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Sagan, puntuale come un orologio

17.06.2019 17:20

Tour de Suisse, ennesima vittoria nella corsa elvetica per lo slovacco della Bora che ora è anche leader. Secondo posto per Viviani


Se Peter Sagan si sarà lasciato alle spalle definitivamente il periodo al di sotto delle aspettative vissuto durante le classiche del nord lo sapremo probabilmente solo al Tour de France, ma nel frattempo lo slovacco della Bora-Hansgrohe sta cercando di ritrovare il feeling con la vittoria: dopo quella ottenuta in California, oggi Sagan ha messo a segno il centro stagionale nella tappa numero 3 del Tour de Suisse, una corsa che da anni è ormai uno dei suoi terreni di caccia preferiti. Un finale con una volata in pendenza che sicuramente lo vedeva come il principale favorito e non ha sbagliato: la facilità con cui Sagan s'è imposto a Murten fa ben sperare in vista della Grande Boucle, e fa ben sperare anche Elia Viviani che ancora una volta dimostra che la gamba è buona e da affinare c'è solo qualche piccolo meccanismo di squadra.

Quattro corridori in fuga da lontano
Immediatamente dopo il via ufficiale, in testa alla corsa si è formata una fuga di quattro corridori: si trattava del neerlandese Bert-Jan Lindeman (Jumbo-Visma), del sudafricano Willie Smit (Team Katusha-Alpecin), del canadese Ryan Anderson (Rally UHC Cycling) e del futuro corridore dell'Androni, lo svizzero Simon Pellaud che qui è in gara con la maglia della nazionale di casa. Tra la cronometro d'apertura e la non banale tappe di ieri, tutti e quattro i rappresentanti della fuga avevano già accumulato un po' di ritardo in classifica generale ma il plotone, con in testa la Deceuninck-QuickStep per Kasper Asgreen ed Elia Viviani, non ha mai lasciato molto spazio: la prima parte del percorso era abbastanza ondulata ma il vantaggio massimo della fuga è stato di appena 3'40" al gran premio della montagna di terza categoria posizionato al chilometro 28.

Nonostante un finale tecnico e molto particolare, i 162.3 chilometri da Flamatt a Murten di questa terza tappa del Tour de Suisse erano troppo adatti agli uomini più veloci ed esplosivi del gruppo e l'occasione non poteva quindi sfuggire: oltre alla già menzionata Deceuninck-QuickStep, anche la Bora-Hansgrohe di Peter Sagan si è fatta carico del lavoro di inseguimento a Andersen, Lindeman, Pellaud e Smit proprio per non rischiare di trovarsi nel finale con qualche brutta sorpresa a cui cercare di porre rimedio in extremis. Nella fase centrale di corsa non c'è stato davvero nulla da segnalare, a parte i vari aggiornamenti del distacco che, come normale, ha fatto un po' l'elastico: arrivati poi negli ultimi 60 chilometri il gruppo ha iniziato a recuperare passando da 3'10", a 2'20" quando mancavano 40 chilometri al traguardo e poi poco più avanti è sceso per la prima volta sotto ai due minuti.

I velocisti hanno modo di visionare il finale
A 26 chilometri dalla conclusione i corridori hanno avuto la possibilità di visionare il finale di tappa, un passaggio importanti date le caratteristiche particolari del traguardo: l'ultima curva verso sinistra era infatti posizionata ad appena 200 metri dalla conclusione ed immetteva i corridori su uno strappo in pavé che tirava all'insù proprio fino all'arco d'arrivo. I quattri fuggitivi hanno affrontato questo passaggio con poco più di un minuto di vantaggio sugli inseguitori del gruppo principale ed il loro destino era ormai chiaro anche perché da dietro Bora e Deceuninck non sembravano intenzionate a fare sconti.

L'ultimo obiettivo di una anche solo minima importanta tangibile rimasto a disposizione di Anderson, Lindeman, Pellaud e Smit era il traguardo volante posizionato sulla Route de Vallamand a 15 chilometri dall'arrivo: i quattro hanno accennato anche un attimo di surplace prima di lanciare una volata che ha premiato Lindeman. A quel punto proprio il corridore della Jumbo-Visma è stato il primo a rialzarsi e farsi riprendere dal gruppo, anche perché il gap era già inferiore ai 30": Ryan Anderson, Simon Pellaud e Willie Smit hanno invece provato ad insistere nella loro azione per qualche chilometro in più, con il 26enne elvetico che è stato l'ultimo ad arrendersi venendo riassorbito dal plotone ad esattamente 6 chilometri dall'arrivo.

Sagan fa tappa e maglia, secondo Viviani
Negli ultimi chilometri anche altre formazioni sono apparse in testa al gruppo, in primis il Team Sunweb di Michael Matthews ed il Team Ineos di Ben Swift, ma alla fine è stata di nuovo la Deceuninck-QuickStep a prendere in mano le operazioni mettendo a disposizione di Elia Viviani anche il leader della classifica generale Kasper Asgreen che ha lavorato fino a 1300 metri dalla conclusione. I piani del veronese sono stati un po' rovinati da un mini treno della Trek-Segafredo con Jasper Stuyven che ha preso in testa l'ultima curva seguito da Peter Sagan, John Degenkolb ed Elia Viviani nell'ultimo: a 150 metri dalla conclusione l'accelerazione sullo strappo di Sagan è stata bruciante e non ha lasciato scampo a nessuno conquistando la sua diciassettesima vittoria in carriera al Tour de Suisse, oltre alla maglia di leader.

La volata di Elia Viviani è stata buona, ma il veronese ha pagato il non essere a ruota di Peter Sagan negli ultimi 200 metri e su un finale con queste caratteristiche lasciargli anche quei pochi metri era fatale: Viviani ha comunque saltato abbastanza agevolmente John Degenkolb andando a prendersi un'altra seconda posizione, quarto ha chiuso lo spagnolo Ivan García Cortina, quinto Ben Swift, sesto Michael Matthews, settimo Reinardt Janse van Rensburg, ottavo Fabien Lienhard, nono Thomas Boudat e decimo Daniel Hoelgaard.
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