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Sagan, un gourmet che delizia tutti i palati

13.06.2016 17:29

Seconda vittoria di fila di Peter al Tour de Suisse, con un finale di puro spettacolo. Maglia gialla strappata a Roelandts


Peter Sagan è come i fratelli Marx, tutti e 5 in un unico soggetto. Quando la gente andava al cinema a vedere un loro film, sapeva che non sarebbe uscita delusa dalla sala. Sapeva che avrebbe riso tanto, che i soldi del biglietto sarebbero stati ben spesi. Ecco, Sagan è una cosa così: quando lui è in gara, si ha la certezza che qualcosa di interessante accadrà, che il tempo dedicato a vedere una corsa in cui c'è lui sarà ben impiegato.

Al Giro di Svizzera, poi, il Campione del Mondo si esalta, come se fosse nato e cresciuto tra valli e cantoni, come se fosse rossocrociato nell'anima e nel sangue. Prendete oggi: una tappa interlocutoria, ma baciata da un finale intrigante, con un muro fiandresco a 12 km dalla fine: e lì come si poteva pretendere che Sagan se ne stesse buono, ad aspettare l'evolversi degli eventi, magari una volata che avrebbe comunque potuto vincere? Infatti. Non si poteva pretenderlo.

 

Dillier dà il via alla fuga, bel finale della Orica
Una tappa, la terza da Grosswangen a Rheinfelden, partita senza Sam Bewley (Orica) e Robert Gesink (LottoNL), e con una fuga stimolata da Silvan Dillier (BMC), a cui si sono accodati Sven Erik Bystrom (Katusha), Grégory Rast (Trek), Mathew Hayman (Orica), Branislau Samoilau (CCC), Bruno Pires (Roth), Antwan Tolhoek e Huub Duijn (Roompot). Il loro vantaggio massimo è stato di 5'15" a 100 km dalla fine (in totale la tappa misurava 192 km), poi sono iniziate le salitelle dell'ultima parte di frazione, e nulla è stato più come prima. Per di più, ci si è messa la pioggia di mezzo a complicare le cose.

In gruppo il fermento è iniziato subito, ma è stato ai piedi del Sonnenberg (-45) che un uomo si è mosso: era Amets Txurruka, a tradire una volontà da parte della Orica-GreenEDGE di non aspettare necessariamente lo sprint di Michael Matthews.

La conferma a tale assunto è giunta poco dopo, quando - ripreso Txurruka grazie al lavoro principalmente della Lotto Soudal - è partito (ai -19) Michael Albasini. In quel momento, i fuggitivi erano già selezionati, e in testa erano rimasti (con meno di un minuto di vantaggio) i soli Bystrom, Duijn, Dillier e Hayman; quest'ultimo si è fermato e ha atteso il compagno Albasini, aiutandolo a riportarsi sotto.

 

Sagan dà una stoccata in Giro-delle-Fiandre-style
Albasini ne aveva chiaramente più degli altri (che erano in fuga dall'inizio), e sullo Schöneberg, ultimo muro di giornata, 1300 metri al 9.8% di pendenza media, ha attaccato, prendendo margine e portandosi dietro il solo Dillier. Il gruppo, tirato dalla Giant che aveva in animo di lanciare Simon Geschke, era a 30", ma occorreva un ultimo sforzo per chiudere il gap.

A lungo, sulla salita, ha tirato Tim Wellens (Lotto Soudal), ma poi avvicinandosi alla cima Peter Sagan in prima persona si è messo a tirare il plotone, sempre più ridotto. A poche decine di metri dallo scollinamento, il capitano della Tinkoff è scattato. Matthews era alla sua ruota: mal gliene incolse. Più indietro c'era anche Geraint Thomas (Sky), ma pure lui non ha avuto di che opporre all'azione dell'iridato.

