Il podio del Giro d'Italia femminile 2022 © Giroditaliadonne.it
Editoriale

Giro Donne e U23 a RCS Sport? Bene, ma che meraviglia l'italian job!...

La società di Urbano Cairo sta per diventare l'organizzatrice delle due importanti gare a tappe. Si arriva a ciò dopo la pubblicazione da parte della Federciclismo di un esilarante bando finalizzato a tagliare fuori tutti i possibili concorrenti

02.02.2023 16:00

Pare che ci siamo: sarebbe questione di ore l'annuncio che RCS Sport sarà la nuova società organizzatrice del Giro d'Italia femminile (dal 2024) e di quello Under 23 (già da quest'anno). Un approdo che onestamente caldeggiavo da tempo, in particolare dopo aver visto cosa sia stato nel 2022 il Tour de France Femmes, realizzato dalla casa madre della Grande Boucle, la quale peraltro da tempo organizza pure il Tour de l'Avenir, ovvero la principale gara a tappe giovanile d'oltralpe (e non solo d'oltralpe).

A muovere i miei pensieri non era ovviamente la speranza di una competizione - impossibile in partenza - di RCS con ASO, ma la consapevolezza che “gli altri Giri” possano avere maggiori margini di crescita se si associano direttamente col fratello maggiore: l'esperienza francese è lì a dirci proprio questo. A livello di risonanza mediatica e produzione televisiva è emerso subito, sin dal primo giorno, l'immediato gap che si scavava tra Tour e Giro, pure tra le donne, ovvero in un contesto in cui la Boucle era mancata per una vita lasciando alla corsa rosa la palma di principale gara a tappe femminile. Un titolo subito passato di mano e avocato a sé dal Tour già alla prima (ri)edizione.

L'Italia, intesa come sistema ciclismo (ammesso che un tale “sistema” esista, e non ne sono poi così sicuro…) aveva la necessità di parare in qualche modo il colpo. Col Giro femminile e quello giovanile organizzati da RCS Sport si prospettano interessanti sinergie e c'è da essere moderatamente ottimisti sugli sviluppi della cosa. Del resto quando divenne azionista di maggioranza della società di via Solferino, Urbano Cairo individuò subito il Giro d'Italia come uno dei principali asset dell'azienda. Se oggi, nell'ottica di RCS, per “Giro d'Italia” si comincia a intendere l'intera triade (professionisti, donne, under), si può sperare che ci siano dei piani congiunti orientati a far migliorare tutte e tre le corse. Questo lo scopriremo.

Quello che oggi fa sorridere è invece il modo in cui si arriva a questa assegnazione. La Federciclismo, in capo a cui risiedevano i diritti delle due corse, aveva da tempo - stando ai si dice - trovato con RCS Sport un accordo per l'attribuzione di queste organizzazioni. In cambio - ha scritto qualche maligno… - di un allentamento della pressione di Gazzetta dello Sport e Corriere della Sera sul presidente FCI Cordiano Dagnoni in merito alla vicenda dei 106mila euro di cui si parlò la scorsa estate (è spiegata a questo link). Sicuramente le due cose non sono correlate, anche se quell'allentamento mi pare proprio ci sia stato, in effetti…

Ma al di là delle speculazioni, che in questa sede non ci interessano, concentriamoci sulla modalità, davvero sommamente esilarante: un italian job in piena regola, di quelli che fanno strabuzzare gli occhi all'estero ma che per noi sono pane quotidiano. FCI aveva in corso delle trattative con Infront per il GiroDonne (organizzato negli ultimi due anni e anche per il 2023 da PMG Sport); quanto al Giro Under, era stato letteralmente resuscitato nel 2017 dalla società ExtraGiro, che l'ha poi gestito fino al 2022.

Bisognava insomma tagliare fuori un po' di soggetti per spianare la strada a RCS Sport. Ecco quindi l'avviso pubblicato dalla Federciclo il 28 dicembre scorso, finalizzato all'assegnazione del Giro Under dal 2023 al 2027 e del GiroDonne dal 2024 al 2027, con opzione per il 2028 e il 2029. Questo bando, giunto a scadenza ieri - 1° febbraio 2023 - e che potete gustarvi a questo link, conteneva alcune strepitose prescrizioni: intanto, le due corse devono essere assegnate congiuntamente per il periodo previsto; poi, i candidati dovevano avere “capacità economica e finanziaria dimostrabile dall’aver avuto nell’ultimo esercizio un volume di affari globale almeno pari ad euro 3.000.000,00”; tra gli obblighi dell'organizzatore, oltre a quello di prevedere spazi istituzionali per UCI e FCI e quello - ormai ovvio - della produzione audiovisiva degli eventi, anche un contributo alla FCI non inferiore ai 200.000€, a fondo perduto, destinato all'attività giovanile. Oltre ai 200k (valevoli 10 punti in sede di valutazione delle domande), i candidati potevano aumentare liberamente il contributo a una “tariffa” di 1 punto in più ogni 20.000€ promessi.

Giusto per mettersi al riparo da sorprese e tagliare sicuramente fuori le piccole società, la Federciclismo prometteva ulteriori 10 punti ai soggetti che avessero organizzato, negli ultimi 5 anni, competizioni di classe World Tour, e qui non può mancare dagli spalti un boato di approvazione per la genialata! Mancavano giusto un bonus per quelle società il cui principale azionista si chiama come una capitale africana, e uno per quelle che hanno sede in una via che richiama la Seconda Guerra d'Indipendenza, e l'avremmo fatta completa.

La natura solo leggerissimamente già indirizzata di questo avviso emerge tantopiù se confrontiamo il documento FCI con un simile bando di qualche anno fa: a questo link trovate per esempio quello relativo al GiroDonne 2019, in pratica tra le righe si leggeva soltanto e più o meno “per favore qualcuno si accolli questa piaga di corsa che noi non vogliamo saperne più nulla”; stavolta invece mille clausole. E sia, il mondo va avanti, resta il massimo rispetto per chi in passato ha organizzato tra mille difficoltà il GiroDonne e il Giro Under (in quest'ultimo caso ExtraGiro si era detta pronta a presentare ancora la propria candidatura, ma con quali possibilità di successo, date le condizioni?), e comprensibilissima è l'amarezza di chi si è ritrovato tagliato fuori da scelte che vanno al di sopra di quello che possiamo maneggiare noi comuni mortali.

Scelte che, sia chiaro, non hanno nulla di illecito o sospetto, essendo semmai particolarmente lampanti di un modo di fare propriamente italiano non inventato certo da Federciclismo o RCS Sport. Non una pagina di cui andar fieri, nel metodo. Speriamo che almeno gli esiti ci facciano dire un giorno “si fece la cosa sbagliata per un fine giusto”.

Aggiornamento delle 17.20: in linea teorica il bando era comunque aperto a tutti i soggetti con il giro d'affari richiesto, non essendo per esempio prescrizione obbligatoria l'aver organizzato gare World Tour negli ultimi 5 anni. Inoltre, per fare un esempio, anche ASO avrebbe potuto partecipare, oltre alla stessa Infront che però era interessata solo al GiroDonne. La forma è salva, c'è però un piano sostanziale che, in rapporto alla platea sostanzialmente nazionale a cui il bando era rivolto, e alla luce delle interrelazioni già avviate precedentemente dalla FCI con RCS Sport, va valutato per quello che è.

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Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!