La FCI che verrà...

03.01.2017 10:00

I programmi elettorali dei 4 candidati a confronto: Di Rocco, Gimondi, Roscini e Francini si sfideranno il 14 gennaio a Rovereto


Ci siamo: tra 11 giorni la FCI rieleggerà il suo presidente a Rovereto, con un'Assemblea Nazionale Elettiva nel Museo d'Arte Moderna e Contemporanea della ridente località trentina. Non diciamo "eleggerà un nuovo presidente" perché l'ipotesi più quotata è esattamente quella opposta, e cioè che Renato Di Rocco, 70 anni, venga chiamato a portare avanti il suo impegno per il quarto mandato consecutivo. Una cosa mai successa, anche perché si sa, é stata proprio l'amministrazione Di Rocco a togliere l'asticella del limite sul numero dei mandati; l'abruzzese potrebbe risultare il presidente FCI più longevo della storia dopo Adriano Rodoni, storico "presidentissimo" (contemporaneamente presidente FCI e UCI per più di 25 anni) nell'età dell'oro delle due ruote.

Sono 3 i nomi che si opporranno al Renatino nazionale in questa tornata; i loro programmi (se di programmi si può parlare, come vedremo) sono stati resi pubblici, permettendoci di avere un'idea del modo in cui si presenteranno alle elezioni.

NOTA: Cliccando sulle foto dei candidati potrete leggere i loro programmi



RENATO DI ROCCO
Quello di Renato Di Rocco è il primo dei non-programmi: si tratta per lo più di un elenco di cose avvenute durante il suo mandato e di opere in corso d'essere, delle quali, da buon presidente uscente, si arroga i meriti. Non possiamo certo negare che in alcuni settori il movimento italiano stia vivendo un buon momento; pensiamo alla pista che sta tornando su alti livelli ed al ciclismo femminile, competitivo a livello mondiale in qualsiasi disciplina nonostante i pochi soldi ed il poco interesse mediatico; ma su molti altri punti restano nodi delicati insoluti, e come da regolamento d'ingaggio, i programmi dei concorrenti verteranno su questo.



NORMA GIMONDI


La bergamasca è senza ombra di dubbio lo sfidante più quotato di questa tornata elettorale; se non altro quello che è stato più considerato a livello mediatico. La sorpresa e i dubbi a fronte della notizia della candidatura sono stati non pochi; vuoi per il personaggio politicamente sconosciuto, di fatto noto per essere "figlia di", sebbene in ambito ciclistico l'avvocato Norma Gimondi sia presente da molti anni, come procuratore, ex-componente della Corte d'appello Federale e arbitro per l'UCI, vuoi perché non è chiaro quale sia la sua base elettorale. Fatto sta che Norma Gimondi ha presentato l'unico programma elettorale che possa dirsi tale, che batte il ferro sui veri punti deboli del ciclismo oggi che l'amministrazione Di Rocco non è riuscita a sanare o peggio: la riforma dello Statuto (per garantire un Consiglio di Presidenza più pratico ed evitare che la federazione sia coinvolta in conflitti d'interesse con società di servizi come avvenne per Firenze 2013), la restrizione delle base nelle categorie giovanili, l'aggiornamento delle strategie di marketing e comunicazione, la revisione della legge 91/81 sul professionismo, il diritto alla partecipazione alle gare delle Continental, la proliferazione senza controllo degli enti di attività amatoriale.



CARLO ROSCINI
Di Carlo Roscini possiamo dire che è il padre-padrone del ciclismo umbro, visto che dal 1989 siede alla presidenza, e qualunque tentativo di opposizione è stato facilmente stroncato sul nascere. I motivi per i quali Roscini ha deciso di trascurare un attimo il suo feudo (recentemente alla ribalta delle cronache ciclistiche per vistosi difetti organizzativi, tra crono a traffico aperto e caos cronometraggi nelle prove di ciclocross) non si evincono dal suo "programma", decisamente più sintetico rispetto a quello dei sopracitati e riconducibile a una manciata di frasi fatte sui rapporti tra i vari attori del ciclismo. Quello che possiamo immaginare è che a Rovereto farà valere il potere politico cumulato negli anni, facendo da ago della bilancia se si dovesse vedere battuto.



ANGELO FRANCINI
Teniamo per ultima la candidatura più sorprendente: alzi la mano chi si aspettava Angelo Francini a Rovereto in tali vesti, considerando che fino a qualche mese fa non era nemmeno più tesserato. Non se lo aspettava ad esempio il Tribunale Federale, che lo ha inizialmente escluso per un vizio di forma salvo poi accettare il suo ricorso. Francini negli ultimi anni si è fatto notare interagendo con diverse testate sul web come paladino dell'antipolitica federale, ma alle spalle ha un'importante carriera politica come consigliere federale che ne fa un candidato serio e preparato. Detto questo, la sua candidatura sa più di provocazione che altro, visto che il programma non fa volutamente alcun accenno all'attività sportiva, giustificato dalla necessità di una revisione operativa a monte.


Il nostro pensiero
Forse, cari lettori, avrete notato un certo disinteresse da parte nostra alla questione politica in questa tornata elettorale, rispetto alla precedente che ci vide parecchio coinvolti. Tante cose sono successe nei 4 anni che sono passati, ma una cosa non ci sembra cambiata: lo scollamento che c'è tra il movimento ciclistico e i Grandi Elettori che il 14 gennaio andranno a eleggere il presidente FCI a Rovereto. All'indomani delle elezioni 2013 tutti gli sconfitti denunciarono il nosense del sistema, che vedeva delegati provenienti da società inesistenti del meridione e nel contempo il cuore pulsante del movimento non adeguatamente rappresentato.
Questo contesto all'epoca favorì Di Rocco, e da allora la situazione per lui potrebbe essere anche migliorata: tra i suoi oppositori all'epoca, e tra i più importanti comitati d
el nord, chi sarebbe disposto a barattare un presidente a stretto contatto con l'UCI e capace di accontentare un po' tutti, con un ambizioso salto nel vuoto? Pochi, davvero pochi, come testimonia l'endorsement di Rocco Marchegiano, uno dei principali rivali del 2013. E probabilmente di quei pochi nessuno sarà a Rovereto.
Ma anche se il 14 gennaio le urne dovessero mandare a casa il presidente uscente per una figura fresca, siamo sicuri della genuinità di un risultato proveniente dal marcescente sistema dei delegati, un meccanismo che sta alla rappresentatività come l'alluce valgo sta all'alluce (cit.)? Ecco, per questo motivo, in qualunque caso, guarderemo questa elezione con un occhio solo. Nell'attesa (vana?) che il cambiamento in questo sport arrivi davvero, dall'esterno e dall'interno, in un modo più moderno di vederlo e di viverlo, cosa nella quale in Italia ci sentiamo ancora troppo soli. 

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