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In Cantabria l'acciuga Roglic lascia tutti di sale

30.10.2020 17:22

Sullo strappo finale di Suances lo sloveno va a prendersi la terza vittoria di tappa di questa Vuelta a España e la maglia rossa di leader. Ottimo terzo Andrea Bagioli


Con la decima tappa la Vuelta a España arriva in Cantabria con una frazione di 185 chilometri da Castro Urdiales a Suances quasi tutti lungo la corsa: una frazione dal profilo altimetrico non particolarmente impegnativo, ma comunque caratterizzata da un finale insidioso visto che il traguardo era posizionato in cima ad uno strappo di circa 1500 metri al 6% e con le pendenze massime che raggiungevano anche il 9%. Un finale aperto quindi a più soluzioni e che sulla carta dava possibilità ai velocisti più resistenti, ai corridori da classiche e anche gli uomini di classifica più esplosivo: nel 2008 qui vinse Paolo Bettini, per quello che sarebbe stato l'ultimo urrà della sua carriera, davanti a Rebellin, Cunego e Ballan nell'ordine e con buchi di qualche secondo nelle prime posizioni.

Ma come accade ogni giorno, in gruppo c'è anche chi spera sempre di farcela con una fuga da lontano e dopo appena un paio di chilometri sono andati all'attacco in quattro: si trattava di Michal Paluta (CCC), Brent Van Moer (Lotto Soudal), Pim Ligthart (Total Direct Energie) ed Alexander Molenaar (Burgos-BH) che hanno perso subito un margine di 20". Da questo tentativo era rimasta fuori da Caja Rural è stato quindi molto lesto Jonathan Lastra ad uscire dal gruppo principale e riportarsi rapidamente sugli attaccanti quando ancora il gap era ristretto. In questa fase ci hanno provato anche Cavagna, Salmon, Lafay, Wright e Jauregui che però hanno istigato una reazione da parte del gruppo: la fuga di cinque, infatti, era gestibile abbastanza facilmente, fossero rientrati altri cinque corridori la giornata si sarebbe fatta più complessa e quindi da dietro c'è stata un'accelerazione decisiva che ha spinto Cavagna e soci a desistere.

Al chilometro 20 al comando della tappa sono rimasti in quattro perché il polacco Michal Paluta ha perso contatto per colpa di una foratura: Jonathan Lastra, Pim Ligthart, Alexander Molenaar e Bren Van Moer hanno scelto di non aspettarlo e così il corridore della CCC Team si è ritrovato per molti chilometri nella terra di nessuno, finché non si è lasciato riprendere dal plotone. Nel frattempo, però, il vantaggio dei quattro battistrada è lievitato fino a toccare addirittura un picco massimo di 11'40" che ha fatto suonare un po' di campanelli d'allarme in gruppo: senza un favorito netto per la tappa, le squadre hanno un po' esitato ad iniziare l'inseguimento alla fuga, ma quando il gap ha sfiorato i dodici minuti sono entrate in azione a rotazione squadre come Movistar, Deceuninck-QuickStep, Astana e Mitchelton-Scott che hanno pensato prima ad abbastere il distacco e solo poi agli interessi personali per la tappa.

Sebbene la Movistar si sia defilata quasi subito, il gruppo non ha avuto difficoltà a riportare Lastra, Ligthart, Molenaar e Van Moer ad una distanza più di sicurezza. Per svariati chilometri la corsa è filata via liscia senza particolari emozioni: l'unico gran premio della montagna era l'Alto de San Cipriano posto a 60 chilometri dall'arrivo e in cima il gruppo maglia rossa aveva 3'55" di ritardo dei confronti dei battistrada; va segnalato però che su questa salitella e su tutti gli strappi successivi più o meno impegnativi, era apparso in grossa difficoltà l'irlandese Sam Bennett che ha tenuto duro in ultima posizione del plotone, ma che in un certo senso ha fatto capire che oggi i suoi compagni di squadra non stavano lavorando lui, nonostante che in carriera a volte sia riuscito ad esprimersi molto bene su questo tipo di finali. Alla fine per la fuga non c'è stato niente da fare e Lastra, Ligthart, Molenaar e Van Moer sono stati ripresi quando mancavano 16.5 chilometri al traguardo.

Nei chilometri finali prima di Suances c'è stato prima l'attacco un po' estemporaneo del sudafricano Willie Smit (Burgos), mentre decisamente più interessante è stato l'allungo ai meno 10 di Rémi Cavagna (Deceuninck-QuickStep) e Ivo Oliveira (UAE) che hanno provato a sfruttare i numerosi sali-scendi e la tortuosità della costa cantabrica per far soffrire gli altri team ed indurire così la corsa. Cavagna e Oliveira hanno preso solo una manciata di secondi di vantaggio ma per gli inseguitori non è stato facile andare a chiudere: ai meno 5 il francese si è anche tolto di ruota il giovane portoghese ma il gruppo è riuscito a riportarsi sotto solamente quando mancavano 3.7 chilometri alla conclusione. Ed a questo punto, tutti i corridori erano lanciatissimi e non c'è stato più modo di provare ad inventarsi qualcosa per evitare la prevedibile battaglia sullo strappo finale.

La strada ha iniziato a salire negli ultim 1500 metri e tra Astana, Deceuninck-QuickStep e Jumbo-Visma è apparso anche un mini treno della Caja Rural che voleva lanciare lo spagnolo Gonzalo Serrano. Ai 700 metri è stato il francese Guillaume Martin a provare a partire lungo e per provare a chiudere si è mosso addirittura Richard Carapaz: questo è costato caro all'ecuadoriano che non è più riuscito a rilanciare quando ai 200 metri c'è stato un cambio di ritmo spaventoso di Primoz Roglic: lo sloveno della Jumbo-Visma ha sfruttato la ruota dell'ottimo Andrea Bagioli, ma quando ha accelerato con il lungo rapporto si è praticamente tolto tutti di ruota. Roglic è andato a conquistare quindi la sua terza vittoria di tappa in questa Vuelta ed i relativi 10" di abbuono: ma c'è di più, perché nel finale Carapaz è scivolato fino alla quattordicesima posizione e la giuria ha riscontrato un buco di tre secondo che ha quindi regalato la maglia rossa allo sloveno. Roglic e Carapaz si trovano quinti a pari tempo (la differenza la fa la somma dei piazzamenti) alla vigilia di un weekend durissimo con La Farrapona sabato e l'Angliru domenica.

La tappa di oggi però ha messo in evidenza anche il bravissimo Andrea Bagioli, a cui sono mancate un po' di gambe negli ultimi 100 metri ma che è andato a cogliere un'ottima terza posizione preceduto anche dall'austriaco Felix Grossschartner: per il 21enne valtellinese un'altra bella prestazione in questo primo anno da professionista e soprattutto è stato bello vedere la fiducia del team che ha lavorato tanto per lui in questa tappa; a seguire si sono poi piazzati Alex Aranburu, Robert Stannard, Julien Simon, Daniel Martin, Guillaume Martin (dietro al quale s'è verificato il buco), Jasper Philipsen e Magnur Cort Nielsen. Nel finale maluccio Hugh Carthy che è stato cronometrato addirittura a 10" da Roglic ed ora in classifica è a 51" con Dan Martin a 25".
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