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E Mollema scoprì che amava la musica Clásica

30.07.2016 17:29

Bauke vince a San Sebastián distanziando in discesa Gallopin, Valverde e Rodríguez. Sesto posto per Gianluca Brambilla


A quasi 30 anni, finalmente anche Bauke Mollema può dire: ho vinto qualcosa di importante. Un palmarès che fin qui annoverava come massimo successo una tappa alla Vuelta 2013 (volutamente non prendiamo in esame corse come la Japan Cup o il Tour of Alberta), in mezzo a una marea di piazzamenti anche importanti ma che qualificavano il ragazzo come discreto outsider e nulla più, si arricchisce oggi di una Classica di San Sebastian. Una delle più giovani (o forse proprio la più giovane, coi suoi 36 anni d'età) classiche, ma con un albo d'oro rispettabile e una storia che - dalla Coppa del Mondo al World Tour - l'ha vista sempre baciata da una certa considerazione nelle alte sfere. Non è una Liegi, ma nell'attesa di conquistare la Doyenne, l'allampanato olandese ha il suo bravo trofeo da mettere in mostra nel salone di casa.

Bauke è uscito male dal Tour de France. Era secondo fino alle Alpi, poi ha cominciato a regredire, ha patito la terza settimana, soprattutto ha patito un paio di cadute strategiche che l'hanno allontanato dalla forma migliore e dai piani alti della classifica. Destinato a uscire addirittura dalla top ten della Grande Boucle, ci ha lasciato negli occhi quel suo scatto della disperazione all'inizio del Joux Plane: si era staccato dai migliori sul Col de la Ramaz, poi era rientrato sulla successiva discesa, quindi, prima di alzare definitivamente bandiera bianca, aveva voluto dimostrare che sarebbe caduto sul campo, combattendo. Orgoglio e precipizio.

Oggi, scaricate in settimana le tossine post Tour, Mollema si è presentato alla Clásica nelle vesti di sempre: quel corridore che sì, è citato nel lungo elenco dei possibili protagonisti, ma che alla fine tutti sanno che raccoglierà più o meno niente. E invece oggi Mollema ha raccolto tutto il possibile. Ci voleva, prima o poi un successo di rilievo ci voleva: è arrivato con un colpetto intelligente e ben assestato, in una situazione in cui il ragazzo è stato il più veloce ad approfittare delle altrui diatribe, dopo essere stato bravo a superare brillantemente gli scogli presenti sul percorso. Buon pro gli faccia, anche a livello di morale.

 

La fuga di Moser con altri cinque
Da diversi anni la Clásica di San Sebastián è scivolata verso un modello di svolgimento che non la rende la più attesa gara ciclistica dell'anno, diciamo così. Il simbolico Alto de Jaizkibel un tempo bastava da solo a terremotare la corsa, oggi non fa quasi più effetto al gruppo lanciato, e allora gli organizzatori, fedeli al proprio titolo, si sono organizzati. Dapprima hanno raddoppiato i passaggi sull'Alto (affiancato dal fratellino Alto de Arkale), infine hanno inserito un muro velenoso nel finale. Quest'anno è toccato al Murgil Tontorra (nelle due precedenti edizioni era stato il Bordako Tontorra). Tontorra, in basco, significa cima.

La corsa, lunga 220 km, è partita con una fuga di 6 uomini. A guidarla, un volitivo Moreno Moser (Cannondale), accompagnato nel suo sforzo da Loïc Chétout (Cofidis), Jaime Rosón (Caja Rural), Przemyslaw Niemiec (Lampre), Pirmin Lang (IAM) e Jacques Janse van Rensburg (Dimension Data). Il gruppo ha lasciato al sestetto un massimo di 6'40", ma - tirato dai team dei favoriti (Movistar per Valverde, Orica per Yates, Katusha per Rodríguez) - ha sempre dato a intendere che quell'azione aveva lo stesso futuro di un ghiacciolo al sole.

E in effetti l'azione ha iniziato a squagliarsi sin dal primo Jaizkibel, a più di 100 km dalla fine. L'Astana ha forzato i tempi (a favore di Luis León Sánchez), lì davanti Lang si è staccato, e in cima all'Alto il margine tra fuggitivi e inseguitori era sceso a 1'45".

 

Tra Jaizkibel e Arkale qualcosa succede, ma il gruppo controlla
Qui è iniziata la fase più convulsa della corsa: sullo Jaizkibel si sono infatti avvantaggiati in 10 dal plotone, con LL Sánchez a suonare la tromba e Greg Van Avermaet (BMC), Gorka Izagirre (Movistar), Michal Kwiatkowski (Sky), Davide Villella (Cannondale), Oscar Gatto (Tinkoff), Amets Txurruka (Orica), Zdenek Stybar (Etixx), Lluis Mas (Caja Rural) e Davide Malacarne (altro Astana in supporto al capitano di giornata) pronti ad aggregarsi. Ma il gruppo non ha lasciato spazio.

