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Occidentali's Kamna

15.08.2020 16:55

Nella quarta tappa del Delfinato arriva la prima vittoria in carriera per il tedesco della Bora. Ritiri di Bernal, Kruijswijk e Buchmann, Roglic ancora leader nonostante una caduta


Seppur senza grandi distacchi tra i principali uomini di classifica, le prime tre tappe di questo Critérium du Dauphiné hanno definito la classifica generale e quindi anche oggi c'è stato spazio per una fuga da lontano tenuta sotto controllo dai big. A festeggiare è stato il tedesco Lennard Kämna, ragazzo classe 1996 che milita nella Bora-Hansgrohe e che nonostante la giovane età è già alla sua quinta stagione da professionista: un fuga che magari per lui era iniziata come punto d'appoggio per un attacco dei compagni di squadra, ma che alla fine si è trasformata di una giornata di libertà e quindi nella meritatissima prima vittoria in carriera nella massima categoria. Tra gli uomini di classifica invece tutto si è risolto con un nulla di fatto, quasi senza attacchi ma con diversi ritiri importanti.

Tappa ancora impegnativa, Bernal non parte
Questa quarta tappa del Critédium du Dauphiné prevedeva un percorso di 153.5 chilometri con partenza da Ugine e arrivo in salita all'Altiport di Megève: ben sei i gran premi della montagna di cui quattro concentrati nella prima metà, e tra l'altro con pendenze non banali. Il punto chiave della tappa era però l'ascesa di Bisanne con il gpm posto a 33.5 chilometri dall'arrivo: erano 12.4 chilometri con una pendenza media del 8.2%, un altro testo importante per la condizione dei corridori, molto più della salita verso il traguardo che non arrivava al 5% di media. Insomma, il terreno per una bella tappa c'era.

Una notizia importante è arrivata già prima dell'inizio della tappa: Egan Bernal, infatti, ha deciso di non prendere il via in questa quarta tappa a causa di una forma di mal di schiena che lo ha un po' limitato negli ultimi giorni. Certo, per il 23enne colombiano e per il Team Ineos non è la notizia migliore a sole due settimane dal via del Tour de France, anche perché per il momento né Geraint Thomas né Chris Froome stanno brillando e sembrano essere in grado di offrire garanzie per la classifica generale: ma è anche per questo che Bernal ed il tecnici del team britannico hanno scelto di essere il più prudenti possibile (Bernal si è comunque allenato nella zona oggi) e di non disputare le ultime due tappe del Delfinato che in ogni caso avrebbero potuto gare dare poco in termini di risultati e condizione fisica.

Dalla prima salita vanno in fuga 15 corridori
La tappa si è animata fin da subito ed il primo a scattare, appena dopo il via ufficiale, è stato il grande maestro delle fughe da lontano, il belga Thomas De Gendt: l'esperto corridore della Lotto Soudal è partito tutto solo ma non ha guadagnato più di 20" anche perché sapeva di dover aspettare che qualcuno rientrasse da dietro per avere delle chance di arrivare fino in fondo. Quando la strada ha iniziato a salite dolcemente verso il Col du Marais, salita non valida come gpm, diversi corridori sono usciti dal plotone e si sono riportati sulla testa della corsa: i primi a farlo sono stati Kenny Elissonde, Julian Alaphilippe e Michael Kwiatkowski, poi si è mosso anche il nostro Fausto Masnada, ed alla fine sulla dura ascesa del Col du Plan Bois (6.3 km al 9.5%) ha definitivamente preso il largo una fuga di 15 corridori.

Il gruppo di testa era quindi composto da Luis León Sánchez (Astana Pro Team), Lennard Kämna (Bora-Hansgrohe), Michal Kwiatkowski e Dylan van Baarle (Team Ineos), Julian Alaphilippe (Deceuninck-Quick Step), David de la Cruz (UAE Team Emirates), Marc Soler (Movistar), Jack Haig (Mitchelton-Scott), Kenny Elissonde (Trek-Segafredo), Marc Hirschi (Sunweb), Matej Mohoric e Dylan Teuns (Bahrain-McLaren), Nicolas Edet (Cofidis), Thomas De Gendt (Lotto Soudal) e Fausto Masnada (CCC Team). Il più vicino a Roglic in classifica generale era il tedesco Kämna che questa mattina pagava 5'21" allo sloveno: non una grande minaccia quindi per il Team Jumbo-Visma; interessante il cambio di strategia della Ineos che dopo aver perso Bernal ha subito mandato due uomini in fuga per provare a fare qualcosa di diverso.

