Professionisti

Il Tour delle cadute

28.06.2021 17:38

Nella terza tappa della Grande Boucle non si contano le scivolate: a terra anche Thomas, Roglic, López, Démare. In volata vanno giù Ewan e Sagan, uno-due Alpecin con Merlier e Philipsen. Quarto Ballerini, quinto Colbrelli


Da una grigia Lorient ci si muove verso Pontivy, 182.9 km per la maggior parte nell'entroterra. Parte subito la fuga: nella terza giornata bretone la B&B Hotels p/b KTM fa gli onori di casa, mandando in avanscoperta sia Cyril Barthe che Maxime Chevalier. A loro si aggiungono il veterano svizzero Michael Schär (AG2R Citroën), il belga Jelle Wallays (Cofidis) e, per il terzo giorno di fila, c'è Ide Schelling; è proprio il neerlandese della Bora Hansgrohe, che indossa per procura la maglia a pois (anche questa sarebbe di Van der Poel) a dare il là al tentativo, nato proprio al km 0.

Groupama-FDJ e Lotto Soudal, ovvero sia le formazioni dei favoriti di giornata Arnaud Démare e Caleb Ewan, si prendono l'incarico di tenere chiusa la corsa. Bruno Armirail e Valentin Madouas per i francesi, Thomas De Gendt e nientemeno che Philippe Gilbert si alternano al lavoro. Nomi di un certo spessore, che testimonia come la fiducia nelle capacità dei rispettivi uomini veloci sia totale.

Una giornata che scorre via tranquilla nonostante la pioggia. Ma tutto assume un sapore diverso attorno all'ora di gara: dopo una quarantina di km, mentre pedalava nelle posizioni di avanguardia, Geraint Thomas cade in maniera banale, non accorgendosi di un dosso. Il gallese della Ineos Grenadiers tira giù con sé tre preziosi elementi del Team Jumbo-Visma come Robert Gesink, Steven Kruijswijk e Tony Martin. Per Gesink il decimo Tour della carriera termina qui, con una dolorosa botta tra clavicola e scapola; gli altri due si rialzano con qualche ammaccatura.

Chi fatica a mettersi in sella è proprio il "colpevole" del patatrac: subito soccorso, Thomas è dolorante alla spalla, che viene trattata con cura. Ma indubbiamente il dolore si fa sentire per il vincitore del Tour 2018, incapace di pedalare fuorisella nel prosieguo della tappa. Per altro G rimane attardato e distante più di un paio di minuti dalla coda del gruppo; se il fidatissimo Luke Rowe viene da subito messo al suo fianco, bisogna attendere un po' affinché anche Jonathan Castroviejo e Dylan van Baarle si aggiungano al trenino, per un ricongiungimento portato a termine dopo una ventina di km.

Al km 60 la situazione vede i cinque battistrada guidare con 2'25" sul gruppo, dove anche la Alpecin-Fenix si fa vedere con Xandro Meurisse, aggiungendosi ai Groupama e ai Lotto. La corsa prosegue senza scossoni sino alla Côte de Cadoudal; nome abituale per le due ruote, affrontato in passato dalla Grande Boucle ma soprattutto dagli Europei 2016 e dal GP de Plumelec, che ha qui il suo momento clou. In questo strappetto di quarta categoria Schelling, prevedibilmente, va a conquistare l'unico punto in palio grazie ad uno scatto ai 700 metri dallo scollinamento (km 91.1).

Raggiunto questo obiettivo, che gli consente di appropriarsi della maglia a pois, Schelling si rialza e attende diligentemente il gruppo, che viaggia sempre ad oltre 2' di ritardo. L'acqua lascia spazio a rare schiarite, per poi tornare a cadere nel villaggio successivo - d'altronde si attraversa la Bretagna. Non c'è animosità al traguardo volante di La Fourchette (km 118.3), con Barthe che prende il bottino pieno su Chevalier, Schär e Wallays. Diverso il discorso, un minuto e mezzo dopo, per il gruppo; Colbrelli lancia la volata, ma il campione italiano viene anticipato da Ewan, Cavendish e Mørkøv.

Appena passato il paesino di Radnac, famoso per aver visto crescere Jean Robic, Julian Alaphilippe fora alla ruota anteriore; nessuna paura, però, per l'iridato, che rientra in un attimo e senza la minima fatica. Attorniati dal solito folto pubblico della Bretagna i quattro attaccanti mantengono un margine soddisfacente anche nel passaggio sul gpm della Côte de Pluméliau (km 148.6), vinto senza lotta da Wallays. Dietro tutto tranquillo; si vedono le solite facce di Gilbert, Tony Martin, Nils Politt, Tim Declercq, Imanol Erviti, Chris Juul Jensen, tutti lì davanti per proteggere i rispettivi capitani.

Cento secondi separano gli attaccanti e il gruppo ai meno 30 km. Ma la velocità, come logico sia, aumenta subito dopo e si scende sotto la barriera del minuto di gap ai meno 22 km. Tra chi lavora c'è anche Wout van Aert, in versione gregario perfetto per capitan Roglic - il campione belga lo aveva annunciato, il suo prossimo obiettivo personale è mercoledì con la crono. Tra un Alaphilippe che si diletta nel fuoristrada per guadagnare posizioni e un arrabbiatura dello stesso WvA nei confronti di Asgreen, reo di avergli ostruito la strada, la corsa entra negli ultimi 15 km.

