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Van Avermaet azzanna ancora e sempre più forte

26.03.2017 17:36

Greg vince anche la Gand-Wevelgem, battuto Jens Keukeleire. Sagan con la mosca al naso, si autoesclude nel finale per "protesta"


Se Greg Van Avermaet fosse un pasticciere e il suo palmarès una torta, potremmo dire di essere esattamente nella fase di lievitazione. Il dolce prende corpo e consistenza, cresce sempre più, e può dirsi pronto per la guarnitura, quale potrebbe essere la vittoria in una monumento. Sulla ciliegina poi non ci sbilanciamo.

Oggi il 31enne di Lokeren si è imposto nella Gand-Wevelgem, gara in cui vantava un terzo posto nel 2013; ora vanta invece un primato (eguagliato), ovvero quello di essere riuscito a conquistare nella stessa stagione Omloop Het Nieuwsblad, E3 Harelbeke e Gand. Prima di lui, solo Jan Raas nel 1981.

Se nelle altre due semiclassiche le sue affermazioni erano giunte al termine di gare "ragionate", cioè corse con un quid di saggezza (risparmia la gamba qua, evita una trenata là) che gli è valso peraltro un certo moto di stizza da parte di diversi appassionati, oggi GregVan non ha fatto calcoli, è andato lui all'attacco sul Kemmelberg, è stato bravo a restare sempre nel vivo dell'azione man mano che gruppi e gruppetti si formavano, si dissolvevano, si riformavano, e non ha lesinato un solo colpo di pedale.

Ha battuto Jens Keukeleire, che a sua volta ha promosso la selezione del gruppetto nel gruppetto ai -22, e ha poi collaborato vivamente all'azione a due, dopo la monelleria di Peter Sagan a 16 km dalla conclusione (di cui parleremo diffusamente più giù). Se c'è un corridore da Fiandre valido a cui manca qualsiasi successo, quello è Keukeleire. Sono anni che gravita intorno ai livelli massimi (a tratti), vanta un Samyn, una Nokere, e il secondo posto di oggi è il suo miglior risultato nelle classiche maggiori. Ha ancora 28 anni, fin qui è un Nuyens, diciamo. Sì, proprio quello che poi una Ronde la vinse. Auguri, Jens.

Visto che se ne parla (poi passiamo alla cronaca, promesso), visto che la sua aura aleggia in giro e nelle nostre menti, diciamo che il Giro delle Fiandre, in programma tra sette giorni, ha a questo punto un paio di favoriti che svettano nettamente su tutta la concorrenza. Uno lo è di default (più o meno in tutte le gare a cui partecipa), ed è il campione uscente Sagan. L'altro è Van Avermaet, impostosi nel ruolo a colpi di risultati. Se volevate una nuova rivalità, l'avete trovata. Popcorn.

 

Alta andatura e fuga senza italiani
Prima ora a 50 orari, seconda a non meno di 46, la partenza della Gand-Wevelgem (dopo un minuto di raccoglimento in memoria del povero Antoine Demoitié) è stata molto sprint, condita peraltro da vento che a tratti soffiava trasversale e sostenuto. In queste condizioni la fuga ha faticato a nascere, e ha visto la luce solo dopo 30 km, con nove corridori: Preben Van Hecke (Sport Vlaanderen-Baloise), Dennis Van Winden (Israel Cycling Academy), Elmar Reinders (Roompot-Nederlandse Loterij), Hugo Houle (AG2R La Mondiale), Ryan Mullen (Cannondale-Drapac), Mark McNally (Wanty-Groupe Gobert), Jay Robert Thomson (Dimension Data), Christophe Masson (WB Veranclassic Aqua Protect) e Loïc Chetout (Cofidis).

I nove (notare l'assenza di italiani, i quali però si sarebbero fatti vedere successivamente) hanno accumulato 6' di vantaggio, poi dietro la Quick-Step Floors ha dato il via a un tango di ventagli, e l'andatura del gruppo si è fatta frizzante, cagionando il crollo del margine a 3'15" (a 170 km dalla fine, quindi intorno al km 80).

