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Keep Calméjane and win the stage!

08.07.2017 17:11

Tour, impresa in fuga per Lilian a Station des Rousses. La Sky controlla, nessuno attacca la maglia gialla Froome, ma domani sarà tutta un'altra storia


Una tappa in cui vanno in fuga 50 corridori è già di per sé frutto di mal di testa e nevralgie varie, per il povero cronista chiamato a riportare nel dettaglio quei 7-8mila movimenti in corsa. Attacchi e contrattacchi, il tutto elevato a ennesima potenza, umanamente impossibile tenere e dare conto di tutto.

Una tappa del genere è frutto di mal di testa e nevralgie varie (lèggasi: mal di gambe) anche per i poveri corridori chiamati a correrla, perché un conto è guardare comodamente seduti, un altro conto è pedalare.

Dopodiché, la gloria per qualcuno però arriva, e gli sorride come mai prima in vita sua. Quel qualcuno oggi si chiama Lilian Calméjane. Molti non lo conoscevano e hanno scoperto oggi la tempra di questo giovanotto che ha qualità, classe e anche una certa tigna, ovvero la capacità di soffrire, di tuffarsi a capofitto in situazioni incresciose, stringere i denti fin quasi a romperseli, e uscire vittorioso. Come definire diversamente quell'attacco di crampi che l'ha colto a 5 km dal traguardo di Station des Rousses, quando ormai la vittoria era cosa praticamente fatta?

Calméjane ha sicuramente invocato qualche entità astratta, in quei momenti... ma non s'è perso d'animo, ha provato a stretchare per quanto gli potesse essere possibile stando in bici, e dopo il momento di buio totale in sala, la luce s'è riaccesa, i muscoli hanno ripreso a funzionare, le gambe a mulinare, e il 24enne della Direct Énergie ha potuto ricominciare a pedalare, stavolta senza più intoppi, fino alla sospirata linea d'arrivo.

L'anno scorso esordì in un GT alla Vuelta a España, e ci vinse una tappa. Quest'anno (dopo diversi successi già ottenuti, tra questi la Coppi&Bartali in marzo) esordisce al Tour de France, e ci vince una tappa. E non finisce mica qui, perché c'è da scommettere che lo ritroveremo in fuga, più avanti, non foss'altro che per provare a fare altri punti Gpm, dato che oggi torna da Station des Rousses non solo col successo più importante della sua ancor giovane carriera, ma pure con la maglia a pois, opportunamente strappata a Fabio Aru (11 punti contro i 10 del sardo).

 

Bene Calméjane. E gli altri?
Se per Calméjane la giornata assume i contorni della personale epica, per tanti altri fuggitivi si è trattato solo di tempo perso: chilometri e chilometri a tentare prima di portar via la fuga, poi di avvantaggiarsi rispetto ai compagni d'attacco, quindi a cercare di salvarsi per poi saltare, e raccogliere una semplice sconfitta. Il discorso vale ad esempio per Robert Gesink, secondo al traguardo, ma pure per Diego Ulissi, che è stato molto attivo ma alla fine non ha ricavato praticamente nulla da questa faticosa giornata.

Quanto agli uomini di classifica, per loro è un no contest. La salita finale, la Montée de la Combe, non era di quelle che lasciassero presagire grossa battaglia tra i vip, ma il fatto che la tappa sia stata corsa a perdifiato soprattutto nella prima parte faceva intendere che qualche sorpresa potesse venir fuori. Invece niente: tutti dietro al trenino Sky (oggi in modalità "velocità di crociera" sulla salita finale), nessuno che abbia tentato qualcosa - a parte un breve allungo di Dan Martin nel finale, sul piano - e tutto rinviato alla tappa di domani.

Non vogliamo mettere le mani avanti, perché sulle pendenze del Mont du Chat (se non prima) qualcosa accadrà sicuramente. Però val la pena rilevare come l'atteggiamento di troppi, in gruppo, continui a essere quello sparagnino di chi non capisce che la battaglia andrebbe estesa a tutto il campo di gara, e non solo a un certo - ristretto - numero di appuntamenti che la maglia gialla per prima ha cerchiato di rosso: c'è un concetto che si chiama "fattore sorpresa" che in tanti hanno dimenticato, o non l'hanno proprio mai praticato. Quante energie, quante giornate sprecate, quanto ciclismo non vissuto.

 

Quanta fatica mettere in piedi una fuga!
I primi 80 km dell'ottava tappa del Tour de France 2017, Dole-Station des Rousses di 187 km, sono stati - come definirli? - un delirio. Un continuo scattare e controscattare, perché per la prima volta nella Grande Boucle la fuga avrebbe avuto buone possibilità di riuscita, per cui tutto il mondo voleva entrarci. E tutto il mondo in effetti ci è entrato, quando, a circa 100 dalla conclusione, è andato a comporsi un gruppetto di... 50 corridori!

