Van der Poel mostra orgoglioso la propria bici sul traguardo di Tabor © UCI Cyclocross
Ciclocross

Mathieu sTABORdante: sesto Mondiale per Van der Poel!

Campionati del Mondo di ciclocross: nella prova élite maschile il prodigio dei Paesi Bassi si conferma iridato. Secondo posto per Nieuwenhuis, Vanthourenhout completa il podio. Fontana diciassettesimo nel giorno del ritiro di Stybar

04.02.2024 17:59

A meno uno da Eric De Vlaeminck

Negli ultimi tre anni Mathieu van der Poel si è divertito a rilasciare interviste in cui si diceva sempre più dubbioso sull'opportunità di continuare a correre nel ciclocross. Nel 2022-2023, dopo diversi problemi alla schiena che già l'avevano costretto allo stop anticipato nell'inverno precedente, sembrava aver deciso che quella sarebbe stata la sua ultima stagione nel cross per salvaguardare il futuro su strada. Salvo poi vincere il Mondiale di Hoogerheide, la Milano-Sanremo, la Parigi-Roubaix e il Mondiale di Glasgow e tornare dunque sui propri passi.

Eppure, l'idea di abbandonare la disciplina non gli è passata del tutto dalla testa, tanto che attualmente Mathieu sembrerebbe intenzionato a saltare per intero la prossima stagione (lui dice che potrebbe sperimentare un inverno normale in Spagna per una o due annate, ma difficilmente salterà il Mondiale casalingo di Hulst nel 2026), preparando quindi come tutti gli altri le classiche primaverili.

Chiaramente, una sua eventuale assenza prolungata, al di là dei dubbi effetti che avrebbe sulla sua carriera stradale (l'ideale sembrerebbe al momento una preparazione come quella che sta svolgendo attualmente Wout Van Aert, con una decina di cross al proprio interno nel cuore della stagione invernale), sarebbe una perdita gravissima per il mondo del ciclocross, che si vedrebbe privato del più grande specialista che abbia mai messo piede su un circuito di cross. La speranza a cui aggrapparci sono i sette titoli iridati ottenuti da un altro dei Grandi, Eric De Vlaeminck.

Come per tutti i cannibali, anche se magari a parole i record non interessano (non è il caso di Mathieu, che ha dichiarato di volerne fare un obiettivo concreto della sua carriera), raggiungere e superare lo storico traguardo di sette titoli mondiali del fratello di Roger De Vlaeminck, il “Gitano di Eeklo”, potrebbe rappresentare una motivazione extra per MVDP e spingerlo quindi a continuare almeno per un altro po' la sua esperienza nel fuoristrada. Tanto più che dopo oggi - giorno in cui in quel di Tabor, Repubblica Ceca, Mathieu ha conquistato il suo sesto oro mondiale nella categoria élite - il record appare ancora più vicino.

Van der Poel sulla salita tra due ali di folla © UCI Cyclocross

Nieuwenhuis e Vanthourenhout godono; Stybar commosso

La seconda posizione era il massimo risultato raggiungibile per qualunque cittadino del mondo che non si chiamasse Mathieu van der Poel da quando WVA aveva annunciato la propria assenza e la gara non ha regalato sorprese da quel punto di vista. Anche nella sfida per il podio, però, i pronostici sono stati abbastanza rispettati, con Joris Nieuwenhuis che ha dato conferma di esser ormai divenuto uno dei big del ciclocross ottenendo l'argento (dopo la vittoria al Campionato Nazionale dei Paesi Bassi, con MVDP assente) e Michael Vanthourenhout che quando sente odore di Campionati riesce sempre a dare il meglio di sé (il maggiore successo della sua stagione è non a caso il Campionato Europeo).