Ma si sa che se poi dopo i ventagli si rallenta, oltre a permettere il rientro a chi si era staccato, si consente nuovo agio anche ai fuggitivi. Proprio così è andata, e dopo un'altra fase di ventagli nella zona di De Moeren (stavolta ispirati dagli Sky), la situazione si è ancora placata, e i nove sono volati a +7'45", vantaggio massimo toccato ai -150.

 

Quante cadute, e quanti contrattacchi!
Che la Gand sia storicamente una delle corse più arcigne e dolorose, lo sappiamo bene. Anche oggi non si è derogato alla triste regola, le cadute sono state un milioncino, il primo a farne le spese è stato Filippo Ganna (UAE Emirates), portato in ospedale per accertamenti ma per fortuna uscitone senza danni.

Elenco sommario dei tanti capitombolati della giornata: Tom Leezer (LottoNL-Jumbo) si è rotto il bacino, Sven Erik Bystrøm (Katusha Alpecin) il polso. Andati giù tra gli altri Gianni Moscon (Sky), Tony Martin e Marco Haller (Katusha), Oliver Naesen, Alexis Gougeard, Stijn Vandenbergh e Rudy Barbier (AG2R), Arnaud Démare (FDJ), Francisco Ventoso e Stefan Küng (BMC), Carlos Betancur (Movistar), Michal Kolar (Bora-Hansgrohe), Robert Wagner (LottoNL), Mark Renshaw (Dimension Data), Cyril Lemoine e Chetout (Cofidis), Magnus Cort Nielsen (Orica), Ivan García Cortina (Bahrain Merida), Zico Waeytens (Sunweb), e sicuramente qualcuno ci sfugge.

Oltre alle cadute, si sono contati anche moltissimi mini-allunghi dal gruppo, dal momento in cui si è approdati alla zona dei muri (la prima parte della quale, in territorio francese, per uno sconfinamento di qualche chilometro). Sulla Blanchisserie si è mosso Pim Ligthart (Roompot) con un compagno e con Marko Kump (UAE), ma non sono andati lontano.

Ai -90, di nuovo ventagli, gruppo sezionato in 5 tronconi in seguito alle frustate di BMC e Katusha. Alcuni si sono poi ricongiunti, altri hanno raggiunto le docce. Ai -81, dopo il primo passaggio sul Baneberg, interessante quartetto con Tony Martin, Marcus Burghardt (Bora), Jurgen Roelandts (Lotto Soudal) e il vincitore di Waregem, Yves Lampaert (Quick-Step). Saranno durati un chilometro, poi sono stati riassorbiti. Il leitmotiv sarebbe stato questo fino all'ultimo Kemmelberg: parte il drappello, resta davanti per qualche chilometro (se non appena qualche centinaio di metri), viene ripreso, spazio al prossimo.

Sul primo Kemmel tra i fuggitivi l'armonia è finita nel momento in cui Van Hecke ha attaccato deciso, raccogliendo la risposta del solo Chetout. I due avrebbero proseguito per un bel po' in coppia, partendo da un margine che nel momento del contrattacco (-75) era di due minuti sul gruppo principale.

Un gruppo in cui Tom Boonen (Quick-Step) frustava tutti, appunto sul Kemmel, e in cui Sagan giocava a nascondino, marcato comunque da vicino dallo studente Sonny Colbrelli (Bahrain), che in queste gare sta effettuando un importante master di specializzazione in pavé e muri.

Sul Monteberg, ai -70, si è mosso Daniel Oss (BMC), infaticabile gregario di GVA; poi è partito Keukeleire, dapprima con Bram Tankink (LottoNL), poi tutto solo. Anche lui è stato presto ripreso. Poco dopo, in uno di questi tentativi più o meno velleitari, abbiamo anche visto il citato Colbrelli e Fabio Felline (Trek). Con questo andamento a strappi si è approdati alla zona delle strade bianche, ovvero tre tratti di sterrato che hanno rappresentato un'interessante novità nel percorso di quest'anno.

 

La novità degli sterrati
Appena vista la polvere sollevata dai mezzi della carovana, come risvegliato da un ancestrale richiamo, Zdenek Stybar (gran protagonista delle ultime Strade Bianche senesi) è andato all'attacco insieme al compagno Matteo Trentin (gran lavorio Quick-Step), a Guillaume Van Keirsbulck (Wanty) e a Edward Theuns (Trek).

