Professionisti

Una Liegi di esaltanti novità e vecchie abitudini

24.04.2022 22:10

Le pagelle della Liegi-Bastogne-Liegi: Remco Evenepoel non sbaglia niente e fa riscoprire al pubblico il piacere di una lunga cavalcata. I ciclocrossisti non deludono, le vecchie glorie non cambiano


Remco Evenepoel: 10 e lode
Ha illuminato la corsa come un lampo illumina il cielo in una giornata tenebrosa. La sua azione sulla Redoute (tornata decisiva dopo anni e anni) non gli ha solo portato la vittoria, ma ha anche acceso una corsa altrimenti soporifera e destinata a decidersi nemmeno sulla Roche-aux-Faucons, ma addirittura nei dieci chilometri finali. Il tempismo dell’attacco è stato perfettamente studiato, il che fa pensare che si sarebbe comportato allo stesso modo anche con Alaphilippe in partita. Scatto bruciante, rilancio per spezzare la resistenza dei rivali e poi testa bassa fino al traguardo, come solo lui sa fare. La vittoria di Remco nasconde tanti diversi significati ed è di spessore assoluto: l’ha meritata perché era il più forte; l’ha meritata perché ha saputo sfruttare adeguatamente le armi a propria disposizione; l’ha meritata perché ha reagito con grande forza d’animo e grinta ad un periodo per nulla semplice per chi come lui è sempre stato abituato a vincere; l’ha meritata perché la sua squadra non si è arresa e ha continuato a lottare; e, infine, l’ha meritata perché il ciclismo ogni tanto premia i coraggiosi e non chi, come gran parte dei suoi inseguitori, rimane passivo e non tenta mai di variare su uno spartito che si sta facendo sempre più desueto e fuori dal tempo ogni giorno che passa. Movistar e Bahrain lo hanno inseguito mettendo in campo alcuni dei loro uomini migliori, tra i quali Mohoric, ma all’imbocco della Roche il vantaggio di Remco era cresciuto. Il ritmo di Mas non è stato sufficiente per scalfire il piccolo belga e gli allunghi di Teuns e Vlasov hanno avuto come unico risultato quello di sfaldare il drappello inseguitore. Resterà nella storia della Doyenne l’immagine di Evenepoel che riprende e stacca a piacimento i superstiti della fuga involandosi verso Liegi inseguito dal gruppone sconfitto.

Quinten Hermans: 10
Il ciclocross torna in auge, o forse bisognerebbe dire rimane, ma stavolta non (solo) per merito dei soliti tre. Dopo la brillante stagione invernale Hermans ha preparato la stagione delle classiche nei Paesi Baschi, ove ha colto un confortante terzo posto nella frazione vinta da Alaphilippe e oggi si è dimostrato a dir poco eccezionale: uno dei primi a rispondere all’attacco di Evenepoel, ha retto fino alla fine dell’ultimo strappetto giungendo negli ultimi 500 metri a giocarsi il podio. Tra gli inseguitori era il secondo per spunto veloce dietro al “collega” di infangamenti, ma la maggior brillantezza è risultata decisiva ai fini delle posizioni finali. Questo secondo posto non è solo un punto d’arrivo, ma stimolo per un’ulteriore e sicura crescita che avverrà per gradini, anche attraverso la partecipazione al prossimo Tour de France.

Wout van Aert: 8.5
Che fosse un corridore epocale lo si era ben compreso da tempo, ma in questa settimana ha dato ulteriore dimostrazione della propria unicità centrando un risultato che non si era mai verificato dal 1984 ad oggi: doppio podio Parigi-Roubaix – Liegi-Bastogne-Liegi (corse di rientro dopo aver contratto il Covid e non essere al meglio della forma, per giunta). A rendere ulteriormente speciale questo traguardo il fatto che quest’anno le due Classiche siano a soli sette giorni di distanza, un intervallo di tempo tanto, forse troppo breve per sperare di far più di così. Nella giornata odierna il belga ha dovuto perlopiù sbrigarsela da solo, vista l’inconsistenza della sua squadra (Sepp Kuss & Sam Oomen 6.5: si rendono utili seguendo gli allunghi dei Bahrain prima della Redoute), e ha sofferto le pendenze in doppia cifra della Roche-aux-Faucons prima e dello strappo di Boncelles poi, rimanendo comunque sufficientemente vicino ai migliori per poter ricucire di ritmo. Alla fine le fatiche han bussato alle gambe di WVA facendogli rischiare persino il terzo posto. In ogni caso il bilancio è positivo, così come il riscontro in vista di un futuro nel quale si presenterà qui con maggior preparazione e in condizioni ideali.

Daniel Martínez: 7.5
Uno dei tanti che a furia di nascondersi non si è quasi mai visto. Il colombiano da inizio anno è stato insignito del ruolo di capitano e ha interpretato la nuova mansione come meglio non avrebbe potuto; dopo il bel piazzamento alla Freccia ha colto un’altra top five alla Liegi, degna conclusione di una primavera eccellente, che ci consegna un Martínez in grado di dire la sua non solo per le corse a tappe ma anche per le grandi classiche. La Ineos stavolta non ha fatto la voce grossa ed anzi ha sofferto e corso in difesa, ma il suo capitano era presente nel momento cruciale. Unico rimpianto per lui non essersi mosso in prima persona almeno una volta.

