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La monumento, la folla, il predestinato: Remco Day!

24.04.2022 19:01

Evenepoel vince la Liegi-Bastogne-Liegi con un'azione solitaria nata sulla Redoute e rilanciata sulla Roche-aux-Faucons. Hermans e Van Aert sul podio, paura Alaphilippe; il pubblico in tripudio saluta due maestri: Valverde e Gilbert


E venne il giorno in cui Remco Evenepoel vinse la sua prima classica monumento. Pian pianino tutti i giovani e giovanissimi fenomeni del ciclismo anni '20 centrano risultati sempre più rilevanti, e questo di Remco alle prese con una prima vittoria di massimo livello era uno dei vuoti più evidenti. Favorito, questo vuoto, dalle varie contingenze che hanno visto protagonista il belga (la caduta del Lombardia, i tanti mesi ai box, il ritorno - affrettato, in questi termini - direttamente al Giro...) e amplificato dai balbettii dell'ultimo periodo, quando il ragazzo pareva aver perso un po' il filo del discorso.

Tra una sconfitta e l'altra sulle salite delle brevi corse a tappe, intervallate certo da qualche squillo (la vittoria di tappa alla Valenciana, la doppietta crono+classifica generale all'Algarve), in questo 2022 sono cresciuti i dubbi relativi all'affidabilità del 22enne di Aalst per quanto riguarda le gare a tappe. In più, sia in queste che nelle semiclassiche, si confermava rispetto al passato una consuetudine al nervosismo nei confronti degli altri corridori. Di contro, il grande spirito di squadra e la voglia di sacrificarsi per i compagni, come dimostrato in mille e una situazioni di corsa, e la costante forza propulsiva di una rabbia agonistica mai venuta meno.

Tutto ciò deflagra tutto insieme come già era successo ai Mondiali di Innsbruck (quando il mondo lo scoprì), o come alla Classica di San Sebastián, dove dimostrò di poter da subito sconfiggere i più forti nemmeno nell'uno contro uno, ma direttamente nell'uno contro tutti. In realtà tutti i primi colpi di Remco nel professionismo sono stati sensazionali, fino a tutto il 2019 eravamo consapevoli di avere a che fare con un fenomeno formato tascabile. Il 2020 se l'è perso praticamente tutto; nel 2021 è tornato dopo l'infortunio ma senza più regalare gli exploit di prima, il che non vuol dire che non abbia conseguito le sue brave vittorie, ma lo ha fatto in corse di secondo piano.

Oggi, nella più antica delle classiche, la storia ciclistica di Evenepoel trova un altro punto di svolta, lui l'ha definito "il giorno più bello della mia carriera" ed è anche logico che sia così, il prestigio di una Monumento è certo superiore a tutto ciò che il ragazzo possa aver vinto sinora. E apre la strada a scenari carichi di promesse, perché ora anche lui, anche Remco sa come si fa a vincere certe corse. Non nel senso del modo (che per lui è più o meno sempre il medesimo: staccare tutti a un certo punto e tirare fino al traguardo), ma di tutto il resto, tutto quel che c'è intorno al corridore singolo: l'ambiente, gli avversari, il clima, la pressione, l'intensità. Senza saper domare tutte queste belve, certe corse non le vinci, se non - al limite - occasionalmente.

Chi di occasionale non ha avuto nulla nella carriera sono i due mostri sacri che oggi hanno pedalato per l'ultima volta sulle strade della Liegi: il plurivincitore Alejandro Valverde, l'enfant du pays Philippe Gilbert. Due figure astrali che hanno tracciato col loro passaggio una luce inoffuscabile per oltre 15 anni. L'omaggio di tutto il ciclismo va a due giganti del XXI secolo. Il pensiero di speranza lo indirizziamo invece a Julian Alaphilippe, caduto malamente oggi (insieme ad altri 50, e quasi non è un'iperbole!) e che dovrebbe essersela cavata con - dita incrociate - non eccessivi danni, dopo aver fatto prendere un grande spavento a tutti.

