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Ineos vs Jumbo, la sfida che infiammerà la Francia

24.07.2020 18:13

Analizziamo l'attesissimo duello che si prospetta al Tour de France: da una parte Bernal, Froome e Thomas, dall'altra Dumoulin, Kruijswijk e Roglic


Quattro mesi e mezzo senza corse sono stati estremamente pesanti per le squadre, molte delle quali hanno subito notevoli tagli nelle sponsorizzazione e sono state quindi costrette e ridurre gli stipendi o a sospendere parte dello staff. Con una situazione simile e per cercare di limitare un po' i danni, era facile immagine che nel momento della ripartenza molti team avrebbero concentrato i loro migliori talenti nelle corse di maggior prestigio e visibilità: ancora più che negli anni passati, in questo 2020 al Tour de France avremo quindi una startlist piena zeppa di campioni soprattutto per quanto riguarda la classifica generale, e se anche nella top10 finale non potranno starci tutti, anche solo riuscire a conquistare una vittoria di tappa potrebbe fare la differenza.

Ma uno dei motivi principali per cui molti appassionati attendono con ansia il prossimo Tour de France è la sfida esplosiva che si prospetta sulle strade francesi tra il blocco del Team Ineos che ha vinto sette delle ultime otto edizioni della Grande Boucle, e quello del Team Jumbo che stagione dopo stagione sta crescendo molto e che per questo appuntamento sembra intenzionato a non lasciare nulla al caso, tanto che già a gennaio erano stati annunciati gli otto corridori che avrebbero preso il via del Tour. Sulla carta avremo le due squadre più forti del Tour entrambe con ben tre capitani, tutti con legittime ambizioni di puntare alla maglia gialla: un duello così è effettivamente un'assoluta rarità nella storia del ciclismo e merita quindi di essere analizzato un po' più nel dettaglio.

Team Ineos: talento, esperienza e la "grana" Froome
Che si chiami Team Sky, Team Ineos o, come sarà a partire dal Tour de France, Ineos Grenadiers, quella diretta da Dave Brailsford sarà ancora la squadra da battere: sette vittorie, due secondi ed un terzo posto nelle ultime otto edizioni parlano chiaro, la corazzata britannica riesce ad unire esperienza, modernità e la solita grande attenzione alla cura anche dei minimi dettagli. Un altro punto a favore alla Ineos è che i tre capitani, Egan Bernal, Chris Froome e Geraint Thomas (in rigoroso ordine alfabetico), già sanno come si vince il Tour e come si gestisce una squadra per questo obiettivo: il talento luccicante e l'entusiasmo di Bernal, che ricordiamo ha ancora solo 23 anni, sono un'arma in più che non può che dare un vantaggio.

Ma un Grande Giro da affrontare con tre capitani, tutti in partenza poco disponibili a farsi da parte, è una situazione nuova per il Team Ineos che la dovrà affrontare senza la saggia guida di Nicolas Portal, ex corridore e direttore sportivo artefice di molti successi che sapeva dare il giusto equilibrio all'ambiente: la sua scomparsa a soli 40 anni è stata un duro colpo. La sfida più grande potrebbe essere quella di tenere la squadra compatta, e tutto lascia pensare che al momento non sia così: Bernal, dalla sua posizione di campione uscente, ha fatto capire che almeno all'inizio non ci saranno gerarchie predefinite, poi c'è la posizione di Froome che vuole vincere il suo quinto Tour ma deve fare i conti con il brutto infortunio dell'anno scorso, con il già certificato addio al team a fine stagione e con le voci interne che lo vorrebbero addirittura a rischio del posto per la Grande Boucle.

Il percorso del Tour de France 2020 fin dalle prime tappe presenterà delle salite e degli arrivi che potranno aiutare ad individuare fin da subito i rapporti di forza tra i capitani e quindi a stabilire le gerarchie ed i livelli di protezione in corsa: questo da un lato potrebbe essere un vantaggio perché potrebbe non essere necessario spremere oltremodo gli altri cinque gregari per tenere coperti Bernal, Froome e Thomas per chissà quanto, ma d'altra parte le insidie del tracciato potrebbero spingere i capitani a strafare ed a bruciare energie nella prima metà di gara solo per guadagnarsi la posizione di leader unico. Più a lungo i tre resteranno vicini tra loro in classifica, più sarà alto il rischio di avere azioni anarchiche da parte di uno dei big.