Prima di fare qualche nome degli attaccanti, conviene citare la giornataccia di Arnaud Démare, protagonista della prima settimana e già maglia verde, staccatosi sulla prima salitella dopo 30 km, e rimasto - con due soli compagni a scortarlo, Ignatas Konovalovas e Mickaël Délage - lontanissimo e sempre sul punto di ritirarsi: un calvario per lui, vittima di evidenti problemi fisici.

La media della tappa è risultata essere ovviamente altissima, e ciò ha lasciato parecchie scorie nelle gambe di tutti.

Tornando ai fuggitivi, ci limitiamo a citare gli italiani: Damiano Caruso (BMC), Matteo Trentin (Quick-Step Floors), Alberto Bettiol (Cannondale-Drapac), Fabio Felline (Trek-Segafredo), Manuele Mori e Diego Ulissi (UAE Emirates): sei su 18 presenti in gara, in pratica un terzo del contingente azzurro oggi è andato all'attacco.

Il gruppo non ha mai lasciato più di 3'30"-4' alla fuga, anche perché al suo interno - come vedremo - c'erano anche personaggi che potrebbero risultare insidiosi in chiave classifica generale. Naturalmente i 50 non sono mai stati tranquilli e tutti insieme, visto che sul susseguirsi di salite, discese, strappetti, avvallamenti, curve e controcurve, c'era sempre qualcuno pronto ad avvantaggiarsi sugli altri.

 

Tanti attacchi, Ulissi via via si spegne
Sul Col de la Joux, Gpm a 86 km dall'arrivo, hanno attaccato Warren Barguil (Sunweb) e Serge Pauwels (Dimension Data); i due hanno scollinato con 1' di margine sugli altri 48, ma in discesa sono stati raggiunti da 5 avversari: Greg Van Avermaet (BMC), Jan Bakelants (AG2R La Mondiale), il campione tedesco Marcus Burghardt (Bora-Hansgrohe), Michael Matthews (Sunweb) e Diego Ulissi, sempre molto attento.

Sulla successiva salita, la Côte de Viry (Gpm ai -49), davanti si sono staccati Trentin, Matthews e Burghardt, ma son rientrati da dietro (il secondo gruppo non era poi lontano) Lilian Calméjane (Direct Énergie) ed Andrew Talansky (Cannondale); avvicinando la cima della côte, però, c'è stato un nuovo rimescolamento con ulteriori rientri dal drappello degl'intercalati. Al Gpm è transitato per primo Barguil (già primo al precedente Gpm, quello di terza categoria, questo di seconda: obiettivo maglia a pois per Warren), e dopo il passaggio si è coagulato intorno a lui un nuovo plotoncino.

Col corridore della Sunweb sono avanzati Bakelants, Pauwels, Van Avermaet, Calméjane, Nicolas Roche (BMC), Simon Clarke (Cannondale) e Robert Gesink (LottoNL-Jumbo). Sulla successiva discesa è rientrato anche Michael Valgren (Astana), sicché sono stati questi nove uomini a presentarsi insieme al comando ai piedi della Montée de la Combe, ultima salita di giornata, lunga 12 km e con Gpm posto ai -12 dall'arrivo. Per Ulissi, pure molto atteso e pronosticato, nulla da fare.

 

Sky in modalità controllo sul gruppo
Il gruppo è stato tirato tutto il giorno dalla Sky della maglia gialla Chris Froome, che ha voluto limitare i problemi, e non è invece riuscito a evitare un intoppo, sulla discesa della Côte de Viry: un lungo (causato da Geraint Thomas, che gli era davanti), che fortunatamente non ha causato altro se non una breve diversione sui prati a bordo strada.

Il migliore degli Sky è stato ancora una volta Michal Kwiatkowski, che ha tirato più di tutti nel corso della tappa, e sullo strappo prima dell'ultima salita ha ridotto a meno di 2' il distacco dagli attaccanti di giornata; tra l'altro in fuga erano presenti tre compagni di Froome: Mikel Landa, Sergio Henao e Christian Knees, ma tutti sono stati fermati via via, perché evidentemente sarebbero stati più utili accanto al capitano.

Se ci si aspettava però il celebre treno Sky sulla salita finale, si è rimasti piuttosto delusi: infatti quando, proprio sulla Montée de la Combe, Kwiatko si è fatto da parte, il ritmo - con Henao a tirare - è calato, e il vantaggio dei superstiti in fuga (sceso poco prima a 1'15") ha ripreso a salire.

