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Ciclisti di...versi - Giovanni Rossignoli

19.07.2020 11:40

Dodicesimo appuntamento con la rubrica che abbina poesia e ciclismo eroico. Dopo le due puntate iniziali con i transalpini Lucien Petit-Breton e Louis Trousselier, l'arrivo in Italia con Giovanni Cuniolo e Carlo Galetti, il ritorno in Francia con Octave Lapize, il passaggio in Belgio con Philippe Thys, il nuovo sbarco Oltralpe con Gustave Garrigou, altri due protagonisti italiani come Giuseppe Azzini e Giovanni Gerbi, il lussemburghese François Faber e oggi il belga Léon Scieur, oggi è il turno di Giovanni Rossignoli.

GIOVANNI ROSSIGNOLI

Arcigno il pedalar tuo,
come granito la tua volontà.
Baslòt, fame insaziabile avesti
e non sol di vittorie,
signore in quei tempi da uomini veri.
Giammai il Giro ti vide trionfar
per dura lex che il coraggio sprezzò.
Finchè pure in Francia,
negli anni ormai tardi,
capiron sul serio che fosti
un tenace e solitario
numero uno.

Giovanni Rossignoli (Pavia 3 dicembre 1882 - 27 giugno 1954) fu uno dei primi grandissimi protagonisti del ciclismo eroico italiano. Nato nel quartiere pavese di Borgo Ticino, si guadagnò dapprima da vivere nei campi, utilizzando la bicicletta come mezzo per recarsi al lavoro. Essendo il padre proprietario di un'osteria, venne soprannominato Baslòt, vale a dire scodella. Le sue qualità vennero prepotentemente alla ribalta nel 1903, quando a soli 20 anni si aggiudicò la durissima Gran Fondo-La Seicento, così denominata poiché la sua lunghezza era di ben 600 chilometri, distribuiti attraverso Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, che dominò staccando tutti gli altri concorrenti di oltre quattro ore.

Atleta sgraziato nello stile ma indubbiamente indomito, fu dotato di buon spunto veloce e di notevole fondo, che gli permise di dare il meglio nelle prove particolarmente lunghe e in condizioni di gara proibitive, che dissero di lui molto più di quanto non abbiano fatto gli albi d'oro. Si classificò al secondo posto nella prima edizione del Giro di Lombardia nel 1905, anno in cui si aggiudicò la Milano-Torino e colse altre vittorie prestigiose sempre in Lombardia nelle annate seguenti. Fu poi protagonista anche nelle nascenti gare a tappe del tempo: al Tour de France fu decimo nel 1908 mentre seppe dare spettacolo sulle strade del Giro d'Italia. nella prima edizione del 1909 si aggiudicò infatti la terza tappa Chieti-Napoli e la sesta da Firenze a Genova, concludendo al terzo posto nella classifica generale. Attenzione però: in quei primi anni la vittoria veniva sancita con una classifica a punti e ciò andò decisamente a suo svantaggio, in quanto con la classifica a tempi sarebbe stato lui il primo storico vincitore della corsa rosa invece di Luigi Ganna. Analoga sorte gli toccò nel 1911, dove si arrese a Carlo Galetti per soli otto punti, pur riuscendo a far meglio nell'ipotetica graduatoria a tempi (in quell'edizione vinse la terza tappa da Genova ad Oneglia).

Dotato di un appetito eccezionale (si narra che una volta abbia divorato da solo un intero pentolone di spaghetti al pomodoro, tale da sfamare almeno una decina di persone) che lo portava a consumare pranzi luculliani anche in piena gara, si segnalò anche per la grande longevità: fu infatti capace, compiuti già i 41 anni, di terminare ottavo il Giro d’Italia del 1924. Nel 1926 al Tour de France chiuse ventunesimo ma riuscì ad aggiudicarsi il primo posto nella classifica degli isolati e nel 1927, nell'ultima stagione disputata, riuscì a portare a termine alla bella età di 44 anni sia il Giro d'Italia che il Tour de France. Chiusa l'attività di corridore, si dedicò al commercio, terminando i suoi giorni a Pavia il 27 giugno del 1954 a 71 anni.

Notizia di esempio
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