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Gira una volta - Monte di Procida

10.05.2020 11:15

Situato in Campania, nell’estrema punta dei Campi Flegrei, Monte di Procida è un comune del napoletano che oggi conta oltre 12 mila abitanti, situato su un promontorio a 63 metri sul livello del mare. La sua storia comunale è relativamente recente: si costituì infatti nel 1907, poiché in precedenza fu frazione del comune di Procida, situato sull’omonima isola (resa celebre dal noto romanzo di Elsa Morante “L’isola di Arturo”) separata dalla terraferma da un piccolo braccio di mare.

La presenza umana sul luogo fu però antichissima, dal momento che l’area fu abitata da popolazioni italiche e si trova nelle vicinanze degli antichi insediamenti di Miseno e, soprattutto, di Cuma (quest’ultima fondata dai Greci attorno al 750 a.C.). Dall’alto del promontorio è possibile godere di una splendida vista dell’intero Golfo di Napoli fino alla penisola sorrentina ed anche l’isola d’Ischia non si trova a grande distanza. Suggestiva è anche la presenza del Lago Miseno, piccolo lago costiero appartenente al comune di Bacoli. A livello architettonico spicca invece la Chiesa della Madonna Assunta, risalente al XVII secolo e sorta dopo una prima fabbricazione di una cappella per iniziativa dei coloni procidani.

Lo scenario di Capo Miseno a Monte di Procida © Wikimedia Lo scenario di Capo Miseno a Monte di Procida © Wikimedia[/caption]

Nel 1977 il patron Vincenzo Torriani scelse proprio questa zona per dare il via alla sessantesima edizione del Giro d’Italia, con uno spettacolare cronoprologo che da Bacoli avrebbe condotto gli atleti in cima a Monte di Procida, coprendo una distanza di poco superiore ai 7 chilometri. Particolarmente insidioso si presentava l’ultimo chilometro, con una pendenza media del 7% e punte superiori al 12%. Forte del suo roboante successo alla Vuelta di Spagna, conclusa solamente cinque giorni prima del via della corsa rosa e in cui oltre alla classifica finale si era aggiudicato ben 13 tappe (record assoluto di successi parziali, tuttora imbattuto), il belga Freddy Maertens, che vestiva la maglia di campione del mondo, appariva come il logico favorito.

Il fuoriclasse della Flandria non deluse affatto le attese e completò il percorso in 11'03", precedendo di appena 3" l’altro grande favorito della prova, ovvero Francesco Moser. Distacchi ben più sostenuti furono assestati a tutti gli altri contendenti: il norvegese Knut Knudsen, grande specialista delle prove contro il tempo, accusò 20" chiudendo terzo; il belga Johan De Muynck fu quarto a 21" mentre Giambattista Baronchelli si attestò in quinta posizione a 25". Ancora più indietro terminò il compagno di squadra e connazionale di Maertens Michel Pollentier (che poi si aggiudicherà il Giro), distanziato di 31" al pari di Panizza mentre Felice Gimondi fu decimo a 33". Maertens conservò la maglia rosa fino alla quinta frazione, quando fu avvicendato da Moser, e fu protagonista di un avvio di Giro sensazionale, che lo portò a vincere altre 6 frazioni, prima di abbandonare la corsa in seguito alla rovinosa caduta generata dal contatto con Rik Van Linden nel Circuito del Mugello, che gli costò la frattura di un polso.

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