Tim Merlier vince a Fossano e fa la dedica a Wouter Weylandt © Giro d'Italia
Giro d'Italia

Pogacar ci riempie il cuore, Merlier si prende la volata

Tadej rende bellissimo il finale di una tappa interlocutoria, lo riprendono ai 200 metri, poi Tim batte Jonathan Milan nel primo sprint del Giro d'Italia 2024

06.05.2024 19:12

Nell'attesa di completare la cronaca della tappa, il giornalista a volte anticipa pezzetti di commento (così finisce prima l'articolo), e oggi chi scrive pensava di aver individuato lo snodo più rilevante della giornata, e gli aveva dedicato due paragrafetti, quelli che seguono in corsivo.

Momento highlight di giornata, quello in cui a 22 km dalla fine Tadej Pogacar (oggi vestito curiosamente con maglia rosa e pantaloncini… ciclamino) è andato a sprintare al traguardo volante di Cherasco, in palio per il vincitore 3" di abbuono (ne ha presi 2)… Per altri corridori a questo punto ci staremmo chiedendo le motivazioni profonde di una simile mossa, “è lo strapotere che sente di avere, o sotto sotto è un po' insicuro di sé e sente la necessità di mettere fieno in cascina?”.

Per Tadej no, sappiamo benissimo che ci sono momenti in cui non capisce più niente, infoiato da un'idea primordiale, bambinesca e quindi massimamente sincera, di agonismo. Quella che lo spinge a dirsi “uhm, c'è un traguardo volante, vediamo se riesco a vincerlo!”, anche se fino a un attimo prima la consegna era di risparmiare tutte le energie possibili.

Non avevamo fatto in tempo a pensare cose giulive tipo “tanto cos'altro potrà succedere, all'infuori dello sprint?”, che ci siamo ritrovati a dover moltiplicare per dieci i concetti espressi poco prima, perché quel matto ha provato pure a vincerla, la tappa, con un finale insensato da tutti i punti di vista (a che gli serviva? Quanto avrebbe mai potuto guadagnare a fronte di un fuorisoglia di cinque minuti? Quante reali possibilità aveva di anticipare il gruppo fomentatissimo dall'idea della prima volata del Giro?), ma proprio per questo di somma bellezza.

La trenata dei 2.2 km, quella con cui Tadej ha dato respiro all'azione nata poco prima in risposta a Mikkel Honoré… la faccia tirata di Geraint Thomas, che si era inserito nell'attacco ma faticava a tenere la ruota dell'incontenibile sloveno… Honoré che in breve viene disperso dalle folate pogacariane… i gregari dei velocisti con l'anima di fuori, nello sforzo di andare a chiudere, e quello che non si fermava e insisteva fino ai 200 metri, quando infine l'hanno affiancato e superato.

Fatica: tanta. Guadagno: zero. Scacco tattico da Thomas: presente (Geraint ha dato due cambietti, facendo respirare Tadej e quindi invogliandolo a proseguire lo sforzo fino alla fine: energie sprecate, più quelle di Pogi che quelle di G). Però, ammirazione conquistata presso il pubblico: tendente a infinito. Momenti memorabili regalati a chi tra venti-trent'anni racconterà ai più giovani di quanto ci si divertiva quando c'era Pogacar che scattava ai traguardi volanti o nei finali delle tappe da velocisti: a iosa!

Per Tim Merlier vittoria dedicata a Wouter Weylandt

Chi si potrà in qualche misura adombrare per le trovate estemporanee e selvatiche di Pogi è Tim Merlier, che la tappa l'avrebbe in effetti vinta. Ma se alla tua festa di compleanno inviti il più figo della scuola, non puoi sperare di conservare tu lo scettro di re della serata. (In compenso, però, della tua festa parleranno tutti!).

