L'esultanza del tedesco dopo aver completato la piccola tripla corona © Vuelta - SprintCycling
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Kämna chiude la settimana vergognosa del dilettantismo

Il tedesco riesce a capitalizzare al massimo le proprie possibilità battendo Matteo Sobrero sul duro arrivo della nona tappa della Vuelta. Neutralizzati gli ultimi 2 chilometri per un pericolo inesistente, Kuss resta in rosso

03.09.2023 19:04

Ha vinto Lennard Kämna. Il tedesco si conferma anche in questo grande giro come uno dei corridori più forti al mondo nelle fughe in frazioni di montagna, completando la tripla corona dei cacciatori di successi parziali: vincitore sull'Etna al Giro 2022 e a Villard-de-Lans al Tour 2020, con questa tappa chiude il cerchio, che nel 2021 era stato virtualmente interrotto a causa di alcuni importanti problemi personali, che fortunatamente l'alfiere della BORA-hansgrohe è riuscito a mettersi alle spalle, ricominciando a godere dello sport che tante soddisfazioni gli sta regalando. Dietro di lui bene anche Matteo Sobrero, che seppur incostante sta comunque palesando ottimi numeri, con cui in futuro potrà giocarsi molte altre corse, speriamo già dalla cronometro di martedì a Valladolid, seppur non molto adatta alle sue preferenze.

Ma il tema più importante della giornata non è né il vincitore Kämna, né l'ottimamente piazzato Sobrero. E nemmeno le brevi scaramucce tra i big sulla salita finale, con un Roglic apparso ancora in grande spolvero, un Remco solidissimo, un Vingegaard che in termini di esplosività paga dazio dal compagno e anche dal belga e infine un Kuss che non è al livello dei migliori in salita seppur riesca a limitare bene i danni. Si potrebbe discutere dei ventagli, di come la Jumbo sembra far ciò che vuole quando vuole a questa Vuelta, o magari di quanto Evenepoel riesca comunque a rimanere sempre concentrato e a non concedere chance agli olandesi, ma tutto ciò passa in secondo piano di fronte all'ennesima vergogna di questa Vuelta a España: la neutralizzazione degli ultimi due chilometri e spiccioli della tappa odierna causata dalle intense piogge delle ultime ore.

Le prime immagini del fango che ricopriva l'asfalto sono giunte dal traguardo quando ancora mancavano diverse decine di chilometri alla conclusione e per sistemare i danni il tempo era più che sufficiente, anche perché il problema riguardava di fatto un brevissimo tratto di salita, all'incirca dai -70 ai -110 metri. E quando ci sono giunti i corridori, in effetti, è sembrato che l'organizzazione avesse già sistemato il più e che le condizioni della superficie fossero tutt'altro che rischiose. Eppure si è annullato il finale. Ma non gli ultimi 200-300 metri, no. Si è deciso di neutralizzare tutti gli ultimi duemila metri, che per il 95% della lunghezza presentavano un asfalto in condizioni impeccabili.

Evidentemente però in questa Vuelta la lucidità d'analisi di chi gestisce il tutto latita. Si è iniziato ormai otto giorni fa al buio con una cronosquadre sotto l'acqua che ha messo, quella sì, in pericolo l'incolumità dei ciclisti. Si è proseguito con la neutralizzazione del circuito del Montjuic il giorno successivo per un pericolo più ipotetico che reale , concludendo il trio di tappe iniziali con l'accalco di gente subito dopo il traguardo che è costato caro ad Evenepoel (ed è andata bene, in quell'occasione). I vari tentativi di sabotaggio non hanno mai fatto vivere sonni tranquilli a questa Vuelta, evidentemente afflitta da una sorte malevola, ma soprattutto da una gestione dilettantesca, che non sa dare il giusto peso ai rischi che i corridori prendono in corsa, dando quindi il via libera per una crono al buio per le strade di Barcellona, ma bloccando tutto per una trentina di metri in salita un po' scivolosi. 

E anche la battaglia per la sicurezza, che negli ultimi anni sta diventando sempre più attuale e sentita dagli stessi atleti, rischia di perdere credibilità per le scene a cui stiamo assistendo a questa Vuelta e per quello che si è osservato al Giro d'Italia (il Tour de France rimane fuori da questo processo seppur presenti talvolta situazioni di pari gravità, basti pensare alle moto sullo Joux Plane). La scusa del pericolo non deve essere usata per allentare le difficoltà dei percorsi, ma esclusivamente per tutelare la salute e l'integrità dei corridori (elemento che per esempio è stato del tutto ignorato nella settima frazione, quando tra percorso fin troppo tortuoso e comportamento scellerato di alcuni componenti del gruppo Thymen Arensman ha riportato brutte conseguenze). La linea intrapresa dagli organizzatori in questa Vuelta non va nella direzione auspicata e sottintende anche anche un certo dilettantismo nella gestione della propria corsa da parte degli organizzatori, che in soli nove giorni hanno inanellato una serie di brutte figure che sicuramente non hanno fatto bene né alla Vuelta né tantomeno al movimento tutto.

