
La tortuosa storia del Record dell’Ora femminile, dalle 8 primatiste fantasma a Vittoria Bussi
Dalle origini ottocentesche alle imprese contemporanee, la storia del primato femminile su pista è un intreccio di sfide, innovazioni e smacchi
Il record dell’Ora, ovvero il primato riconosciuto nel ciclismo su pista all’atleta che percorre individualmente la massima distanza possibile in sessanta minuti, ha alle spalle una storia lunga e complessa. L’idea di una simile competizione venne nel 1893 al giornalista e ciclista francese Henri Desgrange, lo stesso che in seguito avrebbe concepito anche il Tour de France, e che fu il primo a registrare, l'11 maggio 1893, il record che poi sarebbe stato da battere (35,325 km). Ancora più articolata è la storia della versione femminile di questo primato, che sabato scorso Vittoria Bussi ha conquistato per la terza volta in carriera. L'UCI infatti conta i record femminili a partire dal 1955, ma la storia inizia quasi insieme a quelli maschili.

Le otto primatiste dimenticate nel femminile
Sorprendentemente infatti, il primo record femminile documentato è antico quanto quello maschile, risalente al 1893, lo stesso anno in cui Henri Desgrange stabilì il primo record maschile. Il 7 luglio 1893, a Neuilly, in Francia, Antoinette de Saint-Sauveur percorse 26,120 km, seguita poco dopo da Renée Debatz (28,190 km) e Hélène Dutrieu (28,780 km).

Un miglioramento impressionante fu quello di Louise Roger nel 1897, che portò il primato a 34,686 km, una distanza che rimase insuperata per 40 anni.
Il 20 novembre 1937, a Vincennes, in Francia, Gilberte Modire percorse 35,870 chilometri in un’ora, ma la sua prestazione non venne omologata. L’anno seguente, il 2 ottobre 1938, fu la connazionale Jeanine Zuschmitt a provarci: sulla pista de La Croix de Berny, coprì una distanza di 35,670 chilometri: fu la prima donna a battere la misura di Desgrange.
Il dopoguerra portò miglioramenti significativi: il 27 ottobre 1946, a Milano, l’atleta Hélène Frederick riuscì a superare il muro dei 37 chilometri, fermando il cronometro a 37,038 km. Un anno più tardi, il 10 ottobre 1947, in quel di Arcachon, in Francia, Rolande Danné ritoccò ulteriormente il primato, portandolo a 37,090 chilometri.
Nonostante questi sforzi pionieristici fossero documentati, nessuno di questi primati stabiliti fino al 1955 fu ufficialmente riconosciuto dall'UCI. La motivazione è molto semplice: prima di questa data l'UCI non omologava alcun record dell'ora stabilito da una donna.
La rivalità francese: Lemaire vs. Bonneau
Uno dei capitoli più affascinanti e meno conosciuti della storia del record dell'ora femminile è la rivalità tra le cicliste francesi Jeanine Lemaire e Éliane Bonneau a cavallo degli anni Quaranta e Cinquanta. Questa sfida, non riconosciuta dall'UCI, vide le due atlete alternarsi nel miglioramento del primato in diversi velodromi francesi.
Éliane Bonneau fu la prima a rianimare l'interesse nel dopoguerra, stabilendo il suo primo record il 24 ottobre 1947 con 37,564 km. Jeanine Lemaire rispose quasi un anno dopo, il 1° ottobre 1948, con 37,720 km. La contesa si intensificò rapidamente: Bonneau migliorò il record il 12 ottobre 1948 (37,944 km) e di nuovo il 1° novembre 1948 (38,140 km), anche se quest'ultimo primato non sempre compare negli elenchi per ragioni sconosciute. Nel 1949, Lemaire riprese il record il 31 luglio con 38,283 km, ma Bonneau rispose meno di un mese dopo, il 25 agosto, raggiungendo i 38,431 km nonostante una foratura. La lotta continuò, e il 9 settembre 1949, Lemaire segnò 38,600 km, una distanza la cui esattezza è stata messa in discussione e sulla quale si disse che non potesse essere omologata per mancanza di un cronometrista ufficiale, sebbene compaia negli albi.
La spallata finale a questa sfida la diede Lemaire il 10 settembre 1952 a Milano, stabilendo un primato di 39,735 km, circa 1.300 metri in più rispetto al miglior risultato della sua rivale Bonneau, che si era già ritirata. È paradossale che nessuno dei primati stabiliti da queste due pioniere, sia stato riconosciuto ufficialmente dall'UCI.