Gran bel quartetto che ha avuto il merito di sferzare seriamente il gruppo, ritrovatosi (si era ai -60) tutto sfilacciato già sul primo dei tre sterrati. Tra gli altri, Luke Rowe (Sky) ha pagato dazio, e la sua Gand è più o meno finita qui.

I quattro hanno raggiunto gli ex fuggitivi staccati dalla coppia Van Hecke-Chetout (che continuava a guidare la corsa), poi sul terzo settore Stybar ha di nuovo forzato (ai -54). Quel settore è stato fatale per Alexander Kristoff (Katusha), che ha forato: dopo un lungo inseguimento solitario, il norvegese - proprio quando avrebbe avuto bisogno che il compagno Martin si fermasse per riportarlo dentro - ha ricevuto in radiolina la notizia che Tony era caduto (ai -44), e ciao patria, e arrivederci alle prossime gare.

Sempre sul terzo settore Van Hecke ha mollato Chetout, guadagnandosi il diritto a 15 km in solitaria al comando. In definitiva ne sono successe di cose su queste stradine dissestate, checché ne paventasse Patrick Lefévère (team manager Quick-Step), uno che se piove si lamenta per l'acqua, se c'è il sole si lamenta per il caldo, insomma un brontolone senza speranza.

 

Sul Kemmelberg Van Avermaet e Sagan indirizzano la corsa
Usciti dagli sterrati, il gruppo coordinato dalla BMC non ci ha messo troppo a riprendere il drappello di Stybar. Sul successivo muro, il Baneberg (secondo passaggio ai -39), Daniel Oss è nuovamente partito, ha raggiunto e superato il superstite Van Hecke e ha di fatto aperto la fase decisiva della corsa. Intorno al rocker trentino si è formato un drappello di 15, ma il gruppo ancora non ha lasciato fare. Ci ha provato allora Jasper Stuyven (Trek), con Lampaert, ma anche per loro non c'è stato via libera. E allora tutto è stato demandato al Kemmelberg.

La seconda scalata al muro simbolo della Gand ha visto un Sagan risalire posizioni (fin lì era stato troppo indietro), ma ad attaccare è stato Greg Van Avermaet. Il belga ha forzato alla grande e ha frantumato il plotone (che contava ancora oltre 60 unità). John Degenkolb (Trek) ha tentato di tenere la ruota di Gregga, ma non ne ha avuto facoltà. Meglio di lui Sagan, che emerso prepotente è andato su GVA e con lui è rimasto. Deggy si è accodato comunque poco dopo la discesa, ai -33. Terzetto di stra-lusso!

Un secondo trio si è rifatto sotto, comprendeva Edvald Boasson Hagen (Dimension Data) e i rappresentanti della Quick-Step, nel caso ancora Stybar e Niki Terpstra. Sei grandi interpreti al comando a 32 dalla fine, ma non era ancora finita, perché un terzo drappello era in avvicinamento, e ha chiuso sui battistrada ai -30. In esso 9 uomini, ovvero Keukeleire, Naesen e Stuyven, e poi Michael Matthews e Søren Kragh Andersen (Sunweb), Scott Thwaites (Dimension Data), quindi - finalmente! - l'Italia con ancora Matteo Trentin e poi con Sonny e pure col sempre più convincente Alberto Bettiol (Cannondale). Era fatta, il vincitore sarebbe uscito da questo plotoncino di 15, dato che il gruppo, in rotta, tardava a organizzare un inseguimento serio coi team rimasti fuori dall'azione (uno su tutti: la Lotto Soudal, oggi davvero fuori fuoco).

 

L'azione di Keukeleire e la "monelleria" di Sagan
15 uomini era un bel numero per un'azione a 30 km dalla fine, ma rischiava di essere troppo grosso per garantire che l'attacco venisse condotto in porto, ovvero fino a Wevelgem. Occorreva un'altra setacciata, e se ne è occupato Keukeleire, che ai -22 ha forzato in maniera determinante, e la sua azione ha prodotto un quintetto d'élite con Van Avermaet, Sagan, Terpstra e Kragh Andersen. Tutti gli altri, fuori dai giochi: per un po' hanno provato a ipotizzare un rientro, ma su queste strade ciò è a volte davvero impossibile, e conviene aspettare quelli dietro (cosa puntualmente avvenuta 5 km dopo).

