Thymen Arensman vince per la prima volta al Tour sul traguardo in quota di Superbagnères © Profilo X Le Tour de France
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Tour de France, l'Arensman del giorno si chiama Thymen: l'olandese conquista Superbagneres

In fuga sul Tourmalet con altri 20 uomini, il corridore della INEOS scatta sul Peyresourde e resiste al ritorno di Pogačar e Vingegaard nel finale. Ottima difesa di Lipowitz nel giorno del ritiro di Remco Evenepoel

19.07.2025 17:35

Pronostico rispettato: la fuga è andata in porto. Eppure, non è stato semplice per Thymen Arensman conquistare il traguardo di Superbagneres, dove ha centrato la sua quarta vittoria da professionista. Sì, perché la trama della 14ª tappa del Tour de France - al solito combattuta fin dall'inizio, al punto che l'annunciata fuga da lontanissimo non ha trovato spazio - non è stata affatto banale: il Tourmalet ha selezionato la rosa dei potenziali candidati al successo, che si è ulteriormente ristretta sul Peyresourde, dove il 25enne olandese ha staccato i compagni di ventura - Tobias Johannessen, Lenny Martinez, Valentin Paret-Peintre, Carlos Rodríguez ed Einer Rubio - per poi difendersi dal ritorno degli uomini di classifica sull'ultima salita. Benché la UAE Emirates-XRG abbia dato l'impressione di voler chiudere sui fuggitivi, Tadej Pogačar ha scelto di non calcare la mano, seguendo con apparente facilità Jonas Vingegaard, che pure ha cercato di attaccarlo in un paio di occasioni. Alle loro spalle, Florian Lipowitz ha legittimato il suo ruolo di grande favorito per l'ultimo gradino del podio, definitivamente liberato da Remco Evenepoel, che ha concluso la sua Grande Boucle nei primi chilometri del Tourmalet.

La cronaca della 14ª tappa del Tour de France

L'ultima portata del banchetto sui Pirenei: i 182,6 km da Pau a Luchon/Superbagnères sono un viaggio nella storia del ciclismo e del Tour de France, che ricalca (seppure in parte) il leggendario «giro della morte». La corsa si articola in due parti: i primi 70 km - fino allo sprint intermedio di Esquieze-Sère - si sviluppano su un percorso in leggera ma costante ascesa. Il tempo di sprintare ed ecco il gigante dei Pirenei: il Col du Tourmalet (hors categorie, 19 km al 7,4% con un tratto in doppia cifra), a cui è abbinato il Souvenir Jacques Goddet. Una lunga discesa prima di scalare il Col d'Aspin, un 2ª categoria di 5 km con una pendenza media del 7,6% che sale fino al 9, posizionato a poco più di 70 km dal traguardo. La giostra delle salite si rimette in moto con il Col de Peyresourde (1ª categoria, poco più di 7 km al 7,1% medio, con un paio di sortite al 9% all'inizio e alla fine della salita), che precede l'arrivo in quota di Superbagnères, un altro hors categorie di 12,4 km al 7,3% che raggiungono ancora il 9% in vista degli ultimi 1000 metri.

Registrata la defezione al via del francese Bryan Coquard (Cofidis), la corsa prende il decollo con le brevi sortite del norvegese Andreas Leknessund (Uno-X Mobility) e dei francesi Quentin Pacher (Groupama-FDJ) e Mattis Louvel (Free Palestine), cui seguirà un tentativo della maglia verde, l'italiano Jonathan Milan (Lidl-Trek), ai -170 dal traguardo. Tuttavia, nessuno si accoderà al friulano, che si rialzerà dopo qualche minuto allo scoperto. Stessa sorte per il britannico Fred Wright (Bahrain-Victorious), che proverà un'azione solitaria a 157 km da Superbagnères. A quel punto, la sarabanda di allunghi e scatti prosegue finché non si avvantaggeranno ai -129 il britannico Geraint Thomas (INEOS Grenadiers), il francese Matteo Vercher (TotalEnergies) e il ripescato Pacher. Più o meno in contemporanea, si registra in fondo al gruppo la caduta del danese Mattias Skjelmose Jensen (Lidl). Dopo essere rimasto a terra per qualche minuto, il giovane scandinavo si rimetterà in sella, ma sarà costretto ad arrendersi sulle prime rampe del Tourmalet. Prima di lui, era uscito di scena anche il belga Steff Cras (TotalEnergies), visibilmente in sofferenza.

Riprendiamo il filo della tappa: Pacher, Thomas e Vercher riescono a guadagnare una trentina di secondi sugli inseguitori, pilotati dai Lidl-Trek, che dureranno non poca fatica per ricucire lo strappo. Comunque sia, il gruppo tornerà compatto a circa 6 km dal traguardo volante, dove saranno assegnati i punti della maglia verde. Con un filo di gas o poco più, Milan regola l'olandese Mathieu van der Poel (Alpecin-Deceuninck) e l'eritreo Biniam Girmay (Intermarché-Wanty). Altri 20 punti che fanno comodo in vista di traguardi migliori…

A questo punto, la corsa si accende con i primi scatti sul Tourmalet: all'attacco il colombiano Einer Rubio (Movistar), il francese Lenny Martinez (Bahrain) e l'irlandese Ben Healy (EF EasyPost), che desisterà poco più avanti. Alle loro spalle, si muovono l'australiano Ben O'Connor (Jayco-AlUla) e il francese Valentin Paret-Peintre (Soudal Quick-Step). Le carte si rimescoleranno a metà salita: Martinez e O'Connor si avvantaggeranno ulteriormente sui rivali prima di una nuova accelerazione del figlio e nipote d'arte, che si involerà solitario verso la cima e il premio intitolato alla memoria dello storico patron del Tour, morto 25 anni fa. 

