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Carap'azz, che stoccata!

12.05.2018 18:35

Giro d'Italia, l'ecuadoriano del Movistar Team vince a Montevergine di Mercogliano con una bella azione. Froome cade (ancora) ma pare ok, i big si controllano in vista del Gran Sasso


La Colombia è un paese faro del ciclismo mondiale. Fra Argentina, Brasile e Venezuela si sono avuti, in tempi e modi diversi fra loro, dei corridori capaci di far bene. Oggi, ad entrare nel club, è un altro paese del Sud America. I più attenti sanno che il ciclismo in Ecuador ha conosciuto un gran passo in avanti nell'ultimo decennio, con elementi capaci di mettersi in mostra a più riprese nel continente (Byron Guamá su tutti).

Ma il paese bolivariano sta vivendo un momento irripetibile: merito di due promesse, il ventunenne Jhonatan Narvaez, attuale campione nazionale élite e prenotato a tempo di record da quella corazzata che risponde al nome di Quick Step Floors. E il quasi venticinquenne Richard Carapaz, ennesimo elemento preso dalle ex colonie dal Movistar Team. Proprio quest'ultimo, oggi, ha inserito la propria nazione nei libri del ciclismo, facendo diventare il paese equatoriale per eccellenza il trentaquattresimo ad aver colto la vittoria al Giro d'Italia.

Tanti attacchi sulla strada verso Montevergine. Si muove anche Viviani
Inizia la risalita dello Stivale: la Calabria saluta e, dopo un breve tratto lucano, fa l'ingresso in scena la Campania, La Praia a Mare-Montevergine di Mercogliano di 209 km è, però, anche altro, vale a dire il secondo arrivo in salita. Vero, è, di gran lunga, il più agevole degli otto traguardi all'insù (ascesa finale di 17.1 km al 5%, con 18 tornanti ad interrompere spesso e volentieri il ritmo). Tuttavia può risultare utile per misurare la condizione in vista della frazione domenicale che presenta diversa quota altimetrica e difficoltà.

Il via alle 12.04 dà il là ad immediati tentativi di attacco, ma tutti senza esito positivo: fra chi si muove da segnalare fra gli altri Alessandro De Marchi (BMC Racing Team), Alexey Lutsenko (Astana Pro Team), Tony Martin (Team Katusha-Alpecin) e anche Elia Viviani (Quick Step Floors). Inattesa la mossa del veronese dato il margine nella classifica a punti ancora di enorme tranquillità e data la distanza con il primo traguardo volante, posto a metà tracciato.

Parte la fuga, dentro Montaguti e Villella. La Katusha lavora per ricucire
L'azione buona nasce poco dopo il km 25: sotto l'impulso del belga Tosh Van der Sande (Lotto FixAll) si avvantaggiano gli italiani Matteo Montaguti (AG2R La Mondiale) e Davide Villella (Astana Pro Team), il neerlandese Koen Bouwman (Team LottoNL-Jumbo), lo sloveno Matej Mohoric (Bahrain Merida) e il colombiano Rodolfo Torres (Androni Giocattoli-Sidermec). A costoro riescono ad accodarsi, dopo un breve inseguimento, anche il danese Mads Pedersen (Trek-Segafredo) e lo sloveno Jan Polanc (UAE Team Emirates).

Prova ad aggiungersi anche Manuel Senni, ma il romagnolo della Bardiani CSF deve desistere dopo pochi km. La fuga, senza più Pedersen che decide di rialzarsi, prende in breve tempo un margine vicino ai 3' ma, di colpo, attorno al km 38 inizia a lavorare in gruppo il Team Katusha-Alpecin. E non in maniera blanda: i russi (o meglio, gli elvetici data la nazionalità della licenza), finora protagonisti di una prima settimana più che positiva pur senza vittorie, danno una netta accelerata riportandosi al km 55, al termine della discesa di Poderia, a soli 50".