Rimasti in 5, era molto più facile per i battistrada controllarsi e pesarsi vicendevolmente. GVA e Keuke tiravano senza problemi, idem Sagan, mentre Andersen e Terpstra tiravano indietro la gamba, con la giustificazione di avere dietro - rispettivamente - i veloci Matthews e Gaviria. Questo atteggiamento (soprattutto dell'espertissimo Terpstra, uno che ha pure vinto una Roubaix, per dire) ha fatto saltare la mosca al naso a Sagan, il quale - in un momento di vista annebbiata dal dissapore - ha deciso di far fuori entrambi i rimorchi, facendo loro il buco a 16 km dalla fine.

Così facendo Peter ha sì messo Terpstra e Andersen nella condizione di essere staccati, ma ha pure segato il ramo su cui egli stesso era seduto: perché Keuke&Gregga, preso atto del regalone, non si sono certo fermati a far complimenti, ma hanno proseguito più convinti che pria.

Da parte sua Sagan (questa è la monelleria cui accennavamo in apertura, duemila parole fa...) era forse certo di poter rientrare su quei due locomotori tutto solo in un secondo momento, e questo peccato di superbia oggi l'ha perduto. Perché sì, Peterone ha sì piazzato una rasoiata delle sue ai -15, ma tale azione, per quanto bella a vedersi, non gli ha permesso di rientrare sui battistrada (che non erano certo gli ultimi arrivati, va da sé), e Terpstra, con un po' di fatica, ha chiuso su di lui (Andersen sempre a ruota). Se non altro, l'iridato ha ottenuto la collaborazione dell'olandese - lo scandinavo non ne aveva troppa, a quel punto - nella caccia a Van Avermaet e Keukeleire.

Il gap di una quindicina di secondi è stato in effetti limato fino a 8", limite minimo toccato ai -5, ma a quel punto i due al comando hanno di nuovo aumentato il ritmo, mentre dietro un po' spompati lo si erano nei chilometri precedenti, per cui partita chiusa: la vittoria sarebbe stata questione tra i due belgi.

 

Van Avermaet, un nuovo successo di gran peso
All'ultimo chilometro in testa c'era Keukeleire, ma l'uomo Orica si è letteralmente piantato ai 700 per far passare Van Avermaet. Voleva legittimamente prendere la volata da dietro. GVA si è assunto la responsabilità dettata dal lignaggio ed è andato avanti, anche perché non conveniva cincischiare più di tanto, visto che Sagan non era lontano, né tantomeno lo era il gruppo, finalmente in forte (ma tardiva) rimonta.

A passo ridotto GVA ha condotto fino ai 200 metri, quando ha cambiato marcia e ha lanciato la propria volata. Keuke, che lento non è, è stato bravo ad affiancare l'altro sulla transenna, tentando di uscirgli dal lato destro, e per poco non ci è riuscito. Ma il Van Avermaet di questa stagione è una brutta bestia per chiunque, e anche stavolta non ha mollato la presa, a denti stretti e digrignati, e alla fine ha potuto nuovamente esplodere la propria esultanza, per la seconda volta in tre giorni. Per due corse che non sono due tappette ics, ma due pezzi importanti dell'epica fiamminga. Bravo lui, davvero complimenti.

Poco dietro rispetto ai due (6"), Sagan, con fare quasi scazzato, si è preso il terzo posto precedendo Terpstra e il gruppo che era arrivato loro in scia (tanto che non è stato contato distacco tra di essi). Quinto è stato Degenkolb, poi nell'ordine abbiamo Tom Boonen, Jens Debusschere (Lotto Soudal), Matthews, Fernando Gaviria (Quick-Step) e Sacha Modolo (UAE Emirates), decimo e primo degli italiani. Nei 20 anche Colbrelli, 13esimo.

Dopo il trittico di classiche di questa settimana, sarà la Tre Giorni di La Panne, da martedì a giovedì, a preparare la strada per il Giro delle Fiandre di domenica prossima. L'hype, come è facilmente comprensibile e come tutti i veri appassionati potranno testimoniare, è alle stelle.
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Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!