Aperitivo col Martínez, ma l'ubriacatura è slovena
Sul durissimo muro di Pas de Peyrol vince Dani Martínez in fuga, e tra i big Roglic e Pogacar staccano tutti. Bernal finale in apnea, saltano i francesi Bardet e Martin
Una giornata di battaglia partita prestissimo sulle prime salite in programma, passata da una lunga fase interlocutoria in cui la fuga di turno ha preso il largo, e coronata dai fuochi d'artificio sulla scalata conclusiva. Il Tour de France 2020 ci piace sempre più, la frazione di oggi era un altro antipasto di quel che sarà, ma ci siamo divertiti, a tratti anche molto. Primoz Roglic sembra tuttora inattaccabile, e per il momento le insidie maggiori per lui vengono dal suo connazionale Tadej Pogacar, con Egan Bernal che oggi paga dazio e che dovrà trovare una chiave di lettura per l'ultima settimana di montagne. Tutto ciò nel giorno in cui piange la Francia, con Guillaume Martin e Romain Bardet che escono dalle zone alte della classifica, e che - pure loro - si ritrovano nella condizione di dover cercare un modo per riproporsi al top nei prossimi giorni.
La vittoria al traguardo ha arriso a Daniel Martínez, vincitore dell'ultimo Delfinato ma messo fuori causa per la generale del Tour da un paio di cadute nei primi giorni di gara. Il 24enne della EF è stato bravissimo nel gestirsi in fuga, nell'attaccare al momento giusto sulla penultima salita e poi nel divincolarsi dalla tenaglia Bora-Hansgrohe nella quale si era trovato nel finale. Una soddisfazione di giornata che f0rse non colma la voragine di delusione per l'essere fuori gioco in chiave successo finale, ma che - essendo peraltro la prima al Tour per il colombiano - gli funge da conferma sulle sue ottime doti da scalatore.
Un avvio col coltello tra i denti, poi la fuga prende il largo
È bastata una salitella in avvio della 13esima tappa del Tour de France 2020, da Châtel-Guyon a Puy Mary Cantal (191.5 km), per incendiare la tappa sin dalle primissime battute. Non staremo qui a riportare tutti i tentativi nei primi chilometri, impossibile rendere la fluidità della situazione di gara senza tediare il lettore con mille elenchi. Basti dire che dopo 15 km trovavamo al comando cinque uomini: Rémi Cavagna e Julian Alaphilippe (Deceuninck-Quick Step), Benoît Cosnefroy (AG2R La Mondiale), Simon Geschke (CCC) e Daniel Martin (Israel Start-Up Nation); Alaphilippe era stato il maggiore "spingitore" della fuga, ma le distanze erano ancora ridotte rispetto al gruppo, da cui continuavano a venir fuori gruppi e gruppuscoli. Problemi invece per i velocisti della compagnia, staccati subito, poi rientrati dopo la salitella, poi nuovamente distanziati sul primo Gpm ufficiale della tappa, poco dopo.
Un gruppetto di contrattaccanti è rimasto tra i battistrada e il plotone, e da questo è emerso Marc Soler (Movistar), che tutto solo è rientrato sui battistrada sulle rampe del Col de Ceyssat (il citato Gpm, peraltro un 1a categoria); sulla stessa salita si è poi staccato Cosnefroy, che ha così salutato le speranze di difendere in prima persona la maglia a pois: gli restava la speranza che nessuno facesse abbastanza punti per superare i suoi 36. Continui stress della situazioni (staccati da un gruppetto, o dall'altro, scatti tra gli intercalati ma anche dal gruppo) hanno portato al formarsi di un terzetto interessante alle spalle dei primi, con Lennard Kämna (Bora-Hansgrohe) e la coppia EF Hugh Carthy-Daniel Martínez. Geschke si è preso i 10 punti del Gpm al km 36, quindi tra la discesa e la successiva scalata la situazione si è decisamente stabilizzata e abbiamo avuto un quadro netto.
Tutti gli intercalati si sono ricompattati, a formare un drappello composto da 12 nomi: i citati Kämna, Martínez e Carthy, e poi Pierre Rolland (B&B Hotels-Vital Concept), Warren Barguil (Arkéa-Samsic), Romain Sicard (Total-Direct Énergie), Maximilian Schachmann (Bora), Neilson Powless (EF), Nicolas Edet (Cofidis, Solutions Crédits), David De la Cruz (UAE Emirates), Pavel Sivakov (Ineos-Grenadiers) e - ultimo ad agganciarsi - Valentin Madouas (Groupama-FDJ). Lungo il Col de Guéry, poi, a 2 km dalla vetta (e quindi a 130 dal traguardo) i 12 hanno riacciuffato i cinque di testa, a formare un drappellone di 17 che avrebbe lanciato uno dei suoi componenti al successo di tappa.
