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Fiducia e comunicazione, è la ricetta di Richeze

16.03.2018 16:44

Intervista all'argentino della Quick-Step Floors: «Peccato per Gaviria, ma alla Sanremo avremo comunque una grandissima squadra»


Dietro i successi di un grande velocista non ci sono solamente la fantasia, l’esplosività, il colpo d’occhio e la scelta di tempo. C’è anche l’ideale sinergia tra i compagni di squadra, nel riuscire ad organizzare il treno e riuscire quindi a mettere il proprio sprinter di punta nelle condizioni ideali per poter far emergere al meglio le proprie qualità.

Un lavoro metodico e paziente, dove il minimo indugio può costare caro ed in cui i meccanismi hanno necessità di essere provati e riprovati, mettendo poi in pratica il tutto in gara. Tra coloro che quest’oggi svolgono al meglio il ruolo di pesce pilota c’è senza dubbio l’argentino Maximiliano Richeze, che lo scorso 7 marzo ha compiuto 35 anni anni ed è pertanto in possesso di esperienza da vendere. Dopo alcune ottime stagioni vissute alla Lampre, dalla scorsa stagione è entrato a far parte della Quick Step, legando principalmente le sue sorti a quelle di Fernando Gaviria. Maxi infatti fu determinante al Giro d’Italia dello scorso anno per mettere il colombiano nelle condizioni ideali e conquistare ben quattro successi di tappa.

All’occorrenza però l’atleta argentino, secondo di quattro fratelli che sono ancora (ad eccezione di Roberto, il maggiore) a sgomitare in gruppo, può trasformarsi anche in finalizzatore, come dimostrano le tre tappe vinte a San Juan e i buoni piazzamenti ottenuti nelle ultime due stagioni. La sua priorità resta però quella di condurre al successo i suoi compagni ed in particolare Gaviria, con cui l’intesa trovata è di quelle ideali. Purtroppo proprio sul finire della Tirreno-Adriatico, la caduta che ha coinvolto il colombiano a Fano, con conseguenze nefaste, ha privato della Milano-Sanremo un sicuro protagonista. Proprio di questo e di quali potranno essere le alternative in casa Quick Step abbiamo parlato con Maxi alla vigilia dell’ultima tappa a cronometro di San Benedetto del Tronto.

Partiamo subito dalla fine: la caduta di Fernando Gaviria nella tappa di Fano, con conseguente ritiro a causa di una frattura alla mano destra è stata un brutto colpo per voi, soprattutto in prospettiva Milano-Sanremo.
«Si, è stato davvero un grosso peccato per noi. Fernando era la nostra punta per la Milano-Sanremo e quest’inverno abbiamo lavorato tantissimo tutti assieme. Purtroppo questa caduta nell’ultima tappa in linea non ci voleva, ora cerchiamo di guardare avanti e reinventarci per la Sanremo».

Tu soprattutto hai trovato un gran bel feeling con lui. Cos’è che ha reso il vostro rapporto così speciale, specialmente nei finali di gara?
«Penso che il tutto sia dovuto principalmente alla fiducia reciproca e al fatto che siamo entrambi sudamericani. Condividiamo più o meno la stessa cultura e quindi per noi è stato facile riuscire a creare un legame importante».

In Quick Step avrete comunque molte altre carte forti da giocare alla Milano-Sanremo. Avete un corridore come Alaphilippe capace di movimentare bene la gara, così come Philippe Gilbert. Inoltre avete Elia Viviani che ha cominciato benissimo la stagione. Ritieni quindi che stia soprattutto ad altre formazioni il dover vincere la gara oppure dovranno temervi particolarmente?
«Si, proprio come hai detto abbiamo una grandissima squadra, che ci permetterà di essere preparati sia ad un’eventuale conclusione da lontano che ad un possibile attacco su Cipressa e Poggio. Come sempre correremo per vincere e ci prenderemo le nostre responsabilità. Chiaramente osserveremo anche come si muoveranno le altre formazioni ma con i corridori che abbiamo, al momento, possiamo stare abbastanza tranquilli».

