Mattia Cattaneo e l'alimentazione: "Ho buttato i primi anni di carriera"
In un'intervista al portale spagnolo Relevo, il 34enne della Soudal Quick-Step ha confessato di non aver seguito un corretto regime nutrizionale nelle sue prime stagioni da professionista
Sebbene il ciclismo contemporaneo - quantomeno quello inaugurato dall'avvento tra i professionisti di nomi come Pogacar ed Evenepoel - ci abbia insegnato che l'età media in cui un corridore può già competere ai vertici si sia sensibilmente abbassata, il panorama attuale ci invita anche a riflettere sul fatto che esistono degli atleti, identificabili come Late Bloomers (chi fiorisce tardivamente), che raggiungono il loro apice prestazionale una volta scollinati i 30 anni di età. Può rientrare in quest'ultima categoria il lombardo Mattia Cattaneo (Soudal Quick-Step), classe 1990 che dal suo passaggio alla corte di Patrick Lefevere nel 2020, si è man mano affermato da un lato come uno dei gregari più affidabili in circolazione sulle tre settimane dei Grandi Giri, e dall'altro come uno dei migliori dieci cronoman del mondo.
Le sue principali doti le ha ben messe in mostra anche nell'ultimo mese, dimostrandosi sempre presente al fianco del capitano Mikel Landa sulle strade della Vuelta a España e poi risultando eccellente al campionato europeo prima nelle cronometro, dove ha conquistato la medaglia di bronzo nella prova individuale e e quella d'oro nella Mixed Relay, e poi come solido uomo squadra a tirare il plotone nella prova in linea.
I problemi con l'alimentazione a inizio carriera
Intervistato pochi giorni fa dal portale spagnolo Relevo, Mattia Cattaneo si è aperto su una questione molto delicata che lo ha toccato da vicino al momento del suo passaggio fra i professionisti: l'alimentazione. Il nativo di Alzano Lombardo ha parlato così delle difficoltà incontrate quando aveva poco più di 20 anni: “Non sono un tipo che si nasconde o che cerca scuse. So esattamente perché ho buttato via la prima parte della mia carriera da professionista. Mangiavo male perché volevo essere il più magro possibile. Sbagliavo io e sbagliavano i tecnici che avrebbero dovuto guidarmi nella giusta direzione”.
Cattaneo è sbarcato tra i professionisti nel 2012 con la maglia della Lampre, facendo prima 6 mesi da stagista per poi correre a tempo pieno nel World Tour dall'annata seguente. All'epoca, il suo peso era di 59 chili, pochissimo rispetto ai 184 centimetri di altezza. “Non avevo forza ed era difficile tenere il passo del gruppo anche in pianura. Ora corro i grandi giri pesando 68 chili. E se arrivo a 65, come mi è capitato qualche volta, sento di essere al limite”. Dopo quattro annate molto complicate in Lampre, fu il passaggio alla Androni guidata da Gianni Savio a svoltargli la carriera: “Mi hanno salvato, si sono fidati di me e mi hanno aiutato a trovare il mio equilibrio. Se sono in Quick-Step è grazie a loro".
Il pericolo per i giovani corridori
Nell'intervista Cattaneo non manca di segnalare come il problema dell'alimentazione non riguardi solo i professionisti, bensì soprattutto i corridori delle categorie giovanili: “In ogni squadra UCI World Tour ci sono quattro o cinque nutrizionisti, e grazie a loro siamo controllati e non ci lasciamo trasportare dai nostri complessi. Il problema è nelle categorie inferiori. A 20 anni ho sprecato tre o quattro stagioni della mia vita. Se la stessa cosa mi fosse successa a 15 anni, forse avrebbe influito sulla mia crescita e sul mio sviluppo come persona a lungo termine. […] Gli adolescenti non sono sempre preparati a questi sacrifici, né sono sempre circondati da persone preparate a guidarli. Può succedere a loro quello che è successo a me. Quando vedevo i professionisti di 30 anni, li ammiravo per la loro magrezza e mi convincevo che dovevo essere 'scheletrico' per andare come loro. E poi, vedendo che mi mancava la forza, mangiavo troppo...”.
Il consiglio finale che il corridore della Soudal Quick-Step rivolge a tutti i giovani corridori è quello di essere ben consigliati e di trovare un proprio equilibrio.