
Le accuse del padre di Isaac Del Toro: «Le autorità messicane non hanno mai aiutato mio figlio»
Il padre del Torito replica alle dichiarazioni del presidente del comitato olimpico Pacheco: «In tutta la sua carriera, ha ricevuto soltanto 2.000 pesos»
L'orgoglio di un intero paese: nonostante il clamoroso rovescio subito sul Colle delle Finestre, Isaac Del Toro ha riportato il Messico sulla mappa del ciclismo internazionale dopo le brillanti vittorie di Raúl Alcalá alla fine degli anni Ottanta e - in tempi relativamente più recenti - gli exploit sulle strade italiane di Julio Alberto Perez Cuapio. Eppure, l'ascesa del giovane talento della UAE Emirates-XRG (in maglia rosa fino alla tappa del Colle delle Finestre) non è stata adeguatamente sostenuta dalle autorità messicane. Parola di suo padre José, che ha rilasciato un'intervista molto interessante alla giornalista freelance Katy Lopez.
José Del Toro: «Mio figlio non è stato sostenuto dalle istituzioni messicane»
«La gente non sa che mio figlio ha sofferto di osteoporosi per molti anni e che si è ammalato più volte, una grossa zavorra in uno sport come questo», attacca Del Toro senior. «Abbiamo dovuto spendere tanti soldi per le cure e per gli integratori, dal momento che il corpo di un atleta non può certo nutrirsi soltanto di fagioli! Non avete idea delle spese che abbiamo dovuto affrontare per le visite mediche, i controlli e tutto il resto. Isaac ha sempre sognato di rappresentare il suo paese e, naturalmente, anch'io ho cullato questo sogno. Tuttavia, fa male sentire certi discorsi, perché sappiamo soltanto noi quanto ci è costato arrivare fin qui».
Già, ma chi o cosa ha mandato il padre del Torito su tutte le furie? Il suo bersaglio è l'attuale direttore del Consiglio nazionale per la cultura fisica e lo sport, l'ex tuffatore Rommel Pacheco, che ha rivendicato il pieno sostegno del comitato olimpico messicano all'emergente corridore centroamericano. Niente di più falso, secondo José Del Toro: «Come posso replicare a Rommel? Trovo che la sua sia una totale mancanza di rispetto nei miei confronti, di Isaac e di tutti coloro che praticano il suo sport. Com'è possibile che parlino di appoggio quando, in realtà, non ci hanno mai appoggiato? Avrei preferito che non dicessero nulla e, soprattutto, che non avessero mai pronunciato il nome di mio figlio». Per rafforzare la sua tesi, Del Toro senior spiega che l'unica sovvenzione pubblica ricevuta dalle autorità messicane ammonta a 2.000 pesos, elargiti «dopo numerose richieste» dallo stato della Bassa California. Un misero riconoscimento che non può certo compensare gli sforzi compiuti dal padre per seguire la carriera dei suoi ragazzi: «Si parla sempre di contratti giganteschi da milioni e milioni di dollari, ma non conosco un solo corridore che non abbia le sue spese di viaggio o di alloggio. Mi sono speso tantissimo per i miei figli, ma io non ho ricevuto alcun genere di sostegno».

Il precedente ai Mondiali di ciclocross
A proposito di richieste d'aiuto: José Del Toro torna indietro con la mente al 2022, quando suo figlio - all'epoca sotto contratto con la sanmarinese AR Monex - lo contattò dagli Stati Uniti alla vigilia dei Mondiali juniores di ciclocross. «Era improbabile che assistessi ai campionati del mondo, ma accadde lo stesso. Nei giorni precedenti, Isaac si era allenato a Ensenada (una città della Bassa California, ndr) e qui aveva sistemato anche la sua bici per correre la gara iridata. Quando i suoi meccanici videro la bicicletta, rimasero stupiti: “Come potrà mai disputare la gara dei Mondiali con questo mezzo?”. A quel punto, si pensò di prestargliene una, ma Isaac rifiutò perché la bici che gli avevano offerto non era congeniale alle sue caratteristiche». Non solo: la sera prima della gara, Isaac gli confidò al telefono di non aver mangiato alcunché e di essere molto assetato. Una situazione a dir poco surreale, che costrinse i genitori del Torito a un viaggio notturno per raggiungere l'Arkansas e portargli la cena, di cui avrebbe dovuto occuparsi lo staff della federazione messicana. Infine, l'ultima confessione su quella movimentata trasferta nordamericana: José ha dovuto acquistare anche la divisa indossata da suo figlio perché la Federazione ciclistica del suo paese aveva fornito a Isaac una maglia da donna.
In fondo alla sua lunga denuncia, il padre di Isaac Del Toro - che lavora attualmente in un'azienda edile degli Stati Uniti - porta un ultimo affondo alle alle autorità sportive del suo paese: «Il Messico è l'unico paese al mondo in cui la licenza deve essere rinnovata ogni anno. Ed è per questo che l'Unione ciclistica internazionale non sa alcunché dei corridori messicani. Quanto a me, ho avuto bisogno di attraversare la frontiera per lavorare ed è il motivo per il quale mi trovo ancora qui, senza sapere quando potrò tornare in Messico».