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Ciclisti di...versi - Carlo Galetti

14.05.2020 10:48

Quarto appuntamento con la rubrica che abbina poesia e ciclismo eroico. Dopo le due puntate iniziali con i transalpini Lucien Petit-Breton e Louis Trousselier e l'arrivo in Italia con Giovanni Cuniolo, si prosegue con uno dei primi grandi del pedale tricolore, vale a dire Carlo Galetti.

CARLO GALETTI
Presto alle stampe lui diede vittorie,
fiero e sgusciante, nemico di borie.
Cantò il Galetti, cantò tre volte!
E i Gir d’Italia non ebbero svolte.
Tanto sognò il suo Lombardia
che infine a Sud poi trovò la via.
Seppure fior non fu lì a Sanremo
perfino in vecchiaia si disse “lo temo!”
Questo il Carletto, di semplici note
grande in virtù, odioso alle ruote.

Carlo Galetti (Corsico 26 agosto 1882 - Milano 31 marzo 1949) fu uno dei più grandi corridori italiani d’inizio Novecento. Grande lavoratore fin dalla gioventù, dal momento che già a 14 anni svolse il mestiere di tipografo (che poi affiancò all'attività sportiva), rivelò notevoli doti ciclistiche, in virtù di un fisico non imponente ma in grado di renderlo estremamente agile: fu proprio questo, unito all'abilità di movimento in corsa, che gli valse il soprannome di Scoiattolo dei Navigli.

Atleta che non difettava in tenacia, capace di rendersi competitivo su tutti i terreni, non fu sempre apprezzato da avversari e osservatori per la sua condotta di gara, tanto da essere neppure tanto velatamente accusato (per utilizzare un termine assai in voga anche nel ciclismo attuale) di essere un succhiaruote. Le risultanze però non poterono essere spiegate unicamente con una mera condotta sparagnina, tanto che nel momento in cui il gioco si faceva duro, seppe rispondere presto presente. Si aggiudicò infatti, tra le altre gare, la Roma-Napoli-Roma e la Milano-Roma mentre tra le gare a tappe dominò due edizioni consecutive (nel 1907 e nel 1908) il Giro di Sicilia.

Fu però il Giro d’Italia, nato proprio in quegli anni, ad esaltarlo adeguatamente: dopo il secondo posto (non privo di polemiche per presunti favoritismi avuti da Luigi Ganna) nell'edizione inaugurale, si rifece alla grande sia nel 1910 che nel 1911 in cui si aggiudicò rispettivamente due e tre tappe. Galetti però può essere considerato anche il primo atleta a vantare ben tre Giri d’Italia nel proprio palmares, dal momento che fece parte dell'Atala che si aggiudicò l’unica edizione della corsa rosa disputata con una classifica a squadra (per inciso, però, il milanese avrebbe primeggiato nuovamente se si fosse utilizzata una classifica a tempi). Non altrettanto fortunate furono le sue partecipazioni al Tour de France, concluse con tre ritiri mentre nell'unica Paris-Roubaix disputata (nel 1913) arrivò diciannovesimo.

I suoi grandi crucci furono la Milano-Sanremo e il Giro di Lombardia, corse destinate sempre a sfuggirgli: nella prima fu secondo dietro Ugo Agostoni nel 1914, nella seconda fu secondo nel 1906 e terzo nel 1918, oltre ad altri buoni piazzamenti. Particolarmente rocambolesco per lui fu il finale dell'edizione 1906: quando sembrava lanciato verso il successo, dapprima venne rifornito con del cognac invece che con dell'acqua da un tifoso (con effetti tutt'altro che benefici), poi incappò in una foratura decisiva che gli costò il sorpasso ad opera di Cesare Brambilla. Dopo essersi ritirato nel 1921, intraprese a pieno titolo l'attività imprenditoriale con la tipografia e acquisì una cartoleria. Produsse inoltre gomme per biciclette negli anni in cui era sorta anche una fabbrica di biciclette che portava il suo nome (nata per iniziativa di un suo tifoso). Nel 1930 e nel 1931, quando ormai aveva quasi cinquant'anni, tornò a gareggiare partecipando ancora una volta alla Milano-Sanremo e riuscendo, in entrambi i casi a concludere la gara evitando l’ultimo posto. Morì a Milano il 31 marzo 1949 all'età di 66 anni.

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