Tale esito era già chiaro a quel punto, dato che il gruppo maglia gialla si era praticamente fermato, col vantaggio dei battistrada schizzato in un attimo a cinque minuti, e destinato ancora a salire.
Il gruppo lascia fare, davanti Schachmann prova la stoccata
Uno scattino di Rolland al Gpm di Guéry, poi gli altri 16, poi a 5'56" il gruppo controllato dalla Jumbo-Visma di Primoz Roglic, una discesa di pura routine e quindi la scalata al terzo Gpm di giornata, il Montée de La Stèle. Qui, al km 80 (-112), son partiti Madouas e Carthy, poi il francese ha staccato il collega ed è andato a scollinare da solo al Gpm di 2a categoria, ma in discesa il gruppo di testa si è ricompattato, sostanziando il vantaggio sempre sui 7'. Nel corso della lunga picchiata, intervallata da diverse contropendenze, un momento topico è stato rappresentato dalla caduta che ha coinvolto, ai -88, tra gli altri Romain Bardet (AG2R La Mondiale), Bauke Mollema (Trek-Segafredo) e, marginalmente, Nairo Quintana (Arkéa). Se il colombiano ha subito ripreso la coda del gruppo, e il francese ci è riuscito dopo qualche chilometro di inseguimento, per il vincitore del Lombardia 2019 non c'è stato niente da fare: ritiro immediato dal Tour per lui, che ha sbattuto contro un mattone di pietra riportando ferite al volto.
Alaphilippe si è aggiudicato il traguardo volante di Lanobre (-81), il plotone intanto rallentava sempre più, tanto che da dietro in questo frangente della tappa sono riusciti a rientrare tutti i corridori precedentemente staccati (da ultimo Caleb Ewan coi suoi compagni della Lotto Soudal, che oggi l'hanno scortato per tutto il tempo in una frazione abbastanza complicata per il folletto australiano). Altri 2 punti Gpm per Rolland alla Côte de l'Estiade (-62), poi l'andamento lento del gruppo ha permesso ai 17 di testa di portare il proprio vantaggio fino a 10'45", limite massimo toccato ai -42.
In un tratto di discesa, ai -38, Powless è evaso dal drappello dei fuggitivi, e in quegli stessi minuti si è segnalato un cambio di passo in testa al gruppo: la Ineos ha rilevato i gialloneri della Jumbo-Visma, aumentando un po' il ritmo, ad onta di una scenetta esibita poco prima da Egan Bernal, che palesava smorfie di stanchezza a favore di telecamere. Sulle rampe della Côte d'Anglards-de-Salers anche Schachmann si è mosso lì davanti, raggiungendo poi Powless ai -29, e l'accordo tra i due è risultato buono, ma solo fin quando l'americano è riuscito a tenere le ruote del tedesco: ai -18 il corridore della Bora si è involato da solo, trovandosi a gestire a quel punto oltre un minuto sugli altri fuggitivi (gruppo a 9'30").
Martínez si prende un bellissimo successo di tappa
C'era ancora il Col de Neronne da affrontare prima della scalata conclusiva. Tra i fuggitivi Marc Soler ha alzato nettamente il ritmo mettendone uno per angolo, ma ai -14 è stato lo scatto di Daniel Martínez a risultare decisivo; al colombiano si sono accodati Lennard Kämna e lo stesso Soler, il quale però un chilometro più su ha dovuto mollare il colpo. Al Gpm Schachmann è passato con 25" su Martínez e Kämna e 55" su Soler transitato con Pierre Rolland e Nicolas Edet, mentre il gruppo, notevolmente selezionato, è passato a 8': quando scriviamo "notevolmente selezionato", è d'obbligo citare il clamoroso crollo dei francesi, con Guillaume Martin (Cofidis) e Romain Bardet staccatisi con Adam Yates (Mitchelton-Scott) a circa 12 km dal traguardo, non lontano dal Gpm. Ma mentre il britannico è riuscito a riaccodarsi ai migliori, per i due transalpini la luce si è del tutto spenta.