 

Calméjane, l'attacco decisivo ai -18
Torniamo ai battistrada: sulla Montée de la Combe è stato ancora Barguil ad accendere la miccia, e i primi a staccarsi sono stati Van Avermaet e Clarke. Su un contrattacco di Roche, però, allo stesso Barguil s'è spenta la luce, e con il francese si sono staccati anche Valgren e Bakelants.

Roche ha fatto un tratto al comando con Pauwels, poi è riemerso Gesink con Lilian Calméjane, e proprio quest'ultimo, a 18 km dal traguardo (e 6 dalla vetta) ha dato la sua stoccata, partendo secco e lasciando gli altri sul posto. Roche ha provato sulle prime a inseguire il corridore della Direct Énergie, ma è rimbalzato, e alla lunga è stato Gesink a riuscire a tenere meglio le distanze dal giovane francese, restandogli a una decina di secondi di distanza.

Calméjane è passato per primo al Gpm, e i 10 punti raccolti in cima (uniti a un punticino raccattato qualche giorno fa) gli hanno permesso di scavalcare Fabio Aru in vetta alla classifica della maglia a pois. Gesink, che sul finire della salita è crollato, è transitato a mezzo minuto dal battistrada. Il gruppo dei migliori a poco meno di un minuto e mezzo.

Calméjane ha gestito ottimamente il momento, poi ai 5 km - come scritto in apertura - il sorprendente problema di crampi, cioè non sorprendente in sé (perché Lilian aveva speso davvero tanto, in apertura aveva lavorato per il compagno Sylvain Chavanel, poi ha fatto per sé), quanto per la tempistica.

Ma l'incidente di percorso è stato superato brillantemente, e Calméjane, anche approfittando del fatto che Gesink non è che stesse pedalando come nelle sue antiche giornate di grazia, è riuscito a riprendersi bene e a passare all'incasso, prima di accasciarsi prosciugato, per terra, subito dopo aver tagliato la linea del traguardo. Tappa e maglia (a pois), come già ricordato. La giornata perfetta, coronata dalle lacrime di commozione del team manager Jean-René Bernaudeau, che su questa vittoria potrà porre le basi di un'altra stagione a ottimi livelli nel ciclismo che conta.

 

Classifica invariata, appuntamento al Mont du Chat
Gesink è arrivato a Station des Rousses con 37" di ritardo dal vincitore. A 50" sono giunti tutti gli altri, compresi un paio di uomini che avevano tentato l'evasione (Brice Feillu in salita, Daniel Martin sul piano, a 3 km dalla fine), e un terzo che l'evasione (sempre in salita) l'ha coronata col terzo posto di tappa: Guillaume Martin della Wanty-Groupe Gobert. Quest'ultimo ha risucchiato proprio in dirittura d'arrivo Nicolas Roche, che chiude quindi al quarto posto.

Quinto è stato Roman Kreuziger (Orica-Scott), sesto Fabio Aru, che ha provato a prendersi l'abbuoncino del terzo posto. Dietro al sardo, l'altro Astana Michael Valgren (pure lui era tra i fuggitivi), quindi Rafal Majka (Bora-Hansgrohe), Nathan Brown (Cannondale-Drapac) e Romain Hardy (Fortuneo-Oscaro).

Gli uomini di classifica hanno chiuso tutti in questo gruppo, sicché la generale resta uguale a ieri: Chris Froome è in giallo con 12" sul compagno Geraint Thomas, 14" su Aru, 25" su Martin, 39" su Richie Porte (BMC), 43" su Simon Yates (Orica), 47" su Romain Bardet (AG2R), 52" su Alberto Contador (Trek-Segafredo), 54" su Nairo Quintana (Movistar), 1'01" su Majka e Rigoberto Urán (Cannondale); più indietro, ma sempre entro i 2' da Froome, Pierre-Roger Latour (AG2R), Louis Meintjes (UAE Emirates), Emanuel Buchmann (Bora), Jakob Fuglsang (Astana), Mikel Landa (Sky), Andrew Talansky (Cannondale) e, a 2' tondi, Serge Pauwels, che oggi è stato per un bel pezzo maglia gialla virtuale.

Domani una delle tappe più attese del Tour de France 2017: da Nantua a Chambéry 181 km con salite durissime sul percorso. A metà frazione ci sarà l'accoppiata Biche-Grand Colombier, quindi nel finale il tremendo Mont du Chat (seguito da una discesa molto pericolosa), che scollina a 26 km dal traguardo. Si tratta della salita su cui al Criterium del Delfinato Fabio Aru diede spettacolo un mese fa: corsi e ricorsi ciclistici?
Notizia di esempio
Paolo Baccio è campione nazionale a cronometro Under 23
Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!