Caduta e ritiro per Kruijswijk e Buchmann
Il detto dice "Se Atene piange, Sparta non ride" ed in un certo senso può adattarsi alla perfezione alla situazione vissuta oggi dalle due grandi squadre rivali per il prossimo Tour de France: il ritiro di Egan Bernal non ha certo aiutare a rialzare il morale in casa Ineos, ma anche il Team Jumbo-Visma ha dovuto fare i conti con un incidente imprevisto e di sicuro non gradino a due settimane dalla Grande Boucle. Lungo la discesa del Col di Plan Bois nel gruppo maglia gialla s'è verificata una caduta e tra i coinvolti c'era anche Steven Kruijswijk, terzo al Tour de France dello scorso anno e uomo fondamentale per le salite, sia nel ruolo di vice-capitano che in quello di gregario di lusso: il 33enne neerlandese è stato costretto al ritiro, secondo le prime informazioni per la lussazione di una spalla anche se ci sarà da fare qualche controllo ulteriore per scongiurare danni peggiori.

Nella stessa caduta sono stati coinvolti anche due uomini della Bora-Hansgrohe, tra cui il tedesco Emanuel Buchmann che in questo Criterium del Delfinato era terzo a soli 20" da Roglic: anche lui non è riuscito a ripartire per alcune profonde abrasioni ed è quindi stato portato all'ospedale assieme al compagno di squadra Gregor Muhlberger (infortunato ad un braccio) per le medicazioni e per effettuare esami più approfonditi. Nella testa caduta è andato giù anche Thibaut Pinot che comunque è riuscito a ripartire senza problemi. Tra Bernal, Kruijswijk e Buchmann nel giro di pochissimo tempo abbiamo quindi avuto i ritiri di tre dei primi quattro del Tour de France: se già il lungo stop ed il nuovo concentratissimo calendario non davano una mano, arrivare al 100% al via da Nizza per loro sarà un po' più complicato ancora.

A terra anche Roglic prima della Montée de Bisanne
Ma i colpi di scena non erano ancora finiti. Mentre i 15 fuggitivi pedalavano con un buon accordo verso la Montée de Bisanne, salite decisiva di giornata, al chilometro 82 di gara anche il capoclassifica Primoz Roglic (Team Jumbo-Visma) è finito a terra: il corridore sloveno è riuscito a rientrare abbastanza velocemente in gruppo scortato dal compagno di squadra Wout van Aert e apparentemente, a parte qualche graffio su tutto il lato sinistro del corpo, non deve aver riportato conseguenze serie visto che la squadra si è poi subito rimessa in testa al plotone imponendo un ritmo decisamente alto. La caduta di Roglic aveva fatto perdere circa un minuto al gruppo principale che si è ritrovato così con 5 minuti di distacco dai fuggitivi ed il lavoro della squadra giallonera è servito a riportare il gap ad una soglia più facilmente controllabile vista la presenza davanti di Lennard Kämna.

Prima di iniziare la Montée de Bisanne vera e propria, c'era un duro strappo che ha fatto subito selezione tra i 15 di testa: al comando della corsa sono rimasti Alaphilippe, De La Cruz, Elissonde, Haig, Hischi, Kämna, Kwiatkowski, Masnada e Van Baarle, mentre da dietro c'è stato lo scatto - durato decisamente poco - di Warren Barguil che non ha scomposto il Team-Jumbo Visma che ha continuato con il proprio lavoro per avvicinarsi alla fuga (3'40" ai meno 45 km) e per iniziare a fare un po' di selezione del plotone. Nei giorni scorsi, però, s'era visto che lasciar lavorare la corazzata giallonera non era certo la strategia miglior per provare ad impensierli, e così sulle prime rampe della salita di Bisanne c'è stato il forcing della Bahrain-McLaren di Mikel Landa che di danni in gruppo ne ha fatti tanti: con Roglic sono rimasti solo Dumoulin e Kuss, ma in tutto non erano più di una ventina con Thomas e soprattutto Froome già staccati da un po'.

