Francesco Pancani in compagnia di Elia Viviani ai Giochi di Parigi 2024 © Profilo X Francesco Pancani
Giro d'Italia

La RAI e il Giro d'Italia, settant'anni di sport e passione popolare

Viale Mazzini ha sempre trasmesso la corsa rosa, con l'eccezione della parentesi Fininvest/Mediaset

09.05.2025 14:14

La «festa di maggio» sta per cominciare: l'Albania terrà a battesimo il 108° Giro d'Italia, un grande romanzo popolare sopravvissuto a due guerre mondiali e alle trasformazioni della cultura e del costume. Di più: un'istituzione dei nostri pomeriggi di primavera che ha resistito anche nei momenti più tragici della storia repubblicana. Una storia di sport che è diventata patrimonio del nostro paese anche per merito della RAI, che proporrà anche quest'anno la consueta linea diretta con le strade del Giro.

La televisione e il Giro d'Italia

Per il 28° anno consecutivo, dunque, Viale Mazzini trasmetterà in chiaro il primo Grande Giro dell'anno, nonostante l'accordo con RCS Sport sia stato sottoscritto soltanto a ridosso delle classiche di inizio stagione. Un ritardo che non ha impedito al nuovo direttore di Rai Sport, Paolo Petrecca, di mobilitare uomini e mezzi per seguire le tre settimane di corsa fino all'epilogo sui Fori Imperiali.

Prima di parlare del Giro che verrà, è doveroso fare un passo indietro per ricostruire le tappe principali di una storia che è incominciata ancor prima dell'inizio delle trasmissioni regolari della tv (3 gennaio 1954): per tanti anni, infatti, la cronaca del Giro fu prerogativa della radio, che iniziò a seguire la corsa a partire dal 1932. La costante crescita di questo mezzo di comunicazione - fortemente voluta dal regime fascista per mere ragioni propagandistiche - coincise con l'affermazione dell'epica della bicicletta nell'immaginario collettivo: le imprese dei grandi campioni furono raccontate dalle grandi voci della radio, su tutti Mario Ferretti - che ebbe il privilegio di seguire la cavalcata solitaria di Fausto Coppi nella Cuneo-Pinerolo, anno di grazia 1949 - Nando Martellini, Sandro Ciotti, Rino Icardi, Enrico Ameri e - in epoche più recenti - il figlio d'arte Claudio Ferretti, Alfredo Provenzali, Roberto Collini, Antonello Orlando, Emanuele Dotto e Giovanni Scaramuzzino

Nei primi anni Cinquanta, però, la nascente televisione pubblica scoprì il ciclismo e il Giro d'Italia: dopo aver sperimentato le prime riprese dal traguardo nel 1953, la RAI-TV iniziò a seguire sistematicamente i finali di tappa a partire dal 1955. Una consuetudine che sarebbe proseguita anche negli anni successivi, in cui le vicende della corsa - trasmessa dal Programma Nazionale - divennero per la prima volta oggetto di discussione e confronto tra giornalisti, inviati e gli stessi corridori. I protagonisti indiscussi de Il processo alla tappa, ideato e condotto per 7 edizioni (1962-1969) da Sergio Zavoli, capace di cogliere come nessun altro lo spirito della carovana. Tra le tante pagine memorabili scritte dal giornalista riminese, risaltano la drammatica intervista a Eddy Merckx dopo l'esclusione dal Giro d'Italia 1969 per la positività a un controllo antidoping e il memorabile reportage sul vicentino Lucillo Lievore, protagonista di una lunghissima fuga nella penultima tappa dell'edizione 1966, in cui trovò il tempo per parlare di sé al microfono di Zavoli. 

La fine del Processo coincise curiosamente con l'irresistibile ascesa di Merckx. Così superiore alla concorrenza che, dal 1973 al 1975, la RAI decise di non trasmettere il Giro in diretta, limitandosi a una differita di mezz'ora, in onda alle 19 sul Secondo Programma. Una mossa che si rivelò piuttosto infelice non solo perché danneggiò gli sponsor delle squadre italiane in cerca di visibilità attraverso la tv, ma anche per l'incertezza che caratterizzò le edizioni 1974 - conquistata dal Cannibale belga dopo un memorabile duello con Giovanbattista Baronchelli, battuto per soli 12" - e 1975, con il testa a testa tra Fausto Bertoglio e Francisco Galdós sui tornanti dello Stelvio, documentato in diretta soltanto dalla radio. Senza tralasciare, ovviamente, il grandissimo valore simbolico dell'Eurogiro 1973, che attraversò tutti i paesi dell'allora Mercato europeo comune prima di raggiungere la nostra penisola.

