Eva van Agt © Eva van Agt-Björn van der Schoot
Sogni in Bicicletta

Trovare la strada

Eva van Agt sta cominciando a far parlare di sé nel ciclismo del World Tour, ma pedala da pochissimi anni: prima era una giocatrice (di alto livello) di hockey su prato. E suo nonno nei Paesi Bassi...

24.04.2023 21:51

Al termine della Volta Limburg 2022, mentre tutti hanno ancora davanti l'immagine dell'arrivo solitario di Amber Kraak, portacolori di una Jumbo-Visma che in un simile contesto poteva facilmente monopolizzare la prova, la domanda che molti si stavano ponendo era in realtà un'altra, ossia: chi è quella ragazza capace di tenere per buona parte della gara il passo di atlete professioniste e già abituate ai notevoli ritmi del World Tour? Deve avere indubbiamente delle qualità per offrire una prova così gagliarda, coronata da un buon nono posto sul traguardo. Ci s'interroga, ci s'interroga ma, a ben pensarci, nessuno la conosce. In determinati contesti nessuno l'aveva ancora mai vista. Chi sarà mai allora questa Eva van Agt in grado di tener testa ad alcune delle più valide atlete dei Paesi Bassi? Eppure quel cognome, una volta letto e pronunciato con attenzione, qualcosa dice. Ci si arriverà, un passo alla volta.

In effetti Eva van Agt, classe 1997, fino ad un paio d'anni fa era una perfetta sconosciuta per qualunque appassionato di ciclismo e certamente non a torto: da ragazzina ha sempre praticato sport agonistico ma l'ha fatto in una delle discipline più popolari nei Paesi Bassi, ovvero l'hockey su prato. Basti sapere, per avere un'idea, che la nazionale femminile orange è campionessa del mondo in carica e che su quindici edizioni dei mondiali ne ha conquistate ben nove. Eva poi non era neppure una giocatrice di livello basso se nel 2013, ad appena 16 anni, riuscì a debuttare nella massima serie nella squadra di Nimega, la sua città natale. Uno sport, l'hockey su prato, portato avanti quindi con molto profitto assieme allo studio, tanto da guadagnarsi una borsa di studio per la Northwestern University di Evanston, in Illinois (ovvero Stati Uniti) in cui avere la possibilità di praticare attività sportiva ai massimi livelli e, al contempo, conseguire una laurea in Matematica applicata all'Economia. 

Durante la permanenza negli States però per Eva la bicicletta (che lei, da buon olandese, aveva già utilizzato in patria) è diventata ben più di un semplice mezzo di trasporto, tanto che la prospettiva di utilizzarla per spostamenti sempre più lunghi, per non dire veri e propri viaggi, ha cominciato ad affascinarla in un crescendo continuo. Allora hanno cominciato a sorgere in lei quesiti esitenziali, del tipo: "E se corressi in bicicletta cosa accadrebbe?". Domande a cui non era semplice dare una risposta, tanto più che l'aver già più di vent'anni (età in cui, di norma, si approda già alla categoria Élite) non giocava a suo favore. Inoltre la sua dedizione e voglia di ottenere soddisfazioni nell'hockey andava lentamente scemando, fino a ricevere il colpo di grazia con l'arrivo della pandemia che ha costretto al blocco totale dell'attività. Proprio in quella fase in cui aveva già fatto ritorno a casa, potendo utilizzare la bicicletta per gli spostamenti, è maturata in lei la scelta definitiva di provare a vedere come se la cavasse sulle due ruote. 

Eva ha quindi approfittato dalla sua nuova esperienza universitaria a Maastricht, in cui studia per conseguire un Master in Data Science and Decision Making, per iscriversi finalmente ad un club ciclistico studentesco, ottenendo subito buonissimi risultati, come la medaglia di bronzo ai campionati nazionali studenteschi. Da lì tutto ha cominciato a prendere una piega ben precisa: il passaggio ad un club ciclistico vero e proprio, le prime gare su strada fino all'eclatante prestazione nel Limburgo, che ha attirato su di sé l'attenzione della formazione britannica Le Col-Wahoo, che l'ha ingaggiata dopo averle fatto fare anche alcuni test pratici (ad esempio indossare una mantellina in movimento oppure afferrare una borraccia) per vedere come se la cavasse in simili situazioni. Nel mese di maggio 2022 Eva van Agt è quindi diventata ciclista a tutti gli effetti, cominciando a partecipare a corse sempre più importanti in cui ha ottenuto risultati più che lusinghieri: 23esima al Giro di Turingia, decima al campionato nazionale a cronometro, prestazioni già sufficienti per permetterle di realizzare uno dei più grandi sogni a cui una ciclista possa aspirare: partecipare al rinato Tour de France femminile

Continuando ad offrire prestazioni lusinghiere fino a fine anno, per Eva le buone notizie non si sono esaurite: su di lei ha infatti messo gli occhi proprio quella Jumbo-Visma con cui si era trovata a scontrarsi nei suoi esordi, facendole così fare il salto definitivo nel World Tour in questa stagione 2023, in cui già nelle prime gare ha mostrato una buona verve andando in fuga in più di un'occasione. Eva van Agt è riuscita così a trovare letteralmente la sua strada in pochi anni, senza neppure il bisogno di far affidamento sul proprio cognome. Già, perché come facevamo intendere all'inizio il cognome Van Agt agli olandesi è certamente ben più familiare al di fuori dell'ambito ciclistico, dal momento che suo nonno Dries (giunto alla veneranda età di 92 anni) tra la fine degli anni Settanta e l'inizio degli anni Ottanta è stato nientemeno che il Primo ministro dei Paesi Bassi. A lei però questo non sembra pesare più di tanto, specialmente quando fai quello che hai scelto autonomamente di fare. Basta trovare la propria strada e non è detto che sia già troppo tardi.

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