Juan Sebastián Molano vince in volata la dodicesima tappa © LaVuelta Twitter
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La Alpecin sbaglia sul più bello, Molano ne approfitta al volo

Lo sprinter della UAE Emirates sfrutta il leadout confuso di Groves e vince la dodicesima tappa della Vuelta. Il colombiano è lanciato alla perfezione da Rui Oliveira, sul podio Groves e Boy Van Poppel, settimo Alberto Dainese

07.09.2023 17:56

Sin dalla presentazione ufficiale, appariva chiaro che questa non fosse una Vuelta a España che strizza l'occhio ai velocisti, ed infatti ai nastri di partenza di Barcellona erano ben poche le ruote veloci presenti. Tra quei pochi, poi, occorre anche notare che quasi nessuno, fatta eccezione per Groves, è un velocista di primo piano, ed infatti osservando il contenuto tecnico di queste volate ci appare chiaro di assistere ad uno spettacolo dal valore inferiore di quello visto quest'anno ad esempio al Tour de France o anche al Giro d'Italia. Una cosa però è certa: meno super-velocisti ci sono, meno super-treni sono presenti, più queste volate sono ricche di colpi di scena e dall'esito imprevedibile.

Se la vittoria di Geoffrey Soupe nella settima tappa è stata un'autentica sorpresa, il nome di Sebastián Molano è ben più conosciuto e quotato per corse di questo calibro. Tuttavia, il modo in cui è maturata la vittoria del colombiano, la seconda in due anni alla corsa spagnola, è piuttosto insolita. La Alpecin-Deceuninck ha infatti lavorato alla perfezione anche oggi per Kaden Groves, entrando nell'ultimo chilometro in testa al gruppo, poi il patatrac. Il penultimo uomo dell'australiano va più piano del previsto, l'ultimo ancora peggio: le fatiche dei giorni scorsi evidentemente si fanno sentire. Mentre Kaden rischia di arruotarsi con il compagno di squadra e deve smettere di pedalare, il tempismo perfetto di Rui Oliveira gli permette di rimontare e lanciare Molano verso la vittoria, Groves è secondo e si arrabbia, ma c'è poco da fare: la “scienza” delle volate non ammette imprecisioni.

Vuelta a España 2023, la cronaca della dodicesima tappa

Come detto, questa dodicesima tappa offre una nuova occasione ai pochi velocisti presenti. Si parte da Ólvega e si arriva a Saragozza dopo 150 km senza ostacoli altimetrici, eccezion fatta per la salitella dell'Alto de San Esteban a circa 40 km dal traguardo. A differenza degli sprint precedenti, oggi ci dovrebbe essere maggior tranquillità anche per quanto riguarda la planimetria del finale, con l’ultima rotonda posta prima dell’ultimo chilometro. Passiamo quindi alla cronaca. Come spesso accade in giornate come questa la fuga impiega poche centinaia di metri a prendere il largo, e anche oggi gli attaccanti sono due rappresentanti delle formazioni Professional spagnole, ovvero Jetse Bol (Burgos-BH) e Abel Balderstone (Caja Rural-Seguros RGA).

La coppia di fuggitivi, con il destino segnato già in partenza, riesce a guadagnare sul plotone un vantaggio massimo di soli 2’30”, ed è una sola la squadra che si occupa del tranquillo inseguimento. Si tratta infatti della Alpecin-Deceuninck, formazione di Kaden Groves, maglia verde e già vincitore di due tappe. A parte una caduta nelle fasi iniziali, non c’è davvero nulla da segnalare per lunghissimi tratti di gara, in cui si corre su infinite superstrade che attraversano territori semi-desertici senza anima viva, con pochissimi centri abitati ad intervallare la monotonia imperante. Quando mancano 70 km il vantaggio dei 2 battistrada scende sotto il minuto, ed il gruppo decide di rallentare leggermente per non riprenderli troppo presto.

Si comincia poi a salire lentamente verso l’Alto de San Esteban, non categorizzato come GPM, e quando i 2 stanno per essere raggiunti Bol prova ad accelerare per proseguire in solitaria e conquistarsi il premio della combattività, ma Balderstone non lo lascia andare e poco dopo il gruppo riprende entrambi. Ma non è finita qui, perché Bol vuole assolutamente spendere le ultime energie rimaste e poco dopo scatta nuovamente tra l’incredulità degli uomini della Alpecin-Deceuninck, che comunque lasciano fare. Il neerlandese riesce così a prendersi gli applausi del pubblico allo scollinamento, per poi comunque essere definitivamente raggiunto poco dopo. Con il passare dei chilometri aumenta leggermente l’andatura, anche in vista dello sprint di Vilanueva del Gállego.

Al traguardo volante si danno battaglia i velocisti Groves e Marijn Van den Berg (EF Education-EasyPost) con l’intrusione degli uomini di classifica interessati agli abbuoni: l’operazione che riesce a Primoz Roglic (Jumbo-Visma), che transita secondo guadagnando 4” in classifica. Subito dopo lo sprint è la Bahrain-Victorious a provare il colpo a sorpresa sfruttando un tratto esposto al vento, ma la Jumbo-Visma con Dylan Van Baarle è attenta a riportare il tutto alla calma. Entrando nei 10 km finali cominciano così le grandi manovre di preparazione della volata, con velocità altissima e un gruppo che occupa tutta la sede stradale. Fino ai –5 km sono le formazioni degli uomini da classifica a farla da padrone, con un grande lavoro di Mattia Cattaneo per il proprio capitano Remco Evenepoel (Soudal-Quick Step).

Entrano infine in azione le squadre dei velocisti, con una buona rappresentanza di uomini della EF Education-EasyPost, ma la Alpecin-Deceuninck è lì in agguato pronta ad entrare in azione nel momento buono. Ecco quindi che quando mancano 3 km, in unscita da una rotatoria, sono loro a portarsi in testa con 4 uomini prima di Groves; gli altri velocisti devono arrangiarsi un po’ come possono, vista l’assenza di treni strutturati. Nell’ultimo chilometro, tutto sembra girare a favore di Groves, ma sul più bello rimonta sulla destra la UAE Emirates con Rui Oliveira a lanciare alla perfezione Juan Sebastián Molano. Nel frattempo Groves si tocca con il proprio ultimo uomo e forse la scarpa si stacca dal pedale: stavolta l’australiano perde l’attimo buono. Chi invece è lanciato verso la vittoria è Molano, che può sprintare liberamente e conquistare la vittoria con grande margine. Secondo un deluso Groves, terzo il redivivo Boy Van Poppel (Intermarché-Circus-Wanty), quarto il bravissimo Rui Oliveira. Alberto Dainese (DSM) si ritrova imbottigliato nel finale e chiude settimo.

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Arrivano i Pirenei, si corre quasi solo in Francia, e quella di domani si preannuncia una giornata da seguire dal primo all’ultimo chilometro. La lunghezza è ridotta, neppure 135 km, ma le salite presenti possono favorire anche azioni a lunga gittata. Il km0 è posto in alta quota, quando mancano 4.4 km per arrivare in cima al Puerto de Portale, la lunga discesa che segue porta direttamente ai piedi del Col d'Aubisque, la cui discesa è particolarmente tecnica. Ma non è finita qui, perché il gran finale prevede Col de Spandelles e soprattutto il mitico Col du Tourmalet, in cima al quale è posto l’arrivo.

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