Il ritiro di Julian è andato in scia ai forfait eccellenti della Liegi-Bastogne-Liegi 2022. Nemmeno in startlist Tadej Pogacar, che era atteso come il favorito (in fondo era solo il campione uscente) ma che ha scelto di restare con la compagna che ha appena perso la madre; mancava pure Primoz Roglic, che invece la LBL l'ha vinta nel 2020, e che è alle prese non noie a un ginocchio. Non partiti (e veniamo a oggi, alla corsa) eJai Hindley (Bora-Hansgrohe), Tiesj Benoot (Jumbo-Visma) e Kamiel Bonneu (Sport Vlaanderen-Baloise), partiti invece (in fuga) in undici: Sylvain Moniquet (Lotto Soudal) per primo al km 5, poi con lui anche il compagno Harm Vanhoucke e Bruno Armirail (Groupama-FDJ), Jacob Madsen (Uno-X) e Fabien Doubey (TotalEnergies), infine - dal km 57 e dopo appassionante rincorsa - anche Pau Miquel (Kern Pharma), Baptiste Planckaert (Intermarché-Wanty), Paul Ourselin (TotalEnergies) e addirittura un tris di Bingoal Pauwels Sauces, ovvero Marco Tizza, Kenny Molly e Luc Wirtgen; non ha invece fatto più in tempo ad accodarsi Gilles De Wilde (Vlaanderen).

Il vantaggio dei fuggitivi ha toccato i 6'30" al km 100, poi il lavoro Movistar ha concorso a ridurre il margine, qualcuno ha pure sofferto prima del previsto, tipo Jonas Vingegaard (Jumbo) sulla Côte de Wanne ai -81, qualcun altro ha avuto a che fare con noie meccaniche, come Romain Bardet (DSM) e Alejandro Valverde (Movistar), senonché si è giunti sulla Côte de Stockeu (ai -75) col drappello di testa pronto a frazionarsi: il ritmo di Vanhoucke ha fatto fuori Tizza, Planckaert, Miquel, Molly e Madsen, e il margine restava superiore ai 3' (ancora 3'25" ai -63).

A 62 km dal traguardo l'episodio che ha segnato la corsa: una megacaduta in posizioni abbastanza avanzate del gruppo ne ha lasciati per terra una cinquantina, e almeno altrettanti sono stati secondariamente coinvolti dato che la stradina su cui è avvenuto il capitombolo era molto stretta e chi era dietro non riusciva a passare. Tra i coinvolti Valverde, Bardet, praticamente l'intera EF Education-EasyPost (a partire da Ruben Guerreiro e Rigoberto Urán) e Julian Alaphilippe (Quick-Step Alpha Vinyl), che è andato a sbattere contro un albero giù da un breve pendio a bordo strada. Soccorso per primo da Bardet, che era nei pressi ed è risultato molto preoccupato dal vedere l'amico nelle condizioni in cui era, l'iridato è stato successivamente trasportato in ospedale, cosciente e con mobilità alle gambe, ma con notevoli dolori alla schiena.

La Bahrain-Victorious ha continuato a tirare i 60 rimasti nel primo gruppo, un drappello con Valverde, Domenico Pozzovivo (Intermarché), Mauri Vansevenant (Quick-Step), Geraint Thomas (INEOS Grenadiers), Marc Soler (UAE Emirates), Valentin Madouas (Groupama), Sergio Higuita (Bora), Guillaume Martin e Simon Geschke (Cofidis) è rientrato poco dopo, qualcosa in più ci ha messo un altro gruppetto con Bauke Mollema (Trek-Segafredo) e Thomas Pidcock (INEOS), ma alla fine tutti quelli che dovevano rientrare l'hanno fatto prima dei 50 km alla fine.

Mikel Landa (Bahrain) ha proposto una serie di scatti sulla Côte de Desnié ai -43 e quello era il segnale che la tattica del team entrava nella fase operativa, infatti nei chilometri successivi i rilanci si sono susseguiti, con lo stesso Landa e pure con Damiano Caruso, senza che si riuscisse sfuggire alle marcature incrociate: in particolare Sepp Kuss (Jumbo) e Carlos Verona (Movistar) hanno messo la museruola ai Bahrain. I quali hanno allora riprovato in cima a un falsopiano con Wout Poels, ma l'azione dell'olandese non aveva chissà che ampiezza di respiro, sicché è stata annullata già prima della Redoute, ai -33.

