Giulio Ciccone sotto l'Arco di Trionfo © Lidl-Trek - Zac Williams
Lo Stendino di Gambino

Certificazione di mediocrità o inizio di una rinascita?

Al Tour de France Giulio Ciccone si è regalato una maglia a pois che ci piacerebbe ricordare in futuro come il punto di partenza di un'ultima parte di carriera scintillante

26.07.2023 18:07

Sono tre giorni che mi pongo un quesito relativo alla recente conquista da parte di Giulio Ciccone della maglia a pois all'appena concluso Tour de France 2023. Vedo il popolo del ciclismo che, in maggioranza, esulta, come se il teatino avesse vinto per distacco una classica monumento. Noto, però, anche i commenti di chi fa notare l'effimero valore di questo successo, non fosse altro per la mancanza d'avversari.

Va chiarito, in primo luogo, che Ciccone, in questo momento, è l'indiscusso numero uno del nostro movimento élite su strada. Quest'anno ha cominciato a vincere a febbraio alla Vuelta Valenciana, proseguendo poi a marzo a quel Giro di Catalogna che altro non è stato che la prova generale del Giro d’Italia. Dopo aver disputato una dignitosa campagna nelle Ardenne, a fine aprile, è stato fermato dal Covid alla vigilia della corsa rosa che partiva da sotto casa sua. Smaltita la delusione, il buon Giulio, non prima d'essere convolato a nozze, si è resettato per la Grande Boucle dove ha ottenuto il risultato che si era prefisso: la vittoria nella classifica degli scalatori.

Per amor di precisione va ricordato che, dopo una brevissima apparizione nell'alta classifica, al termine della prima tappa pirenaica, Ciccone, il giorno dopo, ci ha ricordato i suoi cronici limiti perdendo ben 11 minuti nella seconda frazione sulle montagne franco-spagnole. Se questo fatto, da una parte, gli ha consentito di concentrarsi sulla conquista della maglia a pois, dall'altra ha confermato i suoi acclarati limiti che non gli hanno mai consentito di fare seriamente classifica in un grande giro. Insomma, un mezzo campione che, in quanto orbo, regna nel mondo dei ciechi dell'attuale microcosmo azzurro della bicicletta.

A dicembre Giulio compirà 29 anni. Sarà, quindi, nel pieno della maturità ciclistica. Quali saranno gli obiettivi che vorrà porsi per i prossimi cinque anni, quelli che sulla carta dovrebbero essere i migliori della sua carriera? A essere cattivi si potrebbe dire che gli manca solo la maglia a pois azzurri della Vuelta a España per completare il tris delle classifiche scalatori dei grandi giri. Io vorrei sperare che possa essere un attimo più ambizioso, preparando a dovere il Giro d’Italia 2024 e, soprattutto, prendendosi la responsabilità di correrlo per la classifica generale. La speranza è quella di vederlo presto esultare nuovamente, non per aver battuto dei fantasmi, come sabato scorso in vetta al Col de la Schlucht, ma per essere stato il più bravo al termine d'una gara vera contro avversari che gli hanno effettivamente conteso il successo.

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