Il margine sale, la Mitchelton controlla
Ma un paio di km più tardi il plotone si rialza, con i corridori che si fermano a bordostrada per espletare i bisogni fisiologici. I sette battistrada hanno quindi finalmente via libera e il loro vantaggio sale di colpo: al km 70 il gap è di 5'30" per poi toccare l'apice al km 107 a quota 6'15". Il traguardo volante di Agropoli (km 110.1) non vede battaglia fra i leader, con Rodolfo Torres che prosegue il filotto degli uomini di Gianni Savio nel transitare al comando negli sprint intermedi.

Il gruppo, sempre tirato (o meglio, controllato), dalla Mitchelton-Scott passa ai 70 km dall'arrivo con 5' di ritardo, risalendo a 5'15" ai meno 60 km. A Salerno il traguardo volante (km 154.6) vede un diverso vincitore rispetto al precedente, con Tosh Van der Sande che sprinta su Torres. Nessuna formazione pare interessata a regalare al proprio capitano l'occasione per imporsi in terra irpina, tanto che sono sempre gli uomini del capoclassifica a trainare il plotone che entra negli ultimi 40 km con 4'50" dai battistrada.

Piove, il gruppo accelera ai piedi della salita
Nello stretto passaggio nel centro di Mercato San Severino vanno a terra, senza conseguenze, tre corridori: coinvolti gli spagnoli del Movistar Team Víctor De la Parte e Rafael Valls assieme al grande favorito per il successo di tappa, ovvero sia il belga Tim Wellens (Lotto FixAll). Il belga, ammaccato, deve gettare la spugna per il traguardo di giornata. Mentre Jakub Mareczko, aspettato come d'abitudine dai compagni di squadra della Wilier Triestina-Selle Italia perde già terreno a circa 32 km, le compagini dei grossi calibri iniziano a mostrarsi, anche in ragione della pioggia che ha copiosamente bagnato il tratto di strada fino ai piedi della salita: la conseguenza è la rapida perdita di vantaggio per i sette al comando, che ai meno 25 km possiedono solamente 3'40".

La Katusha-Alpecin prende in mano le operazioni, allungando a dismisura il plotone e provocando sia la perdita di terreno di molti sprinter sia del drastico calo del vantaggio dei sette, che giungono ai piedi della salita di 17.1 km con soli 2' dalla loro. Qualche schermaglia in testa, con Van der Sande che guadagna ai 14.2 km dal termine venendo poi ripreso dai colleghi, con Mohoric per primo; l'iridato juniores e under 23 ci prova in prima persona meno di 1 km più tardi, ma l'esito è negativo.

In quattro guadagnano davanti, Froome cade ma si rialza
Più soddisfacente è l'allungo di cui si rende protagonista Bouwman: il neerlandese parte ai meno 12.2 km e viene raggiunto mezzo km più tardi prima da Montaguti e quindi dai due sloveni, con Polanc alquanto affaticato. Mentre Torres e Van der Sande non riescono a reagire, venendo ripresi dal plotone costantemente tirato da Jack Haig (Mitchelton Scott), Villella prova a rientrare: il bergamasco, però, giunge al massimo ad una dozzina di secondi prima di rialzarsi a 7 km dalla conclusione.

Il ritmo in gruppo è costante e provoca una modesta selezione da dietro, facendo abbassare senza scossoni il vantaggio dei quattro battistrada superstiti che, ai meno 6 km, possiedono ancora 40". A 5500 metri dal termine, in un tornate a destra, Chris Froome finisce a terra (errore interamente suo) sbattendo col fianco destro, lo stesso che ha calcato il suolo israeliano. Il britannico del Team Sky coinvolge l'incolpevole Ben O'Connor: ma se il keniano bianco rientra senza fatica grazie al supporto dei fidi De la Cruz, Elissond e Poels, l'australiano del Team Dimension Data, senza aiuto dai compagni di squadra, è costretto ad inseguire tutto solo, riprendendo la coda del plotone dopo un paio di km ma perdendo una trentina di secondi nel finale.