Questo Mondiale resterà nell'immaginario comune soprattutto per un altro aspetto: è stata l'ultima gara in carriera di Zdenek Stybar. Il ceco, campione del mondo tra gli élite nel 2010 (proprio qui a Tabor), nel 2011 (a Sankt-Wendel) e nel 2014 (a Hoogerheide beffando Sven Nys), non ha trovato nessuna squadra World Tour o Professional che credesse in lui dopo diversi problemi di salute di cui è stato vittima negli ultimi anni e allora ha deciso di appendere la bici al chiodo proprio dove tutto era iniziato quasi tre lustri fa. Da allora è cambiato tantissimo nel ciclismo e Stybar è stato parte di questo cambiamento, anche se non è mai riuscito ad ottenere quel successo tanto agognato che avrebbe dato ancora più sapore ad una carriera in bicicletta comunque molto soddisfacente; parliamo naturalmente della Parigi-Roubaix, sfiorata nel 2015 e nel 2017. 

Il ceco ha salutato la propria gente con il sorriso sul volto, sicuramente felice per l'esperienza che è stata la sua vita in bicicletta. In attesa di saperne di più sulle sue prossime esperienze non possiamo che ringraziarlo per le emozioni che ci ha regalato e fargli un grosso in bocca al lupo per qualunque cosa lo aspetti.

Zdenek Stybar impegnato durante il Mondiale © UCI Cyclocross

Una gara durata un battito di ciglia

Mathieu van der Poel non ha aspettato nemmeno un secondo del Campionato del Mondo di Tabor prima di lanciarsi all'attacco. Pronti via e già era in testa, deciso a prendere il comando della situazione dal primo metri di erba della gara. Dopo un minuto il solo Niels Vandeputte gli era a ruota, mentre tutti gli altri, a partire dal connazionale di Mathieu Joris Nieuwenhuis, iniziavano ad arrancare per reggere l'urto dell'uragano MVDP. Dopo la scalinata, in un segmento in cui l'esplosività è fondamentale, al quarto minuto di gara, Van der Poel era ufficialmente da solo al comando e aveva già ipotecato la sesta maglia iridata.

A qualche secondo Nieuwenhuis riusciva a tenerlo a vista per tutto il primo giro, mentre gli altri big attesi rimanevano intruppati facendosi scappar via il campione nazionale dei Paesi Bassi. Pim Ronhaar, Michael Vanthourenhout, Thibau Nys e Lars van der Haar in particolare pagavano dazio anche rispetto ad un non eccezionale Eli Iserbyt, il quale aveva però trovato una partenza quantomeno decente. Chi invece sorprendeva per la brillantezza era Clément Venturini, il campione francese della Arkéa già quinto a Fayetteville nel 2022.

Alla conclusione della prima tornata i distacchi dicevano già molto: Mathieu era in testa con 8" su un ottimo Nieuwenhuis, 24" su Venturini, Vandeputte, Toon Vandebosch, Iserbyt, Ronhaar e Vanthourenhout (bravi a risalire in fretta diverse posizioni) e oltre 30" sul gruppetto di Van der Haar e Nys. Nel secondo giro Vandebosch ha dovuto scontare un grave problema che gli è costato ogni velleità di buon piazzamento, mentre da quello che era il suo gruppetto provavano ad emergere Vanthourenhout e Ronhaar, con Iserbyt un po' staccato e molto appesantito nella pedalata (ma non è un segreto che terreni così pesanti non siano congeniali alle caratteristiche del fulmineo folletto). 

Alle sue spalle, invece, chi risaliva davvero forte erano LVDH e Thibau Nys, capaci di concludere la seconda tornata insieme a Iserbyt e Venturini a 45" da un inavvicinabile Van der Poel, ma distanti soli 6" dalla coppia Ronhaar-Vanthourenhout che era emersa come favorita per giocarsi la terza piazza alle spalle di MVDP e Nieuwenhuis (secondo a 13" dopo due giri).

