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Prudhomme apre a nuovi scenari: "L’arrivo del Tour non sarà sempre a Parigi"

Il direttore della Grande Boucle conferma: "Nizza 2024 non resterà un caso isolato"

Il Tour de France potrebbe dire addio alla tradizione che lo vuole concludersi sempre sugli Champs-Élysées. A lasciarlo intendere è Christian Prudhomme, direttore della corsa, che durante il soggiorno della corsa nei Pirenei ha parlato a Cycling Weekly del futuro del gran finale.

“Penso che l’arrivo a Nizza, fuori Parigi, non sarà unico. Siamo stati entusiasti di Nizza”, ha spiegato Prudhomme, riferendosi alla chiusura del Tour 2024 con la cronometro Monaco-Nizza, una prima volta storica per la corsa.

Se quest’anno la Grande Boucle torna nella capitale, lo fa però con una novità: tre giri sulla salita di Montmartre prima del consueto traguardo sugli Champs-Élysées, ispirandosi al percorso della gara olimpica di Parigi.

Christian Prudhomme ©LeTour.fr
Christian Prudhomme ©LeTour.fr

Il legame con Parigi resta centrale

Prudhomme ha chiarito che l’obiettivo non è rompere definitivamente con Parigi: Per me è cruciale mantenere un rapporto molto forte con la città di Parigi. La vera domanda è: se un anno non andiamo a Parigi, cosa facciamo? Non si può litigare, e non vogliamo certo entrare in conflitto con il sindaco”.

Il direttore ha ricordato anche il contesto politico: “Ci saranno le elezioni municipali a marzo in tutte le grandi città francesi. Anne Hidalgo non si ricandiderà, quindi dovremo lavorare con una nuova squadra. Vedremo come andrà”.

La riflessione si estende al futuro: “La questione fondamentale per me è: cosa accadrà l’anno dopo, nel 2027? È chiaro che non si può chiudere Parigi al Tour de France. È impossibile per me. Parigi è Parigi”.

Altre città pronte a candidarsi

La possibilità di un arrivo lontano dalla capitale ha acceso l’interesse di molte località: “Dopo Nizza, ci sono altre città che hanno detto “venite qui”. Quando abbiamo scelto Nizza, c’era un’altra grande città francese candidata. Non vi dirò quale, ma c’era”.

Prudhomme esclude però un traguardo oltreconfine: “No, per me il Tour deve finire in Francia”. Sempre? “Sì. Detto ciò, penso che nessuno dubiti del mio interesse per le grandi città estere. In Francia lo sanno bene, perché vengo criticato per questo”.

E sulla questione economica è netto: “Il denaro non è mai la prima domanda. Non mi crederete, ma per il Tour non è mai la priorità. La prima cosa è fare qualcosa di bello, che piaccia alla gente. Poi i soldi arrivano. Come diceva Bernard Hinault: se pensi ai soldi, non vincerai mai una corsa. È una filosofia”.

Montmartre, la novità del 2025

La prossima settimana il Tour si chiuderà a Parigi, con il debutto della salita di Montmartre nell’ultima tappa: “Era il 50° anniversario del primo arrivo sugli Champs-Élysées, è stata una coincidenza felice”, commenta Prudhomme.

Lo strappo di Montmartre © Olympics
Lo strappo di Montmartre © Olympics

“Ora c’è la novità di Montmartre, per me l’immagine più forte delle Olimpiadi di Parigi al di fuori delle imprese sportive. Sarà una tappa nel cuore della città. Gli Champs-Élysées sono splendidi, ma il pubblico è sotto gli alberi: vedi la bellezza di Parigi, ma non la massa di gente. Sulla Rue Lepic, a Montmartre, invece la vedrai".

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