Per Tim quella di Fossano è la 42esima vittoria da professionista, seconda al Giro dopo la tappa di Novara nel 2021 (diciamo che il Piemonte è un contesto a lui gradito), e anche questa - come quella - è stata dedicata, col segno della W mimato con le mani, alla memoria di Wouter Weylandt. La volata è stata convulsa come si conviene a uno sprint buttato giù in coda a uno stretching prolungato come quello a cui il gruppo è stato sottoposto oggi da Pogacar: tra gente che parte lunghissima e altra che si trova intruppata nell'andirivieni dei treni, non è scontato trovare la corsia giusta e saperla sfruttare.

Merlier ha regolato la non trascurabile compagine dei velocisti presenti quest'anno alla corsa rosa, a partire da Jonathan Milan, che riparte da dove ci aveva lasciati al Giro 2023: dal secondo posto. L'anno scorso furono quattro alla fine le piazze d'onore di Johnny a fronte di una vittoria; gli auguriamo che stavolta il bilancio sia più favorevole al suo palmarès…

Giro d'Italia 2024, la cronaca della terza tappa

Il momento dell'attacco di Honoré, Pogacar e Thomas © UAE Emirates-SprintCycling
Il momento dell'attacco di Honoré, Pogacar e Thomas © UAE Emirates-SprintCycling

Dopo l'avvio sprint del Giro d'Italia 2024, al terzo giorno il gruppo si è preso una pausetta, neutralizzando di fatto tutta la prima parte della facile Novara-Fossano, 166 km senza eccessive difficoltà. Passo d'uomo, chiacchiere e qualche risata per i 50 km iniziali, scattati senza Eddie Dunbar (Jayco AlUla), non ripartito dopo la caduta di ieri.

Solo ai -114 qualcosa s'è smosso, in vista del Gpm di Lu (il più breve della storia, a meno che qualcuno non ci provi che, da qualche parte nel mondo, qualche volta c'è stato un Gpm di una sola lettera…): è stato Lilian Calmejane (Intermarché-Wanty) a muoversi, con la prospettiva di riavvicinare il già lontanissimo Tadej Pogacar nella classifica degli scalatori (il francese era stato la prima maglia azzurra, sabato). Con Calmejane è partito anche Davide Ballerini (Astana Qazaqstan), che ha proseguito da solo dopo che Lilian - presi i suoi tre bravi punticini al citato Gpm ai -108 - s'è rialzato.

Il veneto ha pedalato con un minutino di margine per qualche chilometro, ma senza crederci troppo nemmeno lui, dopodiché ai -98 ha smesso di sgambare e pure lui ha aspettato il gruppo. Nell'avvicinarsi al traguardo volante di Masio ai -87 si è creato uno strappo nel plotone, sicché si son ritrovati davanti quasi tutti gli uomini veloci presenti, qualcuno accompagnato da gregari.

Poi Jonathan Milan (Lidl-Trek) ha vinto lo sprint su Edward Planckaert (Alpecin-Deceuninck) e Olav Kooij (Visma-Lease a Bike), Filippo Fiorelli (VF Group-Bardiani CSF-Faizanè) ha rilanciato l'azione dopo la volata e ci siamo ritrovati con questa bizzarra fuga di velocisti: 26 uomini a comporre un gruppo in cui, oltre ai citati, c'erano anche Kaden Groves (Alpecin), Danny van Poppel (BORA-Hansgrohe), Benjamin Thomas (Cofidis), Bini Girmay (Intermarché), Tim Merlier (Soudal Quick-Step), Caleb Ewan (Jayco), Christophe Laporte (Visma), Matteo Trentin e Alberto Dainese (Tudor), Martin Marcellusi e Manuele Tarozzi (VF Group).

Dall'improvvisa anarchia di metà tappa al t.v. di Tadej

Fino a un minuto guadagnato dall'azione dei 26, quindi Milan ha vinto pure l'Intergiro di Montegrosso d'Asti ai -69 (su Merlier e Groves), e intanto che il gruppo accelerava per riavvicinare i primi, si frazionava: split ai -60, invischiato nel secondo troncone tra gli altri Cian Uijtdebroeks (Visma).