Bouwman cerca l'assolo, Cherel e Carapaz all'inseguimento
All'altezza dei meno 3.5 km Bouwman attacca: il riccioluto neerlandese, vincitore l'anno scorso di una bella tappa al Critérium du Dauphiné, stacca i colleghi i quali adottano scelte differenti fra loro: se Mohoric alza bandiera bianca, Montaguti e Polanc cercando il riaggancio. Quasi in contemporanea con lo scatto dell'uomo della LottoNL-Jumbo si registra in testa al gruppo l'approdo in blocco della Sky: David De la Cruz aumenta l'andatura generale, facendo scendere il gap a 20" ai meno 3 km.

Polanc viene riassorbito ai 2.1 km dalla conclusione, Montaguti invece no: il romagnolo rimane ancora all'avventura e viene ripreso a circa 1500 metri da un attaccante, che altri non è che il compagno di squadra Mickaël Cherel (AG2R La Mondiale). Ma il francese ha poca fortuna perché, dopo di lui, un secondo elemento si è lanciato dal gruppo: tale individuo risponde al nome di Richard Carapaz (Movistar Team).

Fuggitivo ripreso, è storica vittoria per l'alfiere della Movistar
L'ecuadoriano riprende e stacca il francese in un battibaleno, andando ad annullare il tentativo dello stoico Bowuman a soli 1150 metri dal termine. Il sudamericano procede splendidamente nel suo incedere, pedalando sempre sui pedali come nel manuale degli scalatori puri. Il gruppo cincischia a lungo e il vantaggio che riesce a prendere è incolmabile: va a vincere a braccia alzate, questo talentuoso ventiquattrenne, alla terza gioia della carriera tra i pro'.

Curiosamente anche questo colto sotto una pioggia battente, al pari di quello inaugurale ottenuto alla Vuelta Asturias sull'Alto del Acebo. Questa di Richard Carapaz è inoltre l'ennesima vittoria del Movistar Team al Giro d'Italia: il sodalizio navarro conquista almeno una tappa alla Corsa Rosa dal 2011 in poi (nel 2010 si "accontentarono" del sorprendente secondo posto in classifica di David Arroyo).

Formolo secondo, Pinot prende 4" di abbuono. Yates sempre in rosa, domani c'è il Gran Sasso
In gruppo l'unico che cerca di muoversi è Thibaut Pinot: il francese si lancia a 500 metri dal termine, portando al riassorbimento di Cherel. Il nativo della Franca Contea cerca l'abbuono, obiettivo da lui centrato: ma non i 6" del secondo posto che vanno ad un convincente Davide Formolo (Bora Hansgrohe), che taglia la linea bianca 7" dopo il vincitore. Thibaut Pinot (Groupama-FDJ) è infatti terzo, risultato comunque da accogliere con un sorriso.

Completano la top 10 un Enrico Battaglin (Team LottoNL-Jumbo) ancora in gran spolvero, Simon Yates (Mitchelton-Scott), Domenico Pozzovivo (Bahrain Merida), Esteban Chaves (Mitchelton-Scott), Patrick Konrad (Bora Hansgrohe), Michael Woods (Team EF Education First-Drapac) e Pello Bilbao (Astana Pro Team). Tutti i big sono giunti assieme, per cui in classifica la situazione rimane invariata, se non per i 4" di abbuono ottenuti da Pinot. Simon Yates guida con 16" su Tom Dumoulin, 26" su Esteban Chaves, 41" su Thibaut Pinot, 43" su Domenico Pozzovivo e 53" su Rohan Dennis.

Domani la nona tappa conclusiva, quella che chiude la prima settimana di gara. La Pesco Sannita-Campo Imperatore presenta una lunghezza importante (225 km, distanza ormai sempre più rara nei grandi giri contemporanei) e, soprattutto, quasi 45 km di salita fino al traguardo, prima cima sopra quota 2000 nel massiccio del Gran Sasso. La maggior durezza viene riscontrata negli ultimi 4.5 km, con una ragguardevole pendenza media dell'8.2%. Quasi 90' di salita continua provocheranno sicuramente distacchi, senza contare l'eventualità che qualche nome eccellente rischi di saltare.
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