Alle loro spalle, ci sono tutti gli uomini di classifica. Tutti tranne uno: il belga Remco Evenepoel (Soudal) ha perso contatto dopo circa 2 km di salita. Dopo aver pedalato a ruota di un compagno di squadra, il bicampione olimpico di Parigi 2024 si sfila, procedendo a passo sempre più ridotto fino al rifornimento, fissato ai -99, dove scenderà definitivamente dalla sua bici. L'ultimo, malinconico fotogramma della Grande Boucle di Evenepoel, che non ha avuto la forza di reagire al clamoroso rovescio incassato nella cronoscalata di Peyragudes, in cui è stato scavalcato dal danese Jonas Vingegaard (Visma-Lease a Bike), partito 2' dopo di lui. Per quanto avesse dimostrato sugli strappi più brevi di poter quantomeno tenere la ruota dei grandissimi favoriti, Evenepoel è apparso nettamente inferiore in montagna al capitano della Visma e allo sloveno Tadej Pogačar (UAE Emirates-XRG), che pure aveva battuto a cronometro. Un solo alibi per Remco, tornato in Francia per difendere il podio di un anno fa: la preparazione oltremodo approssimativa dopo l'incidente in allenamento alla fine di novembre. I risultati (non) si sono visti, purtroppo.

Torniamo davanti per seguire l'evoluzione della fuga del giorno: come detto poc'anzi, Martinez è da solo al comando, con un vantaggio in cima al Tourmalet di 1'45" su una nutrita platea di inseguitori, che hanno nel frattempo raggiunto O'Connor e Paret-Peintre. Eccoli: l'australiano Michael Storer (Tudor), l'austriaco Gregor Mühlberger (Movistar), il belga Emiel Verstrynge (Alpecin), il britannico Simon Yates (Visma), il canadese Michael Woods (Free Palestine), il colombiano Sergio Higuita (XDS-Astana), il francese Jordan Jegat (TotalEnergies), il norvegese Tobias Halland Johannessen (Uno-X Mobility), gli spagnoli Enric Mas (Movistar) e Carlos Rodríguez (INEOS), il russo autorizzato Aleksandr Vlasov (Red Bull-BORA-Hansgrohe), lo statunitense Sepp Kuss (Visma). Il gruppo della maglia gialla - prevedibilmente trainato dagli UAE Emirates-XRG - scollina a 3'45" dalla testa.

Nel corso della discesa, Kuss e Paret-Peintre allungano sul resto della compagnia, lanciandosi all'inseguimento di Martinez che, dopo aver macinato altri 10 punti sull'Aspin, sarà ripreso ai -57 dal traguardo. Tuttavia, gli altri inseguitori non sono ancora fuori dai giochi: Johannessen - in compagnia di Arensman, O'Connor, Rodríguez e Yates - ha un ritardo di 50". Più indietro, invece, Higuita, Kuss, Jegat, Mühlberger, Verstrynge e Woods. La maglia gialla viaggia sempre intorno ai 3'30" dalla testa.

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Lenny Martinez all'attacco nella tappa di Luchon-Superbagnères © Profilo X Le Tour de France

Il terzetto al comando procede compatto fino alle prime rampe del Peyresourde, dove i tre fuggitivi vengono ripresi da Arensman, Tobias Johannessen e Rodríguez. Su di essi proverà a rientrare O'Connor, ma l'oceanico non riuscirà per un soffio a completare il riaggancio. La poderosa accelerazione dei bianconeri - che ridurranno il distacco fino a 2'20" - induce Arensman a rompere gli indugi quando mancano 37 km alla cima di Superbagnères. Nessuno avrà la forza di seguire l'olandese, che guadagnerà oltre 1' sul penultimo GPM di giornata sui primi inseguitori. Il ritardo cresce in cima al Peyresourde: Arensman in testa con 1'20" su Johannessen, Martinez, Valentin Paret-Peintre e Rodríguez, sui quali si riporteranno in discesa Kuss, O'Connor, Rubio e Simon Yates. Al contrario, Jegat continuerà a pedalare in solitudine, con un divario di circa mezzo minuto dai primi inseguitori dell'olandese. Situazione di relativa quiete in gruppo: terminato il lavoro del tedesco Nils Politt (UAE Emirates) e del francese di passaporto russo Pavel Sivakov (UAE Emirates), toccherà allo spagnolo Marc Soler (UAE Emirates) guidare il gruppo in discesa, ancora umida per la pioggia che ha accompagnato i corridori fin dalla scalata del Tourmalet.

