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Roglic è il re e la Vuelta è il suo regno

01.09.2021 18:40

Spettacolare tappa verso i Lagos de Covadonga, Bernal attacca a 61 km dalla fine, Primoz risponde e se ne vanno in due, poi alla fine lo sloveno sbaraglia il campo e torna in rosso. E domani si replica sul Gamoniteiru


E meno male che "tutti i discorsi di classifica si faranno sulla salita finale", scrivevamo ieri presentando la tappa dei Lagos de Covadonga. E invece no, per un giorno abbiamo goduto di verociclismo100%, i principali rivali della corsa che si danno battaglia l'uno contro l'altro, in un testa a testa innescato da Egan Bernal a oltre 60 km dal traguardo e dominato sulla salita finale da Primoz Roglic, che oggi è il trionfatore assoluto, già maglia rossa in pectore dal momento che Odd Christian Eiking e Guillaume Martin (che erano davanti in classifica) non davano garanzia di tenuta sulle grandi salite, e stasera re incontrastato della Vuelta. Mancano ancora quattro tappe alla fine, la crisi può sempre essere dietro l'angolo, e non mancano avversari che possano avere idee bellicose nei prossimi giorni.

Le distanze in classifica si sono fatte sostanziose, oltre due minuti per il secondo (Enric Mas), oltre tre per il terzo (Miguel Ángel López) e il quarto (Jack Haig), e con la pericolosa coppia Ineos Bernal-Yates ormai a distanza di supersicurezza. Non dormirà tra due guanciali Roglic, ma l'autorevolezza con cui oggi si è preso il celebre traguardo dei Laghi, reagendo benissimo nel momento in cui è stato portato da Egan su un terreno che gli credevamo meno congeniale (quello del testa a testa sulla lunga distanza), e non avendo un attimo di esitazione nel momento in cui ha deciso di collaborare con il colombiano. Un'esibizione di classe, prima che di qualsiasi altra cosa.

La cronaca. La Unquera-Lagos de Covadonga (185.8 km), 17esima tappa della Vuelta a España 2021, è partita come non ti saresti aspettato da una frazione coi Laghi in fondo. La battaglia è infuriata a tutti i livelli, sotto la pioggia che a un certo punto si è abbattuta sul percorso, prima ora volata via a 50.3 km/h di media nonostante la presenza di un Gpm (l'Altu de Hortigueru, vinto da Jan Polanc della UAE-Emirates). Si è arrivati lanciatissimi ai piedi dell'Alto de la Collada Llomena (km 80) e qui ha preso le mosse una fuga di trenta uomini, che a sua volta si è ripartita tra un gruppetto comprendente Dylan Van Baarle (Ineos Grenadiers), Diego Camargo (EF Education-Nippo), Ángel Madrazo (Burgos-BH) e Sylvain Moniquet (Lotto Soudal), e un più nutrito drappello in cui David De La Cruz (UAE) lavorava con diversi compagni per chiudere sui battistrada che si erano avvantaggiati a inizio salita.

Il vantaggio sul gruppo è arrivato sino a 1'50", poi il lavoro della stessa Ineos ha ridotto le distanze, mentre Van Baarle e gli altri venivano ripresi dai primi inseguitori oltre che da Mikel Landa (Bahrain-Victorious), uscito dal gruppo lungo la salita e riuscito a rientrare verso la cima. Al Gpm ai -98 s'è imposto Michael Storer (DSM), il gruppo è passato a 55" ma non era quello della maglia rossa: il leader della classifica Odd Christian Eiking (Intermarché-Wanty) si era staccato nell'ultimo tratto di scalata, pochi secondi e poi sarebbe presto rientrato in discesa, ma con due salite ancora da affrontare la giornata si profilava tostarella.

Dal ricomposto gruppo dei fuggitivi è uscito a fine discesa Olivier Le Gac (Groupama-FDJ), il margine sul plotone è aumentato un po', ma è stato un fuoco di paglia, da dietro sono stati recuperati prima tutti i corridori intercalati (ai -73) e poi, una volta approdati nuovamente sulla Collada Llomena, anche Le Gac è stato ripreso, a 62 km dal traguardo e 6 dalla vetta. La Ineos stava tirando fortissimo, era stato Tom Pidcock ad aumentare l'andatura e poi Pavel Sivakov ha finalizzato l'operazione preparatoria al grande attacco.

Ed è arrivato subito, fragoroso, pesante: il grande attacco di Egan Bernal, a 61 km dal traguardo. Il colombiano è partito secco e subito dietro di lui ha visto palesarsi la doppia sagoma giallonera, Primoz Roglic-Sepp Kuss. Poi il primo gregario di casa Jumbo-Visma si è staccato, gli altri due, i rivali annunciati della Vuelta 2021, se ne sono andati, testa a testa, faccia a faccia, gomito a gomito, per il profilarsi di un disegno di rara spettacolarità nei grandi giri e in particolare nella corsa spagnola, quasi sempre decisa sulle salite d'arrivo.

Il gruppo è stato scosso dall'improvvisa azione di Bernal; Eiking si era già di nuovo staccato già mentre tirava Sivakov, il secondo della classifica Guillaume Martin (Cofidis, Solutions Crédits) non se la passava tanto meglio, alle prese con dolori diffusi anche a livello di costato, il che gli rendeva faticoso il respirare, il tutto per i postumi della caduta di ieri. Comunque Martin ha resistito coi denti attaccato al gruppo degli uomini di classifica, drappello che era preceduto, oltre che dalla coppia al comando, anche da Miguel Ángel López (Movistar), uscito ai -60 da solo all'inseguimento dei due. Ma Superman non è durato troppo, lì in mezzo, è stato raggiunto dal gruppetto tirato dai Bahrain di Jack Haig (Wout Poels in particolare, ma era presente anche Gino Mäder).

