Il direttore di ASO Christian Prudhomme alla presentazione della Parigi-Nizza 2023 © A.S.O.-Pierre Froger
La Tribuna del Sarto

Quella strana cronosquadre della Parigi-Nizza: brava ASO che osa!

Una nuova formula di crono al contempo collettiva e individuale sarà sperimentata alla prossima Course au Soleil. Un test che potrebbe uccidere la gara, ma prima di contestare vediamo se funziona. E se il ciclismo cerca la novità va comunque bene

10.01.2023 21:27

La Paris-Nice 2023 lancia una novità nel mondo delle corse: la cronometro a squadre con tempo individuale. La tappa interessata è la terza con partenza e arrivo a Dampierre-en-Burly, 32.2 km poco mossi. In pratica sarà una crono individuale corsa con la propria squadra, per cui il capitano per la classifica o per la vittoria di tappa - dipenderà dalla strategie - sfrutterà il treno (scia) dei propri compagni per poi chiudere lui con il miglior tempo possibile, al limite anche staccando i suoi stessi coéquipier (ovviamente ad ogni corridore verrà assegnato in classifica generale il proprio tempo di arrivo).

È evidente che il capitano che ha nel proprio team dei cronoman avrà un chiaro vantaggio, rispetto a chi invece ha gregari meno specialisti delle prove contro il tempo. Questo è sempre stato vero per le cronometro a squadre, ma con questa formula potrebbe esserlo ancor di più. Permetterà ai direttori sportivi di scegliere i cronoman più adatti nelle varie fasi, ancor più differenziandoli sulla capacità di ognuno: il più esplosivo per i primi chilometri,
il più passista per i successivi; un po’ come già avviene nella prova ad inseguimento di 4 km su pista, dove il chilometrista lancia il primo chilometro a tutta per poi staccarsi e lasciare ai restanti tre compagni l’onere di spingere gli ultimi 3 km.

Nel caso vi fossero due capitani, il DS potrà decidere se farli arrivare assieme o “sacrificare” il vicecapitano. Oppure si seguirà la strategia classica della squadra più compatta possibile fino al traguardo? Tutte scelte che dovranno essere studiate a tavolino, similmente a quanto già si fa per le cronometro a squadre classiche, ma con questa nuova regola, non dovendo arrivare almeno un minimo (4 o 5 in genere) di corridori assieme, c’è terreno per disegnare strategie più minuziose. Sarà interessante vederle.

Il timore di molti appassionati di ciclismo è che questa nuova tipologia di cronometro possa squilibrare troppo una corsa che storicamente ha per lo più regalato spettacolo e distacchi minimi, così come la Tirreno-Adriatico: un netto vantaggio in una prova contro il tempo potrebbe “uccidere” la Paris-Nice 2023. Proviamo però a cercare i possibili lati positivi.

Il primo punto positivo da sottolineare è la volontà del ciclismo di cercare nuove strade, di sperimentare nuove possibilità; questo ovviamente espone gli organizzatori (ASO in questo caso) ad una brutta figura, ad un flop. Ecco, questo coraggio merita un applauso a prescindere.

Altro punto positivo di questa nuova cronometro è la curiosità che suscita. Il nuovo attrae, incuriosisce, genera un’attesa, fa discutere; anche solo per capire com’è e come non è, che effetto avrà la novità, ci terrà tutti incollati alla televisione quel pomeriggio, per la precisione il 7 marzo prossimo.

E se si rivelasse un flop? Un danno per la Course au Soleil, compromessa da una crono di 32 km!? Allora creerà la giusta polemica, che di dritto o di rovescio, riporterà a far parlare della corsa e di ciclismo. È proprio vero il detto “non tutto il mal vien per nuocere”.

In conclusione, pur ritenendo giuste le critiche tecniche alla crono a squadre individuale, ben venga questa novità. Il ciclismo è un sport antico che deve sempre cercare nuove espressioni, nuove idee; anche un po’ curiose e discutibili come questa. Male che vada, avremo una Paris-Nice risolta in soli 32 km. Ce ne faremo una ragione. Non muore il ciclismo e nemmeno la Paris-Nice per questo. Deve essere nella natura del ciclismo continuare a cercare novità nelle pieghe della sua tradizione (tappe lunghe, s’il vous plaît!).

Un dato però ancora ci deve fare riflettere. Ultimamente il migliore terreno di sperimentazione delle corse a tappe è la prova contro il tempo, invece si sperimenta meno nelle frazioni in linea. Pensiamo, ad esempio, alle dure cronoscalate a fine corsa (prima della passerella finale per i velocisti), semi-sperimentazioni del Tour 2020 e del Giro 2023, oppure ricordiamo l’ottima intuizione del Giro Under 23 del 2018 con la cronoscalata ad inseguimento (con gli untimi 10 atleti che partirono dal primo al decimo distanziati del loro effettivo distacco in classifica), a mio parere l’idea più bella ed avvincente degli ultimi anni. Allora l’ultima tappa a cronometro ci regalò un grande spettacolo sul muro di Ca’ del Poggio dove Aleksandr Vlasov vinse la maglia rosa davanti a João Almeida e Robert Stannard.

Quella crono delineò valori tra i tre under 23 che poi bene o male sono stati rispettati anche tra i professionisti. Peccato che questa idea non abbia fatto breccia, al momento; sarebbe interessante venisse riproposta in una corsa a tappe del World Tour. Proviamo solo ad immaginare lo spettacolo di una cronoscalata ad inseguimento notturna a Montmartre a Parigi per i corridori che hanno pochi minuti di distacco dalla Maglia Gialla. Il pomeriggio la classica volata sugli Champs-Élysées e la sera il fascino del Sacré-Cœur. È facile immaginare ascolti televisivi da record per il Tour de France e per il ciclismo!

Invece per le tappe in linea quale potrebbe essere la prossima sperimentazione? I distacchi sul GPM validi in classifica? Una tappa in mountain bike o bici da gravel? Percorsi a tappe più adatti a classicomani o, per essere più chiari, a corridori più pesanti?

Il ciclismo non abbia paura! Allons enfants de le vélo!

Quindi giuste le critiche, i dubbi, ma non si tarpino troppo le ali ed i voli pindarici agli organizzatori, che si dia il diritto di sbagliare. Il ciclismo è uno sport antico ma non vetusto, deve guardare al futuro con ardire al limite della sfacciataggine; e noi appassionati non puntiamo subito i nostri fucili, ma divertiamoci anche ad immaginare come potrebbe essere, avendo anche noi il diritto di sbagliare previsione. Viva il ciclismo in qualsiasi forma sia!

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