La cavalcata di Arensman continua serrata anche all'inizio della salita finale: vantaggio di 2'06" sui primi contrattaccanti, dai quali si sfilerà Yates, 2'42" sul rassegnato Jegat e 3'10" sul gruppo della maglia gialla, di cui fanno parte 15 uomini. Tra di essi, non c'è lo statunitense Matteo Jorgenson (Visma), che perderà contatto quasi subito. 

Pur di ritardare il ritorno della maglia gialla, Johannessen porta una nuova accelerazione in vista dei -10. A ruota dello scandinavo resteranno Paret-Peintre, Rubio e - nel ruolo di semplice spettatore - Rodríguez, mentre Kuss, un esausto Martinez e O'Connor rientreranno definitivamente nei ranghi prima di staccarsi. Di contro, Arensman tiene ancora duro: 2'32" sugli ultimi superstiti della fuga, 2'52" su Pogačar e soci a 8700 metri dall'arrivo. 

Quando mancano 7,5 km alla vetta, l'austriaco Felix Gall (Decathlon AG2R La Mondiale) allunga sui rivali, raggiungendo e staccando facilmente i primi inseguitori di Arensman. Gall recupera subito una trentina di secondi sul battistrada, che arriva però agli ultimi 5000 metri con un margine di poco inferiore ai 2'. L'andatura costante del britannico Adam Yates (UAE Emirates) fa molto male al francese Kévin Vauquelin (Arkéa-B&B Hotels), che perderà le ruote dei migliori ai -5. Poco più avanti, perderà terreno anche Healy, che riuscirà però a rientrare.

Nel frattempo, Arensman ha quasi blindato la vittoria di tappa: in vista degli ultimi 3000 metri, il vantaggio su Gall è di a 1'39", mentre il gruppo della maglia gialla ha ancora 2' da recuperare. Poco dopo il cartello dei -4, Vingegaard prende l'iniziativa, sollecitando la reazione di Pogačar e del tedesco Florian Lipowitz (Red Bull). Pur pagando lo sforzo, l'ex biatleta riuscirà comunque ad accodarsi ai due intoccabili del Tour. Lo sloveno rilancia a sua volta l'azione a 2500 metri dalla linea bianca: Vingegaard risponde, Lipowitz no. Neppure il tempo di sorpassare Gall che il capitano della Visma tenta una nuova accelerazione. Dal canto suo, Arensman non trema: 1'30" da difendere all'ultimo chilometro. Dopo un Tour piuttosto incolore, la INEOS festeggia il suo primo successo di tappa con il 25enne olandese, che torna a festeggiare dopo il blitz al Tour of the Alps di metà primavera. Alle sue spalle, Pogačar (a 1'08") vince il duello con Vingegaard (a 1'12"), che lascia per strada altri 8", abbuono incluso. A seguire Gall (a 1'19"), Lipowitz (a 1'25"), il britannico Oscar Onley (PicNic PostNL, a 2'09"), Healy e lo sloveno Primoz Roglic (Red Bull), entrambi a 2'46", Johannessen (a 2'59") e Vauquelin (a 3'08").

La nuova classifica generale: Pogačar al comando con 4'13" su Vingegaard, 7'13" su Lipowitz, Onley a 9'18", Vauquelin a 10'21" e Roglic a 10'34". 

L'ordine d'arrivo

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Carcassonne attende i fuggitivi

Dopo tre giorni di montagna, il Tour de France si avvicina all'ultima settimana con una tappa di relativo alleggerimento: i 169,3 km da Muret a Carcassonne si sviluppano su un percorso abbastanza movimentato, che dovrebbe essere favorevole agli specialisti delle fughe da lontano, a maggior ragione perché le squadre dei velocisti dovranno faticare parecchio per tenere la corsa sotto controllo. Dopo una prima parte abbastanza tranquilla - che propone anche lo sprint intermedio di Saint-Félix-Lauragais (km 59,8) - il menu propone in rapida successione la Côte de Saint-Ferréol (3ª categoria, 1500 metri al 7% con un tratto in doppia cifra) e la Côte de Sorèze, un altro GPM di 3ª categoria lungo poco più di 6 km al 5,5%. Ancora un tratto all'insù prima di imboccare la discesa che conduce ai piedi dell'ultima salita del percorso: il Pas du Sant, un 2ª categoria di 2,9 km al 10,2% medio. Una volta raggiunto il GPM, la strada sale ancora per una decina di chilometri prima della lunga picchiata verso il traguardo.

Diretta integrale su Discovery+ e su Eurosport 1 - per gli abbonati ad Amazon Prime Channels, DAZN e TIMVision - a partire dalle 12.55 circa. Collegamento su Raidue dalle 14. 

Evenepoel si ritira sul Tourmalet, commovente il suo ultimo gesto in corsa
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Carmine Marino
<p>Nato a Battipaglia (Salerno) nel 1986, ha collaborato con giornali, tv e siti web della Campania e della Basilicata. Caporedattore del quotidiano online SalernoSport24, è iscritto all'albo dei giornalisti pubblicisti della Campania dal 4 dicembre '23.</p>