
Il titolo eritreo di Awet Aman non fu un caso, ma adesso?
Il ventiduenne, vincitore a sorpresa del campionato nazionale nel 2023, è stato grande protagonista dei Campionati Africani. Dal 2026 sarà élite, ma il suo futuro è ancora incerto e il passaggio tra i professionisti non sembra un'opzione
Trentunesimo appuntamento dell’anno con Mondo Continental. In questa puntata: Vuelta Ciclista Internacional a Guatemala, Tour de Okinawa, Campionati Africani, Campionati Taiwanesi e Awet Aman, fresco di titolo continentale tra gli under 23.
Le corse del mese
Vuelta Ciclista Internacional a Guatemala

Dopo la fine dei Giochi Centroamericani, si è disputata la Vuelta Ciclista Internacional a Guatemala, giunta alla sessantaquattresima edizione. Ventiquattro squadre si sono presentate al via per darsi battaglia nei dieci giorni di gara: cinque Continental, la nazionale panamense, sedici formazioni dilettantistiche e due selezioni regionali locali.
La gara si è aperta con una tappa abbastanza semplice, la cui asperità principale era rappresentata da una salita di 2,5 km, situata a 100 km dal traguardo. Nonostante il profilo non difficile, però, la frazione si è rivelata molto importante per la classifica, con una fuga di venti uomini che ha rifilato al gruppo circa 6 minuti. In tre si sono avvantaggiati nel finale e si sono giocati il successo allo sprint: Bolivar Espinosa (Nazionale Panama) ha fatto il colpaccio, battendo John Borstelmann (Momentum Racing-Gcs) e Bryan Obando (Movistar Best PC) e conquistando la maglia di leader.
La seconda frazione era molto più impegnativa, con diverse salite (non troppo complicate) e l’arrivo situato in cima a uno strappo di 800 metri con pendenze durissime. Sebastian Calderón (7C-Economy) ha staccato tutti e ha conquistato la prima vittoria internazionale in carriera. Robinson López (GW Erco Shimano) ha chiuso a 12”, mentre Rodrigo Contreras (Nu Colombia) ha regolato altri quattro corridori a 13”. Cristian Muñoz (Nu Colombia) è passato in testa alla classifica generale.
La terza tappa presentava un percorso abbastanza ondulato, con un finale molto duro, caratterizzato da alcune diverse salite con pendenze in doppia cifra in alcuni tratti. Ritrovatosi abbastanza lontano in classifica, César Paredes (Hino-One) ha avuto lo spazio per attaccare e per fare la differenza su tutti gli altri. Il colombiano ha tagliato il traguardo con 1’05” su Adonias Panjoj (Asociacion de Chimaltenango) e 1’13” su Brandon Rojas (GW Erco Shimano). Cristian Muñoz è arrivato a 2’24”, ma ha guadagnato sui diretti rivali per la generale.
La quarta frazione prevedeva una sola vera asperità: ai -17, infatti, terminava una salita di quasi 10 km, con pendenze non eccessive. È andata in porto una fuga, con tre uomini che sono riusciti ad anticipare il gruppo: la Olinka Specialized ha sfruttato la superiorità numerica e Carlos MacPherson ha centrato la prima vittoria internazionale in carriera. Il ventisettenne ha tagliato il traguardo con 5” su Christofer Jurado (Nazionale Panama) e 11” sul compagno di squadra Ulises Castillo. In classifica generale non ci sono state variazioni.
La quinta tappa presentava l’arrivo in cima a una salita lunga, ma che presentava anche diversi tratti di respiro. Gli ultimi 2 km erano quelli più impegnativi, con una pendenza del 9%. Ancora una volta è stata una giornata buona per la fuga e Alejandro Osorio ha staccato tutti, tagliando il traguardo in solitaria. Il corridore della Orgullo Paisa è stato, però, retrocesso al settimo posto, perché, a inizio tappa, era rientrato sugli altri fuggitivi con l’aiuto di una macchina. La vittoria è andata, così, all’idolo di casa José David Canastuj (Eca Electricidad). Il ventottenne ha staccato di 28” Cristian Bustos (Ceramicas Castelli) e di 43” Santiago Montenegro (Movistar Best PC). I big della generale sono arrivati insieme.
La sesta frazione era caratterizzata da una lunghissima salita, che si concludeva a poco più di 5 km dal traguardo. Due corridori hanno fatto la differenza su tutti gli altri e si sono giocati la vittoria: il serratissimo sprint a due ha premiato (solo al fotofinish) Yeison Reyes (Orgullo Paisa), con Juan Carlos López (GW Erco Shimano) che si è dovuto accontentare del secondo posto. Julio Ispache (Decorabaños – Bantrab) ha chiuso terzo a 20”. Cristian Muñoz ha conservato la maglia di leader per 1”.