Il bronzo di Vanthourenhout evita il disastro belga

Dal terzo round gli equilibri si sono stabilizzati e un po' per tutti è iniziata una gara di resistenza e tenuta più che di tattica e rimonta. Van der Poel ha iniziato a guadagnare in modo più significativo anche nei confronti di Nieuwenhuis, mentre Ronhaar, attaccando Vanthourenhout, tentava di completare quella che sarebbe stata un'altra clamorosa tripletta neerlandese dopo quella di ieri tra le donne. Ma soprattutto quello che sarebbe divenuto un abisso per il Belgio, la patria del ciclocross (maschile soprattutto) che nella gara regina non manca il podio dal lontano 1997, anno della vittoria italiana con Daniele Pontoni (CT della nazionale) a precedere lo svizzero Thomas Frischknecht e l'altro azzurro Luca Bramati.

A proposito dell'Italia. Mentre Gioele Bertolini incontrava difficoltà inattese anche nel difendere un posto tra i primi venticinque, un ottimo Filippo Fontana si avvicinava sempre di più alla top 15, un risultato molto positivo visto l'esiguo numero di gare disputate quest'inverno (appena cinque, Mondiale compreso).

A metà gara, cioè dopo tre dei sei round previsti dalla giuria (ancora una volta il vincitore ha concluso un Campionato del Mondo sotto l'ora di corsa), la situazione era la seguente: Mathieu padrone con 30" su Nieuwenhuis e 56" sul duo Vanthourenhout-Ronhaar, 1'08" su Van der Haar e 1'12" su Iserbyt. Un po' a sorpresa, invece, a giocarsi la top ten trovavamo Jens Adams, Michael Boros, Witse Meeussen, Venturini e Felipe Orts Lloret, oltre ad un Nys che aveva iniziato il suo ormai classico calo fisiologico.

La sfida ancora aperta da tener d'occhio era dunque quella per il podio. Vanthourenhout, tra un'insicurezza di Ronhaar e l'altra, ha staccato l'avversario accumulando un discreto bottino, aumentandolo successivamente per inerzia e sperando per un attimo, tra quinta e sesta tornata, di poter addirittura andare a prendere la seconda posizione di Nieuwenhuis. L'ex DSM ha però reagito una volta fiutato il pericolo e ipotecato un risultato più che meritato.

Per l'ottava volta nella sua carriera crossistica Van der Poel ha vinto il Mondiale (sesta tra gli élite), festeggiando il successo attorniato sul podio da Nieuwenhuis, ottimo argento, e Vanthourenhout, bronzo, che si conferma uomo perfetto per i grandi eventi. Nonostante il rilassamento finale, 37" e 1'06" sono stati i distacchi dei due più diretti inseguitori di MVDP, a testimonianza della superiorità di Mathieu su qualunque altro atleta che calchi i campi da cross. Quarto a 1'36" un Ronhaar piuttosto amareggiato, mentre Iserbyt ha chiuso quinto a 2'08" con una ferita al ginocchio destro; per lui rassegna iridata da dimenticare il prima possibile. 

Grande sesto posto invece per Adams, che nel finale ha avuto la meglio su un clamoroso Boros, evidentemente ringalluzzito dal tifo del pubblico di casa, e su Meeussen. Nys, alla fine nono, ha difeso la top ten proprio come Orts Lloret, che può ritenersi soddisfatto della propria decima piazza. Gli italiani: Fontana ha concluso il Mondiale in diciassettesima posizione, un piazzamento che fa ancora una volta intravvedere la possibilità di un futuro radioso per Filippo nel ciclocross, se solo decidesse di puntarci davvero. Nel finale il veneto è stato battuto da Laurens Sweeck (quattordicesimo; senz'altro il suo annus horribilis), Van der Haar (che nel quinto giro aveva rotto la catena, perdendo così la possibilità di chiudere nei cinque) e da Venturini. Gioele Bertolini trentesimo, una posizione davanti a Zdenek Stybar.

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