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Non è successo niente, ha solo vinto Bennett

11.03.2021 16:46

Tappa praticamente neutralizzata alla Parigi-Nizza, volata prepotente dell'irlandese su Bouhanni, quinto Nizzolo; Roglic caduto ma resta leader. Pandemia, la frazione finale subirà delle modifiche


Un anno di pandemia anche nel ciclismo e gli echi di quanto accadeva 12 mesi fa si moltiplicano con un senso di dejavù che ci sorprende: per dire, arriva la notizia che l'ultima tappa della Parigi-Nizza subirà delle modifiche e non si concluderà sulla Promenade des Anglais della città d'arrivo della Course au Soleil. Per fortuna il ciclismo ha messo a punto dei protocolli che potranno permettere di non fermarsi come avvenne un anno fa, ma come tutti sappiamo non dipende solo da chi pedala. Seguiremo gli sviluppi.

Il fatto che partiamo da qui e non dalla cronaca sportiva la dice tutta sullo stoicismo che è stato necessario per seguire la quinta tappa della P-N, la Vienne-Bollène di 200.2 km, in cui non è successo niente. Cioè, va bene, quelle due notarelle le abbiamo prese, ma davvero, se fossimo cattivi, ce la caveremmo con una frase di circostanza sul vincitore di giornata Sam Bennett, la pubblicazione dell'ordine d'arrivo, e stop.

A causa (o approfittando) del vento contrario, il gruppo ha di fatto rinunciato a battagliare, procedendo a ritmo blando per quasi tutto il dì. Del resto la tappa era già battezzata come interlocutoria, con le sue zero difficoltà altimetriche, per cui tutto è venuto abbastanza naturale. Puntualizziamo allora le cosette da dire. Capitolo sprint intermedi: su quelli con abbuoni, a Vion (km 54) è passato per primo Jasha Sütterlin (DSM) davanti a Maximilian Schachmann (Bora-Hansgrohe) e Lucas Hamilton (BikeExchange); a Debroux (km 183) primo Ion Izagirre (Astana Premier Tech) su Schachmann e Tiesj Benoot (DSM): piccoli assestamenti di classifica. Schachmann, a conferma di quanto fosse in tiro per i traguardi volanti, si è preso quello Gpm della Côte de St-Restitut a 35 km dal traguardo.

Capiptolo tentativi di fuga: uno, non di più, ma del tutto bizzarro in quanto orchestrato interamente da belgi, ben 11 peraltro! Victor Campenaerts (Qhubeka-Assos), Jasper Stuyven ed Edward Theuns (Trek-Segafredo), Thomas De Gendt e Philippe Gilbert (Lotto-Soudal), Tim Declercq e Yves Lampaert (Deceuninck-Quick Step), Stan De Wulf e Oliver Naesen (AG2R-Citroën), Dries de Bondt e Louis Vervaeke (Alpecin-Fenix) hanno accelerato all'improvviso a 72 km dalla fine, ma il gruppo non poteva certo subire inerte una simile provocazione geopolitica, per cui li ha ripresi al volo ai -65, e si è quindi tornati a rollare - come prima - ai 30 orari (o poco più).

Capitolo cadute, allora. Qui purtroppo il bollettino è sempre corposo. Ai -40 sono andati giù Rudy Barbier e Patrick Bevin (Israel Start-Up Nation), e Laurens De Plus (Ineos Grenadiers), quest'ultimo ha avuto il suo daffare con un problema meccanico prima di rientrare in gruppo. Un paio di chilometri più avanti, grosso guaio in casa Jumbo-Visma: Tony Martin ha preso un largo paletto a bordo strada (non segnalato, del tutto ingiustificato nella sua presenza lì, insomma un arredo urbano nato per abbattere ciclisti), si è ribaltato, probabilmente fratturandosi qualcosa (tanto che si è ritirato), e tirando giù anche Primoz Roglic. Il leader della generale non ha comunque riportato danni, e il gruppo - per quanto potesse sembrare impossibile - ha addirittura rallentato ulteriormente per aspettare il rientro dello sloveno.

Ancora, ai -14 è caduto da solo Dewulf a fondo gruppo, poi più niente fino allo sprint.

La Deceuninck l'ha preso lungo, aumentando vorticosamente il ritmo già ai -7, poi ha lasciato spazio ad altri treni (particolarmente persistente nel finale quello dei Trek-Segafredo, con Mads Pedersen da lanciare), ma al momento opportuno abbiamo ritrovato il WolfPack al posto giusto, ovvero lì davanti, con Florian Sénéchal a dare il cambio a Michael Mørkøv, il quale sarebbe sembrato addirittura lui il velocista e invece era solo il sublime lanciatore di Sam Bennett in maglia verde. L'irlandese è uscito ai 150 metri, e ha fatto una volata alla Petacchi, presa davanti, respingendo ogni ipotesi di riavvicinamento da parte degli avversari, primo tra tutti Nacer Bouhanni (Arkéa-Samsic) che si è dovuto accontentare di vedere fino alla linea del traguardo le terga di Bennett anziché l'orizzonte della vittoria. Vittoria che invece arride, per la seconda volta in questa corsa, al buon Sam.

Al terzo posto ha chiuso Pascal Ackermann (Bora), quindi quarto Phil Bauhaus (Bahrain-Victorious) e quinto Giacomo Nizzolo (Qhubeka): finalmente un piazzamento per il campione europeo, che nelle prime due tappe per un motivo o per l'altro non era riuscito a incidere. Per la top ten troviamo poi nell'ordine Alexander Kristoff (UAE-Emirates), Bryan Coquard (B&B Hotels p/b KTM), Christophe Laporte (Cofidis, Solutions Crédits), Rudy Barbier e Danny Van Poppel (Intermarché-Wanty).

La classifica vede - come anticipato - qualche aggiustamento figlio degli abbuoni intermedi: Roglic resta primo, Schachmann recupera 4" e sale a -31" dalla maglia gialla; terzo resta Brandon McNulty (UAE) a 37", al quarto posto Ion Izagirre (a 40") scavalca il compagno Aleksandr Vlasov (a 41"); e poi ancora Matteo Jorgenson (Movistar) a 56", Benoot a 1'04", Hamilton a 1'08", Luisle Sánchez (Astana) a 1'11", Pierre Latour (Total Direct Énergie) a 1'12".

Domani da Brignoles a Biot la sesta tappa offrirà terreno da fuga a chi volesse provarci: 202.5 km, primi 90 di mangia&bevi, poi a metà tappa si sale più decisamente con Côte de Cabris e Col du Ferrier in successione, ma anche il finale prosegue frastagliato, con tanto di arrivo su strappetto (due chilometri al 5%).
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Alaphilippe rimette in ordine qualche gerarchia
Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!