Ciclismo Giovanile

Passo Maniva, provincia di Colombia

11.06.2018 19:10

Giro d'Italia Under 23, i sudamericani dominano sull'arrivo in salita: tre nei primi quattro, tappa e maglia per Osorio


Il 14 giugno 2010 l'allora GiroBio affrontava la Peschiera del Garda-Gallio: a vincere, in una edizione letteralmente stradominata, fu un certo Carlos Betancur che tagliò il traguardo della località altopianese assieme al connazionale (e compagno di rappresentativa) Edward Beltrán, seguiti a poca distanza da Winner Anacona in quarta posizione. Otto anni dopo, protagonisti e denominazione della corsa a parte, nulla è cambiato: primo, secondo e quarto posto colombiano nel primo, vero arrivo in salita. E le similitudini non paiono certo destinate a terminare qui.

Tappa modificata per problemi stradali, ma invariato il finale sul Passo Maniva
Dopo la poco significativa, ai fini della classifica, giornata di Sestola, al Giro d'Italia Under 23 arriva l'ora delle grandi salite. Si arriva ai 1744 metri di altitudine del Passo Maniva, tradizionale appuntamento del defunto Brixia Tour. La salita di 13.3 km vanta una pendenza media del 6.8%, diventando dura particolarmente negli ultimi 9 km, quando la percentuale media supera l'8%. Ma non è l'unica asperità, dato che dopo metà gara viene scalato il non certo semplice Passo Tre Termini, che può rappresentare un interessante trampolino.

Non viene però affrontata la tappa prevista. A causa di problemi stradali è stato cancellato il passaggio nella costa occidentale del lago d'Iseo, sostituita da due giri di 15.7 km attorno alla partenza di Mornico al Serio e rientrando sul percorso originario in prossimità dell'intergiro di Sarnico. Riduzione quindi di una decina di km, con la distanza finale di 117.3 km: invariato però il finale e il senso di una tappa molto attesa.

Nove in fuga, presenti cinque italiani
Un solo non partente dalla cittadina bergamasca, ma degno di nota dato che si tratta dell'austriaco Marco Friedrich (Tirol Cycling Team), compagno di squadra della maglia rosa. Dopo una manciata di km metterà piede a terra anche il britannico Jake Wright (Zappi's Racing Team). Il via viene dato alle 11.45 e vede subito il tentativo di due bei calibri quali il danese Rasmus Iversen (General Store Bottoli) e il belga Gerben Thijssen (Lotto Soudal), che rimangono in avanscoperta per una decina di km.

La fuga di giornata nasce poco dopo il km 20, con ben nove elementi a comporla. Si tratta dell'irlandese Mark Downey (Team Wiggins), dello svizzero Gino Mäder (IAM Excelsior), del venezuelano Deins Hernández (Malmantile) e Diego Pablo Sevilla (Polartec Kometa). A loro si sommano cinque italiani, vale a dire l'italiano Samuele Battistella (Zalf Euromobil Désirée Fior), i padovani Moreno Marchetti (Petroli Firenze Hopplà Maserati) e Samuele Zoccarato (General Store Bottoli), il bergamasco Stefano Moro (Biesse Carrera Gavardo) e il bolognese Massimo Orlandi (Cycling Team Friuli).

Vani tentativi di rientro, l'azione prende spazio
La Delio Gallina Colosio Eurofeed, rimasta fuori dall'azione, cerca di operare il ricongiungimento: ma quando al km 35 il gap è di 1'30" i lombardi provano a lanciare il teatino Francesco Di Felice, a cui si agganciano il neerlandese Sven Burger (Tirol Cycling Team) e il kazako Olzhas Bayembayev (Astana City), ma non vanno da nessuna parte. Attorno al km 40 parte un nuovo contrattacco, con il trentino Davide Bais (Cycling Team Friuli) e il bielorusso Ilya Volkau (Team Pala Fenice): per loro un'azione di 18 km prima di arrendersi all'evidenza di aver mancato la fuga buona.