L'unica cosa di cui siamo certi, è che al Team Ineos in questo Tour de France interesserà soprattutto vincere e non con chi si vincerà: se Chris Froome dimostrerà di essere il più forte, allora il supporto di staff e compagni arriverà senza alcun problema, considerando che tutti bene o male gli sono già stato fedeli in passato. Però è evidente che Egan Bernal è l'uomo su cui la squadra ha investito più a lungo termine e che dovrà essere trattato con un occhio di riguarda, più di Geraint Thomas che resterà in squadra anche nel 2021, e più di Froome che potrebbe essere addirittura scaricato alla prima difficoltà o al primo piccolo incidente meccanico.

Team Jumbo-Visma: la forza emergente con poco da perdere
Nel 2015 il Team LottoNL-Jumbo aveva totalizzato la miseria di sei vittorie in un'intera stagione, l'anno scorso invece il gruppo neerlandese nel frattempo diventato Team Jumbo-Visma s'è reso protagonista di una stagione da record con la bellezza di 51 vittorie: la squadra di Richard Plugge è la corazzata emergente del ciclismo attuale, ed oltre ai risultati crescono anche il budget, la ricerca tecnologica e di conseguenza il livello generale dell'organico. In team di Grandi Giri, l'anno scorso le punte dell'organico erano lo sloveno Primoz Roglic, terzo al Giro e primo alla Vuelta, e Steven Kruijswijk, terzo al Tour, ma adesso a loro si è aggiunto anche Tom Dumoulin che ha rotto il contratto con la Sunweb dopo le incomprensione nel processo di recupero dall'infortunio partito al Giro 2019: il tris d'assi, anche in questo caso, è servito.

Se facessimo un confronto testa a testa tra i tre capitani Ineos ed i tre capitani Jumbo, probabilmente sarebbero i primi ad essere favoriti: Primoz Roglic sa essere devastante a cronometro ma sulle salite e nei tapponi più impegnativi sembra avere ancora qualche limite, per Tom Dumoulin l'ultima corsa è ormai datata giugno 2019 e potrebbe fare più fatica di altri a trovare il ritmo gara, mentre Steven Kruijswijk lascia sempre qualche dubbio di affidabilità se è arrivato a 33 anni con diverse valide prestazioni in salita ma senza aver mai vinto un Grande Giro. Ma se andiamo a vedere sia Roglic che Kruijswijk hanno ottenuto i loro migliori risultati proprio nel 2019, e Dumoulin è comunque quel corridore che nel 2018 finì secondo sia al Giro che al Tour pur non avendo al suo fianco uno squadrone irresistibile. Insomma, la distanza tra i due terzetti di leader, potrebbe essere minima.

Il confronto tra le due squadre, però, diventa ancora più equilibrato se lo allarghiamo anche ai gregari: i gialloneri della Jumbo-Visma possono contare su un super passista come Tony Martin, su un corridore completo come Wout van Aert che potrebbe addirittura togliere pressione ai leader nel caso riuscisse a vincere subito una delle prime tappe, e poi validi scalatori come Sepp Kuss, George Bennett e l'esperto Robert Gesink; questi sono corridori che da mesi si stanno preparando solo ed esclusivamente per questo Tour de France. Alla Ineos anche il talento degli uomini di supporto è stellare: Sivakov viene dato in condizioni di forma eccellenti, Geoghegan Hart e Amador possono dare un buon contributo, ma Kwiatkowski, Van Baarle, Rowe e Castroviejo non sembrano più i trattori di un paio di anni fa.

Se i tre capitani del Team Ineos in passato hanno bene o male già lavorato tutti uno per l'altro, in casa Jumbo-Visma la coesione sarà un fattore tutto da costruire e da verificare sul momento: riusciranno ad andare d'accordo o gli interessi personali prevarranno su quelli di squadra? Al Tour de France 2018, ad esempio, qualche piccolo egoismo tra Kruijswijk e Roglic c'era stato. Ma la formazione in maglia giallonera sa che le maggiori pressioni saranno tutte sul Team Ineos, obbligato a vincere per giustificare l'enorme budget a sua disposizione: la Jumbo sta comunque facendo investimenti importante e sta puntando seriamente al Tour de France, e magari la libertà e la leggerezza di non vedere il secondo posto come un fallimento può aiutarli ad ottenere qualcosa in più.
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