Chiusa questa anomala parentesi, il Giro d'Italia tornò a presidiare i pomeriggi televisivi a partire dal 1976, con la sua collaudatissima squadra: Adriano De Zan al posto di comando, Giorgio Martino voce di complemento, Mario Guerrini e - in un secondo momento - Giacomo Santini per le interviste e i servizi per i telegiornali. Che, prima della nascita della Testata giornalistica sportiva, curavano anche le dirette della corsa rosa, secondo il principio dell'alternanza: il Tg2 curava le trasmissioni del Giro negli anni pari, lasciando il posto al Tg1 nelle edizioni dispari. Nonostante l'immutata passione popolare per la corsa, il Giro continuò a essere seguito in maniera parsimoniosa: non più di un'ora di diretta - dunque circoscritta agli ultimi 30-40 km di corsa - con una breve appendice per il dibattito (come Tutti al Giro, in coda alle tappe dell'edizione 1979, con la conduzione di Aldo Falivena) e le interviste. Tuttavia, più che le voci dei protagonisti, i microfoni registravano le dichiarazioni di sindaci, assessori e amministratori locali. Il prezzo da pagare alla lottizzazione e alle più viete logiche di potere, che poco o nulla avevano a che fare con lo sport.

Gli anni di Fininvest/Mediaset

Anche per questo, gli organizzatori de «La Gazzetta dello Sport» cominciarono a guardarsi intorno, con l'obiettivo di rilanciare l'immagine del Giro d'Italia. E così, nella primavera del 1993, la corsa rosa passò sotto le insegne della Fininvest, che poté così sfruttare appieno i vantaggi della diretta che le era stata preclusa fino al 1991. Il network fondato da Silvio Berlusconi - che avrebbe annunciato appena pochi mesi dopo il suo ingresso in politica - rinnovò completamente l'immagine del Giro, adeguandolo alle esigenze della televisione: non solo la diretta giornaliera delle ultime 2 ore di corsa su Italia 1 - con la possibilità di estenderne la durata per le frazioni più importanti - ma anche una serie di appuntamenti fissi (L'Italia del Giro, in onda dal villaggio di partenza; il dopocorsa condotto da Raimondo Vianello, Girosera, il riassunto serale con le fasi salienti della tappa, le interviste e le anticipazioni sulla corsa del giorno dopo) che rafforzarono l'interesse intorno all'evento. Il binomio sport-spettacolo, perfettamente congeniale a un gruppo televisivo commerciale come Fininvest/Mediaset, fu rafforzato dalla presenza nelle trasmissioni di contorno di personaggi come Cesare Cadeo, Nino Frassica e Paola Saluzzi. Per le telecronache la scelta cadde sul figlio d'arte Davide De Zan, affiancato prima da Giuseppe Saronni, poi da Silvio Martinello, che debuttò al microfono nel 1997, l'ultimo anno del Giro in casa Mediaset (su Retequattro, per l'esattezza).