Richard Carapaz (Ineos) ha forzato ulteriormente l'andatura, e nel drappello son rimasti in 13, non di più: con l'ecuadoriano e il suo capitano Bernal c'era un terzetto Jumbo (Tom Dumoulin e Sepp Kuss con Primoz Roglic), Mikel Landa (Bahrain-McLaren), Richie Porte (Trek), Rigoberto Urán (EF), Tadej Pogacar (UAE), Miguel Ángel López (Astana), Nairo Quintana (Arkéa), Enric Mas (Movistar) e il redivivo Yates, più altri corridori raccattati strada facendo dalla fuga. Sulla breve discesa successiva è riuscito a rientrare anche Pello Bilbao a dar man forte a Landa.
Sulla salita finale verso il traguardo di Puy Mary Schachmann ha tentato in tutti i modi di respingere il ritorno dei due inseguitori, ma i fendenti di Martínez sono stati spietati e hanno portato al ricongiungimento a 1600 metri dalla vetta. Il problema del colombiano era che si era portato a ruota per tutto il tempo Kämna, compagno di Schachmann, e il giovane Lennard ha puntualmente piazzato il proprio scatto nel momento esatto in cui Schachmann è stato raggiunto. Martínez ha reagito e si è rimesso a trenare, Schachmann dopo aver accusato il colpo è riuscito a riportarsi dentro, per staccarsi però nuovamente ai 700 metri. E di nuovo, nell'occasione, Kämna ha provato l'affondo: il gioco di squadra Bora è stato bello a vedersi, ma non efficace di fronte alla maggiore attitudine di Martínez sulle dure rampe del Pas de Peyrol.
Si è giunti di fatto alla volata sul muro, Kämna ha provato a colpire due volte colpendo per primo, scattando ai 150 metri, ma Martínez non si è perso d'animo, ha reagito, e ha rimesso la ruota davanti per andare a conquistare un meritato successo di giornata. Kämna è stato cronometrato a 4", Schachmann ha chiuso a 51", quindi a 1'33" è arrivato Valentin Madouas, seguito a 1'42" da Rolland, a 1'53" da Edet, a 2'35" da Geschke, a 2'43" da Soler, a 3'18" da Carthy, a 3'52" da De La Cruz e a 4'31" da Dan Martin, undicesimo e ultimo dei fuggitivi a precedere i big della corsa.
Pogacar punge ancora, Roglic risponde da re, Bernal boccheggia
Intanto dietro infuriava la battaglia, e ad accenderla era di nuovo Tadej Pogacar. Lo scatto dello sloveno giovane ha chiamato la reazione dello sloveno "anziano", ovvero la maglia gialla Primoz Roglic. Chi ha patito il colpo è stato Bernal, che non ha saputo rispondere subito; Porte, López e Landa hanno tenuto i due attaccanti a vista, e il tasmaniano ha tenuto un ritmo buono per non perdere troppo terreno; viceversa, il campione uscente si è giovato di una breve trenata del connazionale Urán per poi rilanciare e rimettere nel mirino il terzetto che lo precedeva; ancor più indietro Quintana.
Bernal si è giocato il tutto per tutto ai -2 ma non è riuscito a chiudere il buco su Porte-López-Landa, e ha pagato carissima la defaillance, perché sulle ultime rampe i due sloveni hanno rilanciato ulteriormente, e Porte ha tenuto botta molto bene, e ciò ha portato a un solco notevole in termini di distacco per Egan. Roglic è stato poi spietato nell'ultimo chilometro, aumentando ancora il ritmo e transitando per primo, tra i big, sulla linea d'arrivo (dodicesimo dell'ordine d'arrivo a 6'05" da Martínez); però il suo connazionale Tadej non ha perso neanche un centimetro, chiudendo a ruota della maglia gialla.
A 13" sono passati Porte e Landa, a 16" López, a 38" Bernal con Urán a ruota, a 40" Yates con Quintana, a 52" Mas, a 1'10" Dumoulin, a 1'29" Carapaz, a 2'30" Bardet, a 2'46" Martin. Tutto ciò ci rende una classifica siffatta, con due sloveni davanti a quattro colombiani: Roglic guida con 44" su Pogacar, 59" su Bernal, 1'10" su Urán, 1'12" su Quintana, 1'31" su López, 1'42" su Yates, 1'55" su Landa, 2'06" su Porte e 2'54" su Mas.
Domani non ci aspettiamo grossi scossoni, dato che la 14esima tappa, da Clermont-Ferrand a Lione (194 km), è contrappuntata da diverse salite (due rampette anche nel finale), ma il terreno è particolarmente adatto a fughe da lontano e non è prevedibile che i big arrivino al conquibus con l'intento di battagliare tra di loro.