Negli ultimi mesi e settimane ti è capitato di correre principalmente assieme a Fernando Gaviria. Per quanto riguarda invece il legame con Elia Viviani vi trovate già molto bene oppure avete ancora necessità di affinare qualcosa?
«Quest’anno io ed Elia non abbiamo ancora mai corso assieme, però abbiamo sempre avuto un bel rapporto come colleghi, per cui credo che non ci saranno problemi a lavorare assieme. Lui è un corridore molto esperto, che ha già vinto corse importanti ed è tranquillo mentalmente. Da parte mia credo di riuscire a svolgere al meglio il mio compito, sarà solo questione di parlarsi nel finale per capire come vorrà correre e quindi cercherò di adattarmi alla sue esigenze. Credo che alla Milano-Sanremo ci sarà anche Fabio Sabatini che è il suo uomo di fiducia. Per me comunque questo non è un problema, poiché abbiamo la stessa unità d’intenti e correremo per colui che dimostrerà di stare meglio».

Hai citato Fabio Sabatini, che è un atleta molto veloce ma con caratteristiche un po’ diverse dalle tue. Pensi che per un velocista di livello mondiale sia preferibile essere guidati da un altro velocista di ruolo, come sei stato anche tu negli scorsi anni o piuttosto da un atleta in possesso di una grande progressione, come può essere Sabatini che ha caratteristiche affini a quelle del passista?
«Questa è una situazione che dipende dal velocista: ognuno sa cosa vuole e cosa pretende da ogni volata. Io e Gaviria abbiamo sempre l’abitudine di parlarci per capire in che modo impostare lo sprint e per comprendere le sue sensazioni. Se lui predilige una volata più esplosiva di altre, io ho la fortuna di riuscire a fare un certo tipo di lavoro ma comunque per me non è un problema impostare lo sprint anche in progressione. Sabatini è un grandissimo corridore e l’ha dimostrato anche lo scorso anno quando ha aiutato Marcel Kittel a vincere molte corse e lo sta dimostrando anche quest’anno con Elia Viviani, facendo un grandissimo lavoro. Credo che sarà lui il suo ultimo uomo alla Milano-Sanremo».

Secondo te è più facile gestire un velocista con caratteristiche di pistard, che può essere dotato di maggior imprevedibilità nel finale oppure uno stradista, una volta che sono stati acquisiti i dovuti meccanismi per riuscire a gestire al meglio lo sprint?
«Certamente con un pistard è sempre tutto più facile, poiché riesce a muoversi meglio in gruppo ed è anche più difficile che riesca a perdere le ruote dei compagni nel finale, per cui si riesce a lavorare meglio. Con uno stradista a volte occorre fare più attenzione quando si è in gruppo nel finale, poiché se ci si fa chiudere si può perdere in un attimo la ruota del compagno e di conseguenza perdere anche la volata».

Soprattutto in queste ultime stagioni ti sei reinventato nel ruolo di ultimo uomo con grande successo, dato che ti sei rivelato uno dei migliori in questo ruolo. All’occorrenza però sei riuscito anche a finalizzare in prima persona, segno che comunque le tue caratteristiche da velocista, dotato anche di una certa resistenza su determinati percorsi, non le hai perse e questo ha contribuito sicuramente a renderti una pedina fondamentale per la Quick Step.
«Certamente, quando la Quick Step ha deciso d’ingaggiarmi il primo obiettivo era quello di riuscire a tirare al meglio le volate per i miei compagni. Ho avuto anche l’opportunità di fare la mia corsa quando gli altri velocisti erano assenti e questo mi ha permesso di toglermi anche le mie soddisfazioni personali. Io comunque sono molto grato al team per la fiducia che ripone nei miei confronti e quando mi vengono date delle possibilità cerco sempre di sfruttarle al massimo».

Per concludere: togliendovi dal pronostico voi della Quick Step, chi vedi come grande favorito alla Milano-Sanremo dopo quello che hai visto in questi ultimi giorni?
«É sempre molto difficile riuscire a fare un pronostico, considerando anche i tanti corridori che sono andati forte alla Parigi-Nizza. Di conseguenza è difficile riuscire a fare un solo nome secco con tutti i pretendenti che ci saranno».
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