In cima (-56) Bernal e Roglic sono passati con 45" sul gruppo dei rivali di classifica e con 1'50" su Eiking. La discesa, percorsa sotto la pioggia e su un asfalto viscido, è stata traditrice per diversi corridori, primo tra tutti proprio Eiking; e son caduti pure Aleksandr Vlasov (Astana-Premier Tech) e Carlos Verona (Movistar); tutti e tre per fortuna sono ripartiti, anche se in particolare Vlasov ha preso delle brutte botte.

Bernal lì davanti si prendeva i giusti rischi, insomma è andato giù forte ma con un plus di cautela, comunque l'andatura ha tenuto sempre sulle spine Roglic, e soprattutto ha permesso alla coppia di portare a 1'10" il vantaggio sul gruppo, che scendeva a velocità visibilmente minore. Arrivati a fine discesa ai -45, Primoz è passato a dare cambi a Bernal, l'accordo fino alla salita conclusiva era fatto, ed era necessario che fosse così: una volta partiti, si va.

Il margine ha continuato ad aumentare senza soste, ai -40 Egan-Primoz avevano 1'35" sul gruppo Bahrain-Movistar e 3'30" su Eiking. Ai -30 son passati con 2'10' sugli altri uomini di classifica e 3'50" sulla maglia rossa. Ai -23 il distacco dei primi inseguitori ha toccato i 2'20" (Eiking a 4'30"), e i Bahrain hanno deciso di alzare i ritmi, riuscendo a limare qualcosina anche grazie al rientro nel gruppo di Damiano Caruso, staccatosi precedentemente in salita. Felix Grossschartner (Bora-Hansgrohe) proprio a questo punto ha avuto una noia meccanica, fatto che l'ha messo nella condizione di dover inseguire gli inseguitori.

Le trenate di Caruso hanno avuto il loro effetto, Roglic-Bernal hanno approcciato la salita finale ai 12.5 con 1'30" dei 2'20" che avevano avuto... 50" recuperati e che permettevano di vedere le cose da un'altra prospettiva. In salita i Bahrain - con Poels dopo che Caruso si è staccato - hanno continuato a rosicchiare un secondino alla volta, e nel frattempo il gruppo si selezionava sempre più. A 11 dalla vetta, Guillaume Martin si è staccato inesorabilmente dopo aver parato in qualche modo i colpi fin lì. Quando si è però raggiunta la parte più dura dei Lagos, la coppia di testa ha ripreso vigore rispetto a quanto potevano fare i pur eccellenti gregari di Haig.

A 7.6 km dalla vetta, la svolta: Roglic ha staccato Bernal, o meglio Egan non è stato più in grado di seguire il ritmo dello sloveno, il quale non ha nemmeno attaccato e si è ritrovato solo al comando. Ai 7 km si è mossa la Movistar, lanciando nuovamente López all'inseguimento dei primi due. Sul colombiano si sono portati Kuss e Adam Yates (Ineos), poi ai -6 si son rifatti sotto anche Gino Mäder (Bahrain) col capitano Jack Haig e con Enric Mas (Movistar). Tutti gli altri più indietro. A questo punto Bernal pagava già 45" a Roglic, e il gruppetto dietro era a un minuto da lui.

Ai -5 è partito Mas e se n'è andato, ai -4 Yates ha proposto un'accelerazione che ha fatto staccare Haig e Mäder e ha permesso - ad Adam, Kuss e López - di riprendere Mas. Una punzecchiatina di Kuss, Bernal ormai lì a meno di 20", si gareggiava per il secondo posto a un minuto e mezzo da Roglic. Un allungo ancora di Kuss all'ultimo chilometro ha condotto il gruppetto dritto dritto su Bernal, e poco più avanti la volata dei battuti è stata vinta proprio da Kuss su López, Yates, Haig, Mas, Bernal e Mäder, tutti cronometrati a 1'35" da Primoz. A 2'29" è arrivato Louis Meintjes (Intermarché), a 2'44" Clément Champoussin (AG2R) e Steven Kruisjwijk (Jumbo), a 2'47" Grossschartner e De La Cruz, a 3'43" Jan Hirt (Intermarché), a 4'46" Guillaume Martin e solo a 9'23" Odd Christian Eiking.

La classifica è ovviamente stravolta: Primoz Roglic si riprende la roja e ora ha 2'22" su Mas, 3'11" su López, 3'46" su Haig, 4'16" su Martin, 4'29" su Bernal, 4'45" su Yates, 5'04" su Kuss, 6'54" su Grossschartner, 6'58" su Mäder, 7'59" su Eiking (crollato in 11esima posizione), 8'12" su Meintjes e 8'34" su De La Cruz. Domani si replica e si rilancia: la 18esima tappa è la Salas-Altu d'El Gamoniteiru di 162.6 km, e dopo aver affrontato Puertu de San Llaurienzu (Gpm ai -108), Altu de La Cobertoria (Gpm ai -68) e Altu la Segá del Cordal (Gpm ai -22) - nessuno dei quali facile - si approccia la scalata finale, lunga 14.6 km e con pendenze spesso in doppia cifra. Nessuno potrà più nascondersi, e chi ha intenzione di sguainare la spada (di legno) non avrà altre occasioni del genere.
Notizia di esempio
Miguel Ángel, un raggio di luce nella nebbia
Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!