Sagan è così scollinato per terzo, a circa 20" dai battistrada, e in un lampo ha chiuso il gap in discesa, piombando su Albasini e Dillier a 10 km esatti dalla conclusione. Da lì in avanti, era chiaro che i due svizzeri non avrebbero certo dato una grossa mano a Sagan per essere poi infilzati in volata. E infatti proprio lo slovacco si è accollato il 90% del lavoro nel terzetto, riuscendo comunque quasi da solo a tenere il gruppo (tirato ora dalla Etixx insieme alla Giant, e nel quale la maglia gialla Roelandts rientrava a fatica dopo l'ultimo strappo) a una distanza superiore ai 10".

 

Il salto dello spartitraffico, la volata in rimonta
Da lì alla fine è stato un braccio di ferro esaltante, con una punta di pathos a poco più di 5 km dalla fine (per la precisione 5.2), allorquando Sagan (chi sennò?) ha tentato una sortita, e per scrollarsi di dosso le due zavorre ha tentato di sorprendere tutti con un salto di spartitraffico. In pratica Peter ha tirato dritto su un dossetto a centro carreggiata, e con questa mossa (anche un po' azzardata, considerando il terreno bagnato dalla pioggia: ma Sagan non è tipo che si faccia troppi problemi per simili dettagli) ha guadagnato qualche decina di metri.

Albasini è stato bravo a chiudere nel giro di mezzo chilometro, imitato poco dopo da un tenacissimo Dillier; intanto il margine sul gruppo era sempre fermo a 10", attimo più-attimo meno, e a questo punto era chiaro che sarebbe servita agli inseguitori (sempre più sfibrati e sfiduciati) una mezza impresa per andare a riprendere quella fuga. Ci ha provato per ultimo Zdenek Stybar (Etixx) a dare una trenata definitiva, ma anche questa non è servita. La tappa era ormai andata.

Albasini, sapendosi più lento di Sagan, ha tentato un allungo da fagiano ai 1200 metri, ma l'avversario non si è fatto infinocchiare; allora ha ben rammentato di quanto lo slovacco abbia sofferto in passato volate lunghe (ancora quest'anno, alla Het Nieuwsblad e ad Harelbeke, non certo due corsette), e ha giocato la carta dell'anticipo, partendo già ai 250 metri.

Il gruppo incombeva alle spalle dei primi, ma si sarebbe giocato solo il quarto posto. Sagan, invece, puntava al primo, e allora è esploso ai 200 metri con una rimonta che l'ha portato ad affiancare Albasini (malgrado la strada tirasse un po' all'interno, favorendo quindi lo svizzero che aveva scelto la traiettoria migliore) e poi a superarlo ai 75 metri. Una vittoria netta, alla fine, per quanto un po' sofferta proprio per merito del corridore della Orica. Giunta al termine di un finale di tappa interpretato in maniera sublime dal Campione del Mondo.

 

Sagan conquista anche la maglia gialla
All'arrivo Sagan ha preceduto quindi Albasini e Dillier; a 3", Maxi Richeze (Etixx) ha preceduto Roelandts, Jhonatan Restrepo (Katusha), Michael Matthews (Orica), Rui Costa (Lampre), Simon Geschke (Giant) e Chris Juul-Jensen (Orica). Primo italiano all'arrivo, Manuele Boaro (Tinkoff), 28esimo e ultimo del primo gruppetto.

Sagan si è anche aggiudicato la maglia gialla con 3" sull'ex leader Roelandts e su Dillier, 13" su Ion Izagirre (Movistar), 14" su Wellens, 17" su Gorka Izagirre (Movistar) e Wilco Kelderman (LottoNL), 18" su Matthews, 19" su Thomas e 20" su Geschke; Boaro lambisce la top ten, undicesimo a 21" dal primo.

Domani Sagan potrà difendere agevolmente la maglia gialla nella quarta tappa da Rheinfelden a Champagne: saranno 193 km abbastanza scorrevoli, ma nel finale uno strappetto a 10 km dal traguardo potrebbe nuovamente smuovere le acque; se dovessimo indicare un favorito, in un modo o nell'altro il nome sarebbe sempre quello: Peter Sagan.
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Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!