La settima tappa aveva un percorso molto ondulato e la difficoltà principale era rappresentata da una salita di 10 km, che si concludeva ai -20. Nel finale sono rimasti davanti i big della classifica e José Ramon Muñiz (Olinka Specialized) è riuscito a evadere dal gruppetto dei migliori e a mantenere un piccolo margine di vantaggio. Il messicano ha tagliato il traguardo con 5” di vantaggio sugli inseguitori, regolati allo sprint da Juan Carlos López davanti al leader Cristian Muñoz.
L’ottava frazione era molto ondulata, ma presentava le principali difficoltà nei primi chilometri. Nonostante l’assenza di asperità particolarmente impegnative c’è stata grande selezione tra i big. Davanti sono rimasti solo due corridori, abbastanza lontani in classifica, che si sono giocati la vittoria allo sprint: Rodrigo Contreras ha battuto senza particolari difficoltà Fredy Toc (Eca Electricidad), mentre il podio di giornata è stato completato da Yesid Pira (Hino-One), a 1’25”. Cristian Muñoz ha conservato la maglia di leader.
La nona tappa era caratterizzata da una lunga salita, la cui cima era situata a 10 km dal traguardo. C’è stata grande battaglia fra i migliori della classifica e in quattro si sono avvantaggiati: sul rettilineo finale in pavé, Carlos Gutierrez (Movistar Best PC) si è dimostrato il più forte e ha battuto Óscar Santiago Garzón (GW Erco Shimano), passato in testa alla generale, e Juan Carlos López, staccato di 3”. Cristian Muñoz ha perso 1’02”.
La corsa si è conclusa con la frazione più semplice, composta da un circuito di circa 17 km nelle vie della capitale, da ripetere per sette volte. Nonostante si trattasse della più ghiotta opportunità per le ruote veloci, è stata un’altra giornata buona per una fuga. Cinque giorni dopo il declassamento, Alejandro Osorio si è preso la sua vittoria di tappa, battendo in volata due corridori che avevano già lasciato il segno in questa Vuelta a Guatemala, José Ramon Muñiz e Sebastian Calderón.
Óscar Santiago Garzón ha conquistato il successo finale (e il titolo di miglior giovane), con 10” su Carlos Gutierrez e 1’04” su Cristian Muñoz. Alejandro Osorio ha vinto sia la classifica a punti che quella degli sprint intermedi, mentre il re dei GPM è stato Juan Carlos López. La GW Erco Shimano, infine, ha conquistato la graduatoria a squadre.
Tour de Okinawa

Il calendario di corse UCI in Giappone si è chiuso con il Tour de Okinawa, corsa di un giorno giunta quest’anno alla trentaquattresima edizione, che tornava in calendario dopo l’annullamento per maltempo dello scorso anno. Al via erano presenti undici Continental, la nazionale taiwanese, una selezione regionale locale e una formazione dilettantistica italiana, lo Swatt Club, per un totale di quattordici squadre.
Il percorso, lungo 200 km, prevedeva diverse salite, con quella di Fukugawa, lunga 7 km, da ripetere due volte nella parte centrale di gara. L’ultima asperità, invece, terminava a poco più di 5 km dal traguardo. L'avvio della corsa è stato molto veloce e, dopo circa 40 km, è partita la fuga di giornata. I sette battistrada sono rimasti in avanscoperta per oltre 120 km e sono stati ripresi appena superato il secondo passaggio in cima alla salita di Fukugawa. Poco dopo hanno attaccato Masaki Yamamoto (UKYO) e Thomas Lebas (Kinan), ma il loro tentativo si è esaurito ai -25, grazie al grande lavoro dello Swatt Club. Passati dieci chilometri, Yudai Arashiro (Kinan) e Jung Woo-ho (Seoul) hanno lanciato l’attacco decisivo: sui due si sono riportati soltanto Nariyuki Masuda (UKYO), Atsushi Oka (Astemo Utsunomiya), Benjamin Dyball (Victoire Hiroshima) e Giacomo Garavaglia (Swatt Club), mentre gli altri sono rimasti tagliati fuori.
Sull’ultima salita Arashiro e Masuda si sono staccati e la lotta per la vittoria si è ristretta a quattro uomini. Nel finale anche Jung aveva perso contatto, ma il coreano non si è dato per vinto ed è riuscito a rientrare all’ultimo km. La volata per la vittoria non ha avuto storia: Atsushi Oka, sulla carta il più veloce del quartetto, ha lanciato la volata al momento giusto e ha respinto senza particolari problemi il tentativo di rimonta di Giacomo Garavaglia. Jung Woo-ho ha completato il podio, relegando Benjamin Dyball al quarto posto. Nariyuki Masuda ha chiuso quinto a 26”.
