Van der Poel e Philipsen già sul podio nella scorsa edizione ©Paris-Roubaix
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Van der Poel torna sulla questione chicane prima della Roubaix: "Non è la soluzione migliore"

Nella conferenza stampa della vigilia insieme a Philipsen, il vincitore uscente torna sulla controversia della settimana e sulla questione sicurezza. Poi sulle tattiche di squadra: "Possiamo vincere entrambi in modi diversi"

05.04.2024 18:25

Dopo le grandi discussioni dei giorni scorsi sull'inserimento della ormai celeberrima curva a gomito in avvicinamento alla Foresta di Arenberg, amplificate dalla questione sicurezza di strettissima attualità, Mathieu van der Poel è tornato a dire la sua nella conferenza stampa precedente alla Paris-Roubaix. Il campione del mondo si era già espresso sul suo profilo twitter subito con un chiarissimo “Is this a joke?”, riferendosi al video pubblicato da Stefano Rizzato che ha fatto il giro del mondo del ciclismo, riguardo alla scelta degli organizzatori per rendere più sicuro l'ingresso ad Arenberg, e oggi ha risposto alle domande dei giornalisti insieme al compagno Jasper Philipsen, secondo lo scorso anno. I vincitori delle prime due monumento stagionali guideranno la Alpecin-Deceuninck anche per la Roubaix, coadiuvati da Silvan Dillier, Timo Kielich, Edward Planckaert, Oscar Riesebeek e Gianni Vermeersch.

Van der Poel e Philipsen in conferenza stampa ©Alpecin Deceuninck-Photonews
Van der Poel e Philipsen in conferenza stampa ©Alpecin Deceuninck-Photonews

“La chicane non è la soluzione giusta”

Buona parte delle domande rivolte in conferenza stampa ha riguardato tematiche legate alla sicurezza, a maggior ragione dopo quanto accaduto nella tappa di ieri dell'Itzulia. “Vorrei dire che secondo me il fattore di maggiore pericolo nel nostro sport sono proprio i corridori stessi. Ci prendiamo dei rischi, questo è il grande problema. Tutti vogliono essere davanti nello stesso momento e questo non è possibile. Si può fare di meglio, ma non saremo mai completamente sicuri, e questo fa molto male” ha dichiarato Van der Poel, che nel momento dell'incidente era in viaggio verso il Belgio dopo essere tornato ad allenarsi in Spagna in settimana. 

A precisa domanda, MVDP ha poi approfondito la sua posizione sulla questione chicane: “Prima di tutto, penso sia un bene che si provi qualcosa di diverso e credo che facciano bene a volere un cambiamento, ma non credo che la chicane sia il modo giusto per farlo, e che deciderlo una settimana prima sia la cosa migliore. Si tratta di uno dei passaggi più pericolosi che affrontiamo, non mi sento mai al sicuro in gruppo in quei momenti, per cui è un bene che ci abbiano pensato. Cambiare qualcosa tanto per cambiarla non è però la soluzione giusta.”

“Penso che la strada che viene da destra offra diverse opzioni. Dopo la mia reazione sui social ho ricevuto un messaggio da Adam Hansen, che mi ha detto che ci sono diverse opzioni sul tavolo per gli anni prossimi, e mi sono sembrate buone. Ma la soluzione che ci offrono ora, a mio parere, renderà il tutto più pericoloso. I primi a passare non avranno problemi, ma se non sei nei primi venti puoi anche perdere trenta secondi, per cui non credo sia la scelta giusta. Ma se la maggior parte dei corridori pensa che sia giusto, allora non avrò altro da dire.” 

Van der Poel non si sente in dovere di essere una voce importante per il solo fatto di essere il campione del mondo: “Io dico la mia, ma se il resto del gruppo pensa diversamente, mi accodo. Proverò a vincere domenica, con o senza chicane, per cui non ci voglio pensare troppo.”

Il rischio di Arenberg e il ruolo di Philipsen

Van der Poel ha così esternato le sue preoccupazioni per quello che succederà prima e durante la Trouée d'Arenberg, il settore che ritiene più pericoloso in assoluto. “Non penso che quelle pietre siano fatte per andarci con le bici da strada, andare a 65 km/h ad Arenberg non ha niente a che fare con le skill, bisogna solo sperare che la bici tenga. Quello che ha fatto la Visma l'anno scorso è stato molto intelligente, a posteriori è stato l'approccio più tranquillo possibile ad Arenberg. Il problema ora è che tutti lo sanno, per cui non varrà la pena.”

Anche Philipsen è intervenuto sul rapporto tra abilità tecniche e fortuna in una corsa così particolare. “Anche chi riesce a guidare meglio la bici può forare ad Arenberg, è veramente difficile stare in piedi lì. In generale penso che alla Paris-Roubaix conti in parte la fortuna, ma soprattutto la posizione. Se sei forte rimani davanti e di solito rimani lontano dai pericoli, mentre se non sei abbastanza bravo resti a centro gruppo, dove la sfortuna colpisce.”

Il vincitore della Milano-Sanremo torna a correre una monumento dopo aver saltato il Giro delle Fiandre, offrendo alla Alpecin una seconda punta di tutto rispetto. “Se dovessimo essere entrambi a giocarci la vittoria, penso che ci potremmo giocare bene le nostre carte. Avremo istruzioni ben precise in quel caso, ma prima dobbiamo arrivarci. Per noi è un bene non dover dimostrare niente dopo aver già vinto una monumento e che la Roubaix non sia la nostra unica chance, perché questa chance può sempre svanire per la sfortuna. Le vittorie che abbiamo già ottenuto ci danno fiducia, e siamo motivati per vincere ancora domenica.” 

A Philipsen è stato chiesto anche se si sente anche in dovere di restituire il favore al compagno dopo la Sanremo: “Di certo voglio dargli qualcosa indietro”, dichiara. A quel punto è però intervenuto Mathieu a fare chiarezza: Non me lo aspetto, quello che ha fatto l'anno scorso a Roubaix è più che sufficiente. E in più non si tratta di avere qualcosa in cambio, ho fatto quello che ho fatto a Sanremo perché era l'opzione migliore in quella situazione, e sono sicuro che lui avrebbe fatto lo stesso. Non sono cose che si fanno per avere qualcosa in cambio."

Van der Poel ritiene che si possa venire a creare una situazione che favorisca ancora entrambi: “Ne potremmo solo trarre vantaggio. La nostra forza è che possiamo vincere in modi diversi, siamo un gran duo. Di certo dovremmo anche essere fortunati, perché l'anno scorso non abbiamo avuto problemi per tutta la corsa, ed è qualcosa che a Roubaix serve.”

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