La cronaca della nona tappa della Vuelta a España 2023

A chiudere la prima settimana della Vuelta a España 2023 c'è la nona frazione con arrivo al Collado de la Cruz de Caravaca, al termine di una tappa lunga 180.9 chilometri con partenza da Cartagena. Da scalare due salite impegnative: la prima, il Puerto Casas de Marina la Perdiz (prima categoria, 12.1 km al 5%), inizia dopo una cinquantina di chilometri dal via, la seconda invece, che porta direttamente al traguardo, misura 8 km e presenta una pendenza media del 6%, con gli ultimi tre chilometri molto duri. Alla luce sia dell'altimetria, che dell'andamento delle tappe precedenti, questa appare prima della partenza come una frazione favorevole alle fughe, con una prevedibile bagarre iniziale per centrare quella giusta.

Un elemento che però scompagina le carte in avvio è il forte vento che spira laterale sulla corsa. La Jumbo-Visma, divenuta nell'ultimo lustro maestra anche di queste situazioni (basti pensare alla Gand-Wevelgem del 2019 o a quella del 2021), coglie l'occasione al volo e con un'azione di squadra mostruosa distrugge il gruppo, portandosi in testa con tutti gli uomini meno Robert Gesink. Insieme ai gialloneri, i cui nomi sono quelli dei tre capitani, cioè la maglia rossa Sepp Kuss, il vincitore del Giro d'Italia Primoz Roglic e quello del Tour de France Jonas Vingegaard, e dei quattro guardaspalle Wilco Kelderman, Dylan van Baarle, Jan Tratnik e Attila Valter, ci sono Matevz Govekar (Bahrain-Victorious), il trio della BORA-hansgrohe formato da Aleksandr Vlasov, Nico Denz ed Emanuel Buchmann e soprattutto Remco Evenepoel (Soudal Quick-Step) accompagnato da Mattia Cattaneo.

Il campione ungherese Valter viene rallentato da una foratura, ma davanti la Jumbo continua a marce spianate per mettere all'angolo i rivali per la generale, coadiuvata anche dai due Soudal, che a propria volta vedono un'opportunità per guadagnare sui principali uomini di classifica rimasti fuori dal primo drappello, vale a dire Enric Mas (Movistar) e il trio della UAE Emirates Juan Ayuso, Marc Soler e João Almeida. Non a caso, a inseguire nel secondo gruppo sono proprio Movistar e UAE, aiutate dalla Bahrain che non può certo accontentarsi della rappresentanza davanti di un uomo da pianura come Govekar. Il vantaggio massimo del G1 raggiunge i 45", ma da dietro, grazie anche ad una netta superiorità numerica, riescono a ricucire a poco più di 130 km dalla fine, dopo cinquanta chilometri di battaglia, neutralizzando uno degli attacchi più pericolosi dell'intera Vuelta sin qui percorsa.

Normalizzata la situazione, sul Puerto Casas de Marina la Perdiz partono gli scatti per la fuga. Inizialmente si muovono in cinque: Amanuel Ghebreigzabhier (Lidl-Trek), Lennard Kämna (BORA), Matteo Sobrero (Team Jayco-Alula), Rubén Fernández (Cofidis) e Daniel Navarro (Burgos-BH). Su di loro tornano presto sotto Chris Hamilton (Team DSM-firmenich), Jonathan Caicedo (EF Education-EasyPost) e Jon Barrenetxea (Caja Rural-Seguros RGA). Quindi in otto al comando a sfidare il gruppo, dove però nessuno sembra voler tenerli a bada, anche perché il più vicino in classifica è Kämna, distante oltre 22' da Kuss. Presto infatti il vantaggio lievita e arriva a toccare gli otto minuti ai -100 dalla conclusione. Alla Jumbo basta giungere tranquillamente alle pendici della salita finale, senza spendersi anche oggi in faticosi inseguimenti; nessun altro ha l'ardore (o la pazzia) di rilevarli in testa e sfidarli apertamente. A tutti va bene che la vittoria se la giochino gli otto davanti, con Kämna che sembra il più accreditato per il successo parziale. L'unica variabile continua ad essere rappresentata dal vento.

Ai -80 dietro aumenta nuovamente la tensione, perché si sta giungendo ad un lunghissimo rettilineo con vento laterale dove si formeranno sicuramente altri ventagli. Stavolta i più attivi sono i Soudal, ma tutti i big di classifica sono vigili e nella ventina di corridori che si forma davanti mancano solamente i due giovanotti Lenny Martinez (Groupama-FDJ), la maglia bianca della squadra francese, e Cian Uijtdebroeks (BORA). Risultato scontato il clamoroso recupero sulla fuga, che in una decina di chilometri perde tre minuti. Finito il segmento dritto la fuga ha soli 4'00" di margine sul primo troncone, il destino degli otto non è scontato, né in un senso né nell'altro.

