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Woutswagen, praticamente un crossover

17.07.2021 18:24

Van Aert domina l'ultima crono su Asgreen e Vingegaard dopo aver conquistato il Mont Ventoux. In classifica nulla cambia, Pogacar domani vincerà il secondo Tour di fila. Cattaneo (sesto oggi) conferma la 12esima posizione nella generale


È sempre una bella giornata quando vince Wout Van Aert, e oggi il fuoriclasse fiammingo ha conquistato la cronometro con la quale e senza la quale la classifica rimaneva tale e quale. Ovvero, nulla è cambiato nella generale al termine dei 30.8 km da Libourne a Saint-Émilion, valevoli come 20esima tappa del Tour de France 2021, ma evidentemente non come jolly per ribaltoni. Tadej Pogacar vincerà la Grande Boucle alla faccia di. Pensando alla sua età, a quello che fu il suo clamoroso successo del 2020, all'emozione che tanti appassionati vissero, e alle nebulose di illazioni che oggi gli si addensano addosso, viene da citare Alberto Arbasino con la famosa considerazione su quanto breve sia il passo da brillante promessa a solito stronzo. Quanto a Van Aert, un anno fa vinceva al Tour in volata, stavolta si è tolto lo sfizio del Mont Ventoux e della crono finale: se non è una progressione questa...

Veniamo al dettaglio della tappa e saltiamo subito alla prestazione molto positiva di Kasper Asgreen (Deceuninck-Quick Step), che con il tempo di 36'14" ha fissato il primo limite di un certo stampo, abbassando i precedenti 36'45" di Mikkel Bjerg (UAE-Emirates) e 36'37" di Stefan Bissegger (EF-Education First). Sul tempo del danese della Dec ha sbattuto malamente il campione europeo di specialità Stefan Küng (Groupama-FDJ), che con 36'31" si è dovuto accontentare di un secondo posto temporaneo e destinato a scolorire ulteriormente.

Come ci ricorda la massima kantiana, "per dipingere una parete grande ci vuole un pennello grande", per cui per abbattere il tempo di Asgreen ci s'è dovuto mettere un certo Wout Van Aert, che non si è limitato a superare l'avversario, ma l'ha proprio messo al tappeto scendendo al contempo sotto la soglia psicologica dei trentasei minuti: 35'53" a 51,492 km/h per il RollingStone di Herentals, più che mai RollingStone (quant'è rock questo ragazzo!), più che mai di Herentals (quanto ricorda il grande Rik Van Looy!).

Il discorso vittoria di tappa si può archiviare, dato che l'unico che potesse avere reali chance di battere Wout era Tadej Pogacar, il quale, dopo aver onorato la maglia gialla vincendo le ultime tappe di montagna, oggi ha deciso di onorare pure l'altra parte del primato, quella legata alla gestione delle risorse, al controllo degli imprevisti, alla prevenzione dei guai. Come dire, fare una cronometro con un cilindro in meno non ti rende meno mago... Lo sloveno della UAE non aveva bisogno di forzare, dati i distacchi già assestati, e andare un po' più piano, un po' meno al limite, permette di prendersi meno rischi, i quali nelle condizioni di Tadej a un giorno dalla fine del Tour rappresentano l'ultima delle ambizioni possibili.

Invece Van Aert s'è dovuto guardare quasi quasi più dal compagno di Jumbo-Visma Jonas Vingegaard, che - lui sì - la crono l'ha fatta a tutta per impedire a Richard Carapaz di riavvicinarsi, ed è andato a completare la sua prova in 36'25", tempo buono per un notevolissimo terzo posto di tappa.

Se parliamo di Pogacar e Vingegaard parliamo ovviamente di classifica generale. Buona la prova di Mattia Cattaneo (Deceuninck), al traguardo in 36'42" e in sesta posizione di giornata. Niente scossoni da David Gaudu (Groupama) e Rigoberto Urán (EF), Pello Bilbao invece aveva da provare ad avvicinare l'ottavo posto in classifica di Guillaume Martin (Cofidis, Solutions Crédits); ma tra giornata di scarsa vena e intoppi vari (a metà crono ha perso molto tempo a litigare con la radiolina che gli si era sganciata) la prova dello spagnolo della Bahrain-Victorious è risultata molto più scialba rispetto ad altre che ha fatto in carriera, per cui recuperata solo metà (circa) del minutino di ritardo e posizioni invariate nella generale.

L'altro piazzamento forse in bilico era il quarto posto di Ben O'Connor (AG2R Citroën) rispetto a Wilco Kelderman (Bora-Hansgrohe); ma anche qui le posizioni non sono cambiate, dato che i due hanno effettuato prove simili, 21" meglio l'olandese ma un distacco comunque insufficiente a scavalcare l'australiano. Poi c'era anche il secondo posto a essere - solo in linea teorica - contendibile: ma si sapeva che Carapaz non era all'altezza di Vingegaard contro il tempo, per cui - come abbiamo scritto con altre parole più su - l'ecuadoriano della Ineos Grenadiers si deve accontentare del terzo gradino del podio finale. Non male comunque.

L'ordine d'arrivo lo possiamo infine riepilogare: Wout Van Aert ha dato 21" ad Asgreen, 32" a Vingegaard, 38" a Küng, 44" a Bissegger, 49" a Cattaneo, 52" a Bjerg, 57" a Pogacar ("solo" ottavo), 1' a Magnus Cort Nielsen (EF) e 1'21" a Dylan Van Baarle (Ineos). La generale andrà a chiudersi così: Pogacar vincerà il Tour con 5'20" su Vingegaard, 7'03" su Carapaz, 10'02" su O'Connor, 10'13" su Kelderman, 11'43" su Enric Mas (Movistar), 12'23" su Alexey Lutsenko (Astana-Premier Tech), 15'33" su Guillaume Martin, 16'04" su Bilbao, 18'34" su Urán, 21'21" su Gaudu e 23'28" su Cattaneo, 12esimo alla fine.

Domani tutto si chiuderà con i 108.4 km della Chatou-Parigi, ma il carosello degli Champs-Élysées non preluderà a una serata di svacco per tanti: incombono i voli per Tokyo, per le Olimpiadi, per le prossime battaglie che il bellissimo ciclismo 2021 ci riserverà a breve.
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Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!