Il primo attaccante a cedere è Chevalier, che si stacca ai meno 14 km proprio mentre il compagno di squadra Barthe prova il tutto per tutto. Ma l'attenzione è tutta in gruppo, per due cadute che si registrano nel breve volgere di un km: prima sono Miguel Ángel López con Valentin Madouas - il colombiano riparte con la bici del gregario Jorge Arcas, alto più di 20 cm rispetto a lui. Ma ai meno 11 km c'è il principale colpo di scena di una giornata già densa: Primoz Roglic va giù, battendo pesantemente il lato sinistro del corpo dopo essere entrato a contatto con Sonny Colbrelli - che resta in piedi, mentre va giù anche il tedesco Jonas Rutsch (EF Pro Cycling).

Lo sloveno viene atteso da Kruijswijk, Kuss, Martin, Teunissen e Vingegaard. Il gruppo, ovviamente, non lo aspetta e va a riassorbire ai meno 6 km i tre ultimi fuggitivi. Il ritardo di Roglic ai meno 5 km è nell'ordine dei 50", in un gruppo di attardati che vede tra gli altri anche Thomas. Ma, purtroppo, non è finita perché ai meno 4 km, in un pericolosissimo sinistra-destra in discesa, vanno giù in tanti: tra di loro Arnaud Démare, Christophe Laporte, Simon Clarke, Mads Pedersen e soprattutto l'atteso Jack Haig, che è costretto al ritiro. Non cade ma perde terreno anche Tadej Pogacar, che deve lanciarsi in un difficile inseguimento per perdere meno tempo possibile.

Il plotoncino di testa è quindi forte di una trentina di elementi, con la maglia gialla in versione gregario con una trenata lunga quasi un km. È lui ad entrare in testa nel km finale, cedendo il testimone a Jonas Rickaert. L'apripista designato è Jasper Philipsen, alla cui ruota ci sono Merlier, Ewan e Sagan. Ai 150 metri dal termine, nella insidiosa semicurva lì posizionata, succede l'ennesimo problema di giornata: il favoritissimo Caleb Ewan tocca la ruota di Merlier che lo precede e va giù pesantemente, strisciando tutto il lato sinistro e coinvolgendo l'incolpevole Peter Sagan. Se lo slovacco si rialza subito, per l'australiano si rende necessario l'intervento dei sanitari. Con ogni probabilità il suo Tour è già finito.

La volata è, di fatto, un campionato sociale della Alpecin-Fenix: Tim Merlier supera Jasper Philipsen andando a vincere senza troppa fatica, esultando in maniera polemica con un dito in bocca a zittire le critiche (quali, per altro?). Per l'ex campione belga è la seconda vittoria in un grande giro, dopo quella ottenuta nella seconda tappa al Giro a Novara - in un finale per altro molto simile.

Seconda piazza per Jasper Philipsen, che con il colpo di reni tiene dietro un arrembante Nacer Bouhanni (Team Arkéa-Samsic). Quarto è Davide Ballerini, oggi velocista della Deceuninck-Quick Step visto che Cavendish si era staccato in precedenza; quinto un Sonny Colbrelli (Bahrain Victorious) costretto ad evitare per un pelo Sagan ed Ewan. Completano la strana top ten Julian Alaphilippe (Deceuninck-Quick Step), Mathieu van der Poel (Alpecin-Fenix), Cees Bol (Team DSM), Anthony Turgis (Team TotalEnergies) e Max Walscheid (Team Qhubeka NextHash).

Oltre ad Alaphilippe, l'unico big rimasto nel drappello di testa è Richard Carapaz. Ritardo di 14" per Enric Mas, Vincenzo Nibali, Jakob Fuglsang, Nairo Quintana, Wilco Kelderman e Pierre Latour; a 26" tagliano il traguardo Tadej Pogacar, Sergio Higuita, Bauke Mollema, David Gaudu, Rigoberto Urán, Geraint Thomas, Esteban Chaves, Emanuel Buchmann, Lucas Hamilton, Richie Porte e Guillaume Martin. Si sale fino a 1'21" per vedere nell'ordine di arrivo Primoz Roglic, Miguel Ángel López, Alejandro Valverde e Steven Kruijswijk.

La classifica cambia; quello che rimane invariato è che Mathieu van der Poel (Alpecin-Fenix) conserva la maglia gialla con 8" su Julian Alaphilippe. Carapaz diventa terzo a 31" quindi, solo per citare alcuni nomi di spessore, Kelderman è a 38", Pogacar a 39", Mas e Quintana a 40", Gaudu e Urán a 52", Fuglsang e Nibali a 55", Thomas a 1'07", Roglic a 1'35", López a 3'43". Domani altra frazione dedicata ai velocisti, la Redon-Fougères di 150.4 km senza alcuna asperità da superare. L'attenzione di tutti i big è già per l'appuntamento di mercoledì, quella crono individuale che darà una scossa alla generale. Non che sinora ci si sia annoiati.
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