L'era dei primati ufficialmente riconosciuti
Il primo record dell'ora femminile ufficialmente riconosciuto dalla UCI risale dunque al luglio 1955, e venne stabilito dalla sovietica Tamara Novikova con 38,473 km. È interessante notare che questo primo primato ufficiale era inferiore alla distanza raggiunta da Jeanine Lemaire nel 1952 (39,735 km), ma anche al contestato record precedente di Lemaire e a quello ancora precedente di Bonneau. Le prime a superare la sovietica ufficialmente furono Renée Vissac (38,569 km) e Mildred Robinson (39,718 km) entrambe al Vigorelli, fino a quando la lussemburghese Elsy Jacobs, la prima campionessa del mondo su strada, nel 1958, superò la barriera dei 40 km e raggiunse i 41,347 km. Il record di Jacobs durò 14 anni. Fu battuto dall'italiana Maria Cressari, che coprì 41,471 km nel velodromo di Città del Messico nel 1972.
Successivamente, l'olandese Keetie van Oosten-Hage stabilì un record di 43,082 km nel 1978, un primato sulle classifiche UCI durò 22 anni, a causa delle successive decisioni dell'UCI.
L'impatto della tecnologia e la distinzione dei record
Come per gli uomini, anche nel record dell'ora femminile l'innovazione tecnologica delle biciclette e le posizioni aerodinamiche iniziarono a giocare un ruolo cruciale. L'UCI rispose a queste evoluzioni con cambiamenti regolamentari che ebbero un impatto diretto sul riconoscimento dei record.
Tra il 1986 e il 1996, i tempi ottenuti utilizzando biciclette o equipaggiamenti non convenzionali (come ruote lenticolari o manubri da triathlon che permettevano posizioni più aerodinamiche) furono successivamente "cancellati" come record del mondo ufficiali. Questi primati vennero riclassificati sotto la categoria di "Miglior prestazione umana sull'ora".
Questa stessa sorte toccò anche i record maschili stabiliti nello stesso periodo da ciclisti come Moser, Obree, Indurain, Rominger e Boardman: solo L'8 ottobre 2022 Filippo Ganna riuscì a stabilire la miglior prestazione umana sull'ora battendo il record di Boardman, e con una bicicletta che rientrasse nei nuovi canoni UC, unificando il record dell'ora ufficiale maschile e la "Migliore prestazione umana sull'ora" con un'unica distanza (56,792 km).
L'avvento di Jeannie Longo
Jeannie Longo fu la figura più significativa del record dell'ora femminile, con almeno dieci tentativi in diverse circostanze. Stabilì diversi record ad alta quota, come i 44,770 km a Colorado Springs nel 1986 e i 46,352 km a Città del Messico tre anni dopo. Quando le sue performance vennero superate (da Catherine Marsal e Yvonne McGregor), Longo tornò a Città del Messico quasi quarantenne per stabilire un nuovo primato di 48,159 km.
Tuttavia, molti dei record stabiliti da Longo tra il 1986 e il 1996 rientrarono nella categoria di quelli depennati dai record ufficiali a causa delle biciclette non convenzionali utilizzate, venendo quindi declassati a "Miglior prestazione umana sull'ora".
Quando l'UCI decise nel 2000 di tornare a considerare valido solo il record stabilito con una bicicletta tradizionale (l'equivalente del record di Merckx per gli uomini), Longo, all'età di 42 anni, compì nuovi tentativi con una bici che rispettava le nuove regole e ristabilì il record ufficiale per ben due volte in un solo mese nel 2000, portandolo infine a 45,094 km.
L'unificazione dei record
Il record ufficiale di Longo fu superato nel 2003 da Leontien van Moorsel, che raggiunse 46,065 km a Città del Messico. Questo primato rimase tale fino a quando la normativa non fu nuovamente rilassata, consentendo l'uso di biciclette da pista specifiche per le prove contro il tempo (simili alle bici da cronometro su strada).
Da allora, diverse atlete si sono cimentate nella prova con biciclette sempre più avanzate, determinando una rapida successione di miglioramenti. Tra le primatiste recenti figurano Molly Shaffer Van Houweling, Bridie O'Donnell, Evelyn Stevens, Vittoria Bussi, Joscelin Lowden ed Ellen van Dijk, prima dei due recenti record di Bussi (2023 e 2025).
È degno di nota il primato di Joscelin Lowden del 30 settembre 2021 (48,405 km), poiché non solo superò il record ufficiale precedente (48,007 km di Vittoria Bussi), ma mise fine anche al primato di "Miglior prestazione umana sull'ora" di Jeannie Longo del 1996 (48,159 km).
Così, le distanze più recenti raggiunte (Lowden 48,405 km; Van Dijk 49,254 km; Bussi 50,267 km e 50,455 km) figurano oggi sia nella tabella del 'Record dell’ora' sia in quella della 'Miglior prestazione umana sull’ora', suggerendo di fatto una loro unificazione sotto le regole attuali.