I sei battistrada (Armirail, Moniquet, Vanhoucke, Doubey, Ourselin e Wirtgen) hanno preso la più famosa delle côte con 1'10" di vantaggio e si sono dispersi lungo la salita, con un serio affondo di Armirail a dissolvere il gruppetto. È stato proprio sulle rampe della Redoute che Philippe Gilbert (Lotto) ha perso contatto dai migliori, trovando comunque l'affettuoso abbraccio della folla ad accompagnare i suoi chilometri finali nella Doyenne. Nei pressi dello scollinamento, ai -30, è stato Remco Evenepoel (Quick-Step) a piazzare uno scatto molto potente che gli ha permesso di prendere un margine minimo, respirare, prendere atto della titubante reazione degli altri, e decidere di proseguire dritto.

Via via il fiammingo ha raggiunto e superato uno dopo l'altro tutti i fuggitivi rimasti davanti, nell'ordine Van Houcke, Ourselin, Moniquet, e infine Armirail, ripreso ai -21.6 e staccato ai -14.5 all'inizio della Roche-aux-Faucons. Il gruppo aveva fin lì provato invano a recuperare mezzo minuto su Remco, margine per rosicchiare il quale ci si eran messi i Movistar, gli Jumbo, i Bahrain nella persona di Matej Mohoric, gli INEOS nella persona di Thomas. Sulla salita ci si aspettava che qualcuno aumentasse il livello dello scontro, ma più che un ritmo di Poels o di Enric Mas (Movistar) o ancora di Jack Haig (Bahrain) non si è riusciti a produrre, sicché Evenepoel ha scollinato con lo stesso vantaggio che aveva all'inizio della salita: 35".

Ai -11, sul falsopiano post-Roche, l'atteso sussulto è giunto con uno scatto di Michael Woods (Israel-Premier Tech) a cui è seguito un immediato rilancio di Dylan Teuns (Bahrain) e poi di Aleksandr Vlasov (Bora) e ancora di Teuns. Il risultato di questa sequela di colpi è stato che il gap da Remco è stato abbattuto a 16" a poco più di 10 km dalla fine, solo che a quel punto, finita la salita, restava il problema di dare seguito all'inseguimento: Teuns s'è trovato da solo con Dani Martínez (INEOS) e Sergio Higuita (Bora), ma presto sono rientrati da dietro Valverde con Mas, Vlasov, Marc Hirschi (UAE) e Woods, l'ideale per annacquare l'accordo tra tutti.

Quando da dietro ai -8 stavano per arrivare pure Wout Van Aert (Jumbo), Neilson Powless (EF) e Jakob Fuglsang (Israel), Vlasov ha capito che non era più tempo di attendere e se n'è andato in contropiede. Ha accarezzato per diversi chilometri l'idea di prendersi il secondo posto, ma ai -2 o poco meno è stato di nuovo raggiunto, e non avrebbe avuto modo nemmeno di disputare la volata per il secondo posto. Remco ha vinto esultando sin dai -3, una salutare esplosione di gioia dopo diverse amarezze. A 48" da lui lo sprint dei battuti, Van Aert l'ha preso un po' troppo lungo, o forse ha sottovalutato il ritorno di Quinten Hermans (Intermarché), fatto sta che Faccia di Pietra (così lo soprannominammo in qualche cross invernale) ha beffato il suo più blasonato collega, centrando una piazza d'onore forse insperata. Van Aert terzo ha preceduto (non di molto) Martínez e Higuita, e poi Teuns, Valverde (settimo all'ultima Doyenne), Powless, Hirschi, Woods, Haig, Mas e Fuglsang; Vlasov è stato cronometrato a 52", il valente Armirail è arrivato con Warren Barguil (Arkéa Samsic) a 1'36", 16esimo. Il primo degli italiani è stato Diego Ulissi, 22esimo a 2'30" in un gruppo in cui c'erano pure Domenico Pozzovivo (Intermarché), 26esimo, e Vincenzo Nibali (Astana Qazaqstan), 30esimo. Gilbert ha chiuso al 46esimo posto a 7'35".
Notizia di esempio
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Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!