Il ritorno (in grande stile) della RAI

Questo periodo di cattività fu senza dubbio decisivo per rinnovare in profondità il racconto della corsa rosa in televisione, che tornò sulle reti RAI a partire dal 1998 con una copertura adeguata a uno dei principali eventi sportivi del nostro paese. Raitre rafforzò la sua già consolidata vocazione ciclistica, trasmettendo ininterrottamente il Giro dal 1998 al 2016 prima di lasciare il testimone a Raidue. Non solo le telecronache giornaliere con la coppia formata da Adriano De Zan e Davide Cassani, ma anche una serie di rubriche di analisi e approfondimento (Giro mattina, in diretta dalla sede di partenza; il serale TGiro, per riassumere i fatti salienti della giornata all'ora di cena; Giro notte, a tutto vantaggio dei tiratardi) e il ritorno del Processo al tappa, condotto da un altro figlio d'arte, Claudio Ferretti, che lasciò poi il posto ai vari Marco Mazzocchi, Gian Piero Galeazzi, Andrea Fusco, Alessandra De Stefano, Marco Franzelli e Alessandro Fabretti. Una formula che non ha conosciuto particolari variazioni fino ai giorni nostri, nonostante i vari avvicendamenti al microfono: uscito di scena lo storico telecronista milanese - che commentò per l'ultima volta il Giro nel 2000 - il microfono passò ad Auro Bulbarelli (in postazione fino al 2009), Francesco Pancani (dal 2010 al 2018) e Andrea De Luca (che commentò il Giro nel biennio 2019-2020) fino al ritorno di Pancani (avvenuto nel 2021) e al debutto di Stefano Rizzato, che subentrò al telecronista fiorentino - assente per la morte della madre - nella seconda settimana dell'edizione 2022. Alternanza anche tra le seconde voci, soprattutto in tempi più recenti: conclusa l'era-Cassani, si susseguirono Silvio Martinello (dal 2014 al 2018), Stefano Garzelli (2019), Gianni Bugno (2020), Giada Borgato (2021), Alessandro Petacchi (2022-2023). Ritorni di fiamma nell'ultimo biennio: prima Cassani, poi Garzelli per il Giro appena iniziato. Dal 2016 in avanti, infine, Rai Sport ha deciso di introdurre una terza voce, a cui è affidato il compito di arricchire la telecronaca con spunti di carattere culturale. Dopo la breve esperienza al microfono del fondatore di Minimum Fax Marco Cassini, dal 2019 ha ricoperto questo ruolo lo scrittore toscano Fabio Genovesi. 

Davide Cassani, presidente di Apt Emilia-Romagna

A partire dal 2008, inoltre, le dirette del Giro si ampliarono gradualmente con il potenziamento dell'offerta digitale di Rai Sport più/Rai Sport 2/Rai Sport HD, fino al debutto nel 2017 della copertura integrale delle tappe, garantita da Prima diretta.

La copertura del Giro 2025: dirette integrali anche su Eurosport

Le giornate del Giro si apriranno su Rai Sport HD con Giro mattina, condotto da Tommaso Mecarozzi con la partecipazione dell'ex CT della Nazionale italiana Daniele Bennati e i contribuiti dal villaggio di partenza di Umberto Martini ed Ettore Giovannelli. A seguire Prima diretta, che cederà il testimone alla Seconda rete poco dopo le 14 per la seconda parte della cronaca delle tappe, come al solito divisa in due parti (Giro in diretta e Giro all'arrivo) per esigenze commerciali. A corsa finita, spazio al Processo alla tappa con Alessandro Fabretti, Davide Cassani, il già menzionato Bennati e la partecipazione di Fabio Genovesi. In serata, infine, altri due appuntamenti riepilogativi sul canale tematico: TGiro e Giro Notte

Come anticipato in un precedente articolo, il Giro presidierà anche i pomeriggi di Radio1, che proporrà alcuni flash di aggiornamento in coda ai Giornali radio pomeridiani prima di lanciare Sulle strade del Giro, in onda dalle 16.30. Condotto da Giovanni Scaramuzzino, il contenitore radiofonico ospiterà il racconto delle fasi finali delle corsa, commentate da Cristiano Piccinelli e Silvio Martinello con il contributo dalla carovana di Manuel Codignoni e Massimo Ghirotto. A seguire le analisi a caldo nella rubrica Fuorigiro e gli approfondimenti serali all'interno di Zona Cesarini, senza dimenticare i servizi e i collegamenti nelle principali edizioni del GR1 e del GR2

In conclusione, due parole sull'offerta di Eurosport: la rete monotematica del gruppo Warner Bros. Discovery seguirà per intero tutte le tappe con la consolidata coppia Luca Gregorio-Riccardo Mangrini, affiancati nelle giornate di corsa più importanti da Wladimir Belli e Moreno Moser. Com'è consuetudine, la cronaca delle tappe sarà arricchita dai contribuiti degli inviati al seguito del Giro, su tutti gli ex professionisti Adam Blythe, Simon Geschke e Jens Voigt. 

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Carmine Marino
<p>Nato a Battipaglia (Salerno) nel 1986, ha collaborato con giornali, tv e siti web della Campania e della Basilicata. Caporedattore del quotidiano online SalernoSport24, è iscritto all'albo dei giornalisti pubblicisti della Campania dal 4 dicembre '23.</p>