttamente lasciato da Bling. Tadej andava invece per vie centrali, convergendo con un Pederseon in rapido esaurimento di risorse; Bettiol sempre dietro a Pogi.

Philipsen e Matthews sono arrivati appaiati, se la sono giocata al colpo di reni, e la meglio l'ha avuta il 26enne nato ad Ham. Pogacar ha conquistato se non altro il podio, davanti a un deluso Pedersen e a Bettiol. Nono Alaphilippe, decimo Van der Poel, 12esimo Sobrero a chiudere il primo drappello. Il secondo gruppo è arrivato a 35".

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La Vuelta Femenina 2024 - Analisi del percorso
La Sanremo sfugge ancora a Pogačar: "Mancato qualcosa sulla Cipressa". Philipsen ringrazia VDP
Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!