I nove collaborano e, beneficiando del disinteresse del gruppo, guadagnano un bel margine: all'intergiro di Sarnico (km 53.4), conquistato da Marchetti su Moro e Zoccarato, il margine è di 6'10". 10 km più tardi inizia il Passo Tre Termini e subito il pistard Moro non riesce a tenere contatto. Poco dopo il veneto viene imitato da Hernández e Marchetti, incapaci di tenere il passo. Allo scollinamento (km 72.6) Battistella transita davanti a Orlandi e Zoccarato: il plotone, che non vede alcun tentativo, paga 6'50".

Orlandi prova il colpaccio, Zoccarato e Mäder lo riprendono
Battistella cerca di mettersi in luce con un tentativo a fine discesa, ma viene presto ripreso. Ben più sostanzioso l'attacco dei meno 23 km di Massimo Orlandi: l'emiliano guadagna un bel gruzzoletto, giungendo a Collio, lì dove iniziano i 13 km dell'ascesa conclusiva, con 1'40" sugli immediati inseguitori, dai quali si è volutamente staccato Downey, che preferisce attendere il gruppo. Il quale, tirato dalla nazionale russa, paga ancora 5', dopo essere andato anche a 8'40".

Il quartetto si spezza nelle prime rampe: Battistella saluta la compagnia, Mäder fatica mentre Sevilla e Zoccarato vanno in caccia del battistrada. Con il passare dei km l'azione di Orlandi si fa difficoltosa fino ad entrare in una vera crisi: il secondo anno viene ripreso e subito staccato dal coetaneo Zoccarato (che ai meno 8 km ha distanziato Sevilla) quando mancano ancora 4 km. Il padovano, che sta disputando un Giro impeccabile, viene raggiunto a 3.2 km dal traguardo da Mäder: l'elvetico pedala con un rapporto lunghissimo ma che risulta efficace, grazie alle doti di passista.

La Colombia muove Dani Muñoz, Wildauer fa tutto da solo
Nel gruppo, intanto, si muove la Colombia. Gli uomini di Carlos Mario Jaramillo accendono le micce con Daniel Muñoz, quarto anno tesserato per la EPM. A lui si accoda Sean Bennett, ma il forte statunitense della Hagens Berman Axeon non riesce a tenere il ritmo. Impaurito del tentativo è Markus Wildauer: la maglia rosa, rimasto senza i tre gregari ancora in gara, si mette a fare l'andatura del gruppo, ancora composto da una trentina abbondante di elementi.

Coraggioso, l'austriaco, ma che inevitabilmente presta il fianco ai rivali: ci prova il colombiano Nicolas Saenz (Equipo Lizarte), con a ruota Alessandro Covi (Team Colpack), Aldo Caiati (Zalf Euromobil Désirée Fior) e il kazako Yuriy Natarov (Astana City), ma tutti vengono ripresi. Al pari di nuovo tentativo promosso da Nikolay Cherkasov (Russia), marcato stretto dal britannico Stephen Williams (SEG Racing Academy) e di Cristián Muñoz (Colombia).

Osorio se ne va con il rapportone, riprende Muñoz e stacca i fuggitivi
Gli escarabajos sono però un tamburo battente: dopo lo spunto di Wilmar Paredes, a 4 km dal termine è Alejandro Osorio che si lancia spingendo un rapporto che tanto piace ai puristi dello stile: padellone, mani basse e via andare. Ed è alquanto efficace tanto che guadagna su quelli dietro e su quelli davanti. I quali, giova ricordarlo, sono Mäder e Zoccarato: il padovano ai meno 1.2 km stacca lo svizzero e va in cerca del coronamento di un sogno.

Purtroppo per lui i colombiani non vogliono fare prigionieri: Muñoz va a riprenderlo a 600 metri dal termine, venendo imitato poco più tardi da un Osorio ancora freschissimo e al quale si aggancia, solo momentaneamente, un bravissimo Mäder. E non è finita, perché dietro si muove anche l'altro Muñoz, ossia Cristián, che attacca assieme a Alexander Vlasov (Russia) e il già citato Williams.