Un momento di meravigliosa anarchia: nonostante si trattasse di pochi secondi a ballare per gli uni e per gli altri, sicuramente il frangente è stato un moltiplicatore di stress per i corridori in gara, tra i Visma dietro impegnati a tentare di chiudere, i Movistar in mezzo ad animare questo mezzo ventaglio coi Bahrain-Victorious e i Polti Kometa, e financo i battistrada a tirarsi il collo con scatti e tentativi.

Quando Cian e i suoi (c'erano 80 corridori nel troncone, non pochi) hanno raggiunto il gruppo maglia rosa, ai -46, al drappellone al comando restavano 10", che sono stati puntualmente azzerati di lì a poco, quando ai -43 il plotone è tornato compatto. Intanto un po' di pioviggine era cominciata a cadere sulla carovana, e giungeva la notizia del ritiro di Simon Carr (EF Education-EasyPost).

Siccome c'era ancora un po' da pedalare per arrivare a Fossano, e di nuove fughe non avremmo visto per il momento l'ombra, ai -22 Tadej Pogacar (UAE Emirates) ha pensato di spezzare la monotonia andando a sprintare al traguardo volante con abbuoni di Cherasco, davanti a Geraint Thomas ma preceduto dall'altro INEOS Thymen Arensman. Un secondo guadagnato sul gallese, due su tutti gli altri avversari di classifica.

L'assurdo finale e la vittoria di Merlier su Milan

Pensavamo che la sgambata per il fuoriclasse di Komenda si fosse esaurita con quella volatina, e invece il finale era tutto da scrivere. Dai -4 ai -3 uno strappetto all'ingresso di Fossano: in altri tempi sarebbe scorso via senza lasciare tracce. In altri tempi, appunto. Oggi ai 3.1 km è partito Mikkel Honoré (EF), e Pogacar, che era lì a presidiare le prime posizioni alle spalle degli INEOS che tiravano il gruppo, ha deciso di accodarglisi.

Parte la maglia rosa? Ovviamente si sente chiamato in causa anche il secondo della generale: e infatti Thomas non ha perso tempo a capire che era il caso di essere presente. Dal presenziare ad avere argomenti utili per il dibattito ce ne passa: e infatti Geraint si è limitato ad accucciarsi (faticosamente) alla ruota di Pogi, mentre Honoré saltava quasi subito. E saltava perché Tadej stava picchiando fortissimo.

L'energia prodotta in quei tre chilometri da Ciuffettino sarebbe stata sufficiente ad alimentare una città di media grandezza. Non gli è bastata per arrivare fino al metro 0, nonostante un paio di brevi cambi di Thomas, perché i velocisti alla fine son piombati su di loro. A chiudere fisicamente ai 200 metri è stato Matteo Trentin, che stava lanciando la volata ad Alberto Dainese (il quale però si era fatto soffiare la ruota del compagno da Tobias Andresen della DSM-Firmenich PostNL).

Jonathan Milan è uscito forte verso il lato sinistro della strada con Jenthe Biermans (Arkéa-B&B Hotels) a ruota, ma ancor più forte è venuto fuori al centro Tim Merlier che è riuscito a sopravanzare negli ultimi metri il friulano, trascinandosi peraltro dietro Girmay che ha preso il terzo posto. Sesto posto per Kooij, solo decimo Dainese alla fine.

La classifica cambia poco, giusto qualche assestamento tra gente a pari tempo causato dal gioco dei piazzamenti, qualche limatura da abbuono. Pogacar è in rosa con 46" su Thomas, 47" su Dani Martínez (BORA), 56" su Einer Rubio (Movistar) e Uijtdebroeks, 1'07" su Lorenzo Fortunato (Astana Qazaqstan).

Domani la quarta tappa del Giro d'Italia 2024 sarà la Acqui Terme-Andora, 190 km facili ma nettamente increspati dal Colle del Melogno a metà percorso. Diciamo che ci sono le prospettive per una fuga strutturata, al contrario di quanto visto oggi; ma alla fine (e nonostante il facile, sanremese Capo Mele ai -3) dovrebbero spuntarla ugualmente i velocisti.

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Alex Molenaar, il neerlandese che sogna una corsa sola: la Volta a Catalunya
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Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!