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Ma siamo sicuri che questo Bahrain Team...?

20.08.2016 17:47

Non è assolutamente scontato che la nuova squadra asiatica possa entrare nel World Tour: la licenza Lampre non pare così disponibile


Forse abbiamo dato per scontate troppe cose, nel dare conto dei movimenti di mercato che animano quest'estate ciclistica. Da mesi si parla del grande ingresso di un progetto ciclistico bahreinita ai massimi livelli, direttamente nel World Tour, per intenderci.

Il nodo più grosso da sciogliere per accedere alla categoria principale è quello di ottenere una licenza WT. Per diverse settimane, dal momento dell'ufficializzazione della nascita del Bahrain Merida Pro Cycling Team, abbiamo considerato come acquisito il fatto che il nuovo sodalizio avrebbe ereditato dalla Lampre non solo il co-sponsor, non solo un team manager come Brent Copeland (e magari anche qualche ciclista), ma anche la licenza; e abbiamo considerato come quasi certo che la formazione italiana sarebbe scesa di categoria, planando al livello Professional.

Invece i rumors che arrivano da Usmate Velate e dintorni, ovvero dalla sede dell'azienda dei fratelli Galbusera che da una vita sponsorizza il team, vanno in tutt'altra direzione. Si è vociferato negli ultimi giorni di un possibile interessamento di una società cinese per rilevare la squadra italiana. In realtà sarebbe in gioco "solo" la possibilità di sponsorizzazioni provenienti dal paese asiatico, le quali permetterebbero a Giuseppe Saronni di avere i fondi necessari per mantenere il suo team nel World Tour.

Lampre in cerca di consolidare il futuro. E ci sono buone chance
La possibilità che la Lampre resti nel WT sono molto alte, secondo le nostre fonti. Le prime 16 squadre della classifica World Tour si vedranno riassegnata di default la licenza, a patto che le condizioni economiche dei singoli team permettano di restare nella massima serie. La Lampre (attualmente 14esima e con buone chance di chiudere in top 16 a fine stagione) starebbe lavorando proprio in questa direzione: garantirsi le condizioni economiche che permetterebbero di affrontare nel 2017 la 13esima stagione consecutiva nell'élite del ciclismo internazionale (da quando è partita la riforma Pro Tour, in realtà il team lombardo era già in precedenza nella massima categoria, all'epoca GS1).

Questa condizione di attesa spiegherebbe come mai non ci sono voci di corridori in partenza dall'unico sodalizio italiano del WT: non è assolutamente detto, infatti, che in casa Lampre tiri vento di smobilitazione, tutt'altro.

E il Bahrain-Merida che fa?
A questo punto, per converso, assume contorni tutti da definire la posizione del Bahrain Merida Pro Cycling Team. Da un lato l'impegno di un importante sponsor come Merida, e l'ingaggio di uno dei top rider mondiali come Vincenzo Nibali, fanno pensare che il progetto bahreinita abbia basi solide.

Dall'altro lato, però, non si può non notare come il roster del nuovo team sia fermo - al momento - a tre soli nomi, con Giovanni Visconti e Manuele Boaro unici corridori ingaggiati insieme allo Squalo dello Stretto (per altri, soprattutto azzurri, mancherebbe solo l'annuncio). Siamo praticamente a fine agosto, per allestire una formazione WT servono almeno altri 20 nomi. Ma il punto non è nemmeno questo, perché ai saldi di fine stagione non è difficile firmare non diciamo 20 ma 50 corridori. Il punto è che i ciclisti più forti si stanno rapidamente accasando altrove.

Che squadra verrà allestita, quindi, intorno a Nibali? Può sperare, il siciliano, di avere a disposizione un team forte e solido che lo aiuti a perseguire i suoi classici obiettivi (Giro, forse Tour, classiche...)? Può considerare come certo il fatto di poter militare nel 2017 nel World Tour, o il suo calendario dipenderà da inviti e wild card? Ancor più rilevante come quesito: non è che - qualora non dovesse riuscire ad accedere al WT - il progetto bahreinita rischia di sgonfiarsi ingloriosamente? A precisa domanda, le nostre fonti smentiscono che siano in essere trattative per la cessione della licenza Lampre al Bahrain Merida Pro Cycling Team. A questo punto o Copeland (e il management che gestisce il progetto asiatico) hanno qualche asso nella manica, oppure prepariamoci a qualche amaro, imprevisto risvolto.
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Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!