Doppietta Colombia, gran tappa di Mäder e Zoccarato. Covi nei 10
Osorio potrebbe anche staccare Daniel Muñoz ma preferisce tenerlo con sé negli ultimi metri. I due arrivano, su insistenza dello stesso Osorio, tenendosi per mano, dando quel trionfo che sa tanto di annuncio di dominio. Il primo a varcare la linea bianca è Alejandro Osorio: per il secondo anno della GW Shimano è la seconda affermazione del 2018 dopo il prologo nella prestigiosa Vuelta Juventud, da lui poi conclusa al secondo posto.

Piazza d'onore, come detto, per Daniel Muñoz mentre terzo a soli 5" un Gino Mäder veramente coriaceo. La festa colombiana prosegue con il quarto posto di Cristián Muñoz, giunto a 9" assieme a Alexander Vlasov, mentre Stephan Williams prende un buchetto e conclude a 12". Settimo a 17" su Samuele Zoccarato al quale non si può rimproverare nulla mentre ottavo a 24" è il kazako Yuriy Natarov (Astana City), nono a 28" Alessandro Covi e decimo a 30" il portoghese João Almeida, migliore di una Hagens Berman Axeon oggi deludente.

Stannard, ritardo pesante: sarà ancora in lotta per la rosa?
Tra gli uomini che puntano alla classifica, il lussemburghese Michel Ries (Polartec-Kometa) paga 30", il giovanissimo britannico Mark Donovan (Team Wiggins) 33", lo statunitense William Barta (Hagens Berman Axeon) e Luca Covili (Mastromarco Sensi Nibali) 35", Alessando Monaco (Petroli Firenze Hopplà Maserati) 45", Nikolay Cherkasov (Russia) 1'17", il sudafricano Stefan De Bod (Dimension Data for Qhubeka), reduce dalla caduta di ieri, 1'22", l'australiano Samuel Jenner (Mitchelton-BikeExchange) e lo statunitense Sean Bennett (Hagens Berman Axeon) 1'38".

Sorprendente invece la giornataccia di Robert Stannard. L'australiano, capitano della Mitchelton-BikeExchange, lascia per strada ben 3'22", arrivando assieme a Matteo Sobrero (Dimension Data for Qhubeka): sogni di vittoria finiti? No, però quasi. Chi invece deve concentrarsi su altri obiettivi è Julian Mertens: il belga, capitano della Lotto Soudal, è naufragato perdendo addirittura 12'15".

Wildauer combattente, ma i centesimi gli dicono male: Osorio in rosa, domani si sale ancora
E Markus Wildauer? L'austriaco si difende discretamente, dato anche il lavoro da lui compiuto, ed è diciannovesimo a 55". Ma la beffa per il tirolese è dietro l'angolo. Perde infatti la maglia rosa in favore di Osorio solo per il conteggio dei centesimi nella cronometro. Il capitano del Tirol Cycling Team ci mette qualche minuto prima di riprendersi dalla delusione. In classifica, alle spalle dei due, seguono Vlasov a 16", Williams a 18", Daniel Muñoz a 20", Covi a 21", Cristián Muñoz a 23" e Almeida a 29".

Se quella odierna è stata una giornata impegnativa, domani i girini saranno chiamati ad una fatica ancora maggiore. Da Darfo Boario Terme la frazione terminerà a Dimaro Folgarida dopo 127.8 km con tre salite: se lo strappetto di Corteno Golgi sarà poco significativo come il lungo ma non certo ripido Passo del Tonale, è l'ascesa conclusiva a fare paura. In totale per raggiungere il traguardo, posto in località Malga di Dimaro, si salirà per 12.1 km con una pendenza media del 7.4%: il tratto più duro è quello conclusivo, con gli ultimi 2.5 km con pendenza media del 9%.
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