Girata la strada e incontrato vento favorevole, situazione in cui non conviene stare in testa e dare cambi, gli unici che vogliono continuare a spingere sono i Soudal di Remco, che ha evidentemente molta voglia di rivalsa dopo la scoppola presa ieri da Roglic anche per disattenzione (non era a conoscenza del fatto che i due si stessero giocando la vittoria, convinto che ci fossero ancora fuggitivi da riprendere). Ai -52, dopo una quindicina di chilometri in cui il gap tra i due gruppi era in continua decrescita, i Groupama riescono a chiudere il buco e riportare sotto Martinez. Per la seconda volta in giornata, un grande sconvolgimento si risolve alla fin fine in un nulla di fatto, con il plotone che torna compatto. Da notare solo che il gap della fuga è di appena 3'35", lo spazio per tornare sotto nei cinquanta chilometri che mancano al traguardo c'è eccome, ma sembra mancare la volontà.

Tocca di nuovo alla Jumbo tirare, tornata in forze dopo che nel secondo ventaglio di giornata in compagnia dei tre leader era rimasto esclusivamente Valter. Agli olandesi non passa nemmeno per la testa di accelerare e, inserito il cruise control, Van Baarle si incarica di tenere un ritmo non eccessivamente elevato, che consenta ai fuggitivi di riprendere vantaggio e al gruppo di rifiatare dopo gli sforzi prolungati odierni. Gli otto davanti in avanscoperta possono così riprendere speranza: ai -30 hanno quasi 5'00" di margine, un gap che sembra sufficiente da difendere fino all'arrivo. Dieci chilometri più tardi il vantaggio è ulteriormente aumentato e tocca i 5'20" e la collaborazione tra gli otto continua ad essere molto buona, nessuno salta i cambi pensando alla salita finale.

Un aggiornamento importante giunge poco prima dello sprint intermedio di Cehegin ai -15: date le precipitazioni impreviste degli ultimi giorni che hanno lasciato fango sulla strada negli ultimi chilometri, il tempo per la classifica generale verrà preso ai -2.050 km dal traguardo, all'inizio del segmento più duro; non verranno assegnati i bonus. Davanti i fuggitivi proseguono di comune accordo, anche se i due spagnoli delle professional Navarro e Barrenetxea devono fermarsi per problemi meccanici, rientrando però prima dell'imbocco della salita. Si staccano subito sulle prime rampe dell'irregolare ascesa lo stesso Navarro e Fernández, mentre i più scalpitanti sono Hamilton, Kämna e Sobrero. Una nuova accelerata fa fuori Barrenetxea e Caicedo, successivamente anche Hamilton deve alzare bandiera bianca. Davanti rimangono in tre: Sobrero, Ghebregzabhier e Kämna, con quest'ultimo che ai -5 sferra il proprio attacco lasciando sul posto l'eritreo.

La sfida si restringe: o il tedesco o l'italiano vinceranno la frazione. Sobrero va su del proprio passo e intorno ai -3 sembra in grado di tornare sotto a Kämna, che però è capace di prodursi in un ulteriore cambio di ritmo con il quale chiude la questione: prima vittoria alla Vuelta e completata la tripletta nei grandi giri dopo le vittorie al Tour e al Giro per quello che è uno dei migliori cacciatori di tappe in circolazione. Sobrero difende la seconda piazza, Hamilton chiude terzo con una buona rimonta nel finale. 

Nel gruppo è la Movistar a prendere di petto la salita, con Nelson Oliveira a scortare davanti Mas. Dopo la prima rampa si portano davanti Cattaneo ed Evenepoel, la coppia solidissima della Soudal. Il lombardo detta un ritmo abbastanza elevato che possa preparare il terreno ad un attacco del belga. Ai -3 il primo a muoversi è invece Almeida, seguito dal solo Vlasov, mentre tutti gli Jumbo guardano Evenepoel ed egli ricambia: nessuno vuole prendersi la briga di tirare. Alla fine è lo stesso Remco che cerca di aumentare il passo in vista del punto in cui vengono presi i tempi, ma con un grande contrattacco Roglic conferma di avere una gamba spaziale di amare questo tipo di salite dure, corte e irregolari. Ai -2050 metri, il punto che fa testo per ciò che concerne il rilevamento dei distacchi, il primo degli uomini di classifica a transitare è proprio il portoghese della UAE, in compagnia del russo della BORA: per loro il ritardo da Kämna è di 3'11". A pochi secondi passano Roglic (+ 3'16"), Mas (+ 3'18"), Evenepoel, Ayuso e Vingegaard (tutti a 3'18"), in quest'ordine. La nuova generale differisce di qualche dettaglio rispetto a quella di ieri: Kuss resta in rosso perdendo 14" da Almeida e Vlasov, 9" da Roglic e 7" dal terzetto succitato con Remco, Juan e Jonas. Marc Soler invece rimane secondo a 43" pur senza guadagnare nei confronti dello statunitense.

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Domani arriva il primo giorno di riposo che si spera porti consiglio all'organizzazione e a tutto ciò che ruota intorno a questa Vuelta in modo che non si ripetano le scene vergognose a cui abbiamo assistito in questa prima settimana. Martedì l'attesissima ripartenza con la cronometro individuale di Valladolid lunga 25 chilometri in cui Remco Evenepoel potrebbe mettere da parte un tesoretto nei confronti dei rivali più pericolosi.

 

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