Tanta selezione ma nessun vero scatto sulla salita più dura
La Montée de Bisanne è una salita lunga ed impegnativa ed ineitabilmente la fuga si è un po' disgregata, ma alla fine hanno scollinato assieme ben otto corridori: i più brillanti sembrano essere Alaphilippe e Kämna, ma con loro c'erano anche De La Cruz, Masnada, Hirschi, Kwiatkowski, Elissonde ed Haig. A questo punto della corsa il loro vantaggio si era ridotto ad appena 1'25" sul ristrettissimo gruppo maglia gialla: il forcing della Bahrain-McLaren, che nel frattempo aveva trovato per strada anche Dylan Teuns, si è esaurito a due chilometri dalla vetta e, dopo timidi allunghi di Landa e Sivakov, è tornata in azione la Jumbo-Visma con Tom Dumoulin. Al gpm nel gruppo assieme a Roglic c'erano i suoi compagni Dumoulin e Kuss, i colombiani Nairo Quintana, Daniel Martinez e Miguel Angel Lopez, il russo Pavel Sivakov ed i francesi Thibaut Pinot, Guillaume Martin, Pierre Rolland e Romain Bardet.

Nel lungo tratto, molto irregolare, di discesa e lungo la successiva pianura nel gruppo maglia gialla tutto il lavoro è toccato a Tom Dumoulin che da solo e dovendo anche pensare un po' al Tour de France, non si è certo messo a dare tutto pancia a terra: con il passare dei chilometri diversi corridori sono riusciti a rientrare da dietro rinfoltendo questo drappello, ma le uniche accelerazione decise del vincitore del Giro d'Italia 2017 si sono verificate quando qualcuno provava ad approfittare dell'andatura tranquilla per contrattaccare; ci hanno provato un paio di volte Rolland e Bardet, ma Dumoulin è sempre andato a chiudere con dietro tutti gli altri. Questo scenario tattico ha quindi sorriso agli otto fuggitivi che, anche senza pedalare con un accordo magnifico tra loro, hanno guadagnato molto sugli inseguitori: se al gpm il gap era di 1'25", ai meno 13 km era risalito a 2'35" e dietro s'era riportato a tirare addirittura Wout van Aert.

Grande assolo di Lennard Kämna sulla salita finale
Appena iniziata la salita finale di Megève, a 7.4 chilometri dall'arrivo, il primo a scattare tra i fuggitivi è stato il francesimo Kenny Elissonde che per un paio di chilometri è rimasto da solo al comando. Ma una salita così pedalabile è più adatta ad un forte passista che ad uno scalatore e così da dietro è risalito fortissimo colui che tra gli uomini in fuga aveva le migliori doti da cronoman, il tedesco Lennard Kämna: il corridore della Bora-Hansgrohe ha superato Elissonde ai meno 5 chilometri e poi ai 3700 metri finali si è tolto di ruota anche lo spagnolo David de la Cruz che era stato l'unico a resistere fin la. Nel finale Kämna ha fatto letteralmente il vuoto alle proprie spalle, regalando una bella soddisfazione alla squadra dopo il ritiro di Buchmann: De La Cruz ha chiuso secondo a 41", mentre Julian Alaphilippe ha trovato lo spunto per prendersi il terzo posto a 56" con Jack Haig quarto a 58", Kenny Elissonde quinto a 1'02", Fausto Masnada sesto a 1'10", Michal Kwiatkowski settimo a 1'19" e Marc Hirschi ottavo a 1'43".

Il gruppo dei migliori è giunto al traguardo compatto e forte di una ventina di unità: Thibaut Pinot ha chiuso in nona posizione cronometrato con un ritardo di 3'01" dal vincitore odierno. La classifica generale è quindi cambiata per effetto dei vari ritiri: alla vigilia dell'ultima tappa di questo Delfinato, Primoz Roglic mantiene 14" di vantaggio su Thibaut Pinot, Guillaume Martin è ora terzo a 24", poi abbiamo Mikel Landa e Daniel Martinez a 26", Miguel Angel Lopez a 32", Nairo Quintana e Richie Porte a 35".
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