Sull'Alto de Arkale (primo passaggio) si è staccato dai primi anche Chétout, quindi sul secondo Jaizkibel i quattro superstiti sono stati raggiunti da altri 6 uomini: Dario Cataldo (Astana), Mikel Landa (Sky), Alessandro De Marchi (BMC), Michael Woods (Cannondale), David De La Cruz (Etixx) e Sergey Chernetskiy (Katusha): preambolo a un'ultima parte di gara da coltello tra i denti? Macché: il gruppo ha ripreso tutti in discesa, e a quel punto - tolto un breve forcing Cannondale sul secondo Arkale - lo scenario non è più mutato: di corsa verso il Murgil Tontorra, e lì sarebbe stata questione muscolare tra i più rampanti rampichini.

 

La resa dei conti sul muro di Murgil Tontorra
I primi a muoversi (Rigoberto Urán ai -9.4 dall'arrivo, Adam Yates ai -9.1) sono stati poi anche i primi a rimbalzare indietro, nel momento in cui Joaquim Rodríguez (Katusha) ha affondato il colpo ai -9. Purito, all'ultima apparizione in questa classica che sempre gli è sfuggita (solo tre podi per lui in passato), ha tentato la stoccata decisiva, ma ha fatto il vuoto fino a un certo punto. Diciamo fino ai -8.4, allorquando è stato raggiunto dal rivale di sempre, Alejandro Valverde (Movistar), insieme a Tony Gallopin (Lotto Soudal) e Bauke Mollema (Trek-Segafredo).

Più indietro un secondo gruppetto con un pimpante Gianluca Brambilla e con Greg Van Avermaet, Tom-Jelte Slagter, Nicolas Roche e Simon Yates, non è più riuscito a rifarsi sotto. Ergo, in cima al Murgil Tontorra pareva chiaro che la vittoria sarebbe stata questione tra i quattro scollinati al comando.

Appena iniziata la discesa, però, Mollema ha subito intuìto che oggi giocare d'anticipo avrebbe pagato bene: un allunghetto poggiato sul sicuro momento di stasi che sarebbe derivato dal guardarsi vicendevole di Purito e Aliejandro, e il risultato poteva dirsi ottenuto. Puntualmente, le cose sono andate proprio così: Bauke ha forzato, Rodríguez s'è ben guardato dall'inseguirlo, lasciando che fosse il connazionale a smazzarsi il lavoro. Quello (l'Embatido) ha cincischiato un attimo di troppo, ed ecco che Mollema si trovava già con 10" in cascina. E siccome in discesa le cose succedono velocemente, si era già a 6 km dal traguardo.

 

La meritata vittoria di Mollema, e ora sguardi volti a Rio
Quando infine Gallopin ha dato un paio di cambi a Valverde (il quale si è comunque sobbarcato la gran parte del lavoro), pareva che il contrattaccante potesse essere raggiunto: non gli restavano che 5" ai 3 km. Ma qui, di nuovo, anziché andare a chiudere sul leprotto olandese, Valverde ha guardato una volta di troppo Purito. Certo sarebbe stato ben beffardo, per il capitano della Movistar (e della Spagna alle prossime Olimpiadi), raggiungere Mollema e vedersi scappare in contropiede JRO (che pure sarà ai Giochi: ne vedremo delle belle, in casa furie rosse?).

Sicché, la rivalità - o semplicemente l'opportunismo tattico a perdere - tra i due veterani spagnoli ha fatto il gioco del gaudente terzo. E va anche bene così, Mollema non ha rubato niente anzi è stato sagace al cubo e si fregia di una vittoria ampiamente meritata.

A 17" dal vincitore, Gallopin si è preso il secondo posto a spese di Valverde, mentre poco più dietro Purito si attardava in saluti alla folla che lo chiamava con affetto. A 34" Van Avermaet vinceva la volatina del quinto posto su Brambilla, Yates, Slagter e Roche; Dries Devenyns a 37" si è preso la decima piazza. Nel drappello a 50" hanno chiuso invece tra gli altri Daniel Martin (12esimo), il vincitore 2016 Adam Yates (16esimo) e LL Sánchez (17esimo). In gara c'era pure il rientrante Alberto Contador, che ha chiuso 39esimo a poco meno di 2' dal primo. Un altro rientrante di lusso, Steven Kruijswijk, si è piazzato un po' più avanti, 29esimo a un minutino da Mollema.

Ora tutto va risintonizzato sul fuso orario ed emozionale di Rio de Janeiro. Venerdì cominciano le Olimpiadi, e sabato la prima medaglia pesante ad essere assegnata sarà proprio quella del ciclismo su strada. Si annuncia una corsa anarchica e ricca di colpi di scena. Dopo un mese di stitichezza pedalatoria, forse possiamo voltare pagina e vedere un po' di spettacolo. Sinceramente, la nostra passione non vede l'ora di rianimarsi come si deve.
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Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!