Campionati Africani

Dopo quasi dieci edizioni disputate nella prima parte di stagione, nel 2024 i Campionati Africani sono stati spostati a ottobre e quest’anno si è arrivati addirittura alla seconda metà di novembre. Il posizionamento così avanzato nel calendario ha fatto sì che molti dei grandi nomi del continente disertassero l’evento, ma il livello dei partecipanti è stato comunque abbastanza buono, dato che tutte le principali nazionali hanno portato in Kenya una delegazione (nel 2024 l’Algeria si era chiamata fuori), anche se l’Uganda ha rinunciato alle prove élite maschili.
Il calendario di gare si è aperto con le cronometro individuali, disputate tutte sullo stesso percorso, lungo appena 14 km. L’assenza dell’ugandese Charles Kagimu, vincitore delle ultime due edizioni, è stata sfruttata al meglio dall’argento uscente Brandon Downes (Melon Mobile), che, a trentaquattro anni, ha trovato la prima vittoria UCI in carriera. Il Sudafrica ha festeggiato anche la seconda posizione, con 9” di ritardo, dell’ex professionista Reinardt Janse van Rensburg (Tshenolo), tornato sul podio della prova a dieci anni dall’ultima volta. Sul terzo gradino del podio è salito il mauriziano Alexandre Mayer (Burgos Burpellet BH), che ha pagato 20”. L’altro professionista in gara, l’eritreo Merhawi Kudus (Burgos Burpellet BH) non è andato oltre il sesto posto, a 52” dal vincitore.
Anche nella gara under 23 ha festeggiato il Sudafrica: dopo il bronzo dello scorso anno, Joshua Ethan Dike (Tenerife-Bike Point) si è migliorato di due posizioni e si è preso il titolo, con un tempo che gli sarebbe valso il terzo posto fra gli élite. Il ventunenne è stato più veloce di 15” rispetto al fratello d’arte Mewael Girmay (Wanty-Nippo), mentre sul terzo gradino del podio è salito il marocchino Driss El Alouani (Agadir Vélo Propulsion), che ha chiuso a 29”.
La gara successiva è stata la Mixed Relay, disputata sullo stesso percorso delle cronometro individuali. La gara è stata molto combattuta e si è decisa per questione di centesimi: il successo è andato alla selezione di Mauritius, il cui terzetto maschile comprendeva Alexandre Mayer, Aurelien De Comarmond (The Hurricane & Thunder) e Jeremy Raboude, che ha avuto la meglio sul Ruanda di Moise Mugisha, Shemu Nsengiyumva (Java-Inovotec) ed Etienne Tuyizere. Sul terzo gradino del podio, a 53”, è salita l’Algeria di Hamza Amari, Youcef Reguigui (entrambi della Madar) e Nassim Saidi, che ha beffato per 2” l’Eritrea di Merhawi Kudus, Mewael Girmay e Hebron Behrane (Corima Wuzhishan).
Under 23 e élite hanno corso insieme la gara in linea, a caccia dell’erede di Henok Mulubrhan, vincitore delle ultime tre edizioni, che quest’anno non era al via. L’Eritrea era comunque favorita, dato che i suoi corridori erano i più adatti alla rampa finale. Dopo l’attacco dell’algerino Oussama Mimouni (Madar), Merhawi Kudus ha rilanciato a 500 metri dal traguardo e l’unico in grado di riportarsi su di lui è stato il connazionale Awet Aman (Corima Wuzhishan). I due sono arrivati in parata, con il corridore della Burgos Burpellet BH, che ha tagliato per primo il traguardo. Il suo compagno di squadra si è preso il secondo posto e il titolo under 23, mentre il podio è stato completato dallo stesso Mimouni, staccato di 5”. L’algerino è stato anche secondo nella gara under 23, in cui il ruandese Samuel Niyonkuru ha conquistato la medaglia di bronzo, con il quarto posto assoluto a 13”.
Campionati Nazionali Taiwan

Le gare più importanti dell’anno sono passate da diversi mesi, ma a Taiwan bisognava ancora disputare i campionati nazionali, che, dal 2020, si disputano dopo la fine della stagione europea.
Dopo un triennio privo di soddisfazioni, in cui è stato utilizzato col contagocce, Sergio Tu lascerà la Bahrain-Victorious, ma ha concluso col botto la sua avventura nel team WorldTour: era il grande favorito della prova a cronometro e non ha deluso, dominando la prova e conquistando il suo sesto titolo nazionale nella specialità. Il ventottenne ha fatto segnare nettamente il miglior tempo, battendo di 2’32” Ho Yen Yi (Equipo Finisher) e di 2’53” Li Ting Wei (Pogi Gusto Ljubljana).