Sergio Higuita: 7.5
Si presentava al via come potenziale outsider e più concretamente nel ruolo di incognita totale, vista la recente défaillance ai Paesi Baschi e la conseguente assenza ai nastri di partenza della Freccia. Alla fine il campione nazionale di Colombia si è reso protagonista di una buonissima prova, rimanendo aggrappato al drappello degli inseguitori e tentando anche di sfruttare la superiorità numerica con Vlasov per raccogliere almeno la piazza d’onore. In volata solo una mezza ruota lo ha separato dal gradino più basso del podio.

Dylan Teuns: 7.5
Rispetto ai colombiani è stato meno incisivo in volata ma più attivo nelle fasi precedenti e per questo merita la stessa valutazione dei due. Dylan ha dovuto soccombere di fronte a un fenomeno e non è riuscito a concretizzare l’ottimo lavoro svolto dalla Bahrain tutta e in particolare da L.L. Sanchez (8) e Jack Haig (7: piacevole conferma). Forse, rischiando qualcosa in più e partendo sulla Roche-aux-Faucons avrebbe avuto maggiori possibilità di rientrare, ma difficilmente l’esito sarebbe cambiato. Va comunque tenuto a mente che ogni decisione presa è figlia delle energie a disposizione e non solo dell’attitudine sparagnina di alcuni big odierni.

Alejandro Valverde: 6
A proposito di risparmio, il massimo esponente dell’attendismo non si è smentito nemmeno nell’ultima Doyenne della carriera, corsa a poche ore dal suo quarantaduesimo compleanno. Il fuoriclasse murciano è rimasto fedele alla propria filosofia, restando passivo come suo solito, senza mai mettere il muso fuori dal gruppetto e affidandosi esclusivamente alle gambe di Enric Mas (6: fa il compitino senza impressionare). Una volta rientrato Van Aert e dunque diminuite nettamente le chance di podio Alejandro non è uscito dal solito schema, ma ha atteso lo sprint dove ha ottenuto un mesto settimo posto.

Neilson Powless: 6.5
Dopo la vittoria a sorpresa nella Classica di San Sebastián l’americano della EF si è confermato su ottimi livelli nelle gare altimetricamente esigenti e ha conquistato oggi una top ten preziosissima sia per sé stesso che per la squadra, nonostante non fosse probabilmente tra i dieci più forti.

Marc Hirschi: 6
Dove sia finito lo splendido corridore del 2020 non è dato saperlo, ma comunque la versione attuale dello svizzero, seppur depotenziata, rimane competitiva anche in contesti di alto livello. Sulle côte ardennesi si è confermato tra i migliori al mondo, mentre nel finale ha partorito l’ennesimo brutto sprint della stagione. C’è ancora molto da lavorare per tornare al top.

Michael Woods: 6
Con lui non ce la si può prendere come con Valverde a causa delle minori doti atletiche, ma l’attendismo del canadese è irritante quasi quanto quello dello spagnolo. Gli va però dato atto di aver tentato qualcosa dopo la Roche, anche se è stato quasi immediatamente sverniciato da Vlasov.
Ieri ci si chiedeva se Woods avesse conservato la fiducia nel proprio, mediocre, spunto veloce; la risposta è giunta puntuale ed è un sì deciso come il lead-out di Jakob Fuglsang (5: ormai è agli sgoccioli). Nono di nove che hanno partecipato allo sprint per la seconda posizione, forse per Michael è tempo di cambiare approccio.

Aleksandr Vlasov: 7.5
Anch’egli avrebbe forse potuto muoversi con un po’ di anticipo rispetto a quanto deciso, ma di quelli dietro a Remco il russo è l’unico ad averci creduto veramente. Dopo aver cullato a lungo il sogno del secondo posto con un tentativo solitario, Vlasov è stato ripreso a pochi metri dalla conclusione, dimostrando ancora una volta la grandezza di quanto fatto dal vincitore.

Benoît Cosnefroy: 4.5
Si è sciolto appena la corsa è entrata nel vivo. Scaricate le batterie dopo l’arrembante inizio di aprile. In ottica futura questa primavera gli sarà di grande insegnamento.

Philippe Gilbert: 17&700
17 come il numero di sue partecipazioni alla Doyenne e 700 quanti i “PHIL” scritti sulla Redoute per ringraziare questo campione infinito.

Julian Alaphilippe: S.V.
Questa Liegi si conferma inconquistabile per il campione del mondo, vittima di una bruttissima caduta che lo ha costretto al ritiro. Il bollettino medico è spaventoso.
Notizia di esempio
Alaphilippe, tre fratture e un emopneumotorace dopo la caduta alla Liegi, resta sotto osservazione