Nella prova in linea, Sergio Tu non aveva mai vinto ed era salito una sola volta sul podio (in seconda posizione), nel 2023. Sfruttando anche l'assenza della leggenda locale Feng Chun Kai, malato, il corridore della Bahrain-Victorious è riuscito a riscattare questa mancanza, staccando tutti e tagliando il traguardo con 22” di margine su Li Ting Wei. A 36”, un gruppetto si è giocato allo sprint il terzo gradino del podio: a spuntarla è stato Xu Shi Ru.
Il ritratto del mese: Awet Aman

La prova in linea dei Campionati Africani è stata vinta da Merhawi Kudus, trentunenne con oltre dieci stagioni da professionista alle spalle e grande favorito della vigilia, che ha trovato la prima gioia di un 2025 pesantemente condizionato dalla grave caduta subita al GP La Marseillaise. Il corridore che ha impressionato maggiormente in gara è stato, però, un altro: si tratta del suo connazionale Awet Aman, che nella prova continentale ha conquistato la medaglia d’argento assoluta e il titolo tra gli under 23. Il ventiduenne è stato grande protagonista sull’ascesa finale, prima annullando gli attacchi di Tekle Alemayo e Oussama Mimouni e poi, quando Kudus è rimasto solo al comando ed è stato chiaro che l’algerino non sarebbe rientrato sulla testa della corsa, è riuscito a riportarsi rapidamente sul suo capitano, tirandolo fino agli ultimi 100 metri.
Considerato già da qualche anno uno dei più interessanti prospetti del panorama africano, ha corso nella prima parte di stagione con l’UCI World Cycling Centre, ben figurando nell’unica corsa internazionale disputata, il Tour du Rwanda. In quella che è diventata negli ultimi anni la corsa più importante del continente, l’eritreo è stato in grado di ben figurare, nonostante una concorrenza di alto livello: nono in classifica generale, ha sfiorato il successo nella quinta frazione, quando ha vinto la volata per il secondo posto, alle spalle del belga Duarte Marivoet.
Dopo la corsa a tappe ruandese, è stato impegnato nel calendario dilettantistico francese, in cui ha raccolto diversi risultati interessanti, salendo anche sul terzo gradino del podio al Circuit An Alléguen. Ad agosto ha fatto il suo esordio nel mondo Continental, accasandosi alla Corima Wuzhishan MVMT. Con la formazione cinese ha disputato un’altra corsa professionistica, il Tour of Binzhou (in cui il suo compagno di squadra Sam Jenner è stato ottimo terzo) ed è arrivato secondo in una prova dilettantistica, la China Jixi Xingkai Lake Cup. Nel mese di settembre ha preso parte agli storici Campionati del Mondo in Ruanda, disputando la prova under 23: non ha lasciato il segno, ma è comunque rimasto a portare a termine la gara, dopo essere rimasto nel gruppo dei migliori per sei giri.
Awet Aman ottenne il suo primo risultato di spessore nel 2021, quando fu sesto nella prova riservata agli juniores dei Campionati Nazionali. Nella stagione seguente, la prima fra gli under 23, continuò a gareggiare in Africa e, a livello UCI, disputò soltanto la prova in linea dei campionati nazionali élite, in cui ottenne un promettente diciottesimo posto.
Il 2023 fu l’anno della svolta: dopo aver fatto il suo esordio in una corsa professionistica, il Tour du Rwanda (disputato con la maglia della nazionale), l’eritreo vinse a sorpresa il titolo nazionale, mettendosi alle spalle diversi professionisti. In estate si spostò in Francia, dove disputò un paio di corse dilettantistiche (con buoni risultati) e, soprattutto, ebbe la possibilità, in sella a una bicicletta single speed, di esibirsi sul percorso della cronometro del Tour de France, poco prima dell’inizio della gara, per celebrare il Qhubeka Day. Nel finale di stagione prese parte al Tour de l’Avenir, finendo fuori tempo massimo nella cronoscalata del penultimo giorno.
Lo scorso anno ha trovato posto nel team dell’UCI World Cycling Centre, con cui ha partecipato al Tour du Rwanda, al Tour d’Algérie, in cui ha conquistato la maglia di miglior scalatore, e al Tour de l’Avenir, che, a differenza dello scorso anno, è riuscito a concludere. Al di fuori del calendario UCI ha partecipato a diverse corse dilettantistiche, raccogliendo due secondi posti tra Ruanda (Race to Remember) e Francia (Ronde Finistérienne).
L’anno prossimo Awet Aman sarà al primo anno da élite e non è chiaro quale sarà il suo futuro: di certo ha dimostrato di avere grande talento, ma, almeno fino a ora, gli è mancata la continuità nei risultati. È inverosimile pensare a un suo passaggio al professionismo e un’altra stagione in Cina potrebbe essergli utile. Di certo, per aspirare a salire di livello, la sua scarsissima esperienza in corse internazionali europee (limitata a due partecipazioni al Tour de l’Avenir e alla prova under 23 dei